Venerdì in Cittadella si presentano i progetti Arteca, Calabria Teatro e Vacantiandu

Venerdì 26 luglio, in Cittadella regionale, alle 10.30, sarà presentato l’imponente progetto artistico-culturale realizzato dall’Associazione “I Vacantusi” di Lamezia Terme, che mette assieme tre diverse iniziative: Arteca, Vacantiandu e Calabria Teatro.

Si tratta di una serie di eventi che vedrà come protagonisti alcuni tra i talenti più conosciuti e importanti del panorama teatrale, artistico e letterario contemporaneo, ospitando diversi spettacoli di grande qualità, sia di autori classici che di autori emergenti. Un progetto che quest’anno vedrà anche la “partecipazione” del grande maestro Mimmo Rotella, uno dei padri della pop art e tra gli artisti italiani più conosciuti al mondo, grazie al coinvolgimento della Fondazione Rotella.

Alla conferenza stampa prenderanno parte Filippo Mancuso presidente del Consiglio regionale della Calabria, Pietro Falbo presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Paolo Mascaro sindaco di Lamezia Terme, Annalisa Spinelli assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme, Luisa Vaccaro assessore allo sport e allo spettacolo del Comune di Lamezia Terme, Nico Morelli presidente e direttore artistico de I Vacantusi, Nicola Canal presidente della Fondazione Rotella, Luca Ward attore, Domenico Dara scrittore e Francesco Cefalà amministratore Beat Group. La conferenza stampa sarà moderata da Emanuela Stella. (rcz)

CATANZARO – Giovedì l’iniziativa “Bandiera Blu: Al mare in sicurezza”

Giovedì 25 luglio, a Catanzaro, alle 17, sul Lungomare di Giovino, si terrà l’iniziativa Bandiera Blu: Al mare in sicurezza, promosso dall’Amministrazione comunale in sinergia con le Istituzioni, Enti e le Associazioni che si occupano di mare e salute in occasione della Giornata Mondiale della prevenzione dell’annegamento.

Il lungomare di Giovino, dunque, sarà al centro di un momento dedicato alla prevenzione e all’informazione sul tema del salvamento  per favorire una maggiore consapevolezza da parte della comunità sul modo di vivere e fruire la risorsa mare. Un obiettivo, questo, fortemente sostenuto dalla FEE Italia e che vedrà unite tutte le 236 città Bandiera Blu impegnate a dedicare una giornata sulla prevenzione degli annegamenti, in contemporanea sulle loro spiagge.

Sul Lungomare, dunque, saranno presenti gli stand per incontrare i cittadini, mentre alle 18, nella spiaggia antistante il Coco Beach e, simultaneamente, su tutti gli stabilimenti balneari, saranno effettuate delle dimostrazioni pratiche su cosa fare in caso di annegamento e sulle manovre di primo soccorso.

«Vivere il mare all’insegna non solo del divertimento, ma soprattutto della sicurezza, è una priorità che la FEE ha messo al centro del programma Bandiera Blu e che Catanzaro intende veicolare e valorizzare attraverso le realtà del territorio impegnate a garantire un ambiente sicuro per tutti i bagnanti», ha affermato la vicesindaca Giusy Iemma, a margine di una riunione operativa tenutasi a Palazzo de Nobili in preparazione dell’evento.

»Una corretta informazione e sensibilizzazione sul rischio annegamento – ha sottolineato – è fondamentale per prevenire gli incidenti in acqua e fare in modo che tutti i cittadini si facciano promotori, a loro volta, della cultura della sicurezza. Un messaggio che vogliamo rivolgere, in particolare, ai più giovani affinché siano in prima linea sul fronte della consapevolezza dei pericoli in spiaggia, oltre che su quello della tutela ambientale».

«In occasione di questa Giornata – ha concluso – alla cui organizzazione hanno collaborato anche gli assessorati alla Sicurezza e all’Ambiente e Protezione Civile, voglio ringraziare sentitamente gli enti, le forze dell’ordine, tutte le associazioni, gli stabilimenti balneari che hanno condiviso il senso di responsabilità e unito le forze per un impegno comune». (rcz)

Enrico Franceschini a Catanzaro con “La mossa giusta”

