di GIOVANNI MACCARRONE – Ho avuto la fortuna di vivere gli anni ’70e ’80. Erano gli anni più spensierati. Vi ricordate quando ad agosto si andava al mare e poi si pranzava sulla spiaggia? Le vacanze per molte famiglie cominciavano a giugno e finivano a settembre. Non esistevano Bandiere Blu, né tantomeno monitoraggi delle acque. Non si sapeva nemmeno cosa fosse. All’epoca, però, si faceva il bagno in un mare azzurro e cristallino che rendeva possibile l’avvistamento di un gran numero di pesci.
Si potevano osservare i fondali incontaminati, ricchi di stelle marine, ricci di mare e una grande varietà di pesci. Si facevano lunghe passeggiate sulla sabbia fine in cerca di qualsiasi oggetto portato dall’alta marea. Si sentiva anche il fragore del mare, le onde impetuose, il profumo del mare.
Nei decenni successivi è cambiato tutto. Siamo stati costretti ad assistere ad una lenta ed inesorabile cementificazione che ha stravolto l’intero aspetto costiero. Si sono succeduti in rapida sequenza alti e grandi edifici tra loro allineati, costituendo di fatto una muraglia di fabbricati.
Tutto questo ha determinato l’afflusso al mare di acque di fogna a cui si sono aggiunti i fiumi inquinati, canali e torrenti contaminati, depuratori che non funzionano.
Sono decenni, infatti, che il mare è divenuto una sorta di sversatoio, con evidenti danni sull’ecosistema e palesi ripercussioni sulla salute umana.
Sarà capitato a tutti di vedere sia d’inverno che in estate una schiuma gialla che ricoprire un tratto più o meno ampio della superficie del mare. Uno spettacolo di certo sgradevole, che ci fa sempre sorgere dubbi sulla salubrità di uno specifico lembo di costa.
Dai giornali apprendiamo con vivo stupore che essa non è altro che il prodotto della decomposizione delle alghe marine che, favorita dalle alte temperature, rilasciano nell’acqua una sostanza giallognola e viscosa, trasformata in schiuma dal moto ondoso.
Ed in effetti, secondo gli studi del famoso James Hansen, climatologo e direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento della temperatura terrestre che prima o poi toccherà i 2°C
C’è da dire, però, che spesso la produzione di tale spuma non è generata dalle alte temperature dell’aria e della superficie dei mari. Invero, secondo taluni, la presenza di quella schiuma può far supporre che in quel tratto di mare siano stati sversati fertilizzanti utilizzati in agricoltura, i quali costituiscono una fonte di nutrimento per le alghe favorendone perciò lo sviluppo.
Molti prodotti creati dall’uomo vengono riversati nel mare: pesticidi, erbicidi, concimi, detersivi, petrolio, prodotti chimici industriali e acque reflue.
Alcuni di essi vengono depositate nell’ambiente a monte rispetto alle linee costiere. I concimi ricchi di sostanze nutritive utilizzati in agricoltura, ad esempio, spesso vengono riversati nei corsi fluviali locali e finiscono per depositarsi in mare. Questo eccesso di nutrienti scatena la proliferazione di massa di alghe che derubano l’ossigeno acqueo e provocano zone morte in cui solo pochi organismi possono sopravvivere.
Alcuni di questi organismi vegetali sono dotati di una tossicità tale da pregiudicare sia le specie marine che l’essere umano. Fra queste, va annoverata la “Ostreopsis Ovata”, originaria di ambienti tropicali ma recentemente rinvenuta anche nel Mediterraneo (si veda il monitoraggio di Arpa Puglia 15 – 30 settembre 2023). Si tratta di un organismo di piccole dimensioni la cui presenza nel mare è segnalata da fenomeni quali: Superficie dell’acqua lattiginosa e iridescente; Formazione di schiuma; Fondali coperti da una patina di colore bruno; Piccole specie marine (come stelle di mare o ricci) senza vita o in precario stato di salute.
Questa tipologia di alga può causare problemi alla pelle (tramite contatto), nonchè alle nostre vie aeree, mediante inalazione delle sue microparticelle che il vento aiuta a disperdere nell’ambiente
Non di rado capita di imbatterci anche con chiazze di colore bruno, che per uno spazio più o meno ampio ricoprono un tratto di mare
Per alcuni, esse sono dovute all’azione naturale del fitoplancton (alghe e batteri presenti nell’acqua) favorita dalle elevate temperature della stagione estiva. Per altri, invece, queste disgustose presenze sono il chiaro segno di un sistema fognario mal funzionante (se non del tutto assente) come tale inidoneo a garantire la corretta gestione dei reflui. A prescindere dalla loro origine, la presenza di queste macchie fa sorgere nei bagnanti il dubbio sulla qualità del mare. Dubbio che, talvolta, viene tramutato in certezza dal divieto di balneazione disposto dalle autorità competenti.
Durante tutto l’anno (e non solo d’estate), dunque, il mare appare spesso molto sporco. E non solo per le schiume e il fitoplancton, ma anche per le scie di rifiuti solidi alla deriva che vengono frequentemente abbandonati dagli incivili.
Non dimentichiamoci, poi, gli scarichi abusivi, la rete fognaria e la depurazione che non funzionano e – come è stato dimostrato negli ultimi mesi – lasciano andare a mare acque reflue non trattate.
Insomma, da quanto sopra, si può desumere che, a distanza di tanti anni, appare quasi da sognatore ricordare gli anni ’70 e ’80.
La colpa di questa situazione non è da attribuire semplicemente alle Istituzioni che non sono state in grado di gestirla nel modo dovuto e neppure a coloro che fino a non molto tempo fa hanno pensato che il mare è talmente vasto e profondo da credere che, per quanti rifiuti e residui chimici vi venissero versati dall’uomo, gli effetti sarebbero stati irrisori.
La colpa è da attribuire anche a chi come noi (ragazzi degli anni “70” e “80”) ha permesso che tutto ciò accadesse. Ci accorgiamo del mare e dei suoi problemi solo nei mesi estivi quando siamo in vacanza. Invece dovremmo soffermarci sulle questioni di cui sopra tutto l’anno e soprattutto quando facciamo le nostre considerazioni in merito ad un futuro più sostenibile
Per il momento dobbiamo solo sperare che il Progetto Pnrr Mer (Missione Missione_2 rivoluzione verde e transizione ecologica Componente_4 tutela del territorio e della risorsa idrica investimento 3.5 ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini) vada in porto.
Si tratta del più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che vede Ispra come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 mln di euro per il 2022-2026.
Il Mer prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di sondare i fondali fino a 4000 m e strumentazione acustica ad altissima risoluzione.
E’ un’opportunità storica che non ritornerà più. Per cui speriamo che vada bene e non rimanga semplice lettera morta.
Infine, speriamo che dia qualche risultato anche la legge 10 maggio 2023, n. 53 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (Guri) del 18 maggio 2023, n. 115 che finalmente ha istituito la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.
Comunque vada, ricordatevi che il mare non è solo “nostrum” come pensavano i romani. Speriamo bene. (gm)