Cinque anni fa, esattamente l’8 dicembre 2014 moriva in Calabria il senatore Antonino Murmura, uno dei grandi protagonisti della storia economica del Mezzogiorno, ma soprattutto uno dei politici calabresi più amati e più apprezzati da intere generazioni diverse. Cinque anni dopo la sua scomparsa, in Calabria si parla ancora di lui e della sua straordinaria esperienza politica. Il giornalista Pino Nano, che ha vissuto accanto a lui alcune delle fasi più delicate della sua vita politica, ha scritto la sua biografia per il “Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea”, dizionario curato dal giornalista Pantaleone Sergi per l’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, e che oggi affida alla rete una delle “storie politiche” più affascinanti della Calabria moderna. Quello che segue è un ricordo del senatore Murmura che Pino Nano ha scritto per l’Agenzia Prima Pagina News.
«Ricordare il Senatore Antonino Murmura – sottolinea la senatrice Rosa Russo Iervolino, che nel 1994 diventa Presidente del Partito Polare Italiano – significa mostrare non solo che “un’altra politica” è teoricamente possibile ma che c’è stato chi, per tutta la vita, l’ha praticata onorando le istituzioni, facendo il bene della propria terra e meritando non solo la fiducia, ma l’affetto e la riconoscenza della propria gente. Giorgio Amendola parla di politica come “scelta di vita” e certamente il Senatore Murmura ha fatto della politica una scelta di vita. Ma c’è modo e modo di farla questa scelta. C’è chi la fa perché è incapace di fare altro e perché la ritiene la strada più facile e percorribile per il guadagno economico e per il successo. E c’è chi la fa – ripete l’ex Ministro dell’Interno (ma anche ex ministro del Lavoro, della Pubblica Istruzione, degli Affari Sociali) perché ha dentro di sé un patrimonio di cultura, di capacità di analisi, di progettualità realizzatrice che intende mettere a servizio della comunità, perché ha passione per la propria terra e la propria gente, perché ha il sogno di rendere sempre più giusta ed umana la condizione di vita di un popolo. Che il Senatore Murmura appartenga alla seconda categoria di persone non vi è dubbio».
Antonino Murmura nasce a Vibo Valentia il 29 novembre 1926, figlio di Lorenzo Murmura e Anna Gurgo di Castelmonardo. Avvocato, cassazionista e amministrativista di grande esperienza, meridionalista convinto, Senatore della Repubblica per quasi 35 anni di storia Italiana, Antonino Murmura passerà alla storia per essere stato il padre spirituale e il vero artefice politico della nascita della nuova Provincia di Vibo Valentia. Se oggi Vibo Valentia è infatti capoluogo di provincia, il merito storico spetta unicamente a lui, che ha sognato e lavorato per questa sua nuova “creatura” per almeno venti lunghi anni della sua intensa carriera politica, e grazie ad un disegno di legge che porta proprio il suo nome e che datava 1968. La nuova provincia nascerà poi ufficialmente il 6 marzo 1992, contemporaneamente alla provincia di Crotone, e diventerà operativa nella primavera 1995, dopo l’elezione del primo Consiglio provinciale. A soli 14 anni era stato coordinatore giovanile dell’Azione Cattolica, a diciassette anni, nel 1943, insieme ad un giovanissimo Nicola Signorello, suo coetaneo, calabrese come lui, originario di San Nicola da Crissa, era stato inviato quale rappresentante della Democrazia Cristiana ai Comitati Nazionali di Liberazione (CNL), sorprendendo i rappresentanti di tutti gli altri partiti, nella maggior parte dei casi professionisti già affermati e avanti negli anni. Ancora giovanissimo, nel 1952 viene eletto per la prima volta sindaco di Vibo Valentia, nelle file della DC.