di ELISA CHIRIANOScrivere un romanzo sulla vita di Ossip Bernstein (ebreo ucraino nato nel 1882, avvocato d’affari e tra i dieci più grandi giocatori di scacchi al mondo), colmando con la fantasia narrativa tanti vuoti biografici, e scoprire che in realtà i romanzi sono due, alla maniera di Fuga senza fine di Joseph Roth: questo (e molto di più) ha fatto abilmente Enrico Franceschini con La mossa giusta, edito da Baldini + Castoldi. Leggere questo romanzo significa immergersi in apnea nel tempo e nello spazio, attraversando il Novecento, dall’Ucraina del 1882 alla Francia del 1962, tra guerre e dittature. Significa riappropriarsi del tempo lento della lettura, attraverso soste e pause di riflessione, per comprendere meglio esplorando nuovi sentieri. Ossip Bernstein tre volte ha costruito la sua fortuna e tre volte l’ha persa, complici il comunismo con la Rivoluzione in Russia del 1917, poi il capitalismo con il crollo della borsa di Wall Street nel 1929, quindi il nazismo con l’invasione di Parigi nel 1940.  È stato un ebreo errante, vittima di persecuzioni e antisemitismo, inseguito prima dai russi, poi dai tedeschi, ma sempre pronto a ripartire. Ossip giocava a scacchi e lo fece anche nel momento in cui fu gioco la sua vita, perché «La verità, se ce n’è una, è che si sopravvive a tutto. Vivi finché sei vivo e dopo non ci sei più: tutto qui. Non è questo che insegnano laicamente gli scacchi? Terminata una partita, i pezzi vengono rimessi a posto e ne comincia un’altra».

Il gioco degli scacchi insegna che bisogna andare incontro alle sfide della vita, proprio mentre sembra che la vita vada contro, consapevoli che non si possa tornare indietro. E così la pedina nera si piazza davanti alla regina, sperando che sia la mossa giusta.

Mercoledì 17 luglio, alle ore 18:30, la libreria Ubik di Catanzaro ha accolto il giornalista- scrittore e saggista Enrico Franceschini. In dialogo con lui anche Emanuela Gemelli (giornalista Rai), l’avvocato-scrittore Luigi Combariati e il libraio Nunzio Belcaro. Un incontro reso fecondo da uno strano incrocio di coincidenze, tra biografia e autobiografia, lungo i crocicchi della Storia e sullo scacchiere di una vita errante, a volte in cerca e a volte in fuga. Una chiamata all’esserci attraverso connessioni, incidenze, avvenimenti ed eventi che accadono, creando sinergie e legami spazio-temporali tra Storia, lettura e letteratura.

Franceschini ha tracciato i momenti salienti de La mossa giusta e al contempo ha ricordato alcune tappe fondamentali del proprio percorso di giornalista, corrispondente del quotidiano “La Repubblica” nelle sedi di Londra, New York, Washington, Mosca e Gerusalemme. Sempre in viaggio tra tre continenti, cinque capitali e venti traslochi.

«Avere mescolato verità e fantasia – sottolinea l’autore – mi è servito paradossalmente per rendere la storia più vera. Dostoevskij diceva che la verità è sempre inverosimile e per renderla più verosimile bisogna mescolarla con un po’ di menzogna. Tutto è iniziato da un tweet di un amico, che mi consigliava di esplorare la vita del grande giocatore di scacchi».

E poi la ricerca di qualche documento, le poche notizie raccolte, le molteplici letture a tema (come “L’Idiota” di Dostoevskij, “La variante di Luneburg” di Paolo Maurensig e “La novella degli scacchi di Stefan Zweig, “I tre moschettieri” di Alexander Dumas), la visione di film o serie tv (come “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman e “La regina degli scacchi”), la conversazione con l’allenatore di  Boris Spasskij (campione del mondo russo, nella sfida per il titolo contro l’americano Bobby Fisher), l’intervista a Garry Kasparov (ebreo armeno di origine sovietica, più longevo campione del mondo di scacchi di tutti i tempi), l’epica finale di scacchi, seguita a Londra, tra il campione norvegese Magnus Carlsen e lo sfidante italoamericano Fabiano Caruana, e ancora i fatti di cronaca (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e poi la guerra a Gaza)… tutto converge nella definizione del momento giusto per scrivere La mossa giusta, per raccontare la storia di un ucraino del Novecento, per capire meglio l’Ucraina di oggi e anche la condizione ebraica in Europa tra fine Ottocento e inizio Novecento. Un libro intriso di Storia e di Letteratura, che invita il lettore a sostare più volte, mentre il narratore percorre la vita indagando l’esistenza. 

«Se fosse vissuto ai nostri tempi – chiede Emanuela Gemelli – dove si troverebbe ora Bernstein?».

«Difficile saperlo, ma non immaginarlo – risponde Franceschini – probabilmente nello Stato di Israele o forse nella sua Ucraina» Di certo nella sua vita vera Ossip si trovò sempre nel posto giusto al momento giusto o, meglio, nel posto sbagliato al momento sbagliato. 

 Il romanzo, secondo Luigi Combariati, «offre molteplici spunti di riflessione, anche dal punto di vista stilistico. È un’opera sostanzialmente diversa da quella scanzonata della trilogia. È suddivisa in tre sezioni, come le fasi di una partita di scacchi: apertura, mediogioco, finale, scacco matto e zugzwang (nel gioco degli scacchi è un termine internazionale usato per indicare il fatto di dover muovere quando ciò costituisca uno svantaggio per il giocatore, in quanto ogni mossa di cui dispone altera la sua posizione in favore dell’avversario)».

