Autonomia, Versace (Metrocity RC): Governo rischia di compromettere unità nazionale

«Non ci convince l’autonomia differenziata basata sulla spesa storica, né ci tranquillizza il metodo intrapreso dal Governo per portare a termine un’operazione che rischia di compromettere, definitivamente, l’unità nazionale». È quanto ha detto il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, nel corso del convegno Causa ed effetti dell’autonomia differenziata – cosa cambia in Calabria, nel Sud, in Italia, organizzato dall’università Mediterranea presso il Salone delle Conferenze del Dipartimento DiGiES.

Nel corso del suo intervento, ha riconosciuto «le responsabilità ed il fallimento politico amministrativo e dirigenziale degli ultimi 20 anni, riassunto bene nel sostegno “tout court” del Governatore Roberto Occhiuto al “Ddl Calderoli”, escludendo ogni dibattito ed i necessari approfondimenti».

«Di cosa dovremmo discutere – si è domandato – se i Lep sono stati già inseriti nella Finanziaria? Tecnicamente, fra pseudo commissioni e commissari, dovremmo liquidare una faccenda che affonda le proprie radici nel 2001. Non credo che questa riforma possa andare avanti».

Per questo, Versace ha chiesto uno scatto di reni ai parlamentari calabresi affinché «vengano garantiti i diritti e le garanzie dei nostri concittadini».

«In questa fase – ha aggiunto – sono più preoccupato per l’incapacità della Regione Calabria di spendere i fondi europei o perché qualcuno, nei vari dibattiti, torna ad agitare lo spettro delle gabbie salariali».

Quindi, il sindaco metropolitano facente funzioni ha offerto un altro spunto di riflessione: «C’è un ddl depositato da ormai molti anni e che parla di autonomia dell’Area metropolitana dello Stretto. Secondo me, dovremmo riprendere quel progetto per ridare dignità ai nostri territori. A livello costituzionale, ci sarebbe la possibilità di raggiungere l’autonomia che serve a mettere in rete i servizi fra le due sponde di Reggio e Messina».

«Questa – ha concluso Versace – non vuole essere affatto una provocazione, ma una necessità di fronte ad una Regione che, ancora una volta e costantemente, continua a guardare agli interessi dell’area che si estende da Catanzaro in sù». (rrc)

Bevacqua (PD): Prima la perequazione, poi si può discutere dell’autonomia

Il consigliere regionale del Partito Democratico, Mimmo Bevacqua, ha ribadito le sue preoccupazioni, già più volte espresse in merito al ddl Calderoli, sottolineando la necessità di costruire un fronte calabrese unitario che vada al di là delle divisioni tra destra e sinistra e consideri, finalmente, i rischi concreti di accentuazione delle diseguaglianze territoriali.

«Soprattutto – ha affermato Bevacqua, nel corso del gruppo regionale del PD sull’autonomia a Corigliano Rossano – la proposta Calderoli non tiene in nessuna considerazione il divario già esistente tra Nord e Sud del Paese, pari circa 80 miliardi annui a tutto  vantaggio delle regioni settentrionali, rispetto alla spesa pubblica statale pro capite. Con l’aggravante che la proposta avanzata dalla Lega, approvata anche dal presidente Occhiuto nella Conferenza unificata delle Regioni, si limita a prevedere una trattativa privata tra governo e regioni richiedenti l’autonomia, con il Parlamento a fare sostanzialmente da semplice spettatore, privato di ogni sua prerogativa e della concreta possibilità di incidere».

«Senza una preliminare realizzazione effettiva della perequazione infrastrutturale fra le diverse aree del Paese, con attenzione centrata in particolare su diritti sociali, sanità, istruzione e mobilità – ha concluso Bevacqua – qualsiasi ipotesi di autonomia differenziata è soltanto un attacco all’unità giuridica ed economica della Repubblica e all’uguaglianza sostanziale dei suoi cittadini».

Il dibattito è stato introdotto dalla capogruppo in Consiglio comunale, Rosellina Madeo, e dal  segretario di circolo di Corigliano Rossano Franco Madeo(rcs)

Il sindaco di Reggio Brunetti: Autonomia una barbarie nei confronti del Meridione

L’autonomia differenziata è «una barbarie nei confronti del Meridione». È così che l’ha definita il sindaco f.f. del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, nel corso del consiglio comunale di Reggio Calabria che, nel corso dell’assemblea, ha respinto il Ddl Calderoli.

Per Brunetti, «questo è il prezzo da pagare per non fare cadere il Governo, la tassa che alcuni partiti stanno corrispondendo alla Lega. Questa è la reale situazione in Italia. Il Governo Meloni è messo alle strette».

«Mi preoccupa – ha aggiunto Brunetti – che la Regione Calabria abbia definito il “Ddl Calderoli” “la cosa migliore fatta dal Governo Meloni”. E mi preoccupa perché o non c’è coscienza e conoscenza di ciò che si discute oppure è stato imposto di dire le cose che sono state dette. Per questo, sul tema dell’autonomia differenziata, propongo la convocazione di un Consiglio comunale aperto ai rappresentanti del Governo, del Parlamento e della Regione Calabria dove, con coraggio, possano aver l’opportunità di spiegare ai cittadini i cardini della norma che verrà discussa alle Camere».