Politico di professione, Antonino Murmura, che a Vibo però gli amici chiamavano molto più semplicemente “Tony”, oltre a fare – a tempo perso e per pura passione giovanile – anche l’Avvocato, gli piaceva anche molto scrivere, e a quanti oggi fossero interessati a ricostruire le vicende vibonesi lui lascia in eredità, gelosamente custoditi nella sua vecchia biblioteca di Palazzo Gagliardi, una miriade infinita di saggi e di articoli sulla “condizione sociale della Calabria degli anni che vanno a cavallo dal 1970 al 2000” davvero di grande interesse sociologico. In special modo, saggi e analisi sullo “stato di salute” del Vibonese, che è poi la terra che lo ha visto crescere e a cui Murmura ha dedicato tutte le migliori energie della sua attività politica. Per lungo tempo, pur non essendo mai diventato giornalista pubblicista, Murmura ha fatto anche parte del Comitato di redazione della rivista “Nuova Rassegna”, giornale su cui anticipava e raccontava con dovizia di particolari ai suoi lettori quelle che allora erano le vere novità dell’ordinamento giuridico in tema di “valori e dei principi fondamentali della Costituzione Italiana”.
Studente modello, lo era stato in tutti i sensi, dopo gli anni del Liceo al Morelli di Vibo Valentia si laurea nel 1947 in giurisprudenza con 110/110 presso l’Università Federico II di Napoli, con una tesi sul “Il potere di grazia”, subito dopo diventa avvocato, ma la sua vera passione rimarrà per sempre la politica, e ancora giovanissimo nelle file della Democrazia Cristiana viene eletto per la prima volta sindaco di Vibo Valentia. È il 1952. Nel 1960 Murmura viene eletto consigliere e assessore provinciale, e poi ancora e di nuovo sindaco di Vibo nel 1964, a distanza di un anno esatto dal suo matrimonio con Maria Folino, discendente di una delle famiglie più aristocratiche del tempo, “nozze da favola” che si celebrarono a Catanzaro, città dei Folino, il 12 settembre del 1963. Dal matrimonio nascono tre figlie, la maggiore è Anna, archeologa, che dopo gli studi del mondo antico e lunghi soggiorni di viaggio e scavi archeologici nei paesi del Mediterraneo (Grecia, Turchia, Siria), ha scelto di tornare e rimanere a Vibo, nella sua casa natale: Enrica (una carriera internazionale iniziata giovanissima alla Comunità Europea di Bruxelles, oggi vive a New York, città nella quale ha frequentato la Columbia University e dove, dopo aver avviato significative collaborazioni con le Nazioni Unite e la Banca Interamericana di Sviluppo, ricopre importanti incarichi e siede tra gli altri, nel Consiglio di Amministrazione del Metropolitan; Francesca , una laurea in matematica e un Master negli Stati Uniti, una laurea in filosofia politica all’Università di Roma, dopo aver lavorato tra gli Stati Uniti e l’America Latina, oggi vive e lavora a Roma. Cinque anni dopo la sua unione con Maria Folino, il 19 maggio 1968 Murmura viene eletto per la prima volta Senatore della Repubblica per il collegio di Vibo Valentia. Verrà riconfermato a Palazzo Madama per ben sette legislature consecutive, quasi un record per quei tempi, fino al 1994, e ogni legislatura sarà per lui un vero e proprio voto plebiscitario, un consenso elettorale quasi da record, a volte anche unico in Italia, frutto certamente – spiegavano i giornali di allora – «del rapporto profondo e quasi viscerale che aveva con tutti i paesi della sua circoscrizione elettorale».
Allora il consenso politico lo si cercava andando a trovare la gente, casa per casa, paese per paese, contrada dopo contrada, e per almeno 40 anni di vita politica lui ha vissuto esclusivamente tra la gente e per la gente. C’è un dettaglio molto personale della vita politica di Murmura che solo in pochi conoscono, ed era il ruolo di suo fratello Enrico, vero organizzatore e stratega di ogni sua battaglia elettorale, un uomo attentissimo e profondo conoscitore di uomini e cose, e che per tutta la sua vita, prima di morire, ha scelto di rimanere nell’ombra, sempre un passo dietro al fratello senatore. L’altro fratello, Pasquale, invece morirà molto giovane, il 16 aprile del 1972, in un incidente aereo a bordo di un Fokker F-27 Friendship 200, il volo ATI BM 392 diretto a Foggia Gino-Lisa e partito da Fiumicino alle 21.22 di quello stesso giorno, una tragedia con cui Antonino ed Enrico convivranno per tutto il resto della loro vita.
Nel 1986 Murmura viene nominato Sottosegretario di Stato al Ministero della Marina Mercantile, secondo Governo Craxi, dal 4 agosto 1986 al 16 aprile 1987, riconfermato poi dal sesto Governo Fanfani nel medesimo incarico dal 18 aprile 1987 al 27 luglio 1987 , ma l’incarico forse più prestigioso per lui gli arriva nel 1992 quando diventa Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, primo Governo Amato, dal 30 giugno 1992 al 27 aprile 1993, e poi di nuovo ancora primo Governo Ciampi, dal 7 maggio 1993 al 9 maggio 1994, un traguardo questo ultimo a cui Murmura teneva moltissimo e a cui aveva dedicato gran parte del suo lungo e a volte anche travagliato percorso politico. Dal 1977 al 1983 è stato Presidente della Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, e Presidente del Comitato Pareri della Prima Commissione in tutte le legislature dal 1979 al 1992. Ha sempre fatto parte, durante la sua lunga attività parlamentare, della Prima Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio, del Ministero dell’Interno e dell’Ordinamento Generale dello Stato. Membro per lungo tempo anche della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari”, dal 13 luglio 1988 al 22 aprile 1992, e dello stesso “Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato”, dal 15 ottobre 1987 al 22 aprile 1992.
Amico personale di Giulio Andreotti, al Senato lo ricordano ancora come un lavoratore instancabile, «arrivava a Palazzo Madama – ricorda ancora qualche vecchio commesso d’aula – alle sette del mattino e a volte era l’ultimo ad uscire dal palazzo». Giovanni Spadolini e Aldo Moro lo chiamavano «un principe prestato alla politica». Ma forse fu proprio per questo suo modo di intendere il lavoro parlamentare che fu chiamato a far parte di quasi tutte le Commissione permanenti del Senato: 4ª Commissione permanente Difesa dal 5 luglio 1968 al 14 luglio 1968; Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fenomeni di criminalità in Sardegna dal 13 gennaio 1970 al 24 maggio 1972; Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, dal 4 luglio 1972 al 4 luglio 1976; Commissione parlamentare per i procedimenti di accusa, dal 1 agosto 1972 al 2 agosto 1972; Commissione di controllo sugli interventi nel Mezzogiorno, dal 19 maggio 1976 al 4 luglio 1976; Commissione parlamentare per le questioni regionali, dal 5 agosto 1976 al 9 agosto 1976; Commissione consultiva regolamenti CEE, dall’8 novembre 1983 al 23 settembre 1986; Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, dall’11 ottobre 1983 al 23 settembre 1986; 2ª Commissione permanente Giustizia, dal 6 ottobre 1992 all’11 febbraio 1993, ma l’elenco potrebbe andare ancora oltre. Decine e decine di disegni di legge e di provvedimenti legislativi importanti portano la sua firma, tra i tanti ricordiamo la “Istituzione dei Tribunali Amministrativi Regionali (T.A.R.)” e delle “Sezioni Regionali della Corte dei Conti”, il “Riordino delle carriere nella Pubblica Amministrazione”, la “Riforma della Polizia di Stato”, la “Riforma della Presidenza del Consiglio”, la “Istituzione del Dipartimento della Protezione Civile”, la “Legge sulle autonomie locali”, il “Riordino del Consiglio di Stato”, il “Riordino dell’Avvocatura dello Stato e della Corte dei Conti”, la “Riforma del processo amministrativo”, nonché il “Potenziamento dei più importanti Ministeri italiani”. Ma porta la sua firma anche il disegno di legge che prevede la “Istituzione della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), istituita nell’ambito del Dipartimento della Pubblica Sicurezza con l’art. 3 del D.L. 345 del 1991 (ora art. 108 del D.Lgs. 159 del 2011), organismo investigativo composta da personale altamente specializzato interforze, con il compito esclusivo di indagare e colpire la criminalità organizzata nel Paese, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima.