La narrazione conquista sin dall’incipit. Nel 1918, mentre infuria la guerra civile russa tra rossi e bianchi, espropriato dalla Rivoluzione di Lenin di tutti i suoi beni a Mosca con l’accusa di essere al servizio dei capitalisti, Ossip fugge a Odessa, sul mar Nero, insieme con moglie e figli, nella speranza di imbarcarsi per l’Europa. Arrestato dai bolscevichi, condannato a morte e messo in piedi contro un muro davanti al plotone di esecuzione, vede un barlume di speranza. All’ultimo istante, un ufficiale legge il suo nome nell’elenco dei condannati e domanda se sia per caso il famoso giocatore di scacchi. Ossip risponde di sì. L’ufficiale non gli crede. «Gioco a scacchi pure io», gli dice. «Facciamo così: giocheremo una partita. Se vinci, significa che hai detto la verità e ti lasceremo andare. Se perdi vuol dire che menti e sarai fucilato». Leggere La mossa giusta significa incontrare Marc Chagall, Ernest Hemingway, Stalin, Krusciov e anche Anastas Mikoyan (armeno sovietico), l’unico rimasto al vertice del Cremlino con ben quattro segretari generali del Pcus, l’avversario di Ossip Bernstein nella partita a scacchi con la vita in palio, colui che da allora aspetterà sempre l’occasione di una rivincita.

«La vita somiglia al gioco degli scacchi, in cui basta una mossa falsa a farci perdere la partita», affermava Sigmund Freud, lui stesso appassionato scacchista «con l’aggravante che, nella vita, non sempre possiamo contare sulla possibilità di una rivincita». Eppure «non sempre» non vuol dire «mai». (ec)

CATANZARO – Mercoledì si presenta l’Expo Fata 2024

Mercoledì, a Catanzaro, alle 12, nella sede della Camera di Commercio di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, sarà presentata la seconda edizione dell’Expo Fata – Fare Agricoltura, Turismo e Ambiente, l’esposizione dedicata alla presentazione di mezzi, attrezzature e prodotti per gli operatori dell’agricoltura, organizzata dalla Fondazione “Eugenio Mancuso” in collaborazione con la Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia e in programma il 5 e 6 ottobre al Mercato agroalimentare della Calabria – Comalca.

La conferenza stampa conterà sulla presenza istituzionale del presidente dell’ente camerale Pietro Falbo, del sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, del presidente della Provincia Amedeo Mormile, del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, dell’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo, dell’assessore all’Ambiente e al Turismo Giovanni Calabrese e del sindaco di Taverna Sebastiano Tarantino. 

A relazionare sull’organizzazione dell’expo ci saranno il presidente di Comalca Daniele Maria Ciranni e il presidente della Fondazione “Eugenio Mancuso”, Francesco Granato, organizzatore dell’evento. Presenti, inoltre, i rappresentanti delle associazioni delle categorie agricole Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

 

A Catanzaro una giornata di studio su Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita

Si è parlato della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita, nel giorno della Giornata di studio organizzata dalla sede regionale Calabria dell’Aias – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza e svoltasi in Cittadella regionale.

All’evento, patrocinato dalla Regione Calabria, che è stato moderato dall’Ing. Riccardo Ambrosio, coordinatore della Sede regionale Aias Calabria, hanno portato i saluti la dott.ssa Teresa Citraro, direttore Regionale Calabria Inail, l’iIng. Giuseppe Bennardo, dirigente Superiore, Comandante Provinciale di Catanzaro e Dirigente Vicario della Direzione Regionale Calabria VVF, il dott. Michelangelo Iannone, Commissario Straordinario Arpacal, il dott. Giuseppe Caputo e l’ing. Paolo Blandino, rispettivamente presidente e direttore dell’Ente Edile Formazione e Sicurezza CZ-KR-VV, il dott. Michele Mamone, Presidente della Cassa Edile CZ-KR-VV.

Successivamente sono intervenute la dott.ssa Rosella Di Benedetto, coordinatrice Regionale Ctss Inail, su “Le novità tecniche alle iniziative prevenzionali dell’Inail” e la dott.ssa Annarita Carnuccio, Direttore dell’Ispettorato territoriale del lavoro Catanzaro – Crotone, che ha intrattenuto gli intervenuti sulla nuove disposizioni in merito al sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi nei cantieri tramite crediti, la c.d. “patente a crediti”.