Contro il “Ddl Calderoli”, infatti, l’aula “Battaglia” ha votato una mozione presentata dal consigliere Antonio Ruvolo che invita l’esecutivo di Palazzo Chigi ad inviare la proposta alle Camere per «permettere un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel Paese su scelte che determineranno importanti e irreversibili conseguenze istituzionali, economiche e sociali».

Nel chiedere la definizione obbligatoria dei Livelli essenziali delle prestazioni, dei costi, dei fabbisogni standard e dei fondi perequativi, il testo approvato dal Consiglio comunale chiede «di vietare regimi transitori governati da fantomatiche “commissioni paritetiche” prive di qualsiasi legittimazione politica».

«Ogni trasferimento di materie – è un’altra richiesta – avvenga nel rispetto dei principi di solidarietà e unità nazionale, garantendo maggiori risorse a quei territori in cui permangono gap infrastrutturali, economici e sociali col resto dell’Italia».

Secondo il civico consesso, infatti, «la compartecipazione al gettito tributario maturato nel territorio regionale è a vantaggio delle regioni economicamente più forti, con maggiori finanziamenti alle regioni del Nord e conseguente aumento del divario con il Mezzogiorno».

Quindi, il capogruppo del Partito democratico, Giuseppe Sera, ha ribadito «un netto no ad un’autonomia differenziata che abbandona il Sud al suo destino».

Stesso discorso lo ha fatto il consigliere Giuseppe Giordano che ha definito il “Ddl Calderoli” un «vero e proprio pastrocchio che spezza il Paese in maniera irreversibile». E se Ruvolo si è detto «fortemente preoccupato per l’incertezza con cui si è intrapreso il percorso legislativo», il consigliere e sindaco facente funzioni della Città Metropolitana Carmelo Versace è tornato a criticare il Governatore Roberto Occhiuto che, col suo voto favorevole in Conferenza Stato-Regioni, «ha svenduto la Calabria».

«Il Ponte sullo Stretto – ha aggiunto – è una mancetta per far stare in silenzio il Sud rispetto all’autonomia differenziata». Per Filippo Burrone l’autonomia differenziata rappresenta, fra le altre cose, «un grave attacco alla scuola pubblica spingendola verso una privatizzazione forzata, negando l’accesso ai figli delle famiglie meno abbienti».

«Con questa riforma – ha continuato – la Lega nord mostra il suo volto più feroce che vuole il Sud schiavo dei poteri settentrionali». Fra i contrari anche il consigliere Antonino Castorina: «Dobbiamo essere in prima linea contro una secessione istituzionale che deturpa i nostri territori e i nostri giovani».

Giovanni Latella ha parlato, poi, di «polpetta avvelenata data in pasto ai cittadini del Sud». La mozione è stata approvata con 15 voti favorevoli, un astenuto e sei contrari.

Prima della discussione sull’autonomia differenziata, il consiglio comunale ha espresso la propria adesione ad Arrical, la nuova autorità di governo del Sistema idrico e del Ciclo integrato dei rifiuti voluta dalla Regione. Prima del voto, il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti si è soffermato su alcune precisazioni: «Dobbiamo farlo perché lo impone una legge regionale, ma lo facciamo in maniera subordinata alla convocazione dell’assemblea per nominare i rappresentanti del proprio Comitato».

«Aderire ad Arrical – ha specificato – non vuol dire aderire a Sorical. È bene fare chiarezza su una procedura avviata dalla Regione e che porta con se tanta confusione e moltissime incognite».

Concetti condivisi anche dai consiglieri Sera, Versace, Giordano e Franco Barreca.

Successivamente, dopo aver discusso ed approvato alcuni debiti fuori bilancio, l’aula ha nominato i consiglieri Guido Rulli e Giuseppe Sera quali componenti della commissione per l’aggiornamento degli albi dei giudici popolari delle corti d’assise e di appello. (rrc)

«IL SUD NON È IN VENDITA»: MOLTI SINDACI
MERIDIONALI CONTESTANO L’AUTONOMIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Buona la prima, per la prima manifestazione nazionale contro l’autonomia differenziata a Napoli. Sotto il claim di Uniti e Uguali, sindaci del Sud e cittadini hanno sfilato per la città per ribadire che «il Sud non è in vendita», come recita uno dei tanti striscioni della manifestazione.

Una iniziativa che arriva dopo il nuovo via libera da parte del Governo al nuovo DDL Calderoli, il cui obiettivo – si legge nel testo – «non è quello di dividere il Paese, né favorire Regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia».

Un obiettivo non condiviso dai cittadini e dai sindaci del Sud – tra cui molti calabresi –, che non hanno esitato a ritrovarsi in Piazza e «festeggiare» il 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia con la manifestazione indetta dalla rete dei sindaci Recovery Sud, che hanno consegnato al prefetto di Napoli un documento in cui si chiede il ritiro del ddl Calderoli.

«Un segnale forte che viene dalle città e dai piccoli comuni», ha detto all’Ansa il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

«Si vuole mandare un segnale al Paese che lo stesso Paese si regge perché rappresentano le comunità, erogano i servizi di prossimità e quindi qualsiasi riforma si fa non può non partire dai Comuni», ha detto ancora, aggiungendo che «noi stiamo dando un grande messaggio di democrazia, ma chiediamo grande attenzione al Governo e al Parlamento che non devono dimenticare i Comuni perché dimenticare i Comuni significa dimenticare i cittadini».

Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, nel corso dell’assemblea nell’Aula di Santa Maria La Nova, ha ricordato – riporta La Gazzetta del Mezzogiorno – come «la Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo di natura sociale, di natura economica», dal quale discende «una responsabilità della politica» ma con l’autonomia differenziata «si va verso un centralismo regionale».

«Non è una questione di destra o di sinistra  – ha detto ancora De Caro – perché io ero contrario quando il governo Gentiloni firmava l’intesa con tre regioni» ed ha stigmatizzato anche la riforma dell’articolo V «ricordando alla nostra parte politica che tutto parte da lì».

«I Comuni in questi anni – ha concludo – hanno dato di più a chi aveva più bisogno, semmai togliendo a chi aveva meno bisogno. E le Regioni non lo l’hanno fatto. Se non lo hanno fatto sino adesso lo vedo difficile per il futuro».

Presenti, diversi sindaci calabresi, tra cui il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, il sindaco di Cassano allo Ionio e delegato a traghettare l’Anci Calabria fino al prossimo congresso, Gianni Papasso, il sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia, il sindaco di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, il sindaco di Polia, Luca Alessandro.

Il sindaco Fiorita ha ribadito come «questa riforma non serve al Paese e nuoce gravemente al Sud e alla Calabria».

«La legge sull’Autonomia Differenziata – ha proseguito – maschera un progetto arrogante e che vuole solo togliere fondi, energie e risorse ai territori più deboli. Ma c’è un disegno ancora più offensivo, distruggere l’idea di solidarietà che tiene insieme una comunità».

«n provincia di Catanzaro, nei giorni scorsi – ha ricordato – abbiamo chiamato a raccolta 57 sindaci che hanno presentato un documento al prefetto che ha evidenziato come fosse minacciata l’eguaglianza dei diritti, la certezza della scuola, l’uniformità dei servizi sanitari, gli investimenti».

Il sindaco di Cosenza Caruso, al Corriere della Calabria, ha ricordato come «qui rappresentiamo le ragioni dei territori del Mezzogiorno contro un disegno di legge che divide l’Italia in due aumentano la forbice tra Nord e Sud sul piano della sanità, delle infrastrutture, dell’istruzione».

«Oggi è una data simbolica – ha continuato – perché l’unità d’Italia risale al 17 marzo 1861. Noi difendiamo l’unità d’Italia e i nostri territori che sarebbe enormemente penalizzato da un disegno, quello voluto dal ministro Calderoli, che crea 20 “repubblichette”. Noi vogliamo l’unità d’Italia e soprattutto vogliamo che sia sfruttata la risorsa del Sud per far crescere».

Il sindaco Papasso, sempre al Corriere della Calabria, ha detto come «oggi (venerdì ndr) i sindaci vogliono far sentire la loro voce contro un disegno di legge che di fatto avvia l’autonomia differenziata in Italia senza prima adottare tutti quei provvedimenti necessari per livellare le diverse regioni d’Italia applicando i Lep, i livelli essenziali di prestazione».

«Così come è configurato questa autonomia differenziata spacca in due il Paese – ha aggiunto – crea anzi due paesi, uno, il Centro Nord che guarda sempre più all’Europa, e l’altro, il Sud che si avvicinerà sempre più alle sponde dell’Africa».

«Siamo qui per protestare contro questo decreto del Governo che aumenterà ancora di più i divari tra regioni del Nord e del Sud – ha detto il sindaco Polia al Corriere della Calabria – e colpirà la vita dei cittadini, con sempre minori servizi per quelli del Sud. È un nostro dovere oggi manifestare».

«In un paese che conosce ancora enormi divari tra nord e sud, come tra città e aree interne, il progetto di autonomia differenziata del governo non solo rischia di acuire le disuguaglianze, ma di far saltare il basilare principio di solidarietà che tiene unito un Paese.», ha detto in un messaggio il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, sostenendo la manifestazione.

Per il primo cittadino, si tratta di una «riforma sbagliata, che, se non fermata, inciderà in modo negativo sulla vita di tante persone, negando o svuotando diritti fondamentali come quello di essere curati, formati e di trovare un lavoro dignitoso».

«Bologna conosce da vicino – ha ricordato – la realtà di chi si sposta da regioni diverse per essere curato, ma anche per cercare lavoro o per motivi di studio. Siamo una città che accoglie, che mette a disposizione degli altri le proprie eccellenze, ma allo stesso tempo non sarebbe quello che è senza il Sud e le tante energie che arricchiscono da sempre la nostra città. Credo che la solidarietà tra territori sia il tessuto connettivo sulla quale si possono creare scambi virtuosi, ma anche garantire in ogni luogo i diritti fondamentali, nel concreto, offrendo servizi di qualità accessibili a tutti».

«C’è una distonia – ha concluso – forte tra questo governo e le comunità territoriali. In questo dibattito sulle autonomia differenziata c’è un grande assente che sono le città, le istituzioni di prossimità che per prime ed in ogni caso si fanno carico dei bisogni delle persone. Città di grandi e piccole dimensioni, senza le quali non possiamo parlare di unità nazionale. Anche per questo i sindaci sono in prima linea su questa battaglia che è politica e di civiltà».

Quella dei primi cittadini calabresi è una chiara e netta posizione che si contrappone a quella del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, “reo” di aver detto sì all’autonomia in Conferenza Stato-Regioni.

