di FRANCO BARTUCCI – Il sogno della Grande Cosenza che va tutelato e realizzato per un reale sviluppo della Calabria.
Così veniva definita nei giornali dell’epoca nel 1971, quando il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, si assunse l’onere, dopo due mesi di ricerca, analisi e studi, di collocare la nascente università calabrese, a seguito della delibera del Cipe del 3 luglio 1970, del Consiglio dei Ministri del 16 febbraio 1971, con presidente l’on. Emilio Colombo, nonché del Dpr Giuseppe Saragat del 16 aprile 1971, di collocarla a Nord di Cosenza sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo, il tutto a norma della legge istitutiva 12 marzo 1968 n° 442.
Una delibera che fu assunta dall’Organo amministrativo dell’Ateneo sopra citato, dopo varie riunioni nell’arco di due mesi, nella seduta del 31 luglio 1971, che si svolse nel salone di rappresentanza del Comune di Cosenza, alla presenza del Sindaco Fausto Lio, componente dello stesso Organo, in qualità di rappresentante della città, e del presidente della Provincia, Francesco De Munno.
Oggi questa idea progettuale legata alla nascita e allo sviluppo dell’Università della Calabria, che avrebbe dovuto svilupparsi sui territori di Rende e Montalto Uffugo, viene cestinata per dare spazio dopo cinquant’anni all’ipotetica creazione di una città unica che dovrebbe nascere con la fusione dei comuni di Rende, Cosenza e Castrolibero, in base a un disegno di legge approvato dal Consiglio regionale nello scorso mese di luglio, per il quale i cittadini residenti nei tre comuni interessati sono chiamati in convocazione per un referendum consultivo che avrà luogo il prossimo 1° dicembre 2024.
All’epoca nel 1971 gli uffici amministrativi ed il rettorato erano collocati in piazza dei Bruzi (palazzo Ferrari), come la segreteria studenti (negli attigui portici del palazzo accanto); mentre il luogo di residenza e anche lavoro notturno per il rettore e i componenti del Comitato Tecnico Amministrativo, come dei Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà, avevano trovato posto nell’Hotel Europa in Contrada Roges di Rende. Luoghi, quindi, dove attraverso vari confronti tra i componenti degli Organi anzi detti è maturata l’idea progettuale della collocazione della nascente cittadella universitaria, da inserire in un’area urbana ampia tale da pensare ad una “Grande Cosenza”; nonché la stesura del primo Statuto dell’Università della Calabria, impostato in modo innovativo, rispetto al sistema universitario italiano, con il DPR 1° dicembre 1971 n° 1329 a firma, d’ordine del Presidente della Repubblica, dal Ministro della Pubblica Istruzione, Riccardo Misasi.
Uno Statuto contenenti elementi innovativi, a norma della legge istitutiva sopra richiamata, che prevedevano la nascita: dei dipartimenti; la conferma della creazione e metodologia di gestione di un centro residenziale capace di accogliere almeno il 70% degli studenti iscritti e la totalità del corpo docente e non docente con l’esclusione di coloro che risultavano già residenti nell’area; una nuova metodologia e ordinamento didattico; il diritto d’informazione e trasparenza su tutti gli atti amministrativi dei vari organi gestionali dell’Ateneo; la costituzione di una commissione di collegamento con le varie istituzioni esterni all’Università.
Una Università, quindi, aperta al territorio ed in stretto legame con le varie istituzioni nella creazione di un disegno di una nuova grande città nell’area urbana della media valle del Crati, basata sull’asse principale Cosenza, Rende, Montalto Uffugo, già legate tra di loro da un naturale sviluppo urbano ben collegate da un sistema viario (vedi strade interne ed autostrada) e ferroviario, sia verso il versante tirrenico che jonico. Tutto questo portò il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, a suggerire con il loro deliberato il miglioramento del collegamento viario con i vari paesi dislocati attorno alla nuova grande area urbana in modo da costituire con il loro sviluppo un’unica area metropolitana prevedendo anche la realizzazione di un sistema di metropolitana veloce con Castrovillari e Sibari.
