di FILIPPO VELTRI – Non può passare sotto silenzio o, peggio, messa nel solito bagagliaio delle cose fatte e dimenticate in fretta la riunione di ieri sera a Catanzaro con i sindaci dei capoluoghi della Calabria (tranne Vibo), tutti uniti non solo per contrastare il disegno dell’autonomia differenziata ma per avviare – cosa forse più importante – un percorso di riflessione comune e unitario nel nome supremo della Calabria.
Una assemblea con centinaia di persone, di fortissima valenza simbolica e politica, come non avveniva da decenni e che ha benedetto nientemeno che il presidente nazionale dell’Anci, Antonio De Caro, che è sceso a Catanzaro dalla sua citta’ di Bari per dare il via a questa nuova stagione di unita’ delle realtà amministrative.
Non può e non deve sfuggire che una terra disgregata e frammentata, che ha conosciuto il veleno del municipalismo piu’ acceso, delle divisioni esasperate, delle lotte di campanile su piccole e grandi questioni, inizi a capire che non può esserci salvezza per nessuno se in una terra di nemmeno 2 milioni di abitanti non si fa un fronte comune per contare di più e meglio a Roma. Con chiarezza di idee, certamente, contenuti forti e spirito combattivo. Come quello, ad esempio, dell’ autonomia differenziata.
Ieri sera – nel nome del bellissimo quadro di un secolo fa che rappresentava plasticamente l’unità della regione (Le tre province, capolavoro di Andrea Alfano del 1935 esposto permanentemente al complesso Monumentale del San Giovanni) – ha vinto la caparbietà del sindaco del capoluogo di regione, Nicola Fiorita, che ha voluto attorno a sé Franz Caruso di Cosenza, Vincenzo Voce di Crotone e Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria per un’adunata di popolo che deve dare più forza a tutti i calabresi.
«Non nasce nessun partito dei sindaci», ha urlato Fiorita. E tutti hanno tuonato contro quello che e’ stato definito un vero e proprio imbroglio rappresentato dal Ddl Calderoli, su cui pero’ da tempo, da troppo tempo, non si vede una reazione di massa, una presa di coscienza chiara e netta dell’opinione pubblica del Sud su quello che può avvenire.
I sindaci ieri sera ne hanno parlato con cifre, esempi, narrazioni, non tacendo (lo ha fatto con grande coraggio e lucidità Franz Caruso) il grave errore che la sinistra commise nel 2001 con la Riforma del Titolo V della nostra Costituzione. De Caro è stato tranchant, ribadendo pero’ un concetto chiaro e netto: tutti i sindaci d’Italia, di destra e di sinistra, hanno già dato un parere critico sul provvedimento. Eppure questo Governo va avanti, nel nome di un antimeridionalismo che le ultime scelte sul Def confermano del resto ampiamente.
Ma la chiamata a raccolta di Fiorita (decine e decine erano tra l’altro i sindaci o gli ex sindaci di tutta la regione e i consiglieri regionali presenti) ha avuto un altro merito: dare fiducia a chi l’ha persa, a chi non sa dove stanno le vere coordinate di una lotta per il cambiamento e il rinnovamento. Il valore appunto simbolico di quella foto finale dei sindaci con De Caro, sotto il quadro di Andrea Alfano, pittore di Castrovillari di un secolo fa. Il valore riassunto da un grande intellettuale del mezzogiorno e grande meridionalista, che purtroppo non c’è più, Franco Cassano, che lo compendiò con un meraviglioso «il Sud può pensarsi da sé».
Da ieri sera possiamo iniziare a pensare che la Calabria può davvero pensarsi da sé, anche a partire dai suoi livelli istituzionali più alti. C’è materia per riflettere anche per il presidente della Regione. (fv)