Le relazioni sono state avviate dall’ing. Maria Paluccio, funzionario Tecnico VD direzione regionale Calabria VVF, con “Prevenzione Incendi nei Luoghi di Lavoro, Decreti concernenti le attività di formazione, gestione della sicurezza, controllo e manutenzione degli impianti e valutazione dei rischi”, a cui hanno fatto seguito il dott. Giuseppe Gatto, del Spp Asp Catanzaro – Membro Consiglio Direttivo Ordine TSRM e PSTRP di CZ KR VV, con “La valutazione del rischio chimico nei luoghi di lavoro: recenti acquisizioni”, il dott. Alessandro Bisbano, epidemiologo, medico competente Asp Crotone, con  “Il Medico Competente: un capro espiatorio predestinato”,  il dott. Vincenzo Pignatari, direttore U.O.C. di Prevenzione e Protezione Ambientale dell’ A.O. “Annunziata – Mariano Santo S. Barbara” CS, con “Analisi e approfondimento sulle cause di “idoneità con limitazioni” presenti in un azienda sanitaria. Esperienza dell’A.O. di Cosenza” e il dott. Enrico Ciaccio e la dott.ssa Rosa Mauro, dell’Ufficio del Medico Competente ASP Catanzaro, con “Le richieste incongrue al Medico Competente. Gestione delle Idoneità Difficili”.

Alla ripresa dei lavori successivi alla pausa pranzo si sono alternati il dott. Maurizio Diano, Ricercatore Inail, dell’Unità operativa territoriale di certificazione, verifica e ricerca di Catanzaro con “La percezione del rischio da parte degli operatori sanitari che utilizzano apparati laser”, l’ing. Riccardo Ambrosio, coordinatore della Sede regionale Aias Calabria con “Il Repertorio nazionale degli organismi paritetici in attuazione dell’articolo 51, comma 1-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”, l’ing. Roberto Longo, direttore Unità operativa territoriale di certificazione, verifica e ricerca di Catanzaro – Inail con “La strage infinita: ribaltamento dei trattori e strategie messe in atto per ridurre gli incidenti”, la Dott.ssa Stefania Vivaldi, Rspp della Struttura Territoriale Calabria Anas con “Le responsabilità condivise Lavoratore/Preposto ex D.Lgs. 81/08 e ss. mm. ii. e l’obbligo di vigilanza del datore di lavoro sul comportamento del preposto (Cassazione Penale sez. 4, 10 giugno 2024 n. 23049)”, gli Ingg. Quintino Jirillo e Roberto Giampà dell’Unae Calabria con “La Cei 11-27 e le 5 regole d’oro” ed infine l’Ing. Salvatore Coppola del Servizio Verifiche Impiantistiche Dipartimento provinciale Arpacal di Catanzaro con “Impianto elettrico in luoghi con pericolo di esplosione: gestione del rischio e adempimenti”. (rcz)

CATANZARO – Al via il progetto “Emozioni” contro violenza assistita sui minori

Si intitola Emozioni il nuovo progetto realizzato dal Centro Antiviolenza “Mondo Rosa” del Centro Calabrese di Solidarietà Ets, che mira a supportare i minori vittime di maltrattamenti, in particolare di violenza assistita, migliorandone le condizioni di vita e implementando il sostegno attraverso la realizzazione di uno spazio ludico-creativo.

Questo spazio sarà funzionale ai progetti già attuati all’interno di “Mondo Rosa” e prevederà attività di animazione organizzate dall’Associazione Bibbidi Bobbidi Boo – Il Sogno diventa Realtà. L’obiettivo è creare momenti di conforto e svago per incentivare la voglia di giocare, ridere e pensare.

Il progetto includerà anche un laboratorio delle fiabe/favole con l’uso di burattini, centrato su tematiche precise. Questo laboratorio avrà lo scopo di aiutare i bambini a riconoscere e affrontare il proprio vissuto, delineando vie per il superamento della paura, aggressività e tristezza.

Finanziato dalla Regione Calabria con le risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, annualità 2022, il progetto vuole promuovere la mission della Casa Rifugio, potenziando i servizi integrati di accoglienza, presa in carico e sostegno psicologico, con l’obiettivo di garantire il diritto di riconoscersi, di stare bene e di migliorarsi.

“Emozioni” si focalizza proprio sui bambini e le bambine che assistono a episodi di violenza domestica. Le ricerche dimostrano che per interrompere la catena della violenza intra-familiare, non basta proteggere le vittime adulte: è fondamentale lavorare anche con i figli esposti a tali violenze per modificare i loro modelli operativi interiorizzati.

Il progetto prevede un approccio integrato che coinvolge sia il genitore vittima sia il bambino, al fine di generare un effetto a lungo termine nella società e contribuire alla costruzione di buone relazioni. La maggior parte delle donne maltrattate sono madri che subiscono violenze sotto gli occhi dei propri figli, rendendo necessario un intervento precoce e mirato.

Il concetto di “protezione” assume un significato totale: esso presuppone la presenza di una rete di organizzazioni e professioniste impegnati nella difesa della donna e dei suoi bambini, ma anche l’adeguatezza di un ambiente fisico salubre, curato, quanto più adeguato a garantire l’accoglienza.