«Sull’autonomia differenziata la mia linea, e dunque quella del governo regionale che guido in Calabria, è chiara: attuare per interno la Costituzione può rappresentare una grande opportunità anche per le Regioni del Sud», ha detto il Governatore, sottolineando come «quando dico attuare per intero quanto prescritto dalla nostra Carta fondamentale, non mi riferisco soltanto all’articolo 116, quello appunto sull’autonomia, ma anche al 117 e al 119, quelli che regolano i diritti sociali e civili – che vanno garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale – e la perequazione».

Una posizione, quella del Governatore, molto criticata ma che, in realtà, nasconde molto di più. Come scritto in un articolo sul nostro giornale lo scorso 12 marzo, a firma di Paolo Bolano, Occhiuto ha «gabbato l’autonomia».

«È riuscito – ha scritto Bolano – a far modificare la legge sull’Autonomia Differenziata. Prima vanno realizzati i Lep (livelli essenziali di prestazione) e dopo si parlerà di autonomia. In soldoni significa che prima bisogna investire per colmare il divario Nord-Sud e poi si vedrà. Bel colpo presidente! E gli 80-100 miliardi che servono per attuare la legge dove si prendono? Chi paga per questo pegno? Il Nord? La vedo dura. Comunque il tema è scottante da qualunque lato lo si prenda. Nei prossimi mesi scenderanno in campo partiti e sindacati e tantissimi lavoratori che chiederanno conto finalmente del divario Nord-Sud».

«In questi anni – scrive ancora Bolano – il Nord ha ricevuto a causa del divario 60 miliardi di più del Mezzogiorno. Allerta amici che leggete questi dati. È l’ora del risveglio. Sproniamo la politica e i partiti che sono  partiti , ma che debbono tornare. Il Sud ha bisogno di una nuova classe politica, di più democrazia. Si sostiene da più parti  che con il PNRR il Mezzogiorno sboccerà. Ce lo auguriamo tutti. Servono però gli attori sul palco che sono mancati in questi anni, i politici, i partiti. Popolo del Sud, salite voi intanto sul palcoscenico. Recitate i bisogni, incalzate la politica e svegliate i governanti che stanno li tranquilli spesso  a riscaldare le sedie negli enti locali, mentre i cittadini soffrono per le tante mancanze». 

«Siamo circa 25 milioni di cittadini nel Mezzogiorno – si legge – che cerchiamo giustizia sociale, dignità umana e uguaglianza. Diciamo basta all’emigrazione, anche giovanile, basta! I nostri paesi sono ormai spopolati, nei nostri borghi vivono ormai vecchi e bambini. Servono risorse, investimenti e uomini capaci di rilanciare il nostro mezzogiorno. Ecco perché vanno finanziati i LEP (livelli essenziali di prestazioni). Vogliamo riprendere il cammino. Vogliamo raggiungere l’Europa, ma al tempo stesso non perdere di vista l’Africa, il nostro futuro. Serve un’operazione verità per il Mezzogiorno».

«Intanto, chiedo ad alta voce e in modo democratico un sussulto dei partiti regionali: cosa hanno fatto le amministrazioni regionali, la Regione Calabria, in cinquant’anni di vita? Dov’è la crescita del territorio e dei cittadini? Si, è vero, c’è: nell’emigrare. È incredibile!  Con L’autonomia le venti regioni diventeranno piccoli staterelli. Anche adesso spendono e “spandono”. Pensate, già oggi  hanno gli uffici di rappresentanza a Bruxelles, buttano i soldi. Sono lì e non riescono trattenere il denaro che non spendono. Le altre nazioni ringraziano». (ams)

Il presidente Mancuso: Il Sud e Calabria non devono temere confronto su autonomia

«Il Sud e la Calabria non devono temere il confronto sull’autonomia differenziata», ha detto, tramite una nota, il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, al convegno promosso da Uncem  sul Ruolo degli Enti locali nel processo di attuazione dell’autonomia differenziata.

Per Mancuso, infatti, si tratta di una questione «che mira ad ampliare le competenze delle Regioni, responsabilizzandole nell’utilizzo produttivo della spesa pubblica, perché il tempo della politica calabrese che si presenta a Roma con il cappello in mano è finito».

«Oggi la Calabria – ha evidenziato – ha una classe dirigente dinamica e intraprendente, che si confronta a testa alta nel dibattito nazionale ed europeo, recuperando reputazione e autorevolezza. E ha tutto ciò che occorre per stare al passo con le accelerate trasformazioni istituzionali, politiche, economiche e tecnologiche di questo tempo complesso, ma anche carico di opportunità che abbiamo il dovere di cogliere».

«Ringrazio l’Uncem – si legge nella nota – per l’invito a prendere parte a un’iniziativa che, nel processo di attuazione dell’autonomia regionale differenziata, si sofferma sul fondamentale ruolo degli Enti locali. La Regione segue attentamente le dinamiche che dovranno condurre all’attuazione di una previsione costituzionale risalente al 2001, quando il centrosinistra la votò a maggioranza, riformando il Titolo V della Carta costituzionale».

