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Granato, Sapia, Parentela, d’Ippolito (M5S): sostenere le imprese con una proposta unitaria

Parlamento

I deputati del Movimento 5 StelleBianca Laura GranatoFrancesco SapiaPaolo ParentelaGiuseppe d’Ippolito, hanno scritto una lettera aperta ai partiti, in cui viene ribadita l’urgenza di «sostenere le imprese con una proposta unitaria».

«Di recente, Nino De Masi – si legge nella lettera – ha indicato misure concrete per la ripartenza dell’economia calabrese. A favore del Sud egli ha ipotizzato aree No Tax, tra cui una corrispondente alla regione Calabria. Subito abbiamo sposato la proposta, che tra l’altro prevede prestiti a tasso zero per le piccole imprese, da restituire in 15 anni, e l’obbligo di reinvestire sul territorio una quota degli utili delle banche che beneficino di fiscalità di vantaggio».

«Lo stesso imprenditore, noto anche all’estero per la lotta alla ’ndrangheta e all’usura bancaria – prosegue la lettera – ha insieme sottolineato l’esigenza di individuare strumenti a favore della formazione professionale e della riconversione delle attività. È un piano possibile, oltre che necessario. Perciò abbiamo annunciato che a breve lo porteremo all’attenzione del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, senatore del Movimento 5 Stelle. Inoltre abbiamo rivolto alle altre forze politiche un appello a confrontarci nel merito, partendo dagli alleati di governo».

«Infatti – prosegue la lettera – crediamo che la crisi determinata dal coronavirus debba avere soluzioni condivise: con l’intera rappresentanza parlamentare calabrese, l’esecutivo e i consiglieri regionali. Occorre pensare soltanto alla Calabria, stavolta abbandonando le differenze e divergenze politiche. Presto bisogna mettersi all’opera e bussare alla porta del governo nazionale con un documento unitario che contenga precise richieste per invertire la rotta».

«L’esperienza del passato e la coscienza della realtà – prosegue la lettera – possono esserci molto utili e costituire la base di un ragionamento obiettivo e fecondo, in rapporto a quanto indicato da De Masi. Per esempio, a Gioia Tauro – e non solo – diverse aziende ottennero enormi finanziamenti, ma senza produrre alcunché, senza generare ricchezza e senza pagare il conto alle aziende locali».

«Altro fenomeno da richiamare – prosegue la lettera – è il diffuso assistenzialismo in Calabria, frutto di un remoto matrimonio di interessi tra Stato ed enti locali, che nei decenni ha compresso la cultura e lo spirito d’impresa, con gravi danni per l’occupazione e la crescita collettiva. A ciò si aggiunga il frequente errore del potere politico e amministrativo di alimentare postifici. A riguardo non si è mai stimato l’impatto reale, scarso e perfino deleterio, sui livelli di servizi e diritti – in Calabria – delle troppe assunzioni in uffici, aziende e agenzie del sistema pubblico nostrano. Questo è un tema dominante nella narrazione antimeridionalista, rispetto al quale manca un’analisi di prospettiva che ci induca a cambiare registro, a investire altrimenti le risorse disponibili».

«Ultima annotazione – prosegue la lettera – è che di per sé non conta l’entità, pur se a molte cifre, dei vari fondi per lo sviluppo regionale, se la relativa spesa è rinviata, non rispondente alle potenzialità del territorio o addirittura virtuale, cioè subordinata alla stesura di atti o programmi specifici. In questo senso – fermo restando che la spesa pubblica per il Meridione va proporzionata alla popolazione residente e che i fondi europei siano aggiuntivi come richiesto da Agenda Sud 34%, evitando, sull’onda della pandemia, di sottrarre ulteriori risorse al Mezzogiorno –, siamo chiamati a guardare avanti: a superare la seduzione del dato complessivo dei trasferimenti destinati all’ammodernamento strutturale e alla coesione sociale».

«In sintesi – prosegue la lettera – ora pensiamo a sostenere l’impresa, al suo valore economico e sociale, a quanto in proposito renderebbe, già nell’immediato, la possibilità di operare in una regione con fiscalità di vantaggio, anche per attrarre investimenti e creare posti di lavoro vero, dunque servizi pubblici migliori e benessere generale. Il nostro Reddito di cittadinanza, che intendiamo estendere a stretto giro, ha tolto “personale” alle organizzazioni criminali e sollevato tante famiglie dalla povertà. Tuttavia, adesso è il momento di integrarlo con misure di lungo respiro, quali quelle prospettate De Masi. Pertanto ci facciamo promotori di un tavolo di ampia concertazione, cui invitare i sindacati, fiduciosi di ottenere pronta risposta dagli altri partiti». (rp)

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