Ha sempre interpretato la sua missione di medico al servizio della polis e della collettività, in qualsiasi forma, soprattutto di chi è più fragile e versa in stato di bisogno. E nel farne un credo personale e professionale non si è mai tirato indietro quando si è trattato di mettere al servizio di intere comunità sofferenti le proprie capacità e le innegabili qualità umane, in tutte quelle circostanze nelle quali il dovere lo ha condotto nei fronti caldi di Nassiriya, Misurata o nei Balcani.
La parabola umana e professionale del Colonnello medico Stefano Astorino, Capo dell’Unità Operativa del Policlinico militare del Celio di Roma, è piena di questi esempi, al servizio del prossimo. Originario di Longobucco, ma nato a Cosenza, il 15 giugno del 1963, per uno scherzo del destino, il Colonnello Astorino è rimasto legato alla città dei Bruzi anche se la sua attività professionale lo ha condotto in altri contesti dove ha colto i frutti della sua buona semina.
Si sa che i casi della vita ci mettono impegno quando si tratta di propiziare il ritorno nel luogo dove tutto ebbe inizio. E così è stato anche per il Colonnello Astorino che, su iniziativa della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dal consigliere comunale Mimmo Frammartino, e del Presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Mazzuca, è stato insignito dell’importante riconoscimento riservato alle eccellenze cosentine più rappresentative che si sono affermate e distinte lontano dalla loro terra d’origine, ma che vi tornano sempre molto volentieri richiamati dall’amore viscerale per le loro radici.
E a Stefano Astorino, per gli alti meriti conseguiti in campo sanitario e scientifico, è stata consegnata una riproduzione della croce bizantina che Federico II di Svevia donò alla città di Cosenza nel 1222, in occasione della consacrazione della Cattedrale. Doppia specializzazione in dermatologia e immunologia clinica, sono state veramente tante le missioni all’estero cui ha partecipato. E mentre il colonnello Astorino si accingeva a partire per una di queste, in Afghanistan, ci fu un contrordine. Il Covid nel 2020 aveva preso a mietere le sue prime vittime nel mondo ed anche l’Italia aveva bisogno di fronteggiare il terribile virus. La Difesa stava approntando gli ospedali da campo.
Uno di questi si doveva allestire proprio a Cosenza, negli spazi vicini alla stazione ferroviaria di Vaglio Lise. Fu un attimo. Il contrordine fu subito recepito dal colonnello Astorino. Non si parte più per l’Afghanistan. E senza esitazione scelse Cosenza come destinazione della sua nuova missione contro quel nemico chiamato Covid. Un modo per riannodare i fili con le proprie radici, quando proprio nell’ Ospedale civile della città dei Bruzi, tanti anni prima, nel ’63, gli salvarono la vita. Stava per nascere a Longobucco, ma il padre si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto e senza perdere tempo lo portò subito all’Ospedale di Cosenza dove i medici cosentini lo salvarono. Un debito con la città che Stefano Astorino fu pronto a saldare quando venne chiamato ad occuparsi dell’ospedale da campo militare di Vaglio Lise per preservare, a sua volta, la vita di chi stava combattendo la sua battaglia contro il virus. Il riconoscimento che Cosenza gli ha tributato gli ha procurato – sono sue parole – «una quantità di emozioni complesse che prendono il cuore».
Due i sentimenti esternati dal colonnello Astorino nella sala consiliare di Palazzo dei Bruzi dove si sono radunati, per rendergli omaggio, amici e parenti: gratitudine e amore. Ha ringraziato la città, a cominciare dal sindaco Franz Caruso che ha poi incontrato subito dopo la cerimonia, ma anche chi ha abilmente tessuto la tela per riconnetterlo con le sue origini: Franco Pichierri, già amministratore e consigliere comunale a Palazzo dei Bruzi. Sua la proposta di sensibilizzazione indirizzata alla Commissione cultura e alla Presidenza del Consiglio comunale.
Il Colonnello Astorino, nel suo apprezzato intervento, si è sentito debitore due volte nei confronti di Cosenza: «una volta perché mi ha salvato la vita con l’aiuto dei suoi medici e poi perché mi ha accolto per svolgere appieno la mia missione di medico al servizio dell’ammalato, in ossequio ai valori contemplati nel giuramento di Ippocrate, come il rispetto e la fratellanza».
Quindi ha ricordato la sua formazione in campo immunologico al fianco del prof.Fernando Aiuti che aveva dedicato studi e ricerche finalizzate a combattere l’Aids. «Il vero nemico – dice – sono le malattie. Il mondo potrebbe essere un giardino fiorito, non un cumulo di macerie. Le armi sono il fallimento della democrazia e della comunicazione. La sanità, come la scuola, deve essere un investimento».
Un ultimo pensiero è per il padre, Vincenzo Astorino, uomo coltissimo e per lungo tempo veterinario a Longobucco, centro silano che diede i natali al medico Bruno da Longobucco, grande riformatore della chirurgia. Se per Mimmo Frammartino «oggi è stata scritta una bella pagina, onorando un nostro figlio illustre», per il Presidente del Consiglio comunale Mazzuca «il Colonnello Astorino rappresenta un vero e proprio orgoglio per tutta la città di Cosenza che ci fa sentire fieri di essere figli della nostra terra». Al termine della cerimonia sono intervenuti anche Dario Ottolenghi, consigliere anziano dell’Unuci (Unione Nazionale Ufficiali in congedo) in rappresentanza del generale Giovanni De Luca, Presidente della sezione di Cosenza, e Franco Pichierri, che è stato il trait d’union con il colonnello Astorino. (rcs)