«Una previsione costituzionale – ha spiegato – a cui il centrodestra sta dando seguito, badando ad incrociare, come ha espressamente chiesto la Regione (il presidente Occhiuto nella Conferenza Stato-Regioni e il sottoscritto in sede di  Conferenza dei Parlamenti regionali nel corso di un incontro col ministro Calderoli), l’autonomia differenziata con il superamento della ‘spesa storica’ che da decenni penalizza il Mezzogiorno, impegnando, al contempo,  lo Stato alla definizione (e al finanziamento) dei Lep e dei fabbisogni standard, per stabilire quanto bisognerà garantire a ciascuna Regione. Tutto ciò, sapendo che occorre assicurare a tutti i cittadini, ovunque risiedano, gli stessi servizi e gli stessi diritti». (rcz)

CATANZARO – L’iniziativa di Uncem sul ruolo degli Enti Locali nel processo di attuazione dell’autonomia

Domani mattina, alle 10, nella Sala Consiliare della Provincia di Catanzaro, è in programma l’iniziativa su Il ruolo degli Enti locali nel processo di attuazione dell’autonomia differenziata, organizzata da Uncem Calabria.

A coordinare i lavori sarà il Presidente dell’Associazione Vincenzo Mazzei. A portare i saluti saranno il presidente della Provincia Amedeo Mormile ed il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita.

La relazione introduttiva sarà tenuta da Ettore Jorio, docente dell’Università della Calabria. Sono previsti gli interventi del deputato Riccardo Tucci, del senatore Nicola Irto e del Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso. Le conclusioni saranno svolte dalla Sottosegretaria al Ministero dell’Interno Wanda Ferro(rcz)

I sindaci del Sud a Napoli: Governo invece di inseguire autonomia trasferisce fondi Ue non spesi al Sud

«Invece di rincorrere l’autonomia differenziata, il Governo trasferisca ai Comuni del Sud i fondi europei non spesi». È l’appello lanciato dalla rete dei sindaci del Recovery Sud che, domani, si ritroverà in Piazza a Napoli per ribadire il suo no al ddl Calderoli. Claim della manifestazione, in programma alle 11.30, Uniti e uguali. Attualmente, sono 250 le adesioni, ma per gli organizzatori «non bastano».

«Il Governo e le Regioni del Sud – ha detto l’Associazione – mettano a disposizione dei Comuni, attraverso procedure snelle e negoziate, i fondi europei di coesione che devono essere spesi entro la fine dell’anno. In questi mesi le nostre amministrazioni, pur con tante difficoltà e con scarso personale, si sono dotate di un parco progetti che solo in minima parte è stato finanziato dal Pnrr. Elaborati tecnici, relazioni e studi che puntano a riqualificare beni pubblici sottoutilizzati o a infrastrutturare aree produttive, creando nuova occupazione e aggregazione».

«Puntando, insomma – si legge nella nota – a superare i problemi cronici di spopolamento e stagnazione economica – ha  che affliggono molti centri soprattutto del Mezzogiorno interno. Si dia inoltre ai municipi, ormai al collasso, la possibilità di assumere dipendenti, retribuendoli adeguatamente e dando loro stabilità, evitando la fuga verso altri enti o aziende private che garantiscono stipendi migliori. Queste sono le vere risposte che ci attendiamo per rilanciare lo sviluppo nei territori svantaggiati. E invece ci vogliono a tutti costi propinare l’autonomia differenziata, che serve solo a dividere in due l’Italia».

Questo sarà uno dei punti del documento che domani – viene spiegato – sarà presentato a Napoli nel corso dell’assemblea-manifestazione “Uniti e Uguali”, sindaci e cittadini insieme per la solidarietà nazionale, contro l’autonomia differenziata, nel 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia (alle 11.30 a Santa Maria La Nova con corteo nel pomeriggio lungo le vie della città)».

«Il riferimento dei sindaci meridionali è alla nota della Cgia di Mestre che venerdì scorso – spiega Recovery Sud – ha quantificato in circa 30 miliardi le somme che restano ancora da spendere per i fondi di coesione 2014-2021. La maglia nera delle somme non spese è della Sicilia, che deve ancora rendicontare 1,45 miliardi neri, seguita dalla Campania che deve documentare una spesa pari a 1,27 miliardi. Fondi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Programmi Operativi Nazionali e Programmi Operativi Regionali».

«La maggior parte dei fondi non spesi, però – si legge – è in capo ai ministeri: 15,3 miliardi di euro. Tutto questo stride clamorosamente, però, con un altro fenomeno, l’ipertrofia progettuale degli enti locali: i Comuni, infatti, in questi mesi si sono affannati a rincorrere i bandi, senza i rinforzi sperati e promessi dai governi che si sono succeduti, con tempi tagliola, investimenti di risorse per l’affidamento di incarichi e procedure ipercomplesse, e adesso si ritrovano una montagna di progetti idonei ma non finanziati».

«Quanto alle opere finanziate, invece – continua la nota dei sindaci del Sud – per realizzarle devono combattere con una burocrazia farraginosa che rallenta paurosamente tutti i cantieri, con le Soprintendenze e tutti gli altri enti che devono rilasciare permessi e autorizzazioni senza personale adeguato. Ma anziché risolvere questi problemi strutturali, anziché spingere per una ripresa del Meridione che premi la voglia di crescere di territori spesso pieni di energie e ricchi di eccellenze imprenditoriali, l’esecutivo Meloni si attarda a rincorrere i capricci della Lega, che chiede di fatto una secessione mascherata, condannando il Sud a una lunga e definitiva agonia».

Alla manifestazione ci sarà anche una rappresentanza istituzionale del Comune di Cinquefrondi, composta dal sindaco Michele Conia, dal Presidente del Consiglio Comunale Fausto Cordiano, dalle assessore Maria Annunziata D’Agostino e Giada Porretta, e dal Consigliere Comunale Giuseppe Luciano.

