ELEZIONI REGGIO / Analisi del voto disgiunto: battaglia sul fil di lana

Mai lettura del voto disgiunto è stata così semplice e scientifica come a Reggio Calabria. Il che può aiutare per capire i flussi che prevedibilmente si verificheranno nel ballottaggio, esperienza peraltro assolutamente inedita in riva allo Stretto.

Il “fenomeno Marcianò”, che ha preso il 7,41% in più delle sue liste, ha colpito inesorabilmente i due principali contendenti, ma non nello stesso modo. La “professoressa terribile” ha fatto più male a Nino Minicuci che non a Giuseppe Falcomatà. L’andamento del voto disgiunto è talmente plastico che non si presta a dubbi interpretativi. D’altronde, la presenza di una lista di estrema destra, come Fiamma Tricolore, nella coalizione della Marcianò, la dice lunga sulla sua caratterizzazione alternativa alla sinistra.

Facciamo un po’ di conti. Nino Minicuci perde, rispetto alle sue fortissime liste, il 7,41%, qualcosa come più di 5.000 voti. Giuseppe Falcomatà perde il 4,27%, tradotto in voti quasi 3.000 preferenze.

Poiché il candidato-bandiera della sinistra, Saverio Pazzano, ha preso l’1,45% più delle sue liste, è presumibile che questo dato sia stato eroso al consenso di Falcomatà. Il restante 2,61% di scostamento del sindaco uscente è stato assorbito da Angela Marcianò.

Il restante 4,80% di voto disgiunto in quota Marcianò ha invece colpito Nino Minicuci che, in aggiunta, ha prevedibilmente perso più di 1 punto e mezzo a favore del giornalista Klaus Davi, non sgradito all’elettorato di destra, che ha registrato poco meno di 2.000 voti in più della sua lista.

Quasi ininfluenti i minimi scostamenti, dell’ordine di decimali, nel voto disgiunto dei candidati Foti dei Cinquestelle, Tortorella, Putortì e Siclari.

I flussi che registriamo non fanno pensare ad un voto disgiunto organizzato, ad un “fuoco amico” che ha colpito Falcomatà e Minicuci, piuttosto ad un fisiologico spostamento di opinione pubblica rispetto a due candidati evidentemente non pienamente graditi dalle rispettive coalizioni. Ciò riguarda maggiormente il candidato del centrodestra Minicuci, il che è spiegabile con le polemiche che hanno accompagnato la sua indicazione e con il fatto che non è stato percepito come “reggino doc”.

I flussi da noi analizzati saranno decisivi per capire l’andamento del complicato ed incerto ballottaggio, al netto di possibili accordi o apparentamenti.

Possiamo intanto dire che alle urne del ballottaggio ci sarà una flessione di votanti  di almeno il 30%, secondo una tendenza che si è registrata in tutte le esperienze similari in Italia e in Calabria. Vale a dire prevedibilmente che si recheranno a votare per Falcomatà o Minicuci tra i 60.000 e i 70.000 reggini.

L’astensionismo colpirà entrambi i candidati, ma probabilmente non nella stessa maniera. E questo sarà un elemento decisivo. I due “eserciti”, costituiti dai candidati delle rispettive liste, si muoveranno per portare al seggio quanti più elettori possibile, anche perché la vittoria porterà in dote il premio di maggioranza e scatteranno 8 consiglieri in più. L’organizzazione sarà fondamentale.

Passiamo ai flussi, a prescindere da eventuali apparentamenti.

Su Falcomatà, è assai prevedibile che convergeranno gli elettori dei Cinquestelle, di Pazzano e Siclari, candidati sindaci della “sinistra-sinistra”, potenzialmente un 10% e solo una piccola parte dell’elettorato della Marcianò (1-2%).

Su Minicuci potrebbe confluire il consenso della maggior parte dell’elettorato della Marcianò (9-10%) e in parte quella del massmediologo Klaus Davi (2-3%).

