È con lo spettacolo “Mine vaganti” con la regia di Ferzan Ozpetekche si apre la nuova stagione del Teatro Politeama di Catanzaro.
Dal cinema al palco, lo spettacolo, inserito nella rassegna Musica & Cinema, è realizzato da Nuovo Teatro, diretta da Marco Balsamo, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e vedrà salire sul palco una squadra di attori di assoluto livello capitanata da Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erik Tonelli, Carmine Recano e Simona Marchini.
Una commedia vorticosa ed ironica, che tra dialoghi incalzanti e interazioni con il pubblico in sala, riesce a raccontare la nostra resistenza al cambiamento e a mettere a nudo quelle convenzioni che troppo spesso ci condizionano. Una prospettiva che si realizza con un cast corale e una progressione drammaturgica che ha il sapore di una favola dolce-amara, che fa riflettere con leggerezza e affronta il tabù della vergogna sociale della famiglia del Sud in cui tutto è plasticamente immobile. L’impianto scelto da Ozpetek lascia intatto lo spirito della pellicola premiata con 2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento e 4 Globi d’Oro.
«Ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico – racconta il regista –. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento».
«L’ambientazione pure cambia – ha continuato –. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo». «Rimane la famiglia Cantone – ha detto ancora – proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità».
«Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole, il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito – ha concluso Ozpetek – ho tratto spunto da personali esperienze, la piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce». (rcz)