La riqualificazione degli spazi di “Mondo Rosa”, vissuti quotidianamente dalle donne vittime di violenza, previste dal progetto “Emozioni” assume una valenza fondamentale: una casa nuovamente bella, sicura, all’interno della quale le donne possano ritrovare sé stesse, lontane dalle paure del passato, reimparando l’amore per sé stesse e per il luogo in cui vivono. (rcz)

CATANZARO – Il consigliere Celia: Nuovi servizi estivi passo importante per mobilità e turismo

Il consigliere comunale di Catanzaro, Fabio Celia, ha evidenziato come «l’introduzione dei nuovi servizi estivi, Circolare Mare e Trenino del Mare, che rappresentano un significativo miglioramento della mobilità e dell’esperienza turistica nel quartiere marinaro».

Questa iniziativa, frutto della collaborazione tra AMC e Comune, si propone di rispondere alle esigenze di residenti e turisti, offrendo soluzioni di trasporto efficienti, comode e sostenibili lungo il litorale. Dal 15 luglio al 31 agosto, tutti i giorni, inclusi i festivi, saranno operativi i seguenti servizi: Circolare Mare: una linea sperimentale che percorre tutto il lungomare con fermate strategiche in Area Teti, Via Lungomare S. Pugliese, Via Nicea, Via T. Gullì, Giovino e Via G. Toraldo. Questo servizio è pensato per facilitare gli spostamenti lungo la costa, rendendo più accessibili le nostre bellissime spiagge e i punti di interesse.

Trenino del Mare: un servizio turistico che parte dall’area Teti con fermate in Via del Progresso, Piazza Garibaldi, Via Fiume e Giovino. Questo trenino offre un’esperienza unica, permettendo ai turisti di scoprire le meraviglie del nostro territorio in maniera piacevole e rilassante.

«Questi nuovi servizi che dimostrano l’impegno del Comune di Catanzaro nel migliorare la qualità della vita dei cittadini e nell’accogliere al meglio i turisti. Il Circolare Mare e il Trenino del Mare non solo facilitano gli spostamenti, ma speriamo possano contribuire anche a rilanciare il turismo e l’economia locale», ha proseguito il consigliere comunale Celia, sottolineando come «l’obiettivo è quello di potenziare l’offerta di trasporto pubblico estivo, promuovendo una mobilità più sostenibile e integrata».
«Questi servizi – ha concluso – rappresentano un’importante opportunità per valorizzare il nostro quartiere marinaro e renderlo ancora più attrattivo e accessibile». (rcz)

L’OPINIONE / Franco Cimino: Catanzaro, la città bella soffre. Il vescovo l’aiuti

di FRANCO CIMINO – Due anni fa, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale e della carica di Sindaco, mi sono posto, per porla di rimando, la domanda su cosa, tra le altre tante, cosa avesse bisogno Catanzaro. La nostra Città ha tutto, mi sono risposto. Ha la Bellezza tra le più attrattive. Una Bellezza bella, perché vera. Chi mi conosce sa della mia ricorrente definizione: è la più bella città del mondo. Ironia tanta e qualche indispettita reazione, hanno accompagnato questo mio dire a mantra. “Ma sì scemu o pacciu, Cimì?”, in estrema sintesi. Eh sì, perché solo uno scemo potrebbe dirlo. Ovvero, un fuori di testa, che ha l’insolazione anche d’inverno. Chi dice “è bella, però l’hanno rovinata”. Chi più duramente: “no, invece, è proprio brutta”.

Sono, quest’ultimi gli estranei al luogo, o perché forestieri o perché l’hanno da tempo abbandonato con quel sentimento negativo. E, invece, io nuovamente lo affermo: “Catanzaro è la Città più bella del mondo”. E ne spiego le sue ragioni di fondo. Catanzaro è Città del mare e dei monti. Insieme, lo è. Per l’eguale importanza della due ricchezze, lo è. Anche se il mare, il mio mare, di ricchezze aggiuntive ne ha tante da “annegarsi lui stesso”. I nostri monti sono quelli della piccola Sila, non i tre colli su cui Catanzaro è sorta, adagiandovisi, pur se noi abbiamo caricato sopra quelle brevi alture un milione di metri cubi di cemento. Il nostro mare è quello nel quale tutta intera la Città si tuffa. E con gli occhi lo accarezza, potendosi essi stessi affacciare dai cento terrazzi naturali. Pur dal loro punto più alto, lo sguardo sulla magnifica distesa di un celeste continuamente cangiante, è straordinario.

Il nostro mare si muove con dolcezza e “imperio” su quel tratto di costa cui si portano i paesi dell’antichità più classica, anche essi bellissimi, Borgia e Squillace, soprattutto. Questa articolata caratteristica fa immaginare che vi sia, per merito del mare e di quei monti e della storia che li attraversa, una nuova grande Città. Ricca e dotata di tutto, arte, cultura, religiosità, tradizioni, paesaggi. E territorio ancora inviolato accanto all’altro da salvare razionalizzando i nuovi interventi secondo una moderna architettura urbanistica. E una nuova filosofia della Città. Questa nuova realtà si potrebbe formare unendo, senza invasioni e senza accorpamenti innaturali, tutto quel ben di Dio che si muove da Borgia-Squillace, salendo da Catanzaro fino a Taverna. Avrei anche il nome già bell’e pronto: Catanzaro, la Città delle due M, Magna Graecia e Mattia Preti.

