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ELEZIONI RC / Se sarà ballottaggio è la prima volta dall’elezione diretta del sindaco a Reggio

Giuseppe Falcomatà, ANgela Marcianò, Nino Minicuci

Se sarà ballottaggio, come molti indicatori statistici farebbero intendere, sarà la prima volta nella storia politico-amministrativa di Reggio Calabria. Da quando è stata introdotta in Italia l’elezione diretta del Sindaco, nella Città dello Stretto la sfida elettorale è stata sempre risolta al primo turno, con le vittorie di Italo Falcomatà nel 1997 e 2001, di Giuseppe Scopelliti nel 2002 e nel 2007, di Demetrio Arena nel 2011, di Giuseppe Falcomatà nel 2014. Sei partite elettorali chiuse al primo turno. Il nodo di queste elezioni così singolari e misteriose (i grandi sondaggisti nazionali hanno snobbato l’unica Città metropolitana in cui si vota) è racchiuso in questo quesito: si confermerà la consolidata tradizione di un’elezione al primo turno oppure, ripetiamo per la prima volta nella storia, si andrà ad un ballottaggio ? Occorrerà attendere ancora due settimane per scoprirlo.

Un’altra analisi che può essere condotta sulla base dei dati reali di tutte le sue elezioni precedenti, dal 1997 al 2014, è quella che riguarda l’uso del voto disgiunto che potrebbe portare appunto al ballottaggio, scenario da molti – noi compresi – visto come molto probabile.

Se analizziamo l’ultima competizione, quella del 2014, possiamo notare un’incidenza molto limitata, assolutamente ininfluente, del voto disgiunto. Infatti, Giuseppe Falcomatà, eletto al primo turno con il 62,67%, ha perso solo 210 voti rispetto alla sua coalizione. Così come il suo competitor Lucio Dattola ne ha persi appena 245 rispetto alle sue liste. Di questa lievissima emorragia hanno tratto beneficio Aurelio Chizzoniti (+719 voti), Angela Morabito (+502), Paolo Antonio Ferrara (+319).

Molto consistente, anche se ininfluente ai fini del risultato finale, il voto disgiunto nel 2011. Il candidato del centrodestra, Demetrio Arena, eletto al primo turno con il 56%, registrò una flessione di 6.732 voti rispetto alle sue liste, mentre il candidato del centrosinistra Massimo Canale ebbe un successo personale notevole, con oltre 11.000 voti più della sua coalizione. Ininfluente la sua performance perché il divario tra i due schieramenti era praticamente incolmabile.

Sostanzialmente “allineato” il voto sindaco-liste sia nel 2007 che nel 2002 per Giuseppe Scopelliti, andato sotto rispettivamente di 1861 voti e 1347. Anche in questo caso, dati assolutamente ininfluenti in considerazione del divario esistente tra le due coalizioni. Da segnalare solo l’exploit di Demetrio Naccari Carlizzi, competitor di Scopelliti nel 2002, capace di prendere 6343 voti più delle sue liste.

L’unico esempio di voto disgiunto decisivo si ebbe nel 1997, la prima elezione diretta della storia, quando Italo Falcomatà, padre dell’attuale sindaco uscente, riuscì con una performance incredibile a vincere al primo turno contro Antonino Monorchio, prendendo 12.582 voti  e 9 punti in percentuale in più delle sue liste. Il centrosinistra si era fermato al 44%, Falcomatà superò di slancio con il 52,96% la soglia per diventare sindaco al primo colpo.

Anche nelle elezioni successive, nel 2001, Italo Falcomatà prese una montagna di voti in più delle liste, 8686, ma in questo caso non servì più di tanto perché la sua coalizione aveva già superato il 53%.

In conclusione, il nodo di queste elezioni 2020 sta tutto nella dimensione del voto disgiunto. Se sarà contenuto, come nel 2014, la lotta si restringerà inevitabilmente tra i due competitor maggiori, l’uscente Giuseppe Falcomatà e il candidato del centrodestra unito Antonino Minicuci, sostenuti da un numero importante di liste. Se invece ci sarà un “effetto 1997”, con uno spostamento di voti valutabile in migliaia di voti, allora tutto sarà possibile e potrebbe trarne vantaggio la principale outsider, Angela Marcianò, impegnata in una campagna elettorale trasversale che potrebbe sottrarre molti consensi ai due schieramenti principali. (dr)

 

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