Il Comune di Cosenza fa ricorso contro il referendum per la Città Unica

Il Comune di Cosenza, guidato dal sindaco Franz Caruso, presenterà ricorso «avverso la legge regionale che autorizza il presidente della Giunta regionale ad indire il referendum consultivo per la fusione dei comuni di Cosenza, Castrolibero e Rende».

Lo ha reso noto il sindaco stesso, spiegando come nell’ultima seduta, la Giunta comunale ha conferito al prof. avv. Angelo Piazza e al prof. avv. Renato Rolli, l’ incarico, come difensori degli interessi dell’Ente per il ricorso contro il «referendum consultivo che, così come proposto da Palazzo Campanella, risulta una vera e propria  presa in giro, una farsa», ha spiegato il primo cittadino.

«La città unica – ha sottolineato Caruso – non va solo propagandata ma va realizzata per davvero.  Il nuovo municipio che dovrà rappresentare la futura città che nasce attraverso la fusione tra il capoluogo ed i comuni limitrofi non può essere una barbarie burocratico amministrativa. Soprattutto,  la fusione non può essere imposta, non può rappresentare la scelta unilaterale della Regione. Al contrario, la fusione deve essere un progetto condiviso, che deve partire dalle istituzioni locali e dai cittadini. Ed, invece, il Consiglio Regionale ha avocato  a sé pieni poteri, estromettendo i Comuni interessati e la volontà popolare dalle procedure di fusione, decidendo, addirittura di deliberare il Referendum, che doveva essere di competenza dei Consigli Comunali».

«In sostanza – ha spiegato – la Regione Calabria vuole decidere autonomamente quali Comuni sciogliere e fondere, ledendo i principi di democrazia e mortificando l’autonomia degli Enti Locali, che è sancita dalla nostra Carta Costituzionale».

«Contro questo atteggiamento impositivo, antidemocratico ed antiliberale – ha concluso il sindaco di Cosenza –  per come ho sempre detto, mi batterò con la determinazione che mi  contraddistingue a difesa della democrazia e della libertà. Da qui la decisine di avvalerci del  prof. avv. Angelo Piazza e del prof. avv. Renato Rolli al fine di ricorrere avverso la legge regionale “obbrobrio”, per l’affermazione dei diritti costituzionalmente garantiti e, soprattutto, a difesa di Cosenza e dei cosentini che meritano rispetto». (rcs)

LETTERA APERTA / Franco Bartucci: Rinviare a Commissione Affari Istituzionali la legge sulla fusione

di FRANCO BARTUCCI – Caro Presidente, mi permetto di interloquire con te tramite questa lettera aperta che ti rivolgo  in tono  confidenziale,  data la nostra  conoscenza  a partire  dal periodo  di studio  che hai trascorso all’Unical per conseguire la tua laurea, al fine di farti una  richiesta  precisa  in merito  alla discussione  che si sta svolgendo  in questi giorni circa la fusione dei comuni di Cosenza, Rende  e Castrolibero in città unica.

Penso che dovresti rinviare al Consiglio regionale la proposta di legge di cui sopra predisposta dalla Commissione Affari Istituzionali, sfociata nell’approvazione del testo che ti affida l’incarico di predisporre quanto necessario per indire un referendum consultivo di condivisione o meno del progetto di legge, che mira alla fusione e costituzione della nuova città unica.

Promuovo tale richiesta in quanto per i motivi che ti spiegherò a seguire, la legge in questione è fortemente carente dei riferimenti storici, sociali e culturali, oltre per quanto riguarda l’aspetto informativo e di impatto sulla società coinvolta.

Penso e ne sono convinto  che tale legge crea subito una vittima illustre: l’Università  della Calabria, alla quale non le viene riconosciuta il diritto di svilupparsi nei confini naturali stabiliti dal Comitato Tecnico amministrativo, nel momento in cui scelse tra i mesi di giugno e luglio 1971 di insediare la nascente università  a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, con riconoscimento di Cosenza, quale capoluogo provinciale e sede iniziale di partenza degli uffici amministrativi utilizzati per la sua gestione, nonché luogo di residenza e didattica per le prime seicento matricole dell’anno accademico 1972/1973.

