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CATANZARO – Conclusa la terza edizione del corso di perfezionamento in medicina dell’adolescenza

Conclusa la terza edizione del corso di perfezionamento in medicina dell'adolescenza

Si è concluso, con successo a Catanzaro, la terza edizione del corso di perfezionamento in Medicina dell’adolescenza, organizzato dalla Acsa&Ste Ets, presieduta dal dottor Giuseppe Raiola, direttore Soc Pediatria dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.

Un percorso formativo lungo sei mesi, che ha consentito a decine di medici di tornare al confronto in presenza, con l’approfondimento di una serie di tematiche nelle varie specialità mediche grazie alla presenza di professionisti e specialisti provenienti da strutture e università di tutto il Paese.

«È stato un momento entusiasmante – ha commentato il dottore Raiola introducendo l’ultima giornata di corso dedicata ad un aspetto particolare della professione medica, quello della responsabilità penale e civile –. È stato entusiasmante verificare come nel corso di questi sei mesi l’interesse è cresciuto progressivamente: iniziato quasi in sordina e poi è finito con il botto, con le ultime giornate eccezionali. Questo è il nuovo modo per fare formazione: una formazione che deve riguardare gli aspetti scientifici prettamente medici ma deve aprirsi a 360 gradi su quelle che sono problematiche della società».

«Questo – ha concluso Raiola – significa radicarsi sul territorio e vuol dire anche prendere coscienza di nuove problematiche che il medico, in passato, non prendeva in considerazione. La società cambia, e il medico deve stare al passo ed evolversi con la società».

«Abbiamo voluto creare un gruppo di avvocati all’interno dell’associazione Acsa&Ste proprio per studiare l’ambito legale riguardante l’ambiente medico-sanitario. Nell’individuare gli argomenti da trattare, la scelta è ricaduta sulla responsabilità professionale del medico sia dal punto di vista penale che civile proprio perché è un argomento molto dibattuto nell’ultimo periodo», ha spiegato l’avvocato Silvia Raiola.

«Si é registrato, infatti – ha aggiunto – un incremento delle azioni legali: purtroppo quella che era una volta la gratitudine, l’ammirazione verso i progressi della medicina e verso comunque quello che era il lavoro di tutto il personale sanitario, si è quasi trasformato in un desiderio di rivalsa nelle ipotesi di fallimento delle cure. Ci sembrava importante fornire dei suggerimenti al personale sanitario non solo sulle responsabilità che loro ben conoscono».

Ai relatori, quindi, il compito di approfondire aspetti legislativi legati alla legge Balduzzi (ispirata dall’esigenza di contenere la spesa sanitaria e limitare la responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie anche per contrastare il dilagante fenomeno della medicina difensiva) e poi alla legge “Gelli- Bianco” subentrata nel 2017 (che ha introdotto una causa di non punibilità per il medico, la cui condotta imperita abbia causato la morte o lesioni personali del paziente, purché siano state rispettale le linee guida). E quando si parla di responsabilità medica non si può non parlare del consenso informato senza il quale il medico ovviamente non può operare.

«Nella prima giornata di lavori – ha sottolineato l’avvocato Raiola – l’avvocato Francesco Galeota ha ben spiegato cosa è il consenso informato, perché purtroppo spesso i pazienti firmano senza leggere mentre l’avvocato Iannello ha approfondito tutte le novità legate alla legge “Gelli-Bianco”.

L’avvocato Aiello ha parlato invece di quelli che sono i danni della responsabilità sotto il profilo civile. Ad aprire i lavori, l’avvocato Codispoti che ci ha illustrato in generale gli aspetti della responsabilità professionale penale.

«Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere ai medici presenti riguarda prima di tutto la corretta informazione – ha spiegato l’avvocato Danilo Iannello – il continuo ed esponenziale aumento di contenziosi sanitari, è un problema come anche fotografato da studi statistici: aumenta la paura del medico di approcciare il paziente».

«Questo genera una medicina difensiva – ha continuato – che è sicuramente negativa e nefasta per il paziente stesso. Quindi si innesca un meccanismo perverso che crea uno stato di angoscia deleterio, tanto per il sanitario che non ha più la tranquillità necessaria per porre in essere la sua attività”. La corretta informazione, insomma, in materia di responsabilità medica è finalizzata a ricostruire “quell’equilibrio sottile tra il contemperamento delle esigenze di tutela del paziente e delle ragioni del sanitario che quotidianamente svolge la propria attività professionale».

Tra gli aspetti approfonditi quello dei profili di responsabilità penale e civile degli enti di gestione, della struttura sanitaria e del medico in materia di Covid 19.

«La gestione dell’emergenza da parte dei medici è una gestione difficile, quindi i margini di errore sono maggiori ed è per questo che il legislatore lo protegge dalla responsabilità penale limitandola alla sola colpa grave – ha detto l’avvocato Francesco Iacopino –. Per quanto riguarda l’aspetto civilistico dei medici e delle strutture, per loro la possibilità di essere esenti da responsabilità dipende in maniera precauzionale dal grado di conoscenza dei fenomeni che stanno governando. Si stanno approntando linee guida, buone pratiche, e sappiamo che determinati protocolli aiutano a prevenire i rischi di contagio: allora il rispetto effettivo sia delle strutture, attraverso adeguati modelli di organizzazione e adeguati protocolli, sia dei medici diventa uno strumento di esenzione da responsabilità».

Una due giorni di studi e approfondimenti, quella organizzata dal dottore Raiola che come evidenziato dall’avvocato Carlo Petitto nella giornata conclusiva: «Ci ha consentito di soffermarci su un pensiero: dobbiamo passare dalla responsabilità sanitaria a una sanità realmente responsabile, fatta sempre di valutazione corrette, di attenzione nei confronti dell’operato dei medici e del personale sanitario in generale, ricordando che il medico che abbia la possibilità di poter operare con serenità contribuisce concretamente al miglioramento della società».

«Il medico e in genere il personale sanitario – ha concluso – non può continuare a essere un obiettivo o un nemico pubblico, ma è una persona che quotidianamente si occupa di salvare la vita degli altri. Dobbiamo sempre partire da questo». (rcz)

 

 

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