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DALLA CALABRIA L’INIZIATIVA POPOLARE
D’UNA LEGGE PER I SANITARI POST-COVID

Giovanna Cusumano

Parte dalla Calabria, anzi da Reggio, la proposta di legge d’iniziativa popolare che prevede una contribuzione aggiuntiva convenzionale ai fini pensionistici per i medici e gli operatori sanitari che sono stati e sono ancora impegnati a contrastare l’epidemia da Covid-19. Prima firmataria della proposta di legge – pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 10 luglio scorso – è l’avv. Giovanna Cusumano del Foro di Reggio che ha coinvolti colleghi avvocati di diverse regioni del Paese, in rappresentanza di importanti Fori come Milano, Bolzano, Torino, Venezia, Firenze, Perugia, Avezzano e Roma. Nel comitato promotore figurano anche numerosi e apprezzati docenti universitari di tutt’Italia. L’obiettivo è riconoscere un adeguamento finanziario che abbia ripercussioni ai fini pensionistici a quanti, in ambito medico, si sono prodigati, anche a costo della propria vita, ad assistere e curare i pazienti colpiti da coronavirus.

Il comitato si adopererà in tutte le regioni d’Italia, affinché la proposta venga regolarmente sottoscritta, entro i sei mesi previsti, da almeno 50.000 cittadini italiani attraverso il coinvolgimento degli Ordini professionali dei medici e degli infermieri, i cui iscritti sono i naturali destinatari del beneficio pensionistico. Raggiunto il quorum necessario,  è auspicabile che le forze politiche rappresentate in Parlamento si impegnino e approvino la proposta in Aula perché diventi Legge. È significativo che l’iniziativa di legge popolare sia partita della Calabria, una regione non ha patito in modo pesante gli effetti della pandemia, ma ha potuto apprezzare la professionalità, l’impegno e l’abnegazione mostrata da tutto il personale medico degli ospedali calabresi con il prezioso contributo del personale sanitario e paramedico, nei confronti dei pazienti affetti da coronavirus. È giusto un riconoscimento aggiuntivo a questi nuovi eroi del terzo millennio che in tutto il Paese si sono prodigati senza mai fermarsi, qualche volta anche a costo della propria vita.

L’Avvocatura italiana  con questa proposta di legge  ricorre ad uno degli strumenti di democrazia diretta riconosciuti dalla nostra Costituzione qual è, appunto, l’iniziativa legislativa popolare, al fine di tributare, appunto, un doveroso riconoscimento all’impegno profuso dagli operatori sanitari per fronteggiare la terribile pandemia causata dal Covid-19. Visto che il Parlamento non ha messo in cantiere iniziative a favore di medici e personale sanitario, il ricorso a una legge di iniziativa popolare è sembrata la via più adeguata per sollecitare e promuovere interventi di sostegno a chi ha messo al primo posto la salute degli altri. Il Presidente del comitato, avv. Giovanna Cusumano, ha spiegato che «il beneficio della contribuzione aggiuntiva convenzionale ai fini pensionistici previsto da questa proposta di legge,  ha l’obiettivo di compensare il maggiore sacrificio e/o il maggior rischio, sostenuti dagli operatori sanitari nell’espletamento delle loro mansioni durante la pandemia».

I medici e gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale impegnati a fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, infatti, secondo i promotori,  hanno il diritto di incrementare il trattamento pensionistico, che sarebbe loro spettato in condizioni ordinarie di svolgimento dell’attività professionale, e per compensare il maggior dispendio di energia fisica e psichica necessaria per lo svolgimento dell’attività lavorativa nel corso della pandemia e per l’elevata probabilità di contagiarsi, con ulteriore rischio di diffusione del contagio ai propri familiari.

La proposta, pertanto, spiega ancora l’avv. Cusumano, prevede che il contributo previdenziale del lavoratore venga moltiplicato per un coefficiente di maggiorazione determinando una anzianità contributiva convenzionale che si somma a quella effettiva ed è utile sia ai fini della misura che ai fini del diritto alla pensione. Il beneficio dovrà così essere calcolato: per ogni mese di attività lavorativa effettivamente svolta in condizioni di emergenza epidemiologica, viene riconosciuta una maggiorazione contributiva di tre mesi,  fino a un massimo di 3 anni.

«È doveroso precisare – afferma sempre il presidente Cusumano – che la maggiorazione contributiva ha natura di indennità, in quanto finalizzata a compensare una prestazione sanitaria resa in peculiari condizioni ambientali, senza che rilevino profili risarcitori derivanti dal contagio del Covid-19 o dall’inadempimento di obblighi di prevenzione del datore di lavoro (carenza strumenti di protezione)».

L’avv. Giovanna Cusumano illustrerà nei prossimi giorni i dettagli dell’iniziativa nel corso di  una conferenza stampa. La promotrice ha voluto sottolineare come questa proposta di legge si inserisce nel solco di quella “Giustizia distributiva” che riguarda le relazioni della società con i singoli individui e comprende ogni forma di distribuzione di beni fatta da una Autorità tra i membri della società. «È, infatti, una questione di giustizia ed equità che i medici e tutti gli operatori sanitari impegnati durante l’emergenza pandemica ricevano dallo Stato un trattamento pensionistico migliore rispetto ai loro colleghi “pre e post Covid-19”. Pertanto – conclude l’avv. Cusumano – poiché attraverso questa proposta di legge si tende a realizzare giustizia, essa non poteva non essere pensata e sostenuta da avvocati che sono strumento di giustizia per antonomasia, sebbene mai come in questo preciso momento storico si tenda maldestramente ed indegnamente di attribuire alla figura dell’avvocato una accezione sovente negativa». (rrm)

 

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