La Fondazione Mediterranea, in una nota, ha illustrato che «molte ombre e dubbi sono evidenziabili sul parere positivo della Commissione Regionale Patrimonio Culturale al progetto della nuova piazza De Nava avanzato dalla Segreteria Regionale del Mibact».
«Il parere, acquisito il 20 di aprile e basato esclusivamente sulla relazione fatta dall’arch. Vitetta – continua la nota – è inattendibile perché la citata relazione presenta alcune inesattezze e imprecisioni che ne delegittimano la validità. Pur tralasciando che venga erroneamente adombrata una maggioranza di associazioni dichiaratesi favorevoli al progetto, la qual cosa è palesemente falsa essendo vero l’esatto contrario, non è vero, come afferma la dott.ssa Vitetta, che la piazza così com’è faccia parte di un “contesto urbano fortemente degradato dal punto di vista sociale e strutturale”. Non può accadere che azzerando la storia e la memoria di un luogo lo si predisponga a essere pulito e ben frequentato. La piazza, addossata ai luoghi della movida reggina, non sarà mai, se non la si rende tale con un’attenta manutenzione, pulita e ben frequentata. Ma non è questo il motivo principale per cui la relazione della Vitetta debba essere contestata».
La commissione, infatti – continua la nota – sulla base di quanto dichiarato dalla Vitetta, afferma di prendere atto che il materiale storicizzato, ovvero il materiale lapideo della cintura, sarà oggetto di riutilizzo. Sono solo parole, in quanto in nessuna parte del progetto che ci è stato sottoposto si prevede il riutilizzo dei materiali lapidei di risulta dalla demolizione. A questo punto le ipotesi sono due. Prima. La Vitetta ha indotto la Commissione in errore fornendo indicazioni imprecise o quantomeno fuorvianti. Seconda. Esistono delle variazioni progettuali che non sono state fornite in visione agli aventi diritto come avrebbero dovuto.
Comunque, alla base dell’induzione in errore della Commissione, vi sono due equivoci di fondo. Il primo è costituito da fatto che a giustificare la demolizione della piazza storica la Vitetta si rifà a un solo schizzo preparatorio del Piacentini, subito rinnegato dallo stesso perché collidente con il progetto della piazza, deliberato antecedentemente a quello del museo. Il secondo è di palmare evidenza. Pur tralasciando la constatazione che vi è un’insanabile contraddizione tra il termine “restauro”, come si intitola il progetto, e il termine “demolizione”, chiaramente espresso nel progetto, non è che riutilizzando il materiale di risulta della demolizione si mantiene la memoria storica della piazza, come affermato dalla Vitetta e incautamente recepito dalla Commissione. Ovvero non è che si mantiene la memoria di Roma demolendo il Colosseo e usando il materiale lapideo di risulta per costruirci uno stadio. Mutatis mutandis, in piccolo, è questo che propone l’arch. Vitetta e che inopportunamente la Commissione ha avallato».
«La memoria di Reggio della ricostruzione – conclude nota – non risiede nella singola pietra del pilastrino ma nel complesso architettonico della piazza che si vuole demolire. È una considerazione di tale semplicità ed evidenza che getta delle lunghe ombre di inattendibilità sulle motivazioni della Commissione. Comunque, che sia stata indotta in errore o che l’errore l’abbia prodotto autonomamente, il parere della Commissione non può essere accettato e, in quanto collidente con i basilari principi di buon restauro e conservazione del patrimonio culturale, è suscettibile a essere impugnato nelle opportune sedi».