In questa nostra attuale bellezza, c’è che pochi luoghi al mondo hanno i monti leggeri e il mare profondo a distanza di soli venti minuti. E quella di un solo abbraccio. Pochi luoghi al mondo consentono a chiunque, dai bambini agli anziani, ai residenti e ai villeggianti, di poter stare al mare del lungo caldo mattino e vivere al fresco del lungo pomeriggio e della interminabile sera del Centro Storico e della Sila, passando da Pontegrande e le due piccole Sant’Elia, per non dire della Pineta di Siano. Basterebbe solo questo per testimoniare della nostra Bellezza. E della possibile ricchezza da essa producibile. Potrei dire molto di più. Della ricchezza del mare, anche. E lungamente. Potrei dire della bellezza, forse un po’ “messicana”, della sua gente. Tutta quella che abita quel vasto territorio.

Ma mi fermo qui. È tutto oro quel che c’è nelle mie parole?Il quadro così dipinto è reale? È perfetto? Assolutamente no! Catanzaro ha tanti problemi. I più sono gravi. Ha molte brutture, le più sono pesanti. Ha tanti graffi sulla pelle. Molti sono ferite. Quelli sul suo volto, autentici sfregi. Ha numerose contraddizioni, specialmente sociali. Alcune rappresentano il massimo dell’ingiustizia. Talune, il limite estremo ben oltre la legalità, di cui si discetta con ritualità scenica. Potrei agevolmente dire che tutte le località, piccole grandi, ce l’hanno. Ma i nostri sono più gravi. E inquietanti. Più pericolosi che altrove. Li abbiamo creati tutti noi, nella nostra insipienza e irresponsabilità. Noi, nessuno escluso, li stiamo facendo aggravare e crescere, con la nostra pigrizia e il cattivo spirito di rassegnazione. Di tutti questi problemi ho lungamente innumerevoli volte detto, denunciandoli con rigore. Oggi me, e ve, li risparmio.

Ciò che mi preme sottolineare è la risposta chiara alla domanda iniziale. A Catanzaro per essere degna della sua grande bellezza, trasformando i suoi problemi in occasione di sviluppo, ha bisogno della Politica. Ci eravamo ripromessi due anni fatti, tutti, di cambiare quella dominante per un paio di decenni almeno, in cui all’ignoranza e alla rozzezza culturale, all’assenza di ideali e idealità, di partiti e movimenti, si erano aggiunti l’egoismo sfrenato, il disamore per la Città, l’assoluta mancanza di senso delle istituzioni.

Le aule del Consiglio Comunale quasi sempre vuote per la discussione dei problemi, quasi sempre piene per la rissa sugli interessi personali interni e di gruppi di potere esterni, rappresentavano la spia luminosa di un degrado mai visto prima. E da noi. Poche volte, altrove. In questi due anni la situazione non è cambiata e quella Politica con la maiuscola ha perso persino il suo più lontano significato. Dalla campagna elettorale è uscito non il voto spaccato in due, falso problema, non un sindaco azzoppato, falso problema, non due maggioranze contrapposte, falso problema, non due proposte inconciliabili, falso problema, non partiti ferocemente antagonisti, falso problema.

Da quella brutta campagna elettorale é venuta crescendo una guerra fratricida tra gruppi sempre più piccoli e persone sempre più incattivite. È venuta affermandosi una cultura di tipo personalistico in cui le istituzioni non hanno neppure la denominazione più generica. Un’idea dell’interesse che non oltrepasso lo spazio del proprio cortile. Una vista sulla città che non supera il metro quadro di pavimento sul quale attacchiamo i nostri occhi. È venuta imponendosi una concezione del potere sempre più cinica e ingannatrice intorno alla quale imperversano i mali peggiori: arrivismo, opportunismo, trasformismo e la compravendita di consensi molto transitori per la formazione di una sempre più posticcia maggioranza numerica. In questo drammatico contesto Catanzaro non può andare avanti. Occorre un immediato giro di boa. Un cambio radicale di intenti e comportamenti. Da soli non ce la facciamo più. Questa politica piccola da sola non ce la può fare.

Occorrerebbe un miracolo. Quello del nostro Santo patrono, con il quale non si è ancora realizzato quello stretto appassionato rapporto che ovunque si realizza tra la gente, non solo i fedeli, e il santo, cui formalmente il luogo è affidato. Probabilmente San Vitaliano è giustamente troppo arrabbiato con noi, per le tante volte in cui ci avrebbe aiutato senza che neppure ce ne fossimo accorti. Però, un aiuto alla sua Chiesa possiamo chiederlo. È il nostro Vescovo che ce lo può offrire, attraverso la Sua parola severa, ammonitrice, che oggi può dire a tutti perché si migliori, ciascuno nel proprio spazio. Non ci assolva pubblicamente dal peccato più imperdonabile, il danno alla Comunità, la ferita al territorio, l’abbandono di quanti si trovano nel più grave bisogno. L’offesa alle istituzioni, la chiesa laica della Democrazia. Non ci assolva per le divisioni feroci della politica.