«Loccasione – si legge in una nota – deve compattare in un unico fronte tutte le realtà espressione delle necessità del popolo. Non esiste una battaglia persa in partenza, non esiste un disegno di legge che non si possa rivedere emendare o bocciare, ed è questultima opzione che deve essere per noi fonte di speranza da alimentare con tutti gli strumenti di protesta e opposizione possibili».

Per la città di Rende, sarà presente l’assessore Fabrizio Totera.

Intanto, a margine della seduta straordinaria del consiglio comunale di Cosenza sull’autonomia differenziata, ex art. 116 comma 3 della Costituzione, è intervenuto anche l’assessore Domenico Ziccarelli nella sala delle adunanze del Consiglio Provinciale di Piazza 15 Marzo.

«Ci risiamo. Dopo tre decenni,ci risiamo. Uno Stato accentrato o decentrato? Un modello per il Nord ed uno per il Sud, passando per il Centro? Un processo virtuoso o un modo per allargare le disparità, le diversità? – ha detto Zicccarelli –. Per dare di più a chi già ha di più o sostenere una legittima aspirazione di ridisegnare uno Stato che funzioni al Nord ed al Sud ed anche al Centro? L’Italia è una nazione lunga e stretta, questo le ha conferito pregio e bellezze, migliaia di chilometri di coste marittime, ma pur sempre lunga e stretta. Il Sud è lontano dai grandi mercati, dalle industrie. Il Sud ha pochi aeroporti, una linea ferroviaria antica e dissestata, una sola autostrada da Napoli in giù».

«E le merci del Sud, pur se di qualità, costano di più – ha spiegato – perché maggiore è il costo a carico delle imprese per portare sui mercati i prodotti. E di conseguenza tutto il mercato risente di questo gap ed anche le comunità soffrono, perché il Pil è differenziato, perché gli scambi non producono occupazione, perché amministrare al Sud diventa più difficile».

«Eppure, abbiamo gli ospedali al Sud, abbiamo le scuole al sud, abbiamo cittadini al Sud che chiedono servizi. So bene cosa significa ogni giorno arrivare al Comune e soffrire per la difficoltà di attrezzarli questi servizi – ha detto ancora l’assessore – farli funzionare, renderli più equi e più diffusi. Ma, questa una delle ipocrisie secolari, al Sud siete incapaci, avete la Mafia, i servizi costano il doppio. Ipocrisia appunto».

«Perché abbiamo visto cosa succede anche al Nord quanto a sprechi, connivenze, commistioni – ha proseguito –. Però è il Sud che fa notizia. Ed è al Sud che si concentrano emergenze, disperazione, frustrazione. C’è davvero bisogno di elevare la qualità riformatrice ed è quanto mai opportuno che una Riforma parta da punti certi: il Paese deve unirsi, non dividersi e la “differenza” non risiede nell’autonomia, ma nella solidarietà e nel coraggio di approntare una grande riforma italiana, ma temo uno Stato che vuole affermare  l’autonomia differenziata lasciando irrisolti questi temi». (rrm)

Da Castrovillari il no del Partito Democratico all’autonomia differenziata

Anche il Partito Democratico calabrese ha ribadito il suo no all’autonomia differenziata. E lo ha fatto da Castrovillari, nel corso dell’incontro programmato nei circoli della provincia di Cosenza del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua.

 L’iniziativa, molto partecipata, ha registrato anche la presenza dei sindaci dei Comuni di Castrovillari, Acquaformosa, Civita e Frascineto. 

Al centro del dibattito l’autonomia differenziata per come elaborata dal ministro Calderoli, con tutti i rischi per le Regioni del Sud e le tante criticità legate alla “multiutility” regionale in materia di gestione di risorse idriche e rifiuti.

Nel corso del suo intervento il capogruppo Bevacqua ha ringraziato il circolo Pd e il suo segretario Fazio per aver accolto tempestivamente l’appello per una discussione sui temi sopra citati e che dovranno caratterizzare sempre di più il dibattito politico nelle prossime settimane, in quanto con la proposta Calderoli non si può scherzare, poiché rischia di mettere in discussione la tenuta stessa del Paese. 

«Senza l’effettiva uguaglianza dei diritti dei cittadini italiani a prescindere dalla Regione in cui vivono – ha detto Bevacqua – non si può parlare di autonomia differenziata. Senza garantire in ugual misura il diritto alla salute, all’istruzione e alla mobilità per ogni cittadino del Nord e del Sud non si può nemmeno immaginare di potere discutere o modificare la proposta del ministro Calderoli».

«Siamo rimasti sorpresi e meravigliati del voto favorevole del presidente Occhiuto, in sede di Conferenza delle Regioni – ha ribadito – in quanto più volte avevamo sentito durante i suoi interventi affermazioni  importanti sulla difesa quali degli interessi dei calabresi. Così non è stato e durante l’ultima seduta di Consiglio regionale – spiega ancora Bevacqua – abbiamo denunciato con forza e determinazioni questo suo egoismo politico e non adeguato al suo ruolo di rappresentante di tutti i calabresi». 

Durante l’iniziativa di Castrovillari si è anche discusso della multiutility istituita dal governo regionale per gestire acqua e rifiuti.

«Per quanto attiene alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche in Calabria – ha detto ancora Bevacqua – la superficialità da noi denunciata in più occasioni in Consiglio regionale si sta mostrando in tutta la sua evidenza con i continui aggiustamenti in corso, tanto che per ben tre volte abbiamo dovuto modificare la relativa legge in Consiglio regionale».