Se consideriamo che al primo turno la differenza tra i due contendenti è stata di appena 3 punti, si comprenderà che il ballottaggio, sulla carta ovviamente, è incertissimo e si giocherà probabilmente sul filo delle percentuali. A meno che uno dei due contendenti non troverà la “chiave” per fare pendere la bilancia nettamente a suo favore, magari con un colpo di teatro come potrebbe essere la presentazione in anticipo della squadra, cioè della Giunta. (dr)

 

TRA 7 GIORNI REFERENDUM E VOTO LOCALE
REGGIO, SEGRETI E VIRTÚ DEI 3 CANDIDATI

Tra sette giorni si vota per il referendum confermativo della legge che taglia i parlamentari: se vince il Sì la Calabria è tra le regioni più svantaggiate in termini di rappresentatività. Domenica e lunedì si vota anche per il rinnovo di diversi Consigli regionali e comunali. In Calabria sono chiamati alle urne 262.836 elettori per il rinnovo dell’Amministrazione di 73 Comuni. L’appuntamento più importante riguarda la Città metropolitana di Reggio e Crotone. A Reggio nove candidati a sindaco, ma sarà una partita a tre. Calabria.Live offre, in esclusiva, un profilo inedito e originale dei tre sfidanti: Giuseppe Falcomatà, Angela Marcianò e Nino Minicuci.

Dalla NOSTRA REDAZIONE – In comune hanno solo due cose: la laurea in giurisprudenza e il segno di terra nello zodiaco che, per chi ci crede, significa stabilità, resistenza e buon senso. Per il resto, non potevano esserci personalità così diverse – per storia personale, cultura, immagine e stile – a contendersi lo scettro di sindaco della più grande città della Calabria.

Giuseppe Falcomatà, Angela Marcianò e Antonino Minicuci, in rigoroso ordine alfabetico, sono i protagonisti del “triello” che sta appassionando la politica calabrese e, in parte, nazionale, trattandosi dell’unica Città Metropolitana in cui si voterà il 20 e il 21 settembre.

Li abbiamo analizzati e seguiti in questa campagna elettorale, tentando di tracciarne non solo il profilo politico, ma anche quello psicologico e intimo, cercando di individuarne i punti forti e i punti deboli, con particolare attenzione al loro stile e alle modalità scelte per la loro personale propaganda.

Giuseppe Falcomatà

È sicuramente il più noto dei tre. Figlio di Italo, il sindaco della “primavera reggina”, è praticamente cresciuto a pane e politica. Dal padre, che era docente di storia e dirigente del PCI, ha ereditato il gusto della cultura e della politica militante. È nato il 18 settembre del 1983, sotto il segno della Vergine. Studi classici al liceo “Campanella” e poi laurea in scienze giuridiche e giurisprudenza. È avvocato e divide lo studio con il suo vicesindaco, l’avvocato Armando Neri, in un singolare connubio professionale e politico.

Molto importanti per lui sono le donne della famiglia: la madre Rosetta Neto, che era insegnante e che è stata determinante nelle scelte politiche del marito Italo e del figlio Giuseppe; la sorella Valeria, dermatologa; la moglie Giovanna – figlia del sindaco di Bagaladi Santo Monorchio – che gli ha dato i figli Italo e Marco.

Alto, di bell’aspetto, una folta capigliatura ora appena colorata d’argento (che gli ha guadagnato il soprannome di “belli capelli”, dalla canzone di Francesco De Gregori), ha un carattere determinato e razionale. I suoi detrattori lo dipingono come altezzoso, spocchioso e arrogante. I suoi fans lo rappresentano come persona seria, in fondo timida e un po’ insicuro.

Come tutti gli uomini “vergine”, punta tutto sulla razionalità e sulla logica per sconfiggere la sua naturale insicurezza. Osserva molto, valuta con attenzione prima di gettarsi in un’avventura.

Ama molto la musica, in particolare i cantautori come Francesco De Gregori, Vasco Rossi, Antonello Venditti, Franco Battiato, che utilizza molto sui social per fare da colonna sonora ai suoi post.

Sotto il profilo dell’immagine è un dandy, una persona di eleganza giovanile, molto curato, che ama indossare la giacca sui jeans e sulle t shirt. D’altronde, avendo meno di 40 anni e un fisico asciutto, sfrutta la forza della giovinezza per catturare fette di consenso.

La Reggina nel cuore, ma anche nel cervello. La cittadinanza onoraria al presidente Luca Gallo è stata un colpo di teatro, da alcuni non gradita. Falcomatà si è presentato alla cerimonia con una vistosa cravatta amaranto.