Per lo spettacolo misero che essa diseducativamente offre ai giovani, allontanandoli vieppiù dall’impegno verso la comunità e i suoi spazi vitali. Il nostro Vescovo, personalità alta e credibile, uomo dalla parola nutrita, ci rivolga la pressante richiesta di unire la Città. Unirla nel Consiglio Comunale. Unirla nell’impegno dei cittadini verso di essa. Unirla nel rapporto ferreo tra cittadini e istituzioni. Tra istituzioni e Politica. Tra Politica ed etica. Tra etica e ideali. Tra ideali e idee. Tra idee e progetti. Catanzaro sia viva, oltre che bella! (fc)

CATANZARO – Giovedì si presenta il Magna Graecia Film Festival

Giovedì 18 luglio, a Catanzaro, alle 11, nella Sal Concerti di Palazzo De Nobili, sarà presentata la 21esima edizione del Magna Graecia Film Festival, in programma dal 27 luglio al 4 agosto a Catanzaro.

Interverranno il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, il fondatore e direttore artistico della kermesse Gianvito Casadonte, il commissario straordinario della Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande, la vicepresidente nazionale della Lilt-Lega italiana per la lotta ai tumori, Concetta Stanizzi.

Per l’occasione – oltre al cartellone degli eventi e al ricco parterre di ospiti nazionali ed internazionali – verranno anche illustrate la nuova partnership con l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro e l’Ufficio Scolastico Regionale e la speciale iniziativa realizzata con Poste Italiane per il Festival. (rcz)

A Catanzaro un evento interamente dedicato a Mario La Cava

di ELISA CHIRIANOForse anche le fotografie, che Mario La Cava scattò nel corso del suo viaggio in Israele nel 1961, potranno, prima o poi, essere esposte nello Spazio Coriolano Paparazzo – Cine Sud: è questo l’auspicio di Francesco Mazza, che a Catanzaro, su Corso Mazzini, ha realizzato con il suo staff un suggestivo luogo di incontri e confronti d’autore.

Proprio qui, lo scorso giovedì 4 luglio, tra la mostra “Fotografie dell’umano”, l’incantevole volto di Nega ritratta da Nino Bartuccio e il dramma dei migranti raccontato da “Popoli in movimento” di Francesco Malavolta, si è svolto un evento interamente dedicato a Mario La Cava. Uomo leale e generoso, viaggiatore instancabile, animato da un’eccezionale passione per la lettura e per la letteratura, con la quale instaurò un rapporto diretto senza filtri o mediazioni.

Scrittore colto, che prese la lezione dei classici e la elaborò in maniera del tutto originale, rifiutando ogni tipo di poetica precostituita e orientandosi verso un personalissimo stile narrativo, alimentato anche dalla letteratura francese, russa e italiana dell’Ottocento e del Novecento. Incarnò il modello dell’intellettuale autonomo, indipendente, atipico, ben distante da luoghi comuni.  Il suo stile narrativo, sobrio, misurato, disadorno, attento alla sua gente, ma anche proiettato oltre i confini regionali, non è stato ancora pienamente compreso da certa critica, che ha tentato di storicizzarlo, facendolo entrare in questa o quella corrente letteraria.

Di Mario La Cava si è discusso in occasione del terzo “giovedì letterario” voluto, organizzato e moderato da Francesco Mazza, in dialogo con due critici e ben noti studiosi di letterature europee, Milly Curcio e Luigi Tassoni, fra l’altro legati allo scrittore di Bovalino da grande amicizia. Significativa la presenza in sala anche di Grazia e Rocco La Cava (figli dello scrittore), oltre a Domenico Calabria, presidente del Caffè letterario Mario La Cava di Bovalino.

Un pomeriggio dedicato alla riscoperta di un autore che sapeva guardare dentro e oltre, che ebbe, fra l’altro, una fitta corrispondenza epistolare con Leonardo Sciascia (notissima l’edizione curata proprio da Curcio e Tassoni), e che nel 1961 a proprie spese e con l’accredito della sede lucana del “Corriere del Mezzogiorno”, si recò a Gerusalemme per assistere alle fasi finali del processo a Adolf Eichmann (nella stessa sala stampa c’era anche il filosofo Hannah Arendt).

Viaggio in Israele, pubblicato per la prima volta nel 1967 da Edizioni Fazzi, e che La Cava definì “libretto”, in realtà è un testo di sorprendente attualità, unico nel suo genere, proprio perché non può essere ascrivibile a nessuna classificazione specifica. Tuttavia, come annotò con rammarico lo stesso autore, non godette di buona fortuna e passò pressoché ignorato sia dai lettori che dalla critica letteraria. L’ultima edizione, curata da Milly Curcio, con un saggio di Luigi Tassoni, è stata pubblicata nel 2011 da Edicampus, nella collana dell’Università di Roma Tor Vergata. Si tratta di un prezioso libro, ormai introvabile, e pertanto è indispensabile pensare a una nuova edizione, magari arricchita da ulteriore materiale documentario, come ad esempio la corrispondenza che legò Mario La Cava a cittadini israeliani al suo rientro in Calabria.

«È un romanzo sul bene e sul male, ma anche qualcosa d’altro –  sottolinea Milly Curcio – un unicum dal punto di vista stilistico e letterario (il protagonista, l’autore e l’io narrante, ad esempio, coincidono nella stessa persona). Erroneamente questo libro è stato presentato come un romanzo-inchiesta, un romanzo-storico, un reportage, un quaderno di viaggio, ma non è niente di tutto ciò».

Di pregio sono le dodici pagine centrali in cui La Cava descrive Eichmann, il suo aspetto, quegli occhi che «nemmeno per un momento si prestarono ad essere guardati”, “le labbra di chi non aveva mai sorriso ad alcuno». «È un libro che va letto anche facendo attenzione a tre livelli strutturali e formali che si integrano senza sovrapporsi, consiglia da semiologo Luigi Tassoni, confrontandolo con le diverse posizioni di Bellow e di Kertész. Il primo livello è dato dall’occasione del processo ad Eichmann; il secondo è costituito dal viaggio in sé, che diventa anche imprevedibile e avventuroso; il terzo caratterizza una sorta di viaggio nel viaggio, che La Cava compie tra la gente e le case di ebrei e musulmani, a scoprire, con il piglio del giornalista, ma anche del narratore, gli aspetti peculiari di una società così simile a quella del Sud d’Italia.

«Viaggio in Israele è un vero gioiello – prosegue Tassoni – anche e soprattutto se confrontato con opere scritte nello stesso decennio e sullo stesso tema, come ad esempio “Gerusalemme: andata e ritorno” del Nobel per la Letteratura 1976 Saul Bellow». L’intento che guida però i due autori è diverso: La Cava vuole conoscere la quotidianità di quella gente di Israele. Bellow cerca tipi umani che rispondano alla sua domanda “chi è un ebreo e cosa è – o non è – l’ebraismo?”

Il ricco epistolario Lettere dal centro del mondo 1951-1988” (Rubbettino, 2012), curato da Milly Curcio e Luigi Tassoni, è un essenziale punto di riferimento per il lettore o lo studioso che oggi voglia accostarsi alla riscoperta di due grandi narratori del Novecento. È la fitta corrispondenza (che si legge quasi come un romanzo) tra Mario La Cava e Leonardo Sciascia, e rivela i retroscena privati, le difficoltà, persino il freddo e la solitudine, che dànno origine alle opere di due maestri del romanzo e del racconto europeo. Molte sono le somiglianze tra il più giovane scrittore siciliano e l’amico maestro calabrese sin dagli esordi. Racalmuto e Bovalino: la provincia diventa centro del mondo, grazie agli occhi aperti di scrittori, che sapevano guardare al mondo, al di là di angusti confini regionali.

Ne dànno prova i venticinque Racconti di Bovalino, pubblicati da Rubbettino nel 2008, con una prefazione di Luigi Tassoni e postfazione di Milly Curcio, in un linguaggio nitidamente classico e semplicemente moderno, che ci offrono un microcosmo di fortune e sfortune, di grazia e disgrazie, amori e disamori, aspirazioni, disdette e sogni, appartenenti a una memoria comune e alla radice della nostra storia di oggi.  Il fascino della narrazione di La Cava è in quel tempo sospeso che tuttavia conserva il pregio dell’attualità. «Le cose di La Cava costituivano per me esempio e modello del come scrivere: della semplicità, essenzialità e rapidità a cui aspiravo» – scriverà Leonardo Sciascia nel 1987.

L’incontro di Catanzaro si è concluso con la lettura di alcuni brani estratti dalle opere di La Cava (riportati anche nel volume Terzo Regno. Parole come pietre e luci. Scrittori calabresi, pubblicato nella collana editoriale Cine Sud, a cura di Francesco Mazza), con un intervento del Presidente del Caffè Letterario di Bovalino, Domenico Calabria, e del prof. Franco Cimino.

Forte commozione ha suscitato tra i presenti anche la proiezione di un estratto di “Mario La Cava. L’arte della semplicità”, film-documentario girato nel 1985 con la regia di Mario Foglietti e con testo di Luigi Tassoni, che, come i film-documentari realizzati con la regia di Francesco Mazza, offre una testimonianza diretta e utile ai giovani lettori sugli scrittori calabresi.