«É stata anche l’occasione – ha proseguito – per esprimere vicinanza ai tanti sindaci che, se pur non convinti, sono costretti ad aderire alla multiutility, come nel caso del Comune di Acquaformosa, commissariato per ottemperare alla mancata adesione. Uno schiaffo questo alla democrazia e al rispetto anche delle autonomie locali, vero architrave del tessuto sociale e civile del Paese».

La prossima tappa prevista per gli incontri programmati riguarda San Lucido alla quale parteciperà anche il consigliere regionale Franco Iacucci(rcs)

I sindaci della Metrocity RC dicono no all’autonomia differenziata

È netto il “no” che i sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria dicono all’autonomia differenziata. E lo hanno fatto nel corso del Consiglio metropolitano aperto ai primi cittadini, che si è aperto con un minuto di silenzio per le vittime della strage di Steccato di Cutro.

Inoltre, nel corso del Consiglio, è stato approvato un documento critico nei confronti del Ddl promosso dal Ministro Roberto Calderoli.

Il testo, passato a maggioranza con un solo voto contrario, impegna il sindaco Metropolitano «ad intraprendere ogni iniziativa per contrastare il Ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”, almeno fino a quando non siano definito il percorso istituzionale attraverso il coinvolgimento delle Città Metropolitane e il sistema delle Autonomie Locali per la corretta definizione, attraverso una fonte legislativa primaria, dei Livelli essenziali delle prestazioni su base nazionale e tenendo conto dei limiti storici delle Regioni più in difficoltà attraverso l’istituzione di un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per sostenere i territori con minore capacità fiscale pro capite, come indicato dal terzo comma dell’art. 119 della Costituzione e fino a quando non saranno ridefinite le materie oggetto di riforma, per alcune delle quali, sanità istruzione e ambiente, si ritiene necessario che rimangano nella potestà legislativa statale».

L’aula “Leonida Repaci”, inoltre, ha dato mandato al sindaco metropolitano facente funzioni di trasmettere il documento a tutte le amministrazioni comunali della Città Metropolitana affinché «si determinino in ordine al disegno di Legge Calderoli». Infine, lo stesso inquilino di Palazzo Alvaro «dovrà farsi promotore di organizzare, unitamente ai sindaci della Città Metropolitana, una manifestazione pubblica che coinvolga tutte le forze sociali, gli studenti, le associazioni rappresentanti dei Lavoratori e le categorie produttive del territorio metropolitano».

Insomma, una presa di posizione netta rappresentata, ad avvio dei lavori, dal consigliere Giuseppe Giordano, promotore del consiglio odierno: «Serve un dibattito sopra ogni valutazione politica rispetto ad una riforma che segnerà la vita del nostro Paese».

«Siamo preoccupati – ha detto – dall’accelerazione sull’iter attivato dal Consiglio dei ministri e promosso dalla Conferenza Stato-Regioni, dove quattro Regioni si sono opposte ed altre, seppur inizialmente perplesse, si sono accodate alle linee dettate dal Governo». Una riforma, secondo Giordano, che «non segue un quadro armonico e mette in discussione i principi costituzionali fondamentali dell’equità, dell’unità, dell’uguaglianza, sancendo, di fatto, il divario tra territori e favorendo quelle aree del Paese che vivono condizioni di gran lunga superiori attraverso le ulteriori risorse derivanti dal gettito fiscale. In questo modo, si rischia di spezzare il Paese».

«Ma possiamo immaginare – si è domandato retoricamente – ventuno sistemi d’istruzione diversi? Possiamo immaginare, soprattutto dopo la pandemia, una sanità differenziata? Possiamo pensare a Livelli essenziali delle prestazioni non definiti e che possono travalicare da una loro fondamentale dimensione pubblica? Qual è l’obiettivo di questa accelerazione?».

«Anci, Upi, Confindustria, sindacati – ha sottolineato Giordano – con contenuti precisi, hanno trovato lacune e falle in tutto l’articolato di questa riforma».

Il sindaco di San Ferdinando, Gianluca Gaetano, ha sostenuto come, «dietro l’intera partita ci sia una forte componente politica che caratterizza questo Governo che ha distrutto il dibattito con gli enti locali». A sostegno di questa tesi si è schierato il consigliere metropolitano Domenico Mantegna che si è detto «rammaricato per l’assenza, in aula, dei colleghi Romeo e Zampogna». «Su alcune tematiche importanti –ha affermato – non bisogna indossare alcuna maglietta se non quella dei nostri territori e dell’interesse generale. Attraverso questa riforma, infatti, si vuole aumentare ulteriormente il divario fra il Nord ed il Sud del Paese».

Il sindaco di Bagaladi, Santo Monorchio, si è, invece, detto convinto che l’Autonomia differenziata rappresenti «un tuffo indietro nella storia».

«Dovremmo essere molto preoccupati», ha aggiunto temendo che «la Calabria possa diventare una provincia del Nord Africa». «Questo avverrà – ha proseguito – con quella ricchezza che abbiamo consegnato al Nord quando ci hanno rubato in nostri figli migliori e i nostri lavoratori. Chi si nasconde in questo momento decisivo, ne dovrà rispondere alla propria coscienza perché si non si è schierato dalla parte delle comunità meridionali».

Quindi, il consigliere metropolitano Michele Conia si è detto certo che, con il Ddl Calderoli, «sia stato messo in discussione l’equilibrio costituzionale e, contemporaneamente, il principio della Repubblica una e indivisibile, promotrice di un’uguaglianza sostanziale e formale».

Riferendosi al Governatore Roberto Occhiuto, favorevole alla riforma in conferenza Stato-Regioni, ha aggiunto: «A nome di chi, Occhiuto, ha dato il suo voto favorevole? Con quale parte di popolo si è confrontato? O lo ha fatto solo per mera appartenenza politica? Sono stati svenduti i diritti del popolo calabrese».

Anche il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, ha criticato «le scelte prese dall’alto che tolgono lo spazio alla discussione».

«Quanto sta accadendo col raddoppio del termovalorizzatore, il rigassificatore ed Arrical – ha incalzato – ci ricorda che dobbiamo riconquistare lo spazio di democrazia sottratto a sindaci e alla Città Metropolitana. Bisogna aumentare i livelli di guardia, altrimenti arriverà il giorno in cui diranno che i sindaci non serviranno più».

Al dibattito si è unito il consigliere regionale Antonio Billari: «Col Ddl Calderoli si è scientemente deciso di marginalizzare il Sud. In Consiglio regionale era stato chiesto un confronto sull’Autonomia differenziata ben prima che il Governatore Occhiuto si schierasse nella conferenza Stato-Regione. Abbiamo, quindi, capito che, per interessi politici personali, il Presidente della Regione ha venduto la Calabria».

Per Adone Pistolesi, sindaco di Bagnara, «si sta parlando di secessione e ricordo quelli che consigliavano di farla non con i carri armati, ma conquistando le istituzioni dall’interno».

«Siamo nella fase in cui – ha affermato – si sta per attuare quello che, allora, era un consiglio. Con il Ddl Calderoli, infatti, si smantella il presupposto di unità d’Italia. La politica non è fare la questua al politico di turno, né tirare gli interessi per la propria persona o per il proprio gruppo».

Il consigliere comunale di Reggio Calabria, Antonino Castorina, ha criticato il Governatore Occhiuto che «avrebbe dovuto prendere parte a questo consiglio per ascoltare un territorio che ha molti problemi e che attende le deleghe necessarie per rilanciare l’agenda politica».

Secondo il consigliere metropolitano Giovanni Latella dal Meridione «deve partire l’idea di una controriforma che esalti le idee e le proposte della classe dirigente del Sud». Sanità, Istruzione, infrastrutture e sviluppo agricolo sono alcuni temi sui quali «la nostra idea di Paese deve poggiare per disegnare l’Italia dei prossimi 50 anni».

«Non può essere – ha concluso – che il Governatore Occhiuto, in maniera autonoma, approvi la riforma Calderoli».

Senza entrare nel merito della spesa storica o «delle tante riforme fatte su testa italiani», il consigliere metropolitano Giuseppe Sera si è chiesto «quale possa essere stato il compromesso tra Fdi e Lega per avere il sostegno della Regione Calabria su un provvedimento che svende, sull’altare di accordi più ampi, il destino del popolo calabrese nelle mani di chi gestisce a Roma la cosa pubblica».

Il sindaco di Cittanova, Francesco Cosentino, si è detto convinto che «chi ha firmato questi accordi ha firmato una cambiale in bianco».

«È il metodo che fa paura», ha aggiunto concludendo: «Sono preoccupato sui rischi che intaccheranno l’unità nazionale». Per il sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano, l’autonomia differenziata «va respinta per i danni gravi e seri che interesseranno la gestione dei servizi e delle nostre comunità».

Quindi, il consigliere metropolitano Salvatore Fuda ha sottolineato «il ruolo del Consiglio Metropolitano che ha dimostrato, ancora una volta, l’importanza di voler puntare sull’unità dei territori e degli amministratori».

«Così come accaduto per la battaglia su Arrical – ha detto – anche sul Ddl Calderoli c’è stata la massima condivisione. Ai colleghi sindaci dico di far sentire la nostra voce». (rrc)

Ampa venticinqueaprile lancia una raccolta firme contro l’autonomia

L’associazione venticinqueaprile di Reggio Calabria ha deciso di promuovere sul territorio della Città Metropolitana, ed in particolare nel Comune di Reggio Calabria, la raccolta delle firme dei cittadini contro l’autonomia differenziata.

Si tratta, infatti, di un progetto «che aumenterà le diseguaglianze – si legge in una nota – già oggi intollerabili, tra le Regioni e tra i cittadini, è stata recentemente presentata una proposta di Legge di Iniziativa Popolare (Lip) di modifica costituzionale degli artt. 116 e 117, elaborata da un gruppo di lavoro di costituzionalisti, giuristi e docenti universitari coordinato da Massimo Villone, Professore Emerito di diritto costituzionale presso l’Università Federico II di Napoli e Presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale».

I cittadini potranno firmare la proposta Villone attraverso una delle seguenti modalità: a) recandosi presso i banchetti di raccolta che saranno istituiti sul territorio, nei luoghi e negli orari che saranno successivamente indicati; b) collegandosi al sito del Coordinamento di Democrazia Costituzionale, mediante lo Spid o altri strumenti utili per la firma digitale.

«L’associazione venticinqueaprile – conclude la nota fa appello ai Consiglieri Metropolitani ed ai Consiglieri dei Comuni della Città Metropolitana affinché diano la propria disponibilità per le operazioni di autenticazione delle firme». (rrc)