Molto presente sui social (quasi 75.000 followers), non disdegna di usare frasi in dialetto reggino. Il suo addetto stampa è il giornalista Stefano Perri, suo portavoce in Comune, mentre la segreteria elettorale è dalle parti di Piazza Castello.

Angela Marcianò

È decisamente la personalità più controversa, più contraddittoria e più intrigante del “triello”. La sua storia politica è costantemente in bilico tra la tradizione familiare di destra (uno zio storico “camerata” e un marito già consigliere comunale con Scopelliti) e l’esperienza di sinistra prima nella giunta di Giuseppe Falcomatà, poi nella segreteria nazionale del PD di Matteo Renzi (“ma senza averne la tessera”, ci tiene a precisare).

Una sorta di “oggetto misterioso” difficile da decifrare che racchiude indubbie capacità professionali (è apprezzata docente all’Università di Messina) e altrettanto evidenti capacità di comunicatrice politica, sorrette da una dialettica stringente e accattivante.

Angela Marcianò è nata il 18 gennaio del 1978, sotto il segno del Capricorno, a Villa San Giuseppe, una frazione di Reggio, a cui è molto legata. È sposata con l’avvocato Antonio Foti ed ha un figlio di tre anni, Pasquale Renato, affettuosamente chiamato Pato o, ancora, “Piccolo principe”, dal capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry.

Ama i cani (con il marito Antonio ne accudisce una ventina, due gli vennero avvelenati anni fa) e fare la pizza in casa.

È considerata una “pupilla” del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, con il quale ha più volte collaborato.

Candidata dello “sceriffo”, l’hanno bollata alcuni avversari, senza peraltro sapere che il noto magistrato è molto distante dalle vicende politiche, oltre che super impegnato nelle sue inchieste contro la mafia.

In passato, la Marcianò ha incassato anche il plauso del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.

La partecipazione alla giunta Falcomatà le è costata una condanna per abuso d’ufficio per il caso “Miramare”.

Ambiziosa come tutte le donne “capricorno”, punta sempre molto in alto, anche se lo fa con una studiata umiltà che la rende molto vicina alla gente. Sa bene cosa vuole, è molto esigente con gli altri, ma soprattutto con sè stessa.

Bel sorriso, veste come una donna della sua età, in maniera molto giovanile. In questa campagna elettorale, predilige i jeans su cui indossa una t shirt bianca con i simboli delle quattro liste che la sorreggono. In occasione della presentazione della sua candidatura, ha invece scelto il blu elettrico di un abito molto semplice. Sempre il blu elettrico della giacca nella foto usata per i manifesti e i profili social.

Il suo addetto stampa è il giornalista Federico Lamberti, mentre non le fa mancare il suo contributo di vecchia volpe della politica comunale Oreste Arconte. La sua segreteria è in pieno centro, in una traversa di corso Garibaldi.

Antonino Minicuci

È il “papa straniero” perché a Reggio Calabria i 28 chilometri che separano la città da Melito Porto Salvo sono percepiti come una distanza siderale. In realtà, i legami tra Antonino Minicuci, candidato del centrodestra, e la città di Reggio Calabria sono molto solidi, a prescindere dal suo luogo di nascita. In riva allo Stretto, ha avuto significative esperienze professionali e vanta notevoli amicizie.

Ha lo stile e l’aplomb del professore, di colui che sa molto e che può insegnare molto. Lo ha confermato il sindaco di Genova, Bucci, in un’intervista: «Minicuci mi ha insegnato molto, mi ha insegnato le leggi, mi ha insegnato a fare il sindaco».

Tra i due si è creato un sodalizio forte. Ogni mattina, prima di cominciare le dure giornate di lavoro, si consumava un rito, con Minucici che spiegava al sindaco della Lanterna il significato di un proverbio calabrese. Un proverbio ogni mattina.

Il “professore” ne ha sempre saputo più di tutti, sempre un gradino più in alto degli altri, sempre più preparato degli altri. Senza queste qualità, non gli sarebbe stato possibile fare carriera nel profondo nord.