Dal 1998 al 2001, proprio per la sua esperienza amministrativa e per la sua profonda conoscenza legislativa viene chiamato a far parte, presso il Dipartimento Affari Regionali e le Autonomie Locali della Presidenza del Consiglio dei ministri, della Commissione Stato-Regione della Valle d’Aosta per le norme di attuazione dello Statuto Regionale. Ma sono anche gli anni in cui, su richiesta dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, diventa soggetto protagonista della grande riforma dello Statuto Regionale della Calabria E nel 2004, cosa questa che lo riempirà di orgoglio personale più di quanto nessuno si aspettasse, viene nominato primo Presidente dell’Ente Parco Regionale delle Serre in Calabria, incarico a cui teneva più di ogni altra cosa proprio per via dell’amore che ha sempre avuto per la montagna delle Serre e per i paesi che vivevano attorno alla Grande Certosa di Serra San Bruno. Agli inizi degli anni ’80, la pagina forse più dolorosa per lui: viene infatti chiamato in causa da un pentito di mafia Pino Scriva, e finisce in una inchiesta giudiziaria che si concluderà con il suo proscioglimento pieno. Dall’inchiesta Murmura ne viene fuori assolutamente pulito, «perché il fatto non sussiste!», e le indagini dimostrarono che le dichiarazioni di Pino Scriva erano assolutamente false. Ma anche in quella vicenda e in quella occasione, quello che Tony Murmura considerava il “mio popolo” scese in piazza in massa per difenderlo e per stargli vicino.
Ha ragione il sociologo-scrittore Rocco Turi, che dopo aver fatto una lunga intervista esclusiva con lui, lo descrive e lo ricorda come un “angelo dei poveri”, tanto bene ha fatto per la sua gente e per la sua città. «Ma in molti – aggiunge ancora il professor Turi – hanno dimenticato nel tempo quanto hanno ricevuto da lui». La banca dati del Senato della Repubblica conserva oggi ben 788 documenti diversi tutti legati al suo nome, e tutti consultabili on line, suddivisi per anno e per legislatura V Legislatura (1), VI (1), VII (1), VIII (255), IX (196), IX (196), X (259), XI (74), XII (1), e che danno l’idea complessiva di cosa siano stati la sua presenza e il suo ruolo a Palazzo Madama in oltre 35 anni di Storia Repubblicana.
Lo piangono tutti, una voce unica dal popolo alle istituzioni, quando nel dicembre 2014 scompare improvvisamente nella sua amata Vibo. Per ricordare il suo nome e la sua storia pubblica nel 2015, su iniziativa della moglie Maria Folino Murmura e delle figlie Anna Enrica e Francesca, nasce a Vibo l’ Associazione pro Fondazione Antonino Murmura, che presto darà vita alla Fondazione, con l’obiettivo primario di «svolgere attività di utilità sociale nei confronti dei soci e di terzi, nei settori della cultura e della società civile, con particolare attenzione ai principi della legalità e dell’etica e con specifico interesse alla tradizione storico-culturale e giuridica di Monteleone – Vibo Valentia e ai legami di tale tradizione con la cultura nazionale e trans-nazionale».
La Fondazione ha pubblicato nel 2016 un volume dal titolo “Un galateo per la politica” opera che raccoglie un estratto consistente del lavoro parlamentare di Murmura (per raccoglierlo tutto non sarebbero bastate cinquemila pagine) e una raccolta di saggi e altri scritti vergati dalla penna del Senatore sino agli ultimi giorni della sua vita intensa. A cura di Francesco Campennì, storico e docente dell’Università della Calabria, il volume comprende saggi di illustri giuristi, sociologi e storici, tra i quali ricordiamo Cesare Mirabelli, ordinario di diritto ecclesiastico e presidente emerito della Corte Costituzionale e Giuseppe De Rita, sociologo già Presidente del Censis e attento studioso dei temi sociali del Mezzogiorno d’Italia. La stessa Fondazione, con il prezioso contributo scientifico dell’Accademia dei Lincei ha istituito nel 2017 il “Premio Murmura” che ogni anno seleziona il lavoro di un giovane studioso o ricercatore in materie giuridiche economiche. La sua giuria è composta da giuristi ed economisti di chiara fama quali Pietro Rescigno, Pierluigi Ciocca, Franco Gallo, Cesare Mirabelli, Damiano Nocilla e la cerimonia di premiazione si svolge nel suggestivo salone rosso dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. Iniziative di cui il vecchio Senatore, se fosse ancora vivo, ne andrebbe certamente fiero. (Pino Nano) courtesy Prima Pagina News