di SANTO STRATI – Inizia l’era Santelli, “la” Presidente. Stamattina la neogovernatrice Jole ha firmato i documenti di insediamento nelle mani del segretario della Giunta Ennio Apicella e ha raccolto il testimone dal vicepresidente Francesco Russo. Oliverio è fuori regione, le ha mandato un messaggio di augurio unitamente al voluminoso rapporto sulla sua consiliatura che ha fatto preparare prima di fare le valigie. Jole Santelli, in Parlamento, è sempre stata una battagliera deputata con una grinta sorprendente: oggi è apparsa, per un attimo, come una studentessa al suo primo giorno d’università. Confusa, emozionata, ma felice e conscia del lavoro che l’aspetta. Complice la quasi totale assenza di voce, la presidente Santelli ha comunque recuperato subito l’emozione con la sicurezza di chi sa di essere al posto giusto nel momento giusto. E ha spazzato da subito la prevedibile voglia del vincitore di fare terra bruciata su quanto lasciato dagli avversari: invece, la nuova Presidente ha detto di voler prendere il meglio dell’esperienza della giunta precedente, spiazzando persino il vicepresidente. Una dichiarazione di intenti che merita il dovuto rispetto: la Santelli ha chiarito che nella valutazione del merito non terrà conto delle appartenenze politiche: il fine comune, trasversalmente, deve permettere a maggioranza e opposizione, pur nel democratico confronto dialettico, di lavorare con un obiettivo condiviso. Trasformare la Calabria, invertire la rotta, partendo proprio dalla ricostruzione della reputazione di questa terra che è ai minimi termini.
Il capo dell’opposizione Pippo Callipo, forte del 254mila voti, sabato ha “dovuto” saltare la proclamazione perché avvisato troppo tardi della convocazione a Catanzaro. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca (diceva Andreotti): vogliamo sperare che questo stupidissimo incidente (se si è trattato davvero di un dispettuccio) sia l’ultimo atto della campagna elettorale, costituisca la fine delle scintille. S’è già perso troppo tempo ed entro dieci giorni la Presidente Santelli deve presentare la sua squadra di giunta. «Al netto delle belle parole, – ha dichiarato Callipo – i problemi quotidiani dei calabresi restano tutti drammaticamente attuali. Premettendo che nessuno ovviamente pretende che in pochi giorni vengano affrontate tutte le gravi emergenze che incombono sui territori, trovo comunque avvilente – ha aggiunto Callipo – che si continui a parlare solo delle trattative per le postazioni di potere, o di vecchie e nuove correnti di partito, senza che si intraveda nel dibattito politico nemmeno una vaga idea di come provare a invertire la rotta. Non una parola su come contrastare l’emorragia dei giovani e l’abbandono dell’entroterra, nessun segnale di sobrietà né di ritorno alla politica intesa come servizio alla comunità. La situazione che ho toccato con mano girando in lungo e in largo per la regione fa tremare le vene ai polsi. Nei paesi delle aree interne si vivono situazioni allarmanti: i cittadini subiscono la spoliazione continua di servizi fondamentali, moltissime persone in condizioni di disagio non hanno alcuna forma di assistenza, diversi sindaci devono addirittura lottare per non fare chiudere le scuole elementari perché mancano i numeri minimi necessari a mantenere le classi. La meritocrazia, inoltre, continua a essere calpestata e i nostri ragazzi migliori sono costretti a partire per vedere riconosciute altrove le loro competenze. Chi come me continua a coltivare la speranza di una nuova Calabria deve innanzitutto dare voce ai territori e misurarsi con la realtà che ogni giorno vivono migliaia di calabresi. Ha il dovere di farlo – conclude Callipo – chi ha un ruolo di opposizione, perché non possiamo certo permetterci di ricadere nel circolo vizioso delle vendette e dei giochetti tattici finalizzati solo ad accaparrarsi future poltrone, e ha il dovere di farlo soprattutto chi è stato incaricato dalla volontà popolare di governare nell’interesse della collettività. Non si può perdere altro tempo in consumate liturgie di potere, la Calabria sta affondando nell’indifferenza».
Queste dichiarazioni, Callipo le ha rese ieri. Ai calabresi – crediamo – sarebbe piaciuto vedere il capo dell’opposizione – anche se con Germaneto non ha molto a che fare – all’insediamento del nuovo presidente: una questione di fair play, senza nulla concedere alla maggioranza che governerà la Regione. E i calabresi – siamo certi – vogliono che la nuova governatrice faccia tesoro anche di quanto indicato da Callipo, soprattutto per il recupero delle periferie e il riequilibrio dei livelli minimi di assistenza. E l’appello di stamattina della Santelli del comune obiettivo che deve coinvolgere tutti, lo ripetiamo, va preso nella giusta considerazione, soprattutto se poi si dovesse verificare che quelle di oggi sono state parole di circostanza. Vogliamo, invece, dare, con un ottimismo che ci auguriamo contagioso, un po’ di credito a questa ventata “rosa” che caratterizzerà la presidenza: la Santelli non è tipo da girarsi i pollici e ha sempre mostrato di essere un’infaticabile macchina “politica” (si guardino i suoi sanguigni interventi a Montecitorio), ed è quello che serve in questo momento alla Calabria. Ha “minaccciato” i dirigenti: dimenticatevi di guardare gli orologi, annunciando un tour de force come mai prima in regione.
La presidente Santelli ha mostrato di avere le idee chiare soprattutto su una cosa: la reputazione della Calabria, che è fondamentale. Facile la rima con innovazione e occupazione, ma la reputazione va ricostruita e va fatto pesare che questa non è solo terra di malaffare, disoccupazione e di fannulloni (Salvini dixit in altri tempi, quando non gli importava molto del Sud): occorre lavorare in maniera tosta perché vengano conosciute le cose migliori (che sono la gran parte) e sia avviato un processo di quest’area dalla cattiva nomea. Può sembrare un compito difficile, pur avendo gioco a favore la cultura, il paesaggio, le inestimabili ricchezze archeologiche, la qualità dell’ambiente, il naturale ed esagerato senso di accoglienza della sua gente, ma non è impossibile. Anzi, si pensi a quanti potenziali turisti, nel mondo, ignorano persino l’esistenza della Calabria: gliela si faccia scoprire (epidemia coronavirus permettendo). Devono, però, cominciare a crederci, prima di tutto i calabresi, perché gli altri si accorgano che Sud non è sinonimo di sottosviluppo e precarietà. E la Calabria può diventare davvero la California d’Europa, con i Bronzi di Riace a far da attrazione (soprattutto se si riesce a farli proclamare patrimonio dell’umanità).
A non pochi sarà sfuggito come la stampa nazionale abbia praticamente “snobbato” la presentazione del Piano per il Sud fatta a Gioia nei giorni scorsi addirittura dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha affiancato Peppe Provenzano, il miglior ministro che il Mezzogiorno potesse desiderare. Poche righe sui media nazionali, mettendo più in evidenza l’uso bizzarro di un’immagine del mare di Trieste nelle slides del ministro dedicate al Sud, piuttosto che la grande innovazione del programma per il Mezzogiorno. Parliamo di 123 m-i-l-i-a-r-d-i in dieci anni, non di bruscolini. E una notizia così si merita giusto qualche titoletto e neanche un richiamo in prima pagina su Corriere, Repubblica e Stampa, tanto per fare il nome di qualche testata? La verità – amara – è che del Sud e della Calabria non frega niente a nessuno, lo sfasciume pendulo sul mare come lo indicava Giustino Fortunato è destinato a restare una fastidiosa incombenza per un’Italia che sempre più andrà a due velocità, come indicava ieri il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini. Ma se qualcuno ragionasse in termini obiettivi e analizzasse il Piano per il Sud di Provenzano & Co. scoprirebbe che la “fastidiosa (per il Nord) deriva” meridionalistica di questo Governo in realtà risponde a una logica ineccepibile: se non riparte il Sud non riparte l’Italia. E la Calabria deve essere la protagonista di questo progetto, di questo programma che non è un ulteriore pacchetto normativo di difficile realizzazione, ma un insieme di indicazioni per l’attuazione di leggi già esistenti. L’indicazione di come utilizzare e spendere i soldi che l’Europa mette a disposizione.
Presidente Santelli, negli ultimi venti anni, la Calabria ha stupidamente rinunciato a tanti miliardi europei, spesso rimandoli indietro, per incapacità di spesa e assenza di programmazione. Faccia suo il corposo documento del ministro Provenzano, attivi una squadra di governo degna di questo nome che non risponda a logiche di spartizione, pur nel rispetto delle posizioni conquistate col voto del 26 gennaio, ma sia un team di invincibili “guerrieri” decisi a respingere non solo qualunque idea di colonizzazione, ma anche l’insana voglia di marginalità che non nascondono le regioni del Nord in cerca dell’autonomia differenziata nei confronti delle regioni meridionali. Servono idee, ma soprattutto fatti: occorre dare risposte immediate alle tante, troppe, esigenze dei calabresi.
La soluzione trovata in tempi rapidi dal ministro Speranza per il centro di neurogenetica di Lamezia, anche se fa discutere l’abbinamento con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini di Catanzaro, fa capire che se c’è una mobilitazione si risolvono subito i problemi. E allora, Presidente, mobiliti, anche trasversalmente con l’opposizione, tutta la Calabria in uno stato di perenne agitazione positiva: nessuno ha la bacchetta magica e i trucchi dei prestigiatori, poi si sa vengono svelati, ma serve intelligenza e cultura politica. Abbiamo una storia politica alle spalle di cui andare fieri, la Calabria può davvero tornare protagonista. E se a compiere questo miracolo sarà una donna, cara Presidente Santelli, i calabresi saranno ancora di più orgogliosi della propria terra e dei suoi figli che, qualche volta, – come nel suo caso – ritornano. (s)