La famiglia – moglie e una figlia – vive a Massa, in Toscana. Particolare che è stato utilizzato dagli avversari per caricare la sua immagine di “papa straniero” voluto da Matteo Salvini. In verità, la sua candidatura nasce più dal governatore della Liguria, l’ex giornalista Giovanni Toti, che ha avuto modo di apprezzarne le doti in occasione della ricostruzione del ponte Morandi. Toti, Bucci e Salvini hanno partorito questa candidatura del “superburocrate” che ne sa sempre più degli altri e che dovrebbe realizzare il sogno di un altro ponte, quello sullo Stretto.

Minicuci in questa campagna elettorale ha cercato di sfumare la genesi della sua discesa in campo, affermando con orgoglio le sue radici reggine e la sua voglia di lavorare per la città che ama.

Si è fatto il giro dei mercati, ha mangiato con avidità un paninu cu satizzu, ha indossato una mascherina colore amaranto.

Sul piano dell’immagine, non ha fatto altro che confermare il suo stile di una vita. Pantaloni e camicia, nessuna concessione giovanile, nessuna tentazione di competere su questo piano con i suoi due più giovani e bellocci avversari.

La sua è stata finora una campagna elettorale “istituzionale”, senza grandi bagliori, senza slogan ad effetto, in linea con un uomo abituato a comandare, ma da dietro le quinte.

Il suo addetto stampa è il giornalista Pasquale Romano, esperto di comunicazione e marketing, mentre la sua segreteria è su corso Garibaldi. Nuccio Pizzimenti è uno dei registi “politici” della sua campagna elettorale.  (dr)

‘Catonateatro non si tocca’: l’appello di Davi, Marcianò e Minicuci per Polis Cultura

Un appello, che era già stato lanciato precedentemente da Klaus Davi, e che è stato ribadito anche da Antonino Minicuci e da Angela Marcianò: «CatonaTeatro non si tocca».

La Gazzetta del Sud, infatti, nel mese di agosto aveva riportato dichiarazioni allarmanti da parte di Lillo Chilà, direttore del Festival che, chiusa la 35esima edizione, ha paventato una probabile chiusura dell’importantissimo evento, per il mancato arrivo dei fondi che dovevano venire dall’Amministrazione comunale.

Anche Angela Marcianò, candidata a sindaco, ha ribadito che CatonaTeatro è «un’istituzione che non possiamo permetterci il lusso di perdere».

Lillo Chilà e Angela Marcianò

«Conosco personalmente Lillo Chilà – ha aggiunto la Marcianò – e riconosco soprattutto gli sforzi fisici ed economici profusi in questi decenni per mantenere sempre ad alti livelli Catona Teatro, la sua “creatura” diventata nel frattempo punto di riferimento nel panorama culturale di tutta la Provincia di Reggio Calabria».

«Nei giorni scorsi – ha proseguito – ho voluto incontrarlo, insieme alla mia squadra, non soltanto per esprimere la nostra semplice vicinanza, piuttosto per farlo sentire parte integrante del nostro programma politico rispetto al problema (che ogni anno puntuale si ripresenta) dei fondi pubblici destinati all’arte ed alla cultura. Noi non elargiamo promesse, noi parliamo di concretezza e piani di rilancio».

Klaus Davi

«Teniamo a sottolineare – ha dichiarato il candidato a sindaco di Reggio Klaus Davi – che, da parte mia e di tutti i candidati della lista che rappresento, emerge un deciso no alla chiusura di un così importante evento, che rappresenta ormai da decenni una pietra miliare della cultura reggina». Davi è stato il primo a raccogliere lo sfogo di Lillo Chilà sul rischio chiusura e a chiedere la mobilitazione della città per salvaguardare un evento che è ormai parte importante della storia culturale di Reggio.

Nei giorni scorsi, è stato Minicuci ad incontrare il patron di CatonaTeatro, Chilà, per farsi spiegare, in maniera dettagliata, le difficoltà che CatonaTeatro sta vivendo. 

«La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande. Ho pensato immediatamente  – ha dichiarato Minicuci – a questo celebre aforisma una volta terminato il cordiale incontro con Lillo Chilà, patron di CatonaTeatro. Ascoltando le sue parole, la rabbia e lo sconforto, ho capito una volta di più perchè Reggio Calabria necessita di un cambiamento radicale a trecentosessanta gradi».

«Non si può affossare la cultura – ha aggiunto – mettendo in seria difficoltà chi da quasi mezzo secolo si spende con passione e sudore per offrire ai reggini un servizio essenziale. Sì, perché la cultura è un bene primario: come l’acqua, l’aria, il tetto che abbiamo sopra la testa nelle nostre case. Non si può vivere senza abbeverarsi dal pozzo inesausto della cultura. La coscienza, che sia individuale o collettiva, ha assoluto bisogno di continui stimoli culturali per formarsi ed espandersi».

«CatonaTatro – ha proseguito il candidato a sindaco Minicuci – è una splendida realtà che da decenni porta in riva allo Stretto il meglio del panorama culturale nazionale e internazionale. È un patrimonio da preservare, custodire con cura al pari di tutte le altre realtà culturali presenti in città. L’attuale amministrazione invece, con le solite prese in giro secondo quanto dettomi da Chilà, sta rischiando seriamente di far chiudere i battenti ad una realtà forgiata e fatta crescere nel migliore dei modi nel corso degli anni».

Nino Minicuci e Lillo Chilà

«Il programma che abbiamo stilato per rilanciare Reggio Calabria  – ha spiegato Minicuci – vede la cultura e l’arte in genere al centro delle nostre idee. Perché significa sviluppo non solo sociale ma anche economico e turistico. Per queste ragioni sono numerosi i progetti che abbiamo in mente per dare un impulso importante al settore artistico-culturale del nostro territorio».

«Catonateatro, assieme a tutte le espressioni culturali di Reggio Calabria – ha continuato – con il centrodestra al governo cittadino saranno salvaguardate e valorizzate. Seppur di proprietà privata, con noi uno dei principali e storici templi  artistici della città, il Teatro Siracusa, non sarebbe mai diventato una paninoteca».

Lillo Chilà, al termine dell’incontro, ha ribadito l’amarezza per la situazione che CatonaTeatro sta attraversando.

«Falcomatà ci ha affossato – ha dichiarato Chilà –. Ha fatto delle promesse sul cartellone del 2019 che non sono state mantenute. È una vergogna, questa amministrazione ha compromesso 35 anni di attività dell Polis Cultura. Ancora una volta, certifichiamo il mancato riconoscimento da parte degli Enti della nostra attività».

«Abbiamo sempre lottato per la cultura – ha concluso il patron di CatonaTeatro – ma da due anni non prendiamo alcun contributo e, adesso, siamo con l’acqua alla gola. Viviamo con i prestiti delle banche, i nostri amministratori non possono spendere i soldi destinati alla cultura per altro». (rrm)

ELEZIONI RC / Se sarà ballottaggio è la prima volta dall’elezione diretta del sindaco a Reggio

Se sarà ballottaggio, come molti indicatori statistici farebbero intendere, sarà la prima volta nella storia politico-amministrativa di Reggio Calabria. Da quando è stata introdotta in Italia l’elezione diretta del Sindaco, nella Città dello Stretto la sfida elettorale è stata sempre risolta al primo turno, con le vittorie di Italo Falcomatà nel 1997 e 2001, di Giuseppe Scopelliti nel 2002 e nel 2007, di Demetrio Arena nel 2011, di Giuseppe Falcomatà nel 2014. Sei partite elettorali chiuse al primo turno. Il nodo di queste elezioni così singolari e misteriose (i grandi sondaggisti nazionali hanno snobbato l’unica Città metropolitana in cui si vota) è racchiuso in questo quesito: si confermerà la consolidata tradizione di un’elezione al primo turno oppure, ripetiamo per la prima volta nella storia, si andrà ad un ballottaggio ? Occorrerà attendere ancora due settimane per scoprirlo.

Un’altra analisi che può essere condotta sulla base dei dati reali di tutte le sue elezioni precedenti, dal 1997 al 2014, è quella che riguarda l’uso del voto disgiunto che potrebbe portare appunto al ballottaggio, scenario da molti – noi compresi – visto come molto probabile.

Se analizziamo l’ultima competizione, quella del 2014, possiamo notare un’incidenza molto limitata, assolutamente ininfluente, del voto disgiunto. Infatti, Giuseppe Falcomatà, eletto al primo turno con il 62,67%, ha perso solo 210 voti rispetto alla sua coalizione. Così come il suo competitor Lucio Dattola ne ha persi appena 245 rispetto alle sue liste. Di questa lievissima emorragia hanno tratto beneficio Aurelio Chizzoniti (+719 voti), Angela Morabito (+502), Paolo Antonio Ferrara (+319).

Molto consistente, anche se ininfluente ai fini del risultato finale, il voto disgiunto nel 2011. Il candidato del centrodestra, Demetrio Arena, eletto al primo turno con il 56%, registrò una flessione di 6.732 voti rispetto alle sue liste, mentre il candidato del centrosinistra Massimo Canale ebbe un successo personale notevole, con oltre 11.000 voti più della sua coalizione. Ininfluente la sua performance perché il divario tra i due schieramenti era praticamente incolmabile.

Sostanzialmente “allineato” il voto sindaco-liste sia nel 2007 che nel 2002 per Giuseppe Scopelliti, andato sotto rispettivamente di 1861 voti e 1347. Anche in questo caso, dati assolutamente ininfluenti in considerazione del divario esistente tra le due coalizioni. Da segnalare solo l’exploit di Demetrio Naccari Carlizzi, competitor di Scopelliti nel 2002, capace di prendere 6343 voti più delle sue liste.

L’unico esempio di voto disgiunto decisivo si ebbe nel 1997, la prima elezione diretta della storia, quando Italo Falcomatà, padre dell’attuale sindaco uscente, riuscì con una performance incredibile a vincere al primo turno contro Antonino Monorchio, prendendo 12.582 voti  e 9 punti in percentuale in più delle sue liste. Il centrosinistra si era fermato al 44%, Falcomatà superò di slancio con il 52,96% la soglia per diventare sindaco al primo colpo.

Anche nelle elezioni successive, nel 2001, Italo Falcomatà prese una montagna di voti in più delle liste, 8686, ma in questo caso non servì più di tanto perché la sua coalizione aveva già superato il 53%.

In conclusione, il nodo di queste elezioni 2020 sta tutto nella dimensione del voto disgiunto. Se sarà contenuto, come nel 2014, la lotta si restringerà inevitabilmente tra i due competitor maggiori, l’uscente Giuseppe Falcomatà e il candidato del centrodestra unito Antonino Minicuci, sostenuti da un numero importante di liste. Se invece ci sarà un “effetto 1997”, con uno spostamento di voti valutabile in migliaia di voti, allora tutto sarà possibile e potrebbe trarne vantaggio la principale outsider, Angela Marcianò, impegnata in una campagna elettorale trasversale che potrebbe sottrarre molti consensi ai due schieramenti principali. (dr)

 

ELEZIONI RC/VIDEO: Nino Minicuci (centro-destra), «Vinciamo al primo turno»

Con un centro-destra ricompattato dopo la venuta di Matteo Salvini in Calabria, l’avv. Antonino Minicuci, più familiarmente Nino, è il candidato della coalizione Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia: dieci liste a sostegno di una candidatura che era partita in maniera controversa, maldigerita dai reggini per il metodo (e non per la persona), avversata in primo tempo dal deputato azzurro Francesco Cannizzaro, coordinatore provinciale di Forza Italia a Reggio, poi sostenuta da tutto lo schieramento. Minicuci, nato a Melito Porto Salvo nel 1954, è in pensione dall’inizio dell’anno dal Comune di Genova dove era segretario generale. A Reggio è stato anche fino al 2016 Direttore generale dell’Amministrazione provinciale retta dal presidente Giuseppe Raffa, traghettando la Provincia verso la Citta metropolitana.

Nell’intervista a Calabria.Live Minicuci si dice convinto che l’unità della coalizione di centro-destra potrebbe portare a un risultato pieno già al primo turno. In caso di ballottaggio, il candidato Minicuci è ugualmente tranquillo. La partita a tre (Giuseppe Falcomatà e Angela Marcianò i due antagonisti di maggior peso) si giocherà probabilmente nell’ultima settimana. Minicuci spiega com’è nata la sua candidatura e illustra i progetti che a suo avviso sono prioritari per la città di Reggio. La sfida, fate attenzione, è appena iniziata. (s)

 

 

ELEZIONI RC / Nino Minicuci si presenta agli elettori del centro-destra

Conferenza stampa di presentazione del candidato di centro destra Nino Minicuci questa mattina presso la segreteria provinciale di Forza Italia a Reggio. Al tavolo con Minicuci l’on. Francesco Cannizzaro, i consiglieri regionali della coalizione Giacomo Crinò, Nicola Paris, Tilde Minasi, Giuseppe Neri, Giovanni Arruzzolo e Raffaele Sainato, con il coordinatore di Fratelli d’Italia Denis Nesci.

«Nino è un tecnico brillante – ha esordito Cannizzaro – un grande esperto della macchina amministrativa. Saprà dare le soluzioni concrete per Reggio Calabria, è la persona giusta al momento giusto per dare un volto nuovo alla nostra città. Bisogna archiviare al più presto la fallimentare gestione dell’amministrazione Falcomatà. Sei anni di nulla, ci vuole coraggio per richiedere la fiducia ai reggini. L’attuale sindaco parla di ‘colonizzatori e invasori’, ma chi sarebbero? I presenti a questo tavolo? Reggio è anche nostra, e vogliamo risollevare la città dai disastri che ha combinato Falcomatà”, il pensiero del coordinatore provinciale di Forza Italia».

Pieno sostegno e fiducia nelle qualità di Minicuci anche nelle parole di Crinò, Arruzzolo, Paris e Sainato. Neri si è soffermato sul ‘piano industriale’ che serve alla città per risollevarsi. «Si continua a buttare fumo negli occhi ai cittadini. Parliamo delle fasce deboli, del debito confrontiamoci su questi temi e non scendiamo sul personale» ha detto Tilde Minasi. 

Sulla deludente gestione da parte dell’attuale amministrazione ha parlato anche Denis Nesci. «Falcomatà parla di invasori, ma ha distrutto una città. Nonostante abbia avuto sei anni chiede ancora un secondo tempo. Non c’è più motivo per dare tempo a chi ne ha avuto senza coglierlo».

In chiusura di conferenza l’intervento di Minicuci. Il candidato sindaco ha risposto in modo chiaro e perentorio a chi gli chiedeva se si sente un leghista. «Non ho nessuna tessera di partito da ben 45 anni. Sono il candidato sindaco di tutta la coalizione e sarò il sindaco di tutti i reggini».

Ritorno alla normalità, difesa della città e rilancio della stessa con una visione strategica a medio-lungo termine. Minicuci ha spiegato in sintesi il programma del centrodestra: «Dobbiamo tornare alla normalità e far sì che il cittadino non sia più suddito e andare con il cappello in mano negli uffici per ottenere in autorizzazione. Servono tempi certi, c’è bisogno di snellire la macchina amministrativa. Non ho bisogno di studiare, vengo da 46 anni di esperienza, so già cosa devo fare».

Debito nelle casse comunali e attribuzione delle funzioni  alla Città Metropolitana due passaggi importanti per il candidato sindaco: «Se entro settembre arriveranno i fondi annunciati io sarò il primo a ringraziare il governo, ma ho i miei dubbi e comunque il debito rimarrà e sarà comunque enorme. Non so come ha fatto l’attuale amministrazione ha passare da 110 milioni a quasi 400 milioni di debito nonostante negli anni siano arrivati 220 milioni che in teoria avrebbero dovuto sistemare la situazione. Sull’attribuzione delle funzioni ho già parlato con la Governatrice Jole Santelli, ci ha assicurato che entro pochi mesi la Regione darà le funzioni alla Città Metropolitana, passaggio fondamentale per organizzare e attuare un serio sviluppo. Cosa che l’attuale amministrazione non ha mai fatto. Tutti uniti vinceremo e lo faremo già al primo turno», ha detto chiudendo Minicuci.  (rp)

Salvini ricompatta la destra reggina e spinge il candidato sindaco Minicuci

Con le spalle allo Stretto, tutti stretti intorno a Matteo Salvini, per dare certezza del sostegno al candidato “unico”, Nino Minicuci, aspirante sindaco della Lega, con l’appoggio della coalizione di centro-destra formata da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Una serata che ricompatta la destra confusa e lacerata, a Reggio, dopo settimane di tirammolla sulla scelta del candidato.

Ad accogliere Salvini tutto lo stato maggiore della destra calabrese, capitanata dalla presidente Jole Santelli  e scortata dalla coordinatrice di Fratelli d’Italia Wanda Ferro. Poi ci sono praticamente tutti: l’on. Ciccio Cannizzaro, le deputata Maria Tripodi e Giusy Versace, l’uomo di Salvini in Calabria, Cristian Invernizzi, già commissario della Lega per il territorio regionale, e poi consiglieri regionali, aspiranti consiglieri comunali, una ressa incredibile di giornalisti, telecamere, telefonini, microfoni.

Introduce la serata la giornalista Giancarla Rondinelli, ma non ci sarà contraddittorio con la stampa. Giusto qualche frase strappata all’ingresso del Lido, a nessun giornalista è stato permesso di fare domande. Più che un incontro con la stampa per presentare il candidato “unico” si è trattata di una affollata convention del tributo obbligato. Salvini, reduce di una mattinata a Crotone e un pomeriggio a Catanzaro Lido, ha fatto un discorso pacato, da sovrano appena giubilato, che ha vinto l’opposizione interna e si sente regista di una apparentemente facile vittoria. Lo sarebbe stata sicuramente due mesi fa, se non ci fosse stato il tentennamento continuo di tutto il centro destra sulla scelta del/della candidato/candidata: oggi sembra ugualmente facile viste le evidenti defaillances di Falcomatà. Facile attaccare il sindaco uscente (anche dopo su la7 durante il programma In Onda), sulla spazzatura che, indegnamente “sporca” l’immagine (e no solo quella) della città o sull’acqua: il candidato Minicuci fa un discorso che affascina e conquista l’uditorio, parlando di imposte inique e perdite d’acqua, e finalmente parla di cassonetti “intelligenti per controllare chi scarica i rifiuti ma non paga la relativa tassa, immaginando un sistema di riciclaggio diverso per valorizzare i rifiuti. Poi, Minicuci, punta sull’orgoglio della Calabria: parla dei 50mila calabresi che vivono a Genova, e confessa il suo amore per Reggio e per tutta la Calabria: «guardate che i più innamorati di Reggio sono le persone che stanno fuori, quando siamo qui ci rode l’invidia – come diceva un poeta reggino (Giunta). Quando ci troviamo fuori facciamo le associazioni dei calabresi: io ne ho fondata una ad Ascoli Piceno e a Genova quella dei calabresi della Liguria, dove abbiamo fatto cose bellissime, come un corso per aiutare i ragazzi a partecipare ai concorsi pubblici, che io regalerò ai giovani di Reggio».

Salvini a Reggio Calabria

Salvini mantiene un profilo basso, accoglie i consigli di non apparire il nuovo Anassila agli occhi dei reggini, e ascolta come un ragazzo preparato a sostenere un esame e non vuole strafare. Gioca anche lui sui sentimenti d’orgoglio calabrese, poco ci manca che si metta a ballare la tarantella per professare la sua gioia di stare in riva allo Stretto, ma sa bene che non sarà una passeggiata. Gli inguaribili ottimisti parlano di vittoria al primo turno, Salvini, invece, ci va cauto, sarebbe bello – dice – ma non dà niente per scontato. E ha capito che il centro-destra da vittoria certa a tavolino stava per restare fuori dello stadio. Lo hanno capito soprattutto le varie anime della destra reggina che hanno, per incanto, capito che solo uniti possono vincere, senza stravincere.

Salvini ha confessato che quando ha preso in mano la Lega non immaginava che sarebbe arrivato in Calabria: ringrazia i calabresi che sono intorno a lui, che rappresentano la realizzazione d’un sogno «perché non bisogna porsi limiti nella vita»: spiega di essere arrivato in ritardo perché è andato a vedere la muraglia di spazzatura di Ciccarello. «Non chiedo a Nino i miracoli – dice – ma chiedo di restituire ai reggini l’onore e la normalità quotidiana: strade pulite e acqua che esce dai rubinetti, per cominciare». Rilancia la palla agli elettori del centro-destra: il destino di Reggio è in mano a voi, io metto una piccolissima matt0nella in  quella casa che dovete costruire voi». Applausi, e selfie a volontà per chiudere la serata reggina. Lo slogan di chiusura è: lavoro, sicurezza e bellezza. Domani è un altro giorno, la campagna elettorale è appena iniziata. (s)