In quell’ambito si decise di realizzare la cittadella universitaria sull’asse longitudinale tra la Statale 107, su territorio di Rende, incrociando il tratto ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari in località Settimo di Montalto Uffugo.

Non so da dove è iniziato il lavoro predisposto dalla commissione regionale con presidente la consigliera Luciana De Francesco, che ha individuato i tre comuni sopra citati; ma una cosa è certa e gli atti parlano chiaro, a chiedere per prima la creazione di un’area urbana più allargata tra Cosenza, Rende e Montalto, con l’obiettivo di creare una grande Cosenza e favorire l’insediamento della cittadella universitaria, è stato nel 1971 il Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta.

Sono trascorsi cinquant’anni e tutto è rimasto immobile con il Campagnano a rappresentare una barriera invalicabile creando per il servizio trasporti di collegamento tra la città di Cosenza e l’Unical, non poche difficoltà nel realizzare un servizio pubblico meno costoso di quello privato, sia per gli studenti che per la stessa Università.

Penso che ricorderai tutte le manifestazioni degli studenti per portare gli autobus dell’Amaco al polifunzionale con le proteste proprio sul Campagnano.

C’è stato il tentativo della metropolitana, con accordo tra i comuni di Rende e Cosenza con note di apprezzamento del sindaco Giacomo Mancini nel 1998, ma strumentalmente politicamente il progetto è stato cestinato.

Ora questa legge regionale che dovrebbe portare lo scioglimento dei tre comuni nel 2027 e far nascere la città unica sposterebbe tutti i problemi del Campagnano lungo il torrente Settimo.

È bene che tu sappia che nell’area di contrada Settimo di Montalto Uffugo sono stati vincolati 50 ettari di terreno, sul quale, secondo il progetto Gregotti sono previste opere importanti per l’Università, quali il villaggio dello sport con diversi impianti sportivi, tra cui uno stadio di calcio, un complesso residenziale ed altro ancora, il tutto per svolgervi vari campionati di sport a livello universitario, regionale, nazionale e internazionale, quali le universiadi, per finire con la stazione ferroviaria. Tutto questo in funzione della valorizzazione dell’Università per essere strumento di integrazione con il territorio.

Questo è il progetto dell’Università che tu conosci abbastanza bene e che la commissione in questione, come il consiglio regionale, approvando la legge di cui sopra hanno mostrato tutta la loro limitatezza nella conoscenza del territorio.

Certo, oggi le strutture dell’Unical per ragioni di debolezza politica sono ferme dal 2007 sulla collina denominata “vermicelli”, mentre avrebbe dovuto scendere a valle fino a raggiungere il noto tracciato ferroviario; ma non per questo dovremmo rinunciare nel portare a termine il progetto dell’Unical che i padri fondatori ci hanno lasciato come loro patrimonio per lo sviluppo dell’area e della Calabria.

Non addossarti quindi la responsabilità di porre fine al loro lavoro bloccando a metà quel disegno che costituiva per tanti giovani e non solo la speranza di una Calabria migliore e diversa rispetto al passato.

Quindi la città unica deve comprendere anche, come viene precisato nella delibera del CTA dell’Unical, Montalto e sono letteralmente sorpreso e preoccupato per il silenzio del nuovo Sindaco, insediatosi da poche settimane, come lo sono pure per il silenzio del rettore dell’Università. Per portare a compimento le strutture dell’Università, sia nella parte residenziale, che didattica e scientifica, ci potrebbe essere la strada di recupero dei fondi del Pnrr non utilizzati, per come e’ accaduto in passato con i fondi strutturali. Pertanto resto fiducioso in un tuo intervento risolutivo per sedersi a un tavolo e ricomporre quanto necessario per realizzare la nuova grande città nella media valle del Crati, collocando al centro il progetto dell’Unical, per come ci avevano sollecitato e consigliato i padri fondatori.

Infine, tengo a precisarti, che il nuovo progetto della città  unica, predisposto dal consiglio regionale, non può  collocare l’Unical nella sua dimensione completa e definitiva su due aree urbane diverse. Ciò  è semplicemente ridicolo. La nuova città unica deve essere pensata  in funzione dell’esistenza dell’Unical e questa non può sottrarsi a svolgere un ruolo di costante integrazione.

Ed ancora tengo a precisarti che non posso partecipare al referendum consultivo, in quanto mi si nega il diritto di credere e lavorare per la realizzazione del progetto originario dell’Università della Calabria. Nelle stesse condizioni si troveranno le persone, e sono tante, che credono ancora nella realizzazione del progetto dell’Unical per come ti ho testé illustrato. (fb)

L’OPINIONE / Giovan Battista Perciaccante: Positivo l’avvio di percorso virtuoso per la Città Unica

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTE – Il pronunciamento del Consiglio Regionale della Calabria, intervenuto nel tardo pomeriggio di ieri, restituisce un percorso virtuoso all’ipotesi dell’istituzione della città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Lo svolgimento del previsto referendum ed il lasso di tempo destinato ad intercorrere prima della ridefinizione dei confini della nuova realtà urbana saranno utili tanto verso un attivo coinvolgimento dei cittadini e delle forze sociali, quanto per mettere a punto un progetto articolato ben supportato da studi ed analisi ma soprattutto da una visione illuminata e lungimirante.

Le città sono sempre più complesse da governare e le politiche urbane, sociali ed economiche che le Amministrazioni locali devono mettere in atto, necessitano di azioni articolate e specializzate che siano condivise e misurabili negli effetti rispetto agli obiettivi prefissati. Allo stato dei fatti, il livello di coordinamento e di cooperazione degli attori istituzionali, nell’area urbana di riferimento, risulta ancora insufficiente. Mancano momenti di confronto sistematico tesi a rafforzare la cooperazione istituzionale al fine di promuovere, ad esempio, una maggiore integrazione degli investimenti pubblici in infrastrutture, per evitare duplicazioni e polverizzazione degli interventi, mirando a sostenere la creazione di economie di scala e di scopo attraverso la comune realizzazione e gestione delle opere.  

 Accanto alle tradizionali domande di regolazione dell’uso del suolo, di manutenzione edilizia e di produzione e gestione dei servizi le Amministrazioni locali sono chiamate ad intervenire per rispondere a esigenze stringenti che riguardano lo sviluppo imprenditoriale e occupazionale locale, la riconversione e riutilizzazione dei quartieri che nel tempo hanno perso la loro funzione originaria, la qualità urbana intesa come qualità ambientale, dei servizi e dei tempi di organizzazione e fruizione degli spazi. La vita sociale e i flussi dei residenti, infatti, si svolgono da tempo su scala sovracomunale, che è diventata di conseguenza la dimensione di riferimento per governare in modo adeguato i problemi legati alla qualità della vita e del benessere collettivo. 

Mobilità, acqua, qualità dell’aria, servizi ricreativi e culturali, trasporto pubblico locale, servizi socio-sanitari, scuola, energia, rifiuti urbani e l’insieme dei servizi a rete sono problemi che domandano politiche e interventi d’area vasta. Indispensabili per cercare di conseguire economie di scala, per evitare asimmetrie, duplicazioni e sprechi, per integrare e ottimizzare la gestione delle filiere dei servizi, per fare ricorso alle migliori competenze tecniche.

La portata delle scelte da compiere ha valenza tale da non poter rimanere confinata nel solo ambito del pur legittimo confronto tra i livelli delle istituzioni regionali e comunali. La sfida è tale che nessuno può permettersi il lusso di commettere errori, seppur in buona fede, a causa della fin troppo diffusa pratica dell’autoreferenzialità.

Quello che serve è un confronto a più voci tra esperienze e competenze diverse utile a far emergere convergenze e consapevolezza rispetto all’utilità della scala sovra-comunale nella misura in cui questa è in grado di rappresentare un nuovo spazio di impegno ed elaborazione politica e culturale, attorno a cui aggregare interessi e attenzioni diffuse per costruire nuove visioni e progettualità di futuri sostenibili ed attrattivi per le nuove generazioni. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è presidente di Confindustria Cosenza]

Mazzuca (PD): Fusione Città Unica porterà a nascita della seconda città della Calabria

Il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giusepe Mazzuca, ha espresso soddisfazione per il via libera, da parte del Consiglio regionale, al processo di fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero.

«Si tratta di un percorso virtuoso che porterà, in tempi adeguati, alla costituzione della seconda città della Calabria, capoluogo dell’area nord della nostra regione», ha detto Mazzuca, sottolineando come «la costituzione della Città unica formalizzerà una situazione di fatto già esistente da decenni e sentita dai cittadini come una necessità ormai non procrastinabile. E la soddisfazione è ancora maggiore per la posizione del Partito Democratico, che pur censurando la genesi della proposta, ha deciso di sostenere questo processo epocale e di collocarsi dalla parte giusta della storia».

«Abbiamo deciso di governare il processo e non di subirl – ha sottolineato – proponendo di posticipare la data finale per consentire di arrivare all’appuntamento dopo aver compiuto tutti i passi necessari per armonizzare processi, strutture, statuti, servizi e piante organiche dei tre comuni interessati dal progetto. E soprattutto abbiamo ribadito il principio democratico per cui toccherà ai cittadini esprimersi e decidere se arrivare al traguardo finale oppure no».

«Il referendum, vincolante nei fatti – ha spiegato ancora – supera il vulnus originario della proposta del centrodestra, che aveva escluso i consigli comunali dal processo decisionale, perché sarà una base ancora più ampia e rappresentativa a decretare il successo o meno della fusione. E questa decisione del PD, che ho contribuito a determinare, ha visto un partito mai così unito a iniziare dalla segreteria di federazione con in testa il segretario Pecoraro, passando dalla segreteria regionale con il senatore Irto e dal gruppo in consiglio regionale guidato da Mimmo Bevacqua con il contributo di Franco Iacucci, per arrivare alla segreteria nazionale con il responsabile del mezzogiorno Marco Sarraccino che ha fortemente sostenuto l’iniziativa».

«Non resta adesso – ha concluso – che mettersi al lavoro per arrivare preparati all’appuntamento che, sono certo, i cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero non vorranno mancare sostenendo il sì alla fusione a grande maggioranza. (rcs)

Tavernise (M5S): Sono sbagliati tempi e modi della Fusione dei Comuni

Per il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, «sono sbagliati i tempi e i modi di questa fusione che coinvolge le città di Cosenza, Rende e Castrolibero. Si tratta dell’ennesima forzatura istituzionale del centrodestra regionale che continua a portare avanti un modus operandi inaccettabile».

«Basti pensare che su questa legge – ha spiegato – approvata di notte e dai soli consiglieri di maggioranza nel calderone di una legge omnibus, insieme al collega Lo Schiavo abbiamo presentato una proposta di legge che non è stata neanche presa in considerazione. A dimostrazione del senso che questo esecutivo ha del concetto di democrazia. Ed è proprio sul concetto più profondo di democrazia partecipata, quale espressione del voto popolare, che si basava la nostra proposta di legge, partendo proprio dalla richiesta di modifica del referendum che tenesse in considerazione i voti dei cittadini dei singoli comuni e non consultivo sul totale degli abitanti coinvolti».
«Abbiamo anche chiesto il coinvolgimento dei Consigli dei tre Comuni – ha proseguito – nell’esprimere un parere sulla legge regionale attraverso una delibera ad hoc e la realizzazione di uno Studio di fattibilità degno di questo nome, considerando quello commissionato dalla sola maggioranza come un documento che non dà risposte. Detto questo è bene chiarire perché domani in Consiglio non voterò contro questa legge, ma esprimerò un voto di astensione. Primariamente e politicamente come Movimento 5 Stelle non siamo contrari alle fusioni dei comuni. Anzi, con alcuni presupposti che riguardano la prossimità, siamo assolutamente favorevoli a questo tipo di matrimonio».
«Nel caso specifico – ha aggiunto – gli abitanti delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero formano già oggi una grande comunità, il cui territorio offre opportunità e servizi non solo alla provincia ma anche alla regione tutta. Ma per portare a termine le fusioni devono essere rispettati alcuni requisiti, devono essere programmati alcuni passaggi pratici e burocratici e, soprattutto, deve essere coinvolta la popolazione perché la trasformazione urbana non può essere vissuta come un’annessione di una realtà sull’altra, ma come una opportunità di crescita non solo economica ma anche storica, culturale, identitaria. Passaggi preliminari che in questo caso non sono stati attuati e che mi porteranno al voto di astensione per bocciare un metodo che reputo sbagliato e pericoloso per la democrazia».
«In ultimo, ma non per importanza – ha concluso – mi asterrò per mettere in evidenza anche l’incoerenza del centrodestra sul tema dei referendum: da una parte ha fretta di indire questo referendum sulla fusione, dall’altra si oppone e fa ostruzionismo sulla richiesta di referendum sull’autonomia differenziata». (rrc)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Regione usa Città Unica per affermare potere di sciogliere i Comuni non graditi

di FRANZ CARUSO – Nella prossima seduta del consiglio regionale il centrodestra ha deciso di approvare la norma per l’indizione del referendum per la istituzione della città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Siamo in presenza di una evidente forzatura. Non intendono dire il ” come” si vuole fare per generare un processo virtuoso e vanno, invece, avanti con una impostazione burocratica che produce solo danni alle città interessat.

Ma la ragione vera per cui vogliono forzare i tempi è quella di legiferare e produrre atti amministrativi funzionali a legittimare l’attuazione della legge obbrobrio che ha modificato il referendum da vincolante a consultivo e, soprattutto, ha disposto che il quesito referendario non sia quello approvato dai consigli comunali ma quello che decide il Consiglio regionale.

Il tentativo è, di fatto, quello di creare il precedente nell’ attuazione di una legge che espropria i Comuni del principio di autodeterminazione. Una legge di imposizione perché consente alla Regione di poter sciogliere uno o più Consigli comunali a proprio piacimento, inficiando persino il principio della sovranità popolare che assegna al consiglio comunale il mandato di una intera consiliatura.

L’obiettivo, pertanto, è prima di tutto quello di voler mano libera per poter esercitare, come consiglio regionale, il potere di scioglimento dei consigli comunali. Un potere che la Carta costituzionale e le leggi ordinarie dello Stato riconoscono a ben altri organismi e non certo ad un Consiglio regionale. Un fatto di inaudita gravità che attribuisce oggettivamente alla Regione un potere di ricatto verso tutti quei sindaci e maggioranze consiliari non gradite al presidente della Giunta. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Orlandino Greco: Perché diciamo no alla proposta della Città Unica

di ORLANDINO GRECO – È arrivata in Consiglio la proposta di referendum consultivo sulla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. La proposta, difatti, arriva in Consiglio Regionale per dare il via libera al Presidente della Regione di indire il referendum consultivo.

Il nostro no sarà categorico e senza infingimenti ad una fusione (annessione) calata e imposta dall’alto. Pariamo dal primo punto: la proposta di referendum consultivo rischia di essere inutile, in quanto non considera il voto dei singoli comuni, ma solo il risultato complessivo. Questo potrebbe compromettere la rappresentanza democratica delle singole comunità.

La fusione è percepita come un tentativo di centralismo regionale che ignora le specificità locali e le identità storiche delle comunità coinvolte. In più vi è una distorta lettura della Costituzione e l’auto assegnazione da parte dei Consiglieri regionali di un potere che non hanno. Lo diciamo da tempo e con ancora più forza: la sovranità appartiene al popolo. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

Il grande tradimento sul disegno della Città Unica

di FRANCO BARTUCCILo dico fermamente e con chiarezza: “Non ci può essere una città unica senza l’inserimento di Montalto Uffugo”. Il disegno di legge regionale va ritirato e rifatto “ex novo”. Non accetto il silenzio totale del Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, sulla definizione di questo disegno, che ha radici impiantate nella nascita dell’Università della Calabria.

Posso comprendere i consiglieri regionali che hanno lavorato su questo “aborto” di disegno, in quanto troppo giovani e poveri di memoria storica e conoscenza; ma non il Presidente Occhiuto che ha studiato laureandosi all’Università della Calabria, impegnandosi attivamente in quel periodo anche in funzione di una politica universitaria studentesca, in ambito dell’associazione di ispirazione cattolica- democristiana. Faccio questo intervento con tanta amarezza e delusione dopo aver saputo di quanto si è detto in occasione del recente incontro svoltosi a Cosenza nel salone della chiesa di Sant’Aniello su iniziativa dell’associazione “Io partecipiamo”. 

Il progetto della “Città Unica” nasce di fatto nell’estate del 1971 con la delibera assunta dal Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, la cui seduta si svolse nel salone di Palazzo dei Bruzi, che decideva di insediare le strutture della nascente cittadella universitaria sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo e precisamente su un asse che partiva dalla Statale 107 fino ad incrociare il tracciato ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari.

Fu una scelta ponderata rispetto a tre soluzioni prospettate e studiate a Nord di Cosenza (Piano Lago), la stessa Cosenza con il suo centro urbano, oppure a Sud di Cosenza. Fu scelta quest’ultima in quanto naturale proseguimento dello sviluppo urbano già in atto con i quartieri di Roges, Commenda, Quattromiglia, Settimo e Taverna di Montalto, che facevano intravedere già una ulteriore crescita e sviluppo di quell’area verso Nord facilmente collegabile alle potenzialità storiche dell’antica Sibari, “patrimonio” mi viene da pronunciare “dell’umanità”.

 Nasceva così l’idea della nuova “Grande Cosenza”, la nuova grande e unica città della “Media Valle del Crati”, arricchita di un sistema viario, autostradale e ferroviario che ne facilitavano il collegamento nella direzione dei quattro punti cardinali con l’arricchimento pure di una metropolitana di collegamento. Era un “Grande sogno” e molti lo definivano tale; tanto che Andreatta con Gregotti fissarono con il progetto ben noto, che rimane per i posteri a dimostrazione del “sogno possibile”, le linee di intervento, integrato al progetto residenziale Martenson, punto chiave di un disegno di una cittadella universitaria inserita nel contesto della grande nuova città, diremmo della “Media Valle del Crati”.

Situazioni avversi e accadimenti verificatisi nel corso di questi anni, causati da azioni politiche strumentali, come anche dal disinteresse della stessa collettività calabrese, ne hanno bloccato il cammino creando ferite insanabili diventate piaghe per il malessere della stessa collettività. Di ferite piaghe ne ho contato ben sette e questa che riguarda il disegno della città unica ne rappresenta l’ultima. Il disegno dell’uniCal non rimaneva ferma dove si trova oggi sulla collina denominata “Vermicelli”, ma scendeva a valle fino a raggiungere il fiume divisorio del confine tra Rende e Montalto per terminare con il tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari, dove nel progetto veniva prevista una stazione ferroviaria e vari altri servizi su una estensione di 50 ettari di terreno appartenenti al Comune di  Montalto Uffugo.

Per me questo disegno predisposto dalla Regione Calabria è la prova visibile del grande tradimento che viene perpetrato a danno dell’Università della Calabria ed è la piaga che emana l’odore più “male odorante” che impedisce il raggiungimento di quel progetto e mi auguro che ogni cittadino di questo territorio acquisisca il “valore” della propria coscienza, di saper pensare in “grande”, ed insorga nel bocciarlo prima di un referendum fantoccio, simbolo di una presa in giro che ci viene  proposto/imposto da una classe politica che non ha memoria e visione di sviluppo reale per come il disegno dell’Università era stato pensato dai padri fondatori.

Le sette piaghe che l’Università della Calabria ha accumulato negli anni l’hanno portata strutturalmente ad essere rachitica nella forma e negli spazi non essendo in grado di accogliere nel suo aspetto residenziale, come indicava la sua legge istitutiva ed il suo primo statuto, una comunità residente di almeno 8000 studenti e duemila tra docenti e non docenti.

Oggi nell’Università ci sono meno di 2.500 residenze destinate agli studenti; mentre sono scomparse le disponibilità di alloggi per docenti e non docenti. La sua offerta didattica per i corsi in lingua inglese e per la chiara fama che sta acquisendo a livello internazionale dal punto di vista formativo e scientifico ne fanno una Università di forte attrazione come è emerso dall’ultimo bando di ammissione per il nuovo anno accademico 2024/2025.

Il territorio di contrada Settimo di Rende con una estensione di circa 50 ettari inseriti nella definizione del progetto Gregotti la metterebbero nelle condizioni di accogliere più studenti con maggiori strutture residenziali; come strutture da impiegare ad accogliere domande di insediamenti imprenditoriali magari di alte tecnologie (creando più lavoro) e poi il complesso sportivo universitario in grado di partecipare ai grandi eventi sportivi nazionali ed internazionali, per non parlare della stazione ferroviaria, punto nevralgico di collegamento verso le quattro direzioni cardinali. Di fronte a tutto questo cosa fa questa classe politica su cui pesano al momento le responsabilità di governo della nostra Regione? Partoriscono un piccolo topolino che sguazza di qua e di là mettendo in subbuglio la società e spaccandola senza avere la capacità di dare il giusto senso al progetto che peraltro viene da “lontano” per come ho spiegato nella prima parte del servizio.

[Franco Bartucci è già responsabile Ufficio Stampa e pr UniCal]

Il Comitato Popolare Provinciale CS: No alla Città Unica

«No alla Città Unica». È quanto emerso nella riunione del Comitato Popolare Provinciale di Cosenza in cui si è discusso di «un argomento attenzionato e dibattuto da quasi un anno dall’opinione pubblica, cioè sull’attuazione della città unica».

«In qualità di cittadini calabresi e come membri del Comitato Provinciale cittadino – si legge in una nota – vogliamo esprimere anche il nostro parere visto che una eventuale messa in pratica di tale iniziativa, avrebbe moltissime ricadute sui cittadini. Dal momento che la progettualità della città unica non è ancora chiara, che i promotori non hanno ritenuto evidenziare in modo chiaro il progetto di fattibilità , il nostro Comitato si ritiene contrario alla nascita della città unica».

«Chiediamo il diritto di esprimere la nostra opinione al riguardo – prosegue la nota – attraverso un referendum vogliamo far sentire il nostro pensiero ed ascoltare quello degli altri. Ci domandiamo come saranno organizzati i quartieri, le periferie? Come penseranno di erogare i servizi, i tributi in Comuni con problematiche differenti?».

«Queste sono solo alcune delle domande che ci poniamo e che fino ad oggi – conclude la nota del Comitato – non hanno trovato risposte, e per le quali ne attendiamo da parte dei soggetti preposti». (rcs)

Il punto di Bianca Rende e del suo gruppo sulla Città Unica

di FRANCO BARTUCCIIl gruppo politico “Cosenza Cresce Insieme”, che fa capo alla consigliera e capogruppo comunale, Bianca Rende, che l’ha sostenuta alle ultime elezioni amministrative di Cosenza, si è riunito per trarre un bilancio sul loro operato all’interno di Palazzo dei Bruzi a tutela dello sviluppo della città e del suo territorio di appartenenza.  

Sentita la reazione introduttiva, curata dalla stessa Consigliera Bianca Rende, si è svolto un accurato dibattito, in cui i partecipanti hanno affrontato anzitutto il tema legato al disegno del consiglio regionale della città unica, concordando alla fine la stesura di un documento di sintesi sui temi affrontati, mettendo in rilievo che lo stesso Gruppo si è espresso per primi nel così detto “campo largo” a difendere le ragioni della Città unica, con la soddisfazione di vedere oggi convergere sulla stessa posizione critica costruttiva gli organismi e gli eletti del PD locale e regionale.

«Un risultato politico – si precisa nella nota – che si aggiunge ai risultati concreti raggiunti dalla nostra Lista civica come quello di essere stati determinanti nella elezione del Sindaco, al secondo turno; di avere difeso l’autonomia istituzionale del Consiglio comunale nella elezione del Collegio-revisori dei conti e di avere difeso le sue osservazioni e quelle della Corte dei conti per cui si è giunti, ora e finalmente, a un equilibrio di bilancio che consente di fare di più; di avere denunciato il prevedibile fallimento dell’Amaco; di esserci battuti per la sopravvivenza della Biblioteca civica; difeso i contribuenti nel rapporto con il concessionario per la riscossione dei tributi e proposto per primi modifiche in senso equitativo al regolamento, valorizzato i contatti e l’apporto del volontariato per l’assistenza agli ultimi;  introdotto il sorteggio casuale e democratico per gli scrutatori, mantenuto un rapporto preferenziale col Sindacato e le sue manifestazioni, per non parlare anche del lavoro diuturno di contatti personali e presenza sulla stampa e i media locali».

Un documento in cui non mancano i saluti e i ringraziamenti a coloro che, malgrado questi ragguardevoli risultati, «hanno fatto altre scelte distanti da una coerenza – si precisa nella nota – che abbiamo inteso e intendiamo rispettare. Per quanto ci riguarda, non possiamo permetterci il lusso del pessimismo e dobbiamo continuare a batterci, con serietà e autonomia, per tutta la durata di questa Consiliatura, per fronteggiare il declino della democrazia locale rispettando e onorando la fiducia degli elettori e sperando nel tempo più maturo che giungerà di combattere l’astensionismo di tanti elettori delusi da questa gestione della Repubblica e delle autonomie locali, per la scarsa qualità della classe dirigente».

Già in precedenza nei giorni scorsi la consigliera Bianca Rende era intervenuta favorevolmente sulla nuova posizione espressa dal Pd cosentino in merito la questione della Città unica aperta al confronto serio e responsabile, su quello che potrà essere il futuro dell’area urbana e dei suoi molti driver di sviluppo.

«A leggere le parole del direttivo di circolo, come quelle del suo segretario provinciale, sembra – è il pensiero di Bianca Rende – finalmente tramontata la stagione degli anatemi, sostituita da uno sforzo per centrare l’obiettivo e consentire una procedura più partecipata, senza la solita presunzione di fare camminare la società civile sotto gli ordini di un potere autocratico utilizzando le carte bollate a discapito della Politica. Il documento è un passo avanti verso la comunità altrimenti “invisibile” rendendola determinante con un referendum non solo consultivo, salva poi la competenza autonoma della Regione di prendere atto dei risultati e di modificare o meno la procedura finora seguita senza perdere di vista l’obiettivo prioritario di una crescita urbana e istituzionale nell’area».

«Finalmente acquisita la consapevolezza, almeno così sembra, che il ruolo dei grandi partiti democratici, liberali e socialisti – ha dichiarato ancora Bianca Rende – sia adesso quello di dialogare prima di decidere cogliendo “l’attimo fuggente”». 

«Penso sia il tempo che le parti non solo istituzionali, ma anche politiche si incontrino, per passare all’operatività di quel primo tavolo bypartisan, già costruito con l’iniziativa del gruppo che guido, agli albori del processo legislativo regionale. Senza enfasi o retorica, ma con la piena consapevolezza della responsabilità che ci investe, davanti ad una forte crisi della rappresentanza elettiva, penso che sia questo – ha concluso Bianca Rende – il tempo di spogliarsi degli interessi e logiche partitiche e dalla loro comprensibile ansia elettorale, per individuare insieme un percorso costituivo a tappe forzate, che rispetti i canoni della partecipazione e porti all’unanimità politica sul risultato da raggiungere, che rimane la costruzione di una più autorevole rappresentanza della città, per cui ciascuno possa trovare nuove condizioni indotte di benessere e nuove migliori opportunità di crescita e di lavoro».

Al di là delle analisi e delle discussioni in corso di svolgimento sