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CAMERA, I NO-PONTE BUTTANO VIA 50 MLN
RICORDARSENE AL VOTO IL 25 SETTEMBRE

La deputata di Forza Italia Matilde Siracusano

di SANTO STRATI – Se c’era bisogno di un’ulteriore dimostrazione di come la lobby No-Ponte se ne infischi delle popolazioni calabresi e siciliane, quanto è avvenuto mercoledì alla Camera dei Deputati basta e avanza. Per soli sei voti (e nel conteggio ci sarebbe stata una maggioranza di 52 voti a favore se numerosi deputati non se ne fossero usciti al momento del voto) è stato bocciato l’ordine del giorno di Matilde Siracusano, deputata messinese di Forza Italia, che voleva risparmiare i 50 milioni stanziati dal ministro  Giovannini per “nuovi studi” destinati a verificare la fattibilità del Ponte sullo Stretto (a campata unica).

Ne abbiamo ampiamente parlato su Calabria.Live: questa spesa (inutile e superflua) equivale a gettare in mare (già che ci siamo, direttamente nello Stretto) una considerevole somma di denaro dei contribuenti (50 milioni) quando esiste già un progetto approvato e pronto per essere messo in realizzazione da quasi dieci anni. Non solo il danno di 50 milioni buttati via senza motivo (ci sono quintali di serissimi studi firmati da alte professionalità sulla fattibilità del Ponte a campata unica, quello del progetto approvato il cui appalto è stato vinto dalla Impregilo – oggi Webuild), ma anche la beffa di procrastinare per almeno altri dieci anni la sola idea del Ponte. 

«Per noi  aveva detto la deputata messinese presentando l’odg – le infrastrutture sono di vitale importanza per lo sviluppo del Paese, e un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria sarà fondamentale per far crescere il Mezzogiorno, per sfruttare tutte le potenzialità di queste due Regioni, per attrarre investimenti e lavoro» Per questo – ha spiegato la Siracusano – occorre «revocare questo studio di fattibilità, di archiviarlo, utilizzando una parte inferiore delle risorse impiegate attualmente per aggiornare il progetto già esistente, per non perdere tempo prezioso per la Sicilia, per la Calabria, per il Mezzogiorno e per l’intero Paese, tempo prezioso e soldi dei cittadini italiani».

«In questa legislatura – ha ricordato l’on. Siracusano – il Parlamento aveva votato e approvato due atti di indirizzo chiari, che impegnavano il Governo a reperire le risorse per realizzare un progetto. Ci sono stati 50 anni di studi sul ponte sullo Stretto di Messina, è stato realizzato un progetto definitivo a una campata, validato a tutti i livelli da esperti internazionali, tecnici e, invece, ci siamo ritrovati dinanzi a una decisione bizzarra, assunta dal Ministro delle Infrastrutture di questo Governo, dal Ministro Giovannini, che ha deciso di investire, a nostro avviso sprecando soldi pubblici dei cittadini, 50 milioni di euro per tempi lunghissimi, poi, tra l’altro; chissà quando vedremo la fine di questo nuovo studio di fattibilità per un progetto che già, tecnicamente, fu bocciato negli anni passati, un progetto a tre campate».

Gli italiani, non solo i calabresi e i siciliani, hanno, dunque, di che indignarsi, non possono accettare questo vergognoso spreco di denaro pubblico: secondo le dichiarazioni di voto, l’ordine del giorno mostrava, sulla carta, di avere la maggioranza dei consensi e in aula si mormorava sull’arrivo del ministro Giovannini che avrebbe esposto la posizione del Governo su tale richiesta. A sostenere la richiesta della Siracusano, tra gli altri, il leghista Edoardo Rixi: «noi siamo per l’opera: abbiamo bloccato quest’opera, come Paese, solo per motivi ideologici, rinunciando a investimenti privati e, anzi, pagando, con l’erario pubblico, una marea di danni alle imprese. Abbiamo ancora un problema di connettività con la Sicilia e di continuità territoriale importantissimo; stiamo bloccando un corridoio europeo – il corridoio Berlino-Palermo – e, oltretutto, credo che, in questo momento, più che gli studi, servano le vanghe e i picconi per iniziare a fare i cantieri. È finita l’ora di studiare; bisogna iniziare a lavorare. È evidente che dobbiamo fare in modo che il prossimo Governo sblocchi le grandi opere e faccia tornare a crescere il Paese».

Non solo Giovannini non si è visto, ma la Camera ha bocciato con 194 voti contrari (i favorevoli sono stati 188) l’ordine del giorno, mentre l’aula di Montecitorio vedeva uscire (per non votare) numerosi esponenti sia di centrodestra sia di centrosinistra. Una vergognosa fuga per non decidere: se ne ricordino gli elettori calabresi e siciliani il prossimo 25 settembre, quando si recheranno alle urne. Sarebbe una bellissima lezione bocciare col voto (e non con l’astensione) questa classe politica imbelle e ignava, che pensa probabilmente solo ai propri interessi di bottega, piuttosto che farsi carico dei problemi del Mezzogiorno. 

Il Ponte sullo Stretto non è un problema: è una opportunità che la stessa Europa chiede all’Italia per poter attuare il famoso corridoio Ten T che da Helsinki dovrebbe arrivare fino a Malta e che senza Ponte si ferma a Villa San Giovanni. È una risorsa per calabresi e siciliani e un’occasione per creare (dice Webuild) 100mila posti di lavoro solo per la costruzione, senza contare i benefici dell’indotto per la popolazione delle due coste. Ma Webuild – evidentemente – non piace alla lobby No-Ponte (e farà bene a continuare nel contenzioso da oltre 800 milioni che lo Stato dovrà pagare come penale per la mancata realizzazione del Ponte) e ogni scusa è buona per pratiche dilatorie che hanno un solo obiettivo: non realizzare l’opera, ma soprattutto non farla realizzare alla società dell’ing. Pietro Salini, il quale – pubblicamente a Catania lo scorso anno – ha dichiarato di essere pronto a investire in proprio 4 miliardi se lo Stato provvedesse alle opere accessorie (altri due miliardi). Ma nessuno, men che meno dal Governo, si è lasciato scappare almeno un «parliamone». No, Calabria e Sicilia devono continuare a subire il trasbordo via nave (con costi vergognosi per i residenti da parte dei vettori privati) e vedere sfumare non solo il sogno del collegamento stabile ma persino il progetto dell’Alta Velocità che – senza il Ponte – diventa un puro esercizio di stile. La mobilità deve subire i ritardi (in tutti i sensi) che affliggono da sempre il Meridione, tanto a pagare sono sempre i calabresi e i siciliani. È di alcuni giorni fa l’inaugurazione del ponte in Croazia a Dubrovnik: lo hanno fatto i cinesi, con capitali dell’Europa. In tempi brevissimi, utilizzando l’ingegno italico (quello, per inciso che ha fatto realizzare il Ponte del Bosforo, copiato dal progetto originale – messo in discussione in Italia – dello Stretto). Il progetto del 2005 andrebbe solo rivisto per l’utilizzo di nuovi materiali di costruzione e alla luce di nuove esperienze maturate nel campo dell’ingegneria dei ponti, ma potrebbe trasformarsi in realizzazione pressoché immediata. Se solo ci fosse la volontà politica: inutile indagare su quanti hanno solo benefici perché il ponte non si realizzi, è sotto gli occhi di tutti. Ma non si capisce perché a pagare, per interessi privati, siano i calabresi e i siciliani. I due governatori dovranno battere i pugni in modo deciso e determinato se vogliono davvero il bene di questi territori. Gli studi escludono il rischio sismico (è prevista un’ampia tolleranza della costruzione), il rischio ambientale (inquinano di più i traghetti dello Stretto), il problema del vento. Ribadiamo, c’è solo un vergognoso atteggiamento di rifiuto, a priori, ai danni di Calabria e Sicilia. Al nuovo Governo toccherà bloccare la spesa di nuovi studi e mostrare di avere il coraggio di dare via esecutiva al progetto. Nonostante l’inguaribile ottimismo, non nascondiamo una giustificata perplessità che questo possa avvenire.

La Siracusano (che è, per inciso, l’attuale compagna del Presidente della Regione Roberto Occhiuto e diventerà presto mamma) merita un grande plauso per il coraggio e la determinazione mostrata con il suo tentativo di fermare uno spreco assurdo di denaro, ma non l’hanno sostenuta neanche i suoi. Eppure il centrodestra, a parole, si mostra da sempre per la realizzazione del Ponte e anche da parte del centrosinistra sembrava ci fosse un mutato atteggiamento sulla posizione (stupidamente, ci sia consentito) intransigente contro il Ponte. Ma l’ambiguità di questa legislatura, che – grazie al cielo – va finalmente a morire è fin troppo evidente e non bisogna stupirsi più di niente. 

Del resto, è il caso di ricordare che il premier Mario Draghi non ha mai preso posizione sulla questione Ponte. Lo aveva fatto – per pura convenienza politica, aggiungiamo noi – il suo predecessore Giuseppe Conte, la cui ministra Paola De Micheli anche mercoledì non ha mancato di ribadire (sapendo di dire una cavolata enorme) che «la relazione dei tecnici sul progetto a campata unica è irrealizzabile per motivi tecnici, ambientali ed economici». Siamo alla farsa. Per questa ragione, andiamo tutti a votare il 25 settembre e puniamo i nemici (e i falsi amici) del Mezzogiorno. Il Ponte con questi politici, sia chiaro, non si farà mai. (s)

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