A distanza di cinquant’anni questa idea progettuale della creazione della “Grande Cosenza” è svanita nella memoria delle nuove generazioni (mettendo sotto processo l’attuale classe politica) e tre anni addietro per decisione ed impegno della parlamentare, allora consigliera regionale, Simona Loizzo, è stata ripresa come “Città Unica”, prevedendo la fusione dei Comuni di Cosenza, Castrolibero e Rende con l’esclusione di Montalto Uffugo, penalizzando così lo sviluppo dell’Università nella sua reale estensione come già illustrato nel servizio precedente. Un progetto ridotto alle tre aree urbane già esistenti che vanno da Castiglione Cosentino a contrada Andreotti e alla stessa Cosenza, con tre centri storici, uno stadio, una università monca, un ospedale.
Questa l’idea progettuale della “città unica”, trasformata in disegno di legge regionale che avrà gli sviluppi nel mese di dicembre con il referendum consultivo. Un progetto completamente diverso e più riduttivo rispetto alla “Gande Cosenza” pensata dai padri fondatori dell’Università della Calabria che guardava in modo lungimirante ad uno sviluppo verso il Nord non trascurando e valorizzando la stessa città capoluogo; mentre la “Città unica” è racchiusa in se stessa nelle dimensioni sopra descritte.
Intanto giunge notizia di un lavoro di ricerca condotto dalla prof.ssa Rosanna Nisticò, docente di Economia Applicata, presso l’Università della Calabria, che dimostra effettivamente come l’idea progettuale della “Grande Cosenza” pensata dai padri fondatori ed auspicata nella sua realizzazione dal Rettore Beniamino Andreatta sia la carta vincente per il reale sviluppo economico e sociale di quell’area.
Una ricerca che dimostra come il piano di fattibilità fatto predisporre dalla commissione del Consiglio Regionale “Affari istituzionali” per la stesura del disegno di legge costitutivo della “città unica” sopra richiamato e sul quale il Tar Calabria il prossimo 6 novembre dovrà esprimersi, in base a numerosi ricorsi che ne avversano l’applicabilità, presentati dai Comuni di Cosenza, Castrolibero e Luzzi, come da varie associazioni, abbia elementi di profonda debolezza. Infatti la ricerca della economista Rosanna Nisticò dimostra che l’area più idonea a costituire la nuova grande città della Media Valle del Crati per gli aspetti demografici ed economici è basata proprio sull’asse Montalto Uffugo/Rende/Cosenza, in virtù proprio della presenza dell’Università della Calabria.
Il consiglio dato al Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, attraverso la lettera aperta pubblica, resa nota solo da Calabria live lo scorso 7 agosto 2024. di non indire il referendum e di rinviare al Consiglio regionale il disegno di legge in questione per riscriverne uno nuovo in concordia con le parti interessate, causa la mancanza di elementi e memorie storiche, economiche, sociali e culturali, trova il suo fondamento con il lavoro della prof.ssa Rosanna Nisticò, che ci riserviamo di pubblicare a breve. Intanto il Tar Calabria è auspicabile che non adotti il prossimo 6 novembre una sentenza alla “Ponzio Pilato”, ma che entri nel merito di base della questione, come da questo servizio ne abbiamo fornito gli elementi e memoria storica.
Sarebbe auspicabile, infine, che la ricerca condotta dalla prof.ssa Rosanna Nisticò venga, non appena disponibile, presentata all’interno della stessa Università per fare emergere e dare contezza che qualsiasi progetto che verrà composto dovrà essere realizzato in funzione dello sviluppo strutturale complessivo dell’Università in funzione della sua legge istitutiva del 1968, che reca la firma del presidente Aldo Moro e che l’Ateneo ne dovrebbe celebrare e custodire la memoria per un principio di grande umanità a dimensione sociale e culturale. (fb)