Economia del mare, il ministro Musumeci: Calabria è la regione che dovrebbe guidare filiera

«Quanto alla Calabria, io credo che sia la regione a dover guidare la filiera dell’economia del mare, mettere assieme pubblico e privato». È quanto ha dichiaratoil ministro per la Politica del Mare e della Protezione Civile, Nello Musumeci, all’incontro Calabria ed Economia del mare – Istruzione per l’uso… cercasi, svoltosi nella sala Convegni dell’Autorità Portuale di Schiavonea di Corigliano Rossano.

L’evento è stato promosso da Assonautica, dalla Camera di Commercio, dalla Provincia di Cosenza, Coldiretti, Confindustria, Regione Calabria, Università della Calabria, Associazione Mare pulito Bruno Giordano, Fim Calabria, Università della Calabria – Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente (Diam), dal Comune di Corigliano – Rossano, dall’Istituto tecnico Alberghiero Majorana, dall’Istituto nautico, dall’Autorità di Sistema portuale di Corigliano – Rossano e dall’Istituto Ipseoa di Cariati.

Per il ministro «l’economia del mare cresce soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, cresce nelle sue sette filiere e questo appuntamento di oggi a Corigliano Rossano assume un significato particolare, che nelle mie intenzioni vuole essere un momento di confronto, di consuntivo e di preventivo sucosa si è fatto e cosa si può fare per valorizzare al massimo il mare inteso come risorsa. Le regioni con particolari difficoltà di sviluppo, quindi sostanzialmente tutte quelle del Mezzogiorno che hanno la fortuna di essere bagnate dal mare potranno e dovranno trovare un momento di sintesi attorno ad un tavolo».

«In Calabria credo debba essere la Regione a governare la filiera assieme a pubblico e privato – ha evidenziato –. Governo e Parlamento in questa direzione non avranno alcuna difficoltà a sostenere ogni utile iniziativa nella nautica, nella cantieristica, nel turismo balneare e in quello sportivo, nella valorizzazione della biologia marina e in tutte le attività che ruotano a questo straordinario bene che è il mare.

«Qui in Calabria – ha detto ancora il ministro – non c’è nulla da inventare, bisogna solo mettere a punto tutte le sinergie e pianificare e programmare chi deve fare cosa. La risorsa più importante c’è e bagna 800 chilometri di costa che consente a questa regione di poter invertire una tendenza ed inseguire un modello economico assolutamente compatibile perché ecologicamente sostenibile».

Presenti, anche, il senatore Ernesto Rapani, il Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ed il comandante della Legione Carabinieri Calabria, Pietro Salsano, il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, il sindaco Flavio Stasi, la presidente della Terza Commissione regionale e candidata a sindaco di Corigliano-Rossano, Pasqualina Straface.

Il senatore Rapani, nel suo intervento, ha ricordato come «Corigliano Rossano, con i suoi 38 di costa, potrebbe consentire all’Italia di superare il primato del lungomare più lungo del mondo oggi detenuto da Baku-Azerbaigian. Il ministro si è reso disponibile a collaborare ad un progetto che parte dal basso».

Per il prefetto Ciaramella «il mare rappresenta la prima risorsa e, in quanto tale, deve essere custodita sia per dare manforte al turismo e all’economia e contro ogni sfruttamento».

«Quasi il 40% del territorio calabrese non è collettato, quindi è evidente che c’è un lavoro lungo che riguarda soprattutto l’aspetto in infrastrutturale.», ha ricordato Salsano.

«Nella nostra visione di governo, Corigliano-Rossano, terza città della Calabria dovrà conquistare, difendere e far valere tutta la sua autorevolezza istituzionale ma anche la sua capacità progettuale rispetto a tutte le grandi questioni aperte ereditate che la dovranno vedere comunque attore protagonista», ha detto Straface.

«Tra queste – ha aggiunto – sarà prioritario il rilancio strategico ed eco-sostenibile del Porto, tra le infrastrutture più grandi della regione e del Sud e della storica ed importante marineria di Schiavonea, tra le storiche e più grandi del Mezzogiorno».

«Riconosceremo centralità alle imprese ed alle attività produttive e commerciali – ha proseguito la consigliera regionale e candidata a sindaco di Corigliano Rossano –, in primis quelle dell’agroalimentare e della piccola pesca, perché è soltanto se nasce, funziona e si sviluppa in modo sano e forte l’iniziativa imprenditoriale locale che si creano e consolidano le condizioni vere di indotto, occupazione e sviluppo locale autonomo e durevole per tutti. Allo stesso tempo e con lo stesso metodo, coniugando opportunità di reddito, crescita e sostenibilità ambientale, faremo di Corigliano-Rossano e del suo Porto uno dei più interessanti poli di attrazione per investimenti regionali, nazionali ed internazionali».

Straface, poi, ha lanciato la proposta di candidare Corigliano-Rossano come sede di un Forum Euromediterraneo della Blue Economy e delle marinerie storiche, idea accolta con entusiasmo dal Ministro che ha suggerito di farla diventare un appuntamento permanente.

Una proposta avanzata «perché vogliamo entrare da protagonisti, assieme al Governo nazionale, all’Autorità Portuale, alla Regione Calabria ed in stretta concertazione con l’Università della Calabria – ha spiegato – sia nel dibattito sull’economia del mare che negli ultimi anni ha fatto registrare oltre 52 miliardi di euro di valore aggiunto e 142,7 miliardi se si considera l’intera filiera diretta e indiretta, l’8,9% dell’intera economia nazionale, con 228mila imprese che danno lavoro a quasi 914mila persone e con incrementi particolari fatti registrare nei servizi di alloggi e ristorazione (+22,1%), nella cantieristica (+11,7%) e nella filiera ittica (+8%); sia sul futuro eco-sostenibile delle marinerie che sono a rischio gravissimo, se si considera che l’Italia è la Nazione maggiormente penalizzata dalle norme Ue, con un calo delle marinerie del 40% e con i nostri pescatori tra quelli più colpiti».

«Come ha più volte ribadito il Governo anche in sede comunitaria, la terza Città della Calabria, con una delle più grandi flotte del Sud, vuole contribuire a far uscire tutti dalla dicotomia pesca contro ambiente e costruire un futuro sostenibile per il comparto ittico; perché anche il pescatore – ha concluso Straface – è un coltivatore del mare che garantisce l’approvvigionamento alimentare e se l’aggressione delle regole europee è finalizzata a indebolire le marinerie del nostro territorio, le persone lasciano questa attività che, invece, anche noi, come il Governo, riteniamo centrale e alla quale non vogliamo rinunciare». (rcs)

IL MARE CALABRESE “RAPISCE” I TURISTI
IL 43% DECIDE DI TORNARE IN REGIONE

di FRANCESCO CANGEMII turisti che giungono in Calabria preferiscono il mare, in particolare quello di Vibo e di Drapia. Il dato è emerso durante il “Focus group per la lettura condivisa dei dati sul turismo per la pianificazione, lo sviluppo e il monitoraggio del territorio Calabria” organizzato da Unioncamere Calabria, in collaborazione con le Camere di commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Cosenza e Reggio Calabria, nell’ambito delle iniziative previste dal progetto “Sostegno del turismo” del Fondo di perequazione 2021-22, con il supporto tecnico-scientifico di Isnart, Istituto nazionale ricerche turistiche.

L’indagine svolta da Isnart per conto di Unioncamere e di Unioncamere Calabria, nell’ambito dell’Osservatorio sull’Economia del turismo delle Camere di commercio, ha investito nel corso dell’estate un campione di 1253 visitatori italiani e stranieri (che hanno alloggiato sia in strutture ricettive che in abitazioni private) durante il loro soggiorno nella regione al fine di rilevare i comportamenti turistici e di consumo.

Secondo i primi risultati d’analisi, nell’estate 2023 la motivazione balneare si mantiene al primo posto (54%), seguita da quella culturale (30,4%; in linea con la media Italia).

Riguardo i canali di comunicazione, il ruolo forte di internet nella scelta del soggiorno (48%) si allinea al dato medio Italia; si rileva, come di consueto, un marcato fenomeno di repeating, cioè chi ritorna, (43,1%; quota, in proporzione, superiore alla media nazionale del 15%).

Una volta a destinazione, l’88,4% dei turisti fa gite al mare; il 48%, complice la natura anche montuosa della regione, si gode escursioni e gite nel verde. Seguono le attività culturali come visite ai centri storici (31,3%) ed a musei e mostre (13,4%).

Interessanti anche un 18% che si dedica allo shopping, “oliando” il sistema economico regionale, un 17% alle degustazioni enogastronomiche ed un 16% che partecipa alla rassegna di eventi tradizionali e folkloristici nel territorio (+12,4% sulla media Italia), rafforzando l’importanza del prodotto “cultura” nel periodo estivo, più congeniale.

In linea con quanto registrato a livello nazionale, nel 2023 si spende di più per l’alloggio (66,4 euro), diminuisce la spesa media giornaliera per gli altri beni e servizi acquistati sul territorio (51,4 euro).

L’interesse per il turismo balneare nella provincia ionica di Catanzaro si attesta a quota 13,3%. In questo caso, spicca un turismo abituale ovvero che è solito far ritorno nella località scelta: il 36,4% è ospite di amici e parenti, l’11% sceglie la località in base alla vicinanza geografica. Da notare che Catanzaro è percepita dai turisti come la provincia ideale per godersi una vacanza di relax (15,4%).

Anche la provincia di Cosenza attrae principalmente per il suo litorale (46%) ma anche per il patrimonio culturale (26%). Differentemente da Catanzaro, in questo caso incide maggiormente un turismo attivo e consapevole: la quota che è cliente abituale di una struttura ricettiva è pari al 38,3%.

Internet veicola le scelte del 38% dei turisti, oltre la metà (54%) torna a seguito di una piacevole esperienza trascorsa nella provincia.

A destinazione, si amplia l’interesse per gli aspetti naturalistici: non solo mare (9 turisti su 10) ma escursioni e gite in generale (61,1%).

Mare (60,3%), enogastronomia (38%) e cultura (33,1%) sono le motivazioni principali dei turisti in visita nella provincia di Crotone. Interessante il fatto che venga indicata come la destinazione ideale per chi ha bambini piccoli con sé (17%), rendendo appetibile il target “famiglie”.

La provincia di Reggio di Calabria registra l’interesse provinciale più marcato per mare (85,3%), cultura (63%), natura (43%) e shopping (17,2%).

Parlando di canali di comunicazione, appare predominante il peso di Internet, il quale influenza il 75,4% dei vacanzieri (quota provinciale più alta).  Parlando delle attività svolte a destinazione, è assai rilevante il “peso” dello shopping (56%).

Anche la provincia di Vibo Valentia attrae per il litorale (66,2%), il patrimonio arti-stico-monumentale (36,3%) e quello naturalistico (12,3%); emerge un interesse trasversale per eventi (14%) e divertimenti (11%), il che può contribuire a potenziare l’attrattività dell’offerta territoriale.

Isnart, attraverso la “Location intelligence”, un nuovo strumento per l’osservazione e la mappatura dei fenomeni turistici, che analizza i big data geo-spaziali per identificare le differenti tipologie del turista sulla base di interessi e preferenze (culturale, enogastronomico, naturalistico, sportivo o spirituale) ha sti-lato anche una prima graduatoria di livello nazionale che mette in risalto l’interesse per le attività svolte nei comuni calabresi.

Dall’analisi, emerge che il comune di Drapia (Vv) si posiziona al 5° posto nella graduatoria nazionale dei comuni cosiddetti “Family & Kids”; numerosa, in questo caso, la presenza di villaggi che offrono servizi dedicati al target “famiglie”.

Il Comune di Pizzo si posiziona al 18° posto tra i Comuni del Sud (isole escluse) classificati nel cluster “enogastronomia” grazie al suo famoso “tartufo”.

Il Comune di Reggio di Calabria è 10° nel cluster “sport” e 17° nel “cultura”, merito in primis dei Bronzi di Riace conservati nel Museo archeologico nazionale.

«Si conferma, attraverso la lettura dei risultati dell’indagine presentata, la forte incidenza turistica dei “repeater”, ovvero coloro che ritornano in Calabria (43%) – commenta Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria – dato nettamente superiore al 15% della media nazionale. Internet influenza, inoltre, la scelta di quasi 1 turista su 2 (48%), quota che sale al 75,4% nel caso di Reggio Calabria. In linea con il dato medio nazionale, l’estate 2023 si caratterizza ad ogni modo per una spesa maggiore per l’alloggio (66,4 euro) che ha influenzato i consumi sul territorio (51,4 euro). Consumi, a macchia di leopardo, sui territori: si spende di più per acquisti di beni e servizi in provincia di Reggio Calabria, di meno in quei di Cosenza dove, però, è maggiore l’incidenza di chi soggiorna in strutture ricettive».

«Il focus group ha inteso costituire un importante momento di condivisione tra i diversi portatori d’interesse del territorio sulle strategie prioritarie per lo sviluppo del sistema turistico regionale e per la qualificazione dell’offerta – aggiunge Tramontana – nonché un’opportunità di riflessione anche sull’azione di supporto che viene resa disponibile da parte del sistema delle Camere di commercio calabresi».

«Al fine di valorizzazione la messa a sistema delle risorse e delle competenze in tema di sostegno al Turismo regionale – conclude il presidente – diventa cruciale la capacità di stringere collaborazioni strategiche tra le Istituzioni, proprio in questa direzione Unioncamere Calabria ha sottoscritto due protocolli d’intesa con i Dipartimenti regionali Sviluppo Economico e Attrattori Culturali e Territorio e Tutela dell’Ambiente». (fc)

MARE, IN CALABRIA POCA INFORMAZIONE,
E DATI CONTROVERSI: REGIONE SI SVEGLI

di MARIO PILEGGINella Regione con la più ampia di disponibilità di spiagge naturali e più esclusive dell’intera Penisola del BelPaese, per la stagione balneabile 2023, i tratti di costa classificati idonei per un bagno in sicurezza raggiungono la lunghezza complessiva di 653.543 metri.

Una lunghezza superiore all’insieme delle spiagge disponibili nelle regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. 

Questa rilevante disponibilità di coste è inoltre impreziosita dalla unicità degli assetti idrogeomorfologici che favoriscono la presenza e lo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre. La straordinaria biodiversità̀ e le specificità̀ degli ecosistemi presenti nelle acque del Tirreno e dello Jonio sono testimoniate, tra l’altro, dall’elevato numero di specie marine rare sottoposte a protezione da Direttive europee e dalla Convenzione di Rio.

Va ribadito che la ricca geo-diversità della regione ha favorito una rilevante varietà di spiagge naturali formate da frammenti di minerali e rocce di tutte le ere geologiche e specificità uniche nella Penisola come gli ammassi granitici bagnati dallo Jonio e del Tirreno calabrese, generati dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna dalle quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati milioni di anni fa e ancora in atto nel Tirreno. 

Oltre ad una grande varietà di aspetti naturalistici ed ambientali, sulle rocce che formano le nostre coste sono impresse le ampie e più remote testimonianze della nascita ed evoluzione sia del paesaggio sia degli insediamenti umani dell’intero BelPaese; testimonianze di grandissimo interesse scientifico e sempre più oggetto di visite, ricerche e studi dei maggiori centri di ricerca e università del Pianeta. 

Invece di valorizzare questo prezioso patrimonio costiero, classi dirigenti e alcuni esponenti degli Enti preposti a tutelare la salute dei bagnanti, anche nel mezzo dell’attuale stagione balneare hanno alimentato polemiche con rimpallo delle responsabilità sul mare sporco in alcuni tratti di costa. 

Le polemiche sui media e social, oltre a non rendere trasparenti le acque marine e i dati del monitoraggio delle aree di balneazione, hanno finito con l’oscurare le inadempienze degli stessi Enti pubblici obbligati a fornire le informazioni necessarie per consentire alle persone di prendere decisioni informate su dove fare il bagno senza rischi per la salute lungo i 716 Km di costa disponibile. Obbligo di legge, per le Regioni, di informare dettagliatamente e tempestivamente riguardo: la individuazione delle acque marine di balneazione per la stagione balneare 2023 e la relativa rete di monitoraggio; la definizione delle zone lungo la costa non adibite alla balneazione; – l’istituzione e aggiornamento del profilo delle acque di balneazione; la classificazione delle acque di balneazione da rendere nota prima dell’inizio della stagione balneare; la facoltà di ampliare o ridurre la stagione balneare, intesa come il periodo di tempo in cui vengono effettuati i controlli a tutela della salute dei bagnanti. 

Siamo alla fine di luglio e nemmeno nella sezione “acque di balneazione” del sito ufficiale della Regione Calabria c’è traccia del Decreto sulla classificazione delle acque di balneazione della regione per l’annualità 2023 richiesto dal D.lgs n116/2008 e dal D.M. 30 Marzo 2010.

Carente o inesistente anche l’informazione sui dati e aspetti di competenza comunale: in gran parte dei comuni costieri  non è rispettato l’obbligo di pubblicare le ordinanze dei divieti di balneazione e di esporre in ben evidenza con apposita cartellonistica in corrispondenza di tutte le aree, circa 650, di balneazione tutti i dati sui profili e sulla qualità e classificazione delle acque adibite alla balneazione. 

Queste carenze informative, già denunciate in passato anche dalla Corte dei Conti, continuano ad impedire di mettere sotto i riflettori e risolvere le ben individuate criticità, limitate ad alcuni tratti, che offuscano l’immagine del prezioso patrimonio costiero regionale che, riguardo la qualità delle acque marine, si colloca tra le regioni con le più basse percentuali di acque classificate di qualità eccellente e con le percentuali più alte delle acque classificate di qualità scarsa e vietate alla balneazione. In tutto il BelPaese la percentuale delle acque classificate di qualità Eccellente arriva al 95,53% mentre in Calabria è del 91,6% che tuttavia rappresenta la ragguardevole lunghezza complessiva di 614.661 metri. 

D’altra parte, le aree con acque marine classificate di qualità scarsa in Calabria arrivano al 2,2% e una lunghezza complessiva di 14.799 metri, mentre a livello nazionale risultano lo 0,82% del totale. 

Ma c’è di più: alla mancanza delle adeguate informazioni su tutti tratti del Tirreno e dello Jonio vietati permanentemente alla balneazione per inquinamento, dai pochi dati rintracciabili con approfondite ricerche solo nel web emergono errori e indicazioni contrastanti sulla qualità e balneabilità delle acque marine.  

Significativo l’esempio nella Provincia di Vibo Valenzia: nel Comune di Briatico il tratto di spiaggia lungo 1730 metri adibito alla balneazione denominato “La Rocchetta” nel Portale dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Regione Calabria è incluso tra le Aree classificate di qualità Eccellente mentre è colorato in rosso e tra le aree vietate alla balneazione per inquinamento. sulle mappe del Portale del Ministero della Salute.

Ancora nella stessa provincia l’unica Area che l’Arpacal ha classificato di qualità Scarsa e vietata alla balneazione è quella denominata “1400 mt Sud Torre Marina” nel comune di Ricadi della lunghezza di 1313 metri che appare colorata in verde e, quindi balneabile nelle mappe del Portale del Ministero della Salute. 

Va aggiunto che nella stessa provincia di Vibo V., a differenza di quanto denunciato nei giorni scorsi da Goletta Verde, la quasi totalità delle spiagge è stata classificata di qualità Eccellente; una è stata classificata di qualità Buona denominata “Lido Malfara” nel comune di Pizzo e una sola Sufficiente denominata “200 MT A DX F. Mesima” nel comune di Nicotera. Nel comune di Vibo Valenzia il 10 luglio è stata segnalata Analisi fuori norma in corrispondenza dell’Area denominata “La Capannina”; e nel comune di Pizzo il 22 giugno è stato posto un divieto di balneazione nell’Area denominata “Museo Civico”.

Evidentemente le meraviglie del patrimonio costiero e dei mari della Calabria meritano più impegno da parte delle istituzioni pubbliche preposte, degli operatori turistici locali, dell’insieme delle classi dirigenti e dei cittadini. Impegno necessario anche per superare il modesto ruolo che la Calabria ha nell’economia del mare” sottolineato nel Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile (PRSTS) per il triennio 2023/2025. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio Nazionale Amici della Terra]

Pugliese (Calabria Excellent): Istituzioni tutelino immagine ormai compromessa del nostro mare

Il presidente dell’Associazione Calabria ExcellentFabio Pugliese, ha rivolto un appello alle istituzioni, affinché «tutelino l’immagine ormai compromessa del nostro mare, le cui acque sono “eccellenti per la balneazione”».

Un appello che arriva a seguito dell’articolo pubblicato su Italia Oggi, a firma di Andrea Settefonti, dal titolo C’è un disastro. Ma non si dice – e dal sottotitolo il percolato di una discarica nel fiume. Dati chimici ignoti – che per Pugliese «rappresenta l’ulteriore elemento di grave disinformazione a danno del territorio del basso jonio cosentino. È davvero singolare che Andrea Settefonti, giornalista di Siena, abbia deciso di interessarsi ad una vicenda che evidentemente non conosce a fondo a tal punto da essere contraddittorio e certamente poco informato».

«Nel corpo dell’articolo – ha spiegato Pugliese – si afferma che il percolato prodotto dalla discarica di rifiuti tossici non pericolosi è fuoriuscito contaminando le acque dei fiumi Cacciadebiti e Patia, affluenti del fiume Nicà per sei chilometri dei loro corsi e raggiungendo il mare nonostante è noto che il corso dal fiume Nicà dalla discarica di Scala Coeli fino al mare dista circa 15 chilometri (…). Poi subito dopo precisa che “fonti interne all’Arpacal rivelano testualmente che: (…) per il mare non si rilevano al momento problemi, anche perché dei terrapieni hanno fermato (dopo due giorni di sversamento), il flusso del percolato”. Anche qui una inesattezza poiché i terrapieni sono stati realizzati molto prima di due giorni…».

«Detto ciò colpiscono due aspetti – ha proseguito –. Il primo riguarda il fatto che nonostante nel sottotitolo dell’articolo vi sia scritto “dati chimici ignoti” nel corpo dell’articolo nulla è scritto in riferimento a questo aspetto… Evidentemente, chi ha scritto l’articolo, si è ben guardato dallo scrivere una colossale castroneria se non nel sottotitolo per creare allarmismo e catturare l’attenzione del lettore».

«Il secondo aspetto riguarda le dichiarazioni di Legambiente – ha aggiunto – che anche in questa circostanza non dimentica di sottolineare che le acque del Nicà “sfociano in mare” dopo aver sciorinato dati che riguardano le acque inquinate da valori superiori ai limiti di legge. Voglio ribadire preliminarmente che quanto è accaduto presso la discarica di Scala Coeli non può non essere considerato un vero e proprio disastro ambientale e, ancor più grave, è il fatto che ancora oggi non si riesce a smaltire il pergolato fuoriuscito e contenuto nell’ex bio-valle del Nicà con il probabile rischio che, in caso di pioggia, si possa avere un aggravamento della situazione».

«Così come è opportuno ricordare  – ha sottolineato – che sulla discarica al momento c’è una indagine della Magistratura, tant’è che la discarica è stata posta sotto sequestro, e sono all’opera, dal primo momento, le indagini delle autorità inquirenti di cui ho piena fiducia al fine di stabilire le responsabilità sull’accaduto».

«Ritengo, però necessario sottolineare che, al disastro ambientale – ha detto ancora – si è unito il disastro dovuto all’irresponsabilità di chi, attraverso dichiarazioni pubbliche (e non solo), irresponsabili e dannose per l’interesse generale, non essendo suffragate da dati autorevoli ed inconfutabili elementi di rilievo, non ha esitato a generare allarmismo e confusione».

«L’articolo di ieri su “ItaliaOggi” – ha detto ancora – ne rappresenta certamente una ulteriore riprova se consideriamo che gli enti preposti al controllo delle acque hanno stabilito che non vi è per il mare alcun pericolo e mettere in discussione il buon operato o, ancora peggio, la buona fede, la serietà e la responsabilità di quanti hanno operato significa certamente creare allarmismo e confusione!».

«Tutto questo clamore – ha evidenziato – non aiuta l’interesse generale del territorio ma, ancor di più non aiuta, quanti sostengono la causa ambientalista poiché mina la credibilità di una battaglia che merita, invece, un più alto senso di responsabilità e serietà. Confido che al più presto possa essere smaltito il pergolato oggi presente presso la discarica di Scala Coeli e con viva speranza auspico che in futuro su questioni così importanti possa nascere un alto senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso». (rcs)

 

Calabria Excellent: «Acque calabresi ottime per la balneazione»

A seguito dei problemi afferenti alla discarica di Scala Coeli e dei test che accertano che le acque del nostro mare sono “eccellenti per la balneazione” è intervenuto su quanto accaduto l’Ing. Fabio Pugliese, presidente dell’Associazione Calabria Excellent.

«Ciò che è accaduto presso la discarica di Scala Coeli non può non essere considerato un vero e proprio disastro ambientale e, ancor più grave, è il fatto che ancora oggi non si riesce a smaltire il pergolato fuoriuscito e contenuto nell’ex bio-valle del Nicà con il probabile rischio che, in caso di pioggia, si possa avere un aggravamento della situazione» – dichiara il Presidente di Calabria Excellent.

«Sulla discarica – continua Pugliese – al momento c’è una indagine della Magistratura, tant’è che la discarica è stata posta sotto sequestro, e sono all’opera, dal primo momento, le indagini delle autorità inquirenti di cui ho piena fiducia al fine di stabilire le responsabilità sull’accaduto».

«Voglio però sottolineare che al disastro ambientale si è unito – afferma il Presidente Fabio Pugliese – il disastro dovuto all’irresponsabilità di chi, attraverso dichiarazioni pubbliche (e non solo), irresponsabili e dannose per l’interesse generale, non essendo suffragate da dati autorevoli ed inconfutabili elementi di rilievo, non ha esitato a generare allarmismo e confusione».

«Io stesso – va avanti l’Ing. Pugliese – ho lo smartphone pieno di messaggi di ogni tipo da parte di amiche ed amici che già giorni fa, dalle prime ore in cui si è diffusa la notizia di ciò che è accaduto presso la discarica di Scala Coeli, mi chiedevano con viva preoccupazione e disappunto chiarimenti circa l’accaduto con l’intento di poter comprendere se avessero potuto trascorrere l’estate nel nostro territorio dal momento che “il percolato è finito in mare”».

«Questi comportanti – chiosa il Presidente di Calabria Excellent – non aiutano l’interesse generale del territorio ma, ancor di più non aiutano, quanti sostengono la causa ambientalista poiché minano la credibilità di una battaglia che merita, invece, un più alto senso di responsabilità e serietà».

«Confido – conclude il Presidente Pugliese – che al più presto possa essere smaltito il pergolato oggi presente presso la discarica di Scala Coeli e con viva speranza auspico che in futuro su questioni così importanti possa nascere un alto senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso». (rcs)

Italia Nostra, Legambiente, WWF e Lipu contro Occhiuto: Mai convocati per il “mare”

Italia Nostra, Legambiente, WWF e Lipu, le più importanti e rappresentative Associazioni Ambientaliste Calabresi, in una nota congiunta hanno rilevato come le continue richieste di incontri urgenti fatte al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, non hanno mai avuto risposta.

«La stampa di qualche giorno fa – hanno rilevato le Associazioni in una lettera rivolta a Occhiuto – ha doto notizia che il Presidente Occhiuto  ha illustrato ai giornalisti, ai sindaci  ed ad un’associazione  i provvedimenti adottati in questi giorni con l’Ordinanza n. 10 del 16 giugno 2022  in merito alla gestione della depurazione e per il  mare calabrese pietoso».

«La vicenda si ripete ed ancora una volta la stessa associazione è stata ricevuta ieri dal Presidente Occhiuto e nella giornata di oggi parteciperebbe all’incontro che lo stesso presidente Occhiuto terrà con tutti i Sindaci per una rendicontazione delle misure avviate» hanno rilevato ancora le Associazioni, ricordando che «il 15 dicembre 2021 le  hanno  chiesto  un incontro urgente  dopo aver presentato  insieme ad altre dodici Associazioni  due corpose e dettagliate osservazioni in merito all’Impianto di smaltimento di rifiuti pericolosi e non  di San Sago nel Comune di Tortora, posto sulle sponde del fiume Noce, di cui è in corso  la procedura di rinnovo AIA per la riapertura dell’impianto dopo 9 anni di chiusura. Non abbiamo ricevuto né una convocazione né una risposta».

 

«Analoga richiesta di incontro le stesse Associazioni, insieme ad altre 12 Associazioni – continua la nota – la quasi totalità di quelle presenti sulla fascia tirrenica cosentina, le hanno presentato   in data 01.04.2022,  poco dopo la pubblicazione dell’Ordinanza n. 09 del 17.03.2022 sullo smaltimento dei fanghi presenti negli impianti che avrebbero  impedito il corretto funzionamento dei depuratori».

«Volevamo confrontarci – hanno spiegato – sui dati che i funzionari della Regione Calabria avevano raccolto relativi alle ispezioni ed alle verifiche dei depuratori della Provincia di Cosenza perché ritenevamo che il cattivo funzionamento della depurazione avesse origini ben più strutturali e non solo legate al trattamento dei fanghi. Anche in questo caso alcun incontro ci ha accordato ed oggi è lei stesso  ad affermare che l’intervento per lo smaltimento dei fanghi non è servito a niente  avendo appurato che  comunque gli impianti non funzionano bene».

«Si è ricorso ai ripari con una nuova Ordinanza, la n. 10 del 16 giugno 2022 – prosegue la nota – per interventi urgenti sui depuratori di 13 Comuni della fascia Tirrenica e sugli scarichi abusivi a stagione estiva già iniziata. Ancora provvedimenti di emergenza, molto tardivi che difficilmente, ma non ce lo auguriamo, possano produrre effetti significativi come quelli che vengono assicurati. Lo vedremo presto. Vorremmo ricordarle, Presidente Occhiuto, che il suo ruolo istituzionale non le consente di scegliersi associazioni di eventuale gradimento escludendo dal confronto tutte le altre, forse giudicate scomode, poco inclini a fare da megafono».

«Con i nuovi provvedimenti tardivi – si legge ancora – si parla anche di monitorare e prevenire  scarichi abusivi,  di vietare la circolazione notturna degli auto spurgo, di pulizia dei corsi d’acqua, dei fiumi , di  monitorare i depuratori dei comuni montani  che scaricano in canali, torrenti che giungono a mare tramite l’immissione nei fiumi come il Noce, il Fiume Lao, l’Abatemarco ecc. Ci verrebbe da dire “benvenuta regione Calabria”. Sono anni che segnaliamo queste problematiche ad una Regione sorda e cieca e non ci siamo risparmiati ad inviare segnalazioni   alle autorità, a scrivere sui giornali, a darne spazio sui social, insomma cercando di fare tutto ciò che alle Associazioni è consentito per smuovere una situazione di spregevole paralisi».

«Presidente Occhiuto – si legge ancora – lei può concedere incontri a chi vuole, non per questo ci stracceremo le vesti. Ora verificheremo se le misure tampone costate ai Calabresi milioni di euro avranno quell’impatto promesso se attuate, pretendendo la massima trasparenza delle informazione e  continueremo ad insistere per la realizzazione di un piano organico strutturale di efficientamento, ammodernamento  ed adeguamento dell’intero sistema  depurativo della nostra costa che la Regione Calabria non ha,  senza il quale il mare presenterà  sempre delle criticità».

«Il mare è la nostra primaria risorsa – conclude la nota – che le classi dirigenti della nostra regione, nessuna esclusa,  hanno colpevolmente e completamente trascura to con le conseguenze che oggi vediamo. Non ci sarà un’altra volta per intervenire. Sappiatelo». (rcs)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: La Calabria è ricca di energia: elettrodotti e gasdotti sottomarini attraversano il territorio, le coste e il mare

di EMILIO ERRIGO – Chi l’avrebbe mai solo pensato e saputo che sul territorio, le coste e il fondo del mare della Regione Calabria, grazie a un consistente impegno economico e positivi riflessi occupazionali, la Società Italiana Terna, ha realizzato una ottima e potente rete infrastrutturale di trasporto e connessione dell’energia elettrica attraversando molti Comuni della Calabria.

L’opera che transita sui territori della Regione Calabria, beneficia delle più moderne innovazioni tecnologiche presenti sul mercato internazionale e rende sicuro l’attraversamento, in parte e per tanti chilometri, via aerea attraverso robusti cavi, assicurati su alti tralicci, altri chilometri di grossi cavi sono interrati all’interno di strutture di protezione, mentre il rimanente ultimo tratto di cavi elettrici è stato inserito all’interno di cavidotti, adagiati sul fondo del mare dello Stretto di Messina.
Migliaia  di chilometri  di grossi cavi trasportano energia elettrica a corrente alternata e continua,  oltre a transitare sul territorio e il mare calabrese, permettono di diramare potenze inferiori a 150 kV, a beneficio delle industrie e popolazioni residenti in Calabria e Sicilia.
Altra opera a me in parte conosciuta perché segnalata sulle carte nautiche, riguarda la condotta sottomarina del Gasdotto Trans Mediterranean Pepeline (Transmed), meglio conosciuto con il nome di gasdotto Enrico Mattei, partendo dal territorio dell’Algeria,  attraversa la Tunisia,  lo Stretto di Sicilia, il territorio della Regione Sicilia  e lo Stretto di Messina, transita ( non saprei con quali rischi-benefici economici e occupazionali ) sulla costa e il territorio della Regione Calabria, proseguendo  sotto traccia,  verso le altre Regioni italiane.
Con questa breve mia opinione voglio solo evidenziare che in Calabria, tutte le Società pubbliche o private non importa, che hanno interesse a fare business economico-finanziario, arrivano in forze rappresentative e sono i benvenuti, importante che non dimentichino di compensare la Regione Calabria e la Popolazione residente, per godimento economico derivante dall’utilizzo del Mare, Coste e Territorio Calabrese.
Metafora più giusta chi potrebbe inquinare o rendere pericolosa la vita ai Cittadini Calabresi, contribuisca al miglioramento della vita dei Giovani e abitanti della Regione Calabria.
[Emilio Errigo, docente di Diritto Internazionale e del Mare, e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]

IL TRISTE DECLINO DEL NOSTRO BEL MARE
TRA SCARSA QUALITÀ E POCA ECCELLENZA

di MARIO PILEGGI –  Sui 716 km di costa disponibili sono più di 653 chilometri le spiagge naturali certificate balneabili in Calabria. Una quantità notevole che supera l’insieme di sette regioni: Veneto, Emilia Romagna, Friuli, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. E, purtroppo, non adeguatamente tutelata e valorizzata perché i dati ufficiali della classificazione della qualità delle acque di balneazione evidenziano un generale peggioramento: aumenta la lunghezza delle aree con acque marine classificate di qualità “Scarsa” e diminuisce quella delle acque classificate di qualità “Eccellente”

In pratica si accentua la tendenza al peggioramento della condizione di salute dei mari certificata a partire dal 2017 dall’Agenzia regionale per l’Ambiente. Negli ultimi 4 anni nella sola Provincia di Cosenza c’è stata una riduzione di circa 40 Km della lunghezza complessiva delle aree con acque classificate di qualità Eccellente; dai 205.793 metri del 2017 si è scesi a 165.393 metri di quest’anno.

Il peggioramento emerge dagli allegati al Decreto regionale per l’annualità 2021 sulla classificazione delle acque di balneazione. Il grave ritardo della pubblicazione del Decreto, già evidenziato nel maggio scorso su questo giornale, ha impedito la tempestiva informazione e individuazione della qualità delle acque marine in ogni tratto di spiaggia e, quindi, ai cittadini interessati di chiedere di conoscere e rimuovere le cause di tale peggioramento.    

Il ritardo della Regione nel divulgare i risultati di tutte le analisi di ognuno dei punti di prelievo delle 630 aree adibite alla balneazione continua nonostante l’annuncio ufficiale del 7 luglio dell’Assessore al Turismo: “Mostreremo i dati scientifici e racconteremo quanto sia balneabile il mare calabrese” riportato sul Portale web della stessa Regione.

Dai dati resi noti si conferma che la lunghezza delle aree con acque classificate di qualità eccellente nell’attuale stagione balneare è pari a 590.732 metri complessivi; nel 2020 era di 594.841 metri, nel 2019 era di 614.683 metri e nel 2017 era di 620.543 metri.  La rilevante e progressiva riduzione di circa 30 Km delle aree con acque di qualità eccellente degli ultimi 4 anni ha fatto scendere la Regione sotto la media nazionale del BelPaese.

Nel 2017 la percentuale delle aree con qualità eccellente della Calabria era al 93%   e superava di molto la media nazionale e quella della Comunità europea. È scesa al 92% nel 2018 ed al 91% nel 2019. La percentuale è ulteriormente scesa all’88,55% nel 2020 e ancora peggio quest’anno con l’85% in netta controtendenza rispetto all’andamento nazionale ed europeo che ha visto aumentare la percentuale delle acque classificate di qualità eccellente. 

Oltre alla riduzione della percentuale delle acque di qualità eccellente gli stessi dati Arpacal evidenziano che la lunghezza complessiva delle aree con acque classificate di qualità scarsa, che nel 2020 era pari a 15,122 metri, è aumentata fino a 17.508 metri nell’attuale stagione balneare 2021 con percentuale del 3,5% quasi doppia a quella nazionale 1,81%.

Dei 671.031 metri di costa adibiti alla balneazione monitorati nella Regione, oltre a quelli classificati di qualità eccellente e scarsa, 47.293 metri sono stati classificati di qualità buona e 15.408 metri sono stati classificati qualità sufficiente.  

Altra grave inadempienza regionale in materia di controllo delle acque di balneazione è l’assenza di qualsiasi informazione e dato di analisi e monitoraggio delle acque interne come avviene in tutte le regioni dove sono presenti laghi e fiumi con aree adibite alla balneazione. Significativa in proposito la mappa della localizzazione dei punti di prelievo e della qualità delle acque adibite alla balneazione nel BelPaese contenuta nel Report EU di giugno 2021 dell’Agenzia europea dell’ambiente; nello stesso Report sono indicate le 5.520 aree adibite alla balneazione e monitorate dalle Agenzie regionali per l’Ambiente nel BelPaese e che comprendono 4.848 aree costiere marine e 672 aree interne.

Nonostante i ben noti laghi della Sila e delle altre montagne e colline calabresi e dei circa mille corsi d’acqua presenti in Calabria, nel Decreto sulla classificazione delle acque di balneazione della Regione non è riportato alcun dato sulla qualità delle acque interne perché non è stato adibito alla balneazione nessun tratto di lago o di corso d’acqua. 

Ritardi e scarsa attenzione per la condizione delle acque di balneazione anche da parte Ministero della Salute per il permanere delle carenze informative del Portale Acque già evidenziate e per la mancata pubblicazione del Report annuale sull’andamento dell’intero del BelPaese.

Riguardo le criticità e le aree sottoposte a divieto di balneazione va ribadito, come ripetutamente evidenziato dall’Arpacal, che “continuano a persistere in aree antistanti foci di fiumi e/o torrenti che risentono anche delle perturbazioni piovose, o in zone collocate nelle strette vicinanze di depuratori mal funzionanti” e riguardano alcune decine dei 112 comuni costieri monitorati.

Pertanto si può e si deve agire subito, a partire dall’autunno in corso,  per invertire la tendenza al peggioramento e avviare un generale miglioramento della qualità delle acque del Tirreno e dello Ionio utilizzando anche le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

La rilevantissima disponibilità di aree balneabili esistenti e l’aumento delle presenze turistiche nella Regione per le restrizioni dell’emergenza Covid-19, imponevano e continuano ad imporre la necessità di informare e far conoscere sia la qualità delle acque marine sia le specificità del patrimonio costiero diffuso lungo le coste bagnate dal Tirreno e dallo Ionio meridionali. Specificità rare come la natura e quantità delle spiagge naturali formate da frammenti di rocce di tutte le ere geologiche e che documentano la nascita ed evoluzione del paesaggio dell’intera Penisola e degli insediamenti umani dell’intero Belpaese; gli assetti idro-geomorfologici che consentono la presenza e lo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre; la grande varietà di prodotti enogastronomici sempre più apprezzati in tutti i continenti; i numerosi e antichi giacimenti storico-archeologici di tutte epoche. 

Lo stato di salute dei mari all’apertura della stagione balneare in ogni Provincia

Continua la progressiva riduzione del numero di aree con acque classificate di qualità eccellente si rileva nella Provincia di Cosenza dove la lunghezza complessiva è scesa a 165.393 metri rispetto ai 168.372 metri del 2020 e ai 205.793 metri nel 2017. In pratica la provincia di CS fa registrare un calo di oltre 40 km. La percentuale che nel 2017 era del 94,05% era già precipitata all’81% nel 2020 e quest’anno si abbassa ancora di molto sotto la media nazionale. 

La lunghezza complessiva della costa dell’insieme dei 36 comuni costieri del Tirreno e dello Jonio della Provincia di Cosenza è di 227.900 metri dei quali 22.107 metri non adibiti alla balneazione e, per vari motivi, con divieto di balneazione permanente. 

In corrispondenza dei 205.793 adibiti alla balneazione e monitorati con analisi mensili, la classificazione della qualità delle acque per l’apertura dell’attuale stagione è la seguente: 165.393 metri di qualità Eccellente, 27.938 metri di qualità Buona, 8.929 metri di qualità Sufficiente. La lunghezza delle aree con acque classificate di qualità Scarsa risulta complessivamente di 3.533 metri.  

Nella stessa provincia le aree con acque classificate di qualità scarsa e non balneabili per l’inizio dell’attuale stagione balneare sono localizzate nei seguenti comuni:

Fuscaldo in due aree denominate “150 MT SX Torrente Maddalena” della lunghezza di 1082 metri e “150 MT DX Torrente Maddalena” della lunghezza di 305 metri; 

– Paola in tre aree denominate “300 MT SX C.da Petraro”  di 260 metri, “300 MT Canale Fiumarella” di 180 metri e “200 MT S. Canale prosp. Depuratore” di 372 metri; 

– Praia a Mare in due aree denominate “50 MT SX Canale Fiumarella” di 777 metri e “50 MT DX Canale Fiumarella” di 408 metri; 

– San Lucido nell’area denominata “150 MT SX Torrente S. Como” di 149 metri. 

A questi divieti temporanei delle aree destinate alla balneazione si aggiungono gli altri divieti permanenti di balneazione posti per inquinamento in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e per altri motivi come le aree portuali, industriali ecc. della lunghezza complessiva di poco superiore a 20 chilometri.

La Provincia di Reggio Calabria con 202,9 chilometri di costa ha adibito alla balneazione e monitorato complessivamente 186.765 metri rispetto ai 187.493 metri del 2020. Per il 2021 dal totale della costa monitorata non è stata calcolata l’estensione dell’area denominata “Spirito Santo”  nel comune di Scilla perché non idonea alla balneazione per cause diverse all’inquinamento e antistante il porticciolo turistico.

La lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità eccellente per l’attuale stagione balneare è di 157.715 metri; era 160.088 metri pari a 85,38% nel 2020 mentre nel 2019 era di 167.076 metri pari all’89,11%; nella stagione 2018 era di 166.892 metri, l’89,01% dei litorali adibiti alla balneazione nella stessa Provincia.

 La lunghezza complessiva delle aree classificate di qualità scarsa per l’attuale stagione balneare è 12.102 metri in aumento rispetto al 2020 quando era di 9.719 metri pari al 5,18 % mentre nel 2019 era di 9.773 metri pari al 5,21% e nella stagione 2018 era di 10.286 metri pari al 5,49% . 

Questi dati evidenziano una ulteriore riduzione della lunghezza dei litorali classificati di qualità eccellente rispetto alla stagione balneare 2017 quando risultava di167.859 metri pari all’89,92%. 

Le aree interessate dalle criticità e acque classificate di qualità scarsa sono distribuite nei seguenti comuni: Brancaleone con l’area denominata “I.D. Brancaleone” di 1668 metri e l’area “Pontile” di 1069 metri;  San Ferdinando con l’area denominata “Delta Mesima” di 369 metri, Gioa Tauro con l’area denominata “Pontile N.” di 651 metri; e 200 M. PETRACE di 867 metri;

Montebello ionico con l’area MUSA S. Elia di 1.757 metri; Reggio Calabria con le aree in gran parte localizzate corrispondenza del centro urbano e denominate: “Catone–Bar Reitano” di 905 metri,  “Gallico – Limoneto” di 1009 metri, “Circolo Nautico” 1094 metri,  “Lido Comunale Pontile N.” di 544 metri,  “Lido Comunale Pontile S.” di 169 metri, Pellaro – Lume” di 1371 metri, “500 M N TOTT. Annunziata” di 592 metri.

Nella Provincia di Vibo Valentia in corrispondenza dei 70.143 metri di costa adibita alla balneazione la lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità eccellente per l’attuale stagione balneare è leggermente aumentata a 60.2893 metri rispetto al 2020 quando era di 59.962 metri pari all’85,49% di quella monitorata; nel 2019 era di 62.928 metri pari al 89,71% dei litorali adibiti alla balneazione; una lunghezza superiore a quella complessiva del 2017 che era di 59.500 metri. 

La lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità scarsa è invece di 1.873 metri e più che raddoppiata rispetto alla scorsa stagione balneare quando era di 560 metri come nel 2019.  

Sulle criticità nella stessa Provincia le due aree classificate di qualità scarsa con divieto di balneazione temporaneo sono nel comune di Nicotera ed è denominata “200 MT a DX F. Mesima” di 560 metri e in quello di Ricadi con l’area denominata “1400 MT. Sud Torre Marina della lunghezza di 1313 metri.

Sui 113,9 chilometri di costa disponibili nella Provincia di Crotone sono adibiti alla balneazione e monitorati complessivamente 108.868 metri. I risultati delle analisi e le classificazioni effettuate dall’Arpacal per l’inizio dell’attuale stagione balneare certificano di qualità eccellente le acque in corrispondenza di 107.873 metri in crescita rispetto al 2020 quando risultava 106.467 metri di litorali pari al 97,79%; in netto miglioramento rispetto ai 100.068 metri di litorali pari al 91,92% della stagione balneare 2019, e anche rispetto alla stagione balneare 2017 quando la lunghezza complessiva delle spiagge con acque di qualità eccellente risultava di 102.859 metri con il 94,48%.

In nessuna area adibita alla balneazione nella Provincia di Crotone si è rilevata criticità e classificazione di qualità scarsa e sufficiente. La lunghezza delle aree classificate di qualità buona risultano complessivamente di 995 metri.

Sui 102.600 metri di costa della Provincia di Catanzaro le aree adibite alla balneazione, nell’insieme dei 25 comuni  costieri, raggiungono la lunghezza complessiva di 99.462 metri. Per l’attuale stagione balneare, l’Arpacal ha certificato tutte le aree di balneazione del Tirreno e dello Ionio catanzarese di qualità eccellente. Sulla qualità del Tirreno lametino e del Golfo di Sant’Eufemia va detto che le immagini con acque di colore verde e le ripetute lamentele, in particolare sui social, dei bagnati sono apparse in contrasto con la classificazione di qualità eccellente.

Nella precedente stagione 98.546 metri risultavano classificati di qualità eccellente e 916 metri classificati di qualità buona. E nella stagione balneare 2019 la lunghezza delle aree classificate con qualità eccellente risultava di 97.854 metri e gli altri 1.608 metri erano stati classificati di qualità buona.  

La percentuale delle acque di qualità eccellente nella Provincia raggiunge il 100% rispetto al 99,08% del 2020, al 98,38% della stagione 2019, al 98,15% del 2018 e al 97,30% della stagione balneare 2017. 

Un progressivo miglioramento e di particolare rilevanza se si considera che la disponibilità delle spiagge di questa sola Provincia supera quella dell’insieme di 4 Province come Rimini, Trieste, Ferrara e Forlì.

Sui litorali della stessa Provincia di Catanzaro i vari divieti di balneazione permanenti, posti sia in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e canali inquinati sia nelle altre aree portuali ecc. con divieti per motivi diversi, raggiungono complessivamente la lunghezza di poco superiore ai tre chilometri. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio Nazionale Amici della Terra]

GOLETTA VERDE, IL NOSTRO MARE MALATO
INQUINAMENTO E DEPURAZIONE MANCATA

Il mare della Calabria è inguaribilmente inquinato. È quanto emerge dal monitoraggio di Goletta Verde di Legambiente, che ha rilevato che, dei 24 punti monitorati delle coste calabresi – di cui 12 in prossimità di foci di corsi d’acqua, 9 sono risultati oltre i limiti di legge, e 8 fortemente inquinato, e 1 inquinato.

Goletta Verde, infatti, nei giorni scorsi è stata a Crotone, dove sono stati presentati i dati del monitoraggio, il cui obiettivo è quello di «individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua che sono il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione arriva in mare».

Un quadro desolante per la nostra regione, che fa del mare e i suoi 800 kilometri di costa uno dei punti più suggestivi e importanti a livello turistico, oltre che «una fonte economica troppo importante per la nostra terra», come sottolineato da Innocenza Giannuzzi, presidente di Confartigianato Imprese Turismo Catanzaro, che ha spiegato come l’inquinamento marino «rappresenta, ormai, un problema atavico della costa tirrenica: ogni estate riaffiora e nessuno, fino ad oggi, è riuscito a risolverlo, o forse non si è mai impegnato realmente per evitare che il nostro mare “cambiasse colore».

Per la Giannuzzi, infatti, il problema non dovrebbe essere affrontato solamente durante la stagione estiva, ma tutto l’anno «se veramente si vuole risolvere il problema».

Ma non è solo il mare il problema: degli 8 punti giudicati fortemente inquinati, 6 riguardano foci e 2 sono stati campionati in prossimità degli sbocchi a mare.

Le analisi, eseguite da laboratori individuati sul territorio calabrese rivelano che, negli anni, i punti critici, soprattutto nelle foci dei fiumi, continuano a rappresentare una criticità del sistema di depurazione regionale. La presenza di batteri di origine fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli) è un marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente depurazione.

I punti fortemente inquinati riguardano 6 foci e 2 punti in prossimità a mare; si tratta della spiaggia presso il torrente Passovecchio e la foce del fiume Esaro a Crotone, la spiaggia fronte lo sbocco del canale a destra del Castello a Isola di Capo Rizzuto – località Le Castella (KR), la foce del torrente Annunziata presso il lido comunale di Reggio Calabria, quella del torrente presso il campo sportivo a Bagnara Calabra (RC), la foce del fiume Mesima a San Ferdinando (RC), quella del torrente Ruffa a Ricadi (VV) e la foce del torrente Murria a Briatico (VV). La foce del Petrace a Gioia Tauro (RC) è risultata inquinata.

«Purtroppo ancora una volta constatiamo i problemi legati a mala depurazione e non lo dice solo Legambiente, ma anche la Commissione Europea. Allo stato attuale l’89% degli agglomerati presenti in Calabria ricadono in procedura di infrazione per la depurazione: si tratta di 188 agglomerati non conformi con impianti che servono oltre 3,1 milioni di abitanti equivalenti. – ha dichiarato Anna Parretta, Presidente di Legambiente Calabria –. La nostra regione deve affrontare il problema, enorme, della depurazione. Per superare lo stato di infrazione sono stati messi in campo sostegni economici per gli investimenti infrastrutturali e strutture commissariali per supportare le amministrazioni locali, ma la situazione non migliora».

«Sappiamo – ha concluso Parretta – che la depurazione dei reflui non è l’unico problema della Calabria Mare Monstrum 2021 ha evidenziato che le forze dell’ordine e le Capitanerie di Porto hanno accertato 458 reati legati al ciclo dei rifiuti e in genere a fenomeni di inquinamento marino che costituiscono il 6,6% del totale nazionale: oltre a depuratori inesistenti o mal funzionanti anche scarichi fognari abusivi e sversamenti illegali di liquami e rifiuti con 635 persone denunciate e arrestate e 275 sequestri. Ci auguriamo che le amministrazioni si impegnino a lavorare per l’efficientamento dei sistemi depurativi, per la lotta all’illegalità e per mettere in campo azioni risolutive per la drammatica situazione degli scarichi abusivi».

I dati nel dettaglio dei campionamenti effettuati

In provincia di Cosenza, tutti i 6 punti campionati risultano entro i limiti di legge: la spiaggia di fronte al Canale del pescatore a Villapiana Lido, quella presso la Foce del fiume Crati a Laghi di Sibari a Cassano Jonio, la spiaggia di fronte al torrente Coriglianeto a Marina di Schiavonea a Corigliano Calabro, la foce del torrente Colognati a Marina di Rossano, la spiaggia presso la foce del fiume Bagni vicino via Cristoforo Colombo al confine tra le località Pantana – Santa Rosalia – Macchia e Marina di Guardia Piemontese al confine tra i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, e la spiaggia presso la foce del fiume Noce a Tortora Marina.

A Crotone, tutti e tre i punti sono risultati fortemente inquinati. La spiaggia presso la foce del torrente Passovecchio e la foce del fiume Esaro a Crotone, la spiaggia presso il canale a destra del Castello a Le Castella, Isola di Capo Rizzuto.

I punti campionati nella provincia di Reggio Calabria, che sono risultati entro i limiti, sono: la spiaggia presso la Fiumara Torbido a Marina di Gioiosa Ionica, la spiaggia presso la foce del fiume Pantano Grande in località Sabbie Bianche a Brancaleone Marina, la quella libera ad Annà di Melito a Melito di Porto Salvo.

Tre i punti risultati fortemente inquinati: la foce del torrente Annunziata sul Lido Comunale di Reggio Calabria, quella del Torrente presso il campo sportivo a Bagnara Calabra e la foce del fiume Mesima a San Ferdinando.

Unico punto risultato inquinato nella provincia di Reggio Calabria è la foce del Petrace a Gioia Tauro.

A Vibo Valentia, i punti risultati fortemente inquinati sono due: la foce del torrente Ruffa in località Turiano a Ricadi e quella del torrente Murria a Briatico presso la spiaggia Torretta. La foce del Torrente Britto a Marina di Nicotera, la spiaggia presso la foce del fosso Sant’Anna a Bivona e la foce del fiume Angitola a Pizzo sono risultati nei limiti di legge.

In provincia di Catanzaro, i tre punti campionati, la foce del torrente Spilinga al confine tra Lamezia Terme e Gizzeria, quella del fiume Savuto a Nocera Terinese e la spiaggia presso il fosso Beltrame al confine tra Montepaone Lido e Soverato sono risultati entro i limiti di legge.

Inoltre, è stato rilevato come i volontari e le volontarie di Legambiente non hanno rinvenuto né cartelli di divieto di balneazione né cartelli informativi sulla qualità delle acque, obbligatori già da qualche anno, in nessuno dei 24 punti monitorati. 12 dei 24 punti non sono campionati dalle autorità competenti, essendo di fatto delle acque abbandonate e di conseguenza non balneabili, e altri 3 punti, secondo il portale acque (un’applicazione realizzata dal Ministero della Salute che offre informazioni aggiornate sullo stato di balneazione di tutte le coste italiane), sono temporaneamente inibiti alla balneazione per inquinamento.

Una disinformazione verso i cittadini e i turisti che non è più giustificabile, anche in virtù del fatto che la foce dell’Esaro a Crotone, la foce del torrente Annunziata presso il lido comunale di Reggio Calabria, la foce del Mesima a Gioia Tauro e la foce del torrente Ruffa a Ricadi sono state giudicate costantemente oltre i limiti di legge dal 2010 ad oggi. Questi fiumi sono malati cronici di inquinamento, che minano la qualità ambientale delle acque in cui sfociano e, soprattutto, la salute dei bagnanti.

«Goletta Verde solca i mari italiani da 35 anni, denunciando ancora una volta la mala depurazione. Dobbiamo attuare una gestione razionale delle risorse idriche – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – perché il trattamento delle acque reflue è un passaggio fondamentale per assicurare la salute e la protezione dell’ambiente. Due delle quattro procedure di infrazione  europee per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui si sono già tramutate in condanne che ora stiamo pagando con multe salatissime che ammontano a 60 milioni di euro all’anno: una cifra che potremmo spendere molto più utilmente aprendo cantieri e creando nuovi posti di lavoro per il ciclo integrato delle acque».

«Continuiamo – ha proseguito – a non essere in grado di migliorare l’efficientamento dei sistemi depurativi e il nostro Paese registra un ritardo cronico dal momento che ben 1 cittadino su 4 non è servito da un sistema di depurazione efficiente. Dobbiamo lavorare per correre ai ripari, attraverso una pianificazione e una programmazione di investimenti importanti per efficientare i depuratori già esistenti, costruirne di nuovi e contrastare con ogni mezzo l’illegalità. È una delle grandi opere pubbliche necessarie per il Paese e non più rinviabile da realizzare anche con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Goletta Verde a Crotone, serve la bonifica e riqualificazione del Sito di Interesse Nazionale Crotone – Cassano – Cerchiara

Un altro punto su cui si è incentrata Goletta Verde, è stato chiedere la bonifica e la riqualificazione del sito di interesse nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara che, nonostante nel 2002 sia stato incluso nell’elenco dei siti di bonifica di interessa nazionale, da 20 anni aspetta di essere bonificata. Un gravissimo ritardo che rappresenta «un pericolo per l’ambiente, per l’economia sana della regione ma anche, e soprattutto, per la salute della popolazione. I progetti di messa in sicurezza approvati finora, a distanza di 20 anni, riguardano solo il 25% dei suoli e il 13% della falda».

«In questi 20 anni si sono tenute 54 Conferenze di Servizi, 25 istruttorie e altrettante decisorie e 4 decisorie in regime semplificato. Lo stato di attuazione degli interventi di caratterizzazione e bonifica per le aree comprese nel S.I.N. è ancora in una situazione di stasi inaccettabile – ha spiegato la presidente Parretta –. Le aree su cui sono stati presentati i risultati della caratterizzazione sono solo il 50% del totale, i progetti di messa in sicurezza approvati riguardano il 25% dei suoli e addirittura solo il 13% della falda, mentre la bonifica è conclusa solamente per il 13% dei terreni e l’11% delle acque sotterranee. Non possiamo più aspettare, lo dobbiamo al popolo inquinato che da vent’anni aspetta di poter vivere in territori bonificati».

«Lo studio Sentieri – ha spiegato ancora – accerta che vi è un nesso tra i territori contaminati e il tasso di mortalità, con un eccesso di malattie respiratorie nella popolazione femminile, e ospedalizzazione, con eccessi di malattie degli apparati digerente, di malattie dell’apparato circolatorio negli uomini e tumore maligno del colon retto nelle donne. Questi dati sono reali, e queste persone sono reali. Le istituzioni devono dare delle risposte chiare, e devono farlo ora».

«Non smetteremo mai – ha detto il presidente di Legambiente, Ciafani – di gridare a gran voce che le bonifiche devono essere portate avanti, e che abbiamo bisogno di una transizione ecologica per i molti  territori dimenticati per decenni. Lo dobbiamo ai 6 milioni di cittadini e cittadine che vivono in territori da bonificare nel nostro Paese».

«Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza – ha spiegato – dimentica molte situazioni che non possono essere lasciate a sè stesse, dobbiamo finalmente affrontare il problema dei territori da bonificare per tutelare la salute delle persone che continuano da anni a convivere con una situazione di inquinamento preoccupante. Anche a Crotone bisogna passare dalle parole ai fatti. Deve essere chiaro che non ci può essere transizione ecologica se non chiudiamo le ferite ancora sanguinanti sul territorio. Bisogna mettere in campo un’azione seria ed efficace che riparta dai territori, che gli dia protagonismo, utilizzando le risorse europee e nazionali per permettere al Sud di recuperare quel gap che ha nei confronti del Centro-Nord, a partire da un inadeguato sistema dei controlli da parte delle Agenzie Regionali causato delle carenti risorse messe a disposizione dalle Regioni».

«Vanno rafforzati i controlli su tutto il territorio – ha concluso Ciafani – con azioni di prevenzione e repressione: dobbiamo utilizzare gli strumenti della legge sui delitti ambientali, la legge 68 del 2015, che prevede anche il reato di omessa bonifica, da utilizzare sempre meglio, anche per accelerare i processi di risanamento ambientale». (rrm)