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Il nostro futuro secondo la sindaca di Siderno, Maria Teresa Fragomeni

Il nostro futuro secondo la sindaca di Siderno, Maria Teresa Fragomeni

di ARISTIDE BAVASenza adeguati finanziamenti per la nostra terra il divario con il Nord si allargherà sempre di più. La sindaca Maria Teresa Fragomeni è fortemente preoccupata del futuro della nostra Regione, e quindi, della nostra città. 

«Il 2023 rischia di essere – scrive in una sua nota – un anno di recessione per la nostra Regione. Gli effetti della guerra in Ucraina e della congiuntura economica (inflazione e crisi energetica) impatteranno sul già fragile tessuto economico della Calabria, caratterizzato da bassi redditi e sottoccupazione. Secondo la Svimez avremo un meno 0,9% che allargherà il divario con il resto del Paese Italia che, secondo le proiezioni regionali, sarà ancora più divisa con un Mezzogiorno generalmente interessato da dati recessivi».

Le considerazioni vanno, poi, a quelli che definisce “i nuovi poveri” affermando che «è evidente che il numero di nuovi poveri è destinato a crescere. Su questo, la politica, le parti sociali e le Istituzioni devono agire in maniera netta prima che sia troppo tardi. Quindi ricorda un suo recente intervento al Convegno di Napoli sul Sud e l’ Europa ricordando dio aver sottolineato come sia «necessaria e non più rinviabile  una forte crescita di investimenti pubblici nel Mezzogiorno».

«Occorre – afferma – una ottimizzazione della progettazione e della spesa, delle risorse previste dalle politiche di coesione e dal Pnrr. La debolezza delle pubbliche amministrazioni del Sud, prive delle risorse umane qualificate e specializzate sta determinando il concreto pericolo di una mancata occasione per la parte più svantaggiata dell’Italia. Le procedure di assunzione, necessarie, hanno tempi non compatibili con l’obiettivo di progettare sul Pnrr. Del resto tra il 2010 ed il 2019 gli occupati nei Comuni del Mezzogiorno sono calati del 15%!!! La proposta di una alleanza progettuale ed attuativa per supportare le progettazioni, lanciata da Bianchi, per coinvolgere Università, ordini professionali in uno sforzo, va subito praticata per evitare la perdita di Risorse Economiche decisive se si vuole invertire la rotta, non solo al Sud: è infatti ormai chiaro che se non cresce il Mezzogiorno non cresce l’Italia».

Quindi interviene sulla “bozza Calderoli e la cosiddetta Autonomia Differenziata”, evidenziando che «urge ragionare di una realtà che sfata il luogo comune sulla spesa pubblica dello Stato superiore di ben 4 mila euro pro capite nelle regioni del Nord. È il tempo – dice – di abbandonare una semplice posizione di rifiuto del disegno leghista, che rischia di essere di retroguardia: della proposta Calderoli  e che non si può nemmeno discutere».

Nella chiosa finale l’affermazione che «servono politiche pubbliche di investimenti rilevanti nel Mezzogiorno, coordinate dentro una visione strategica di sviluppo. O si affronta la principale frattura economica e sociale del nostro Paese, o si sceglie di non occuparsi della più grande disuguaglianza del nostro tempo. Questo l’orizzonte cui lavorare per la Calabria e per l’Italia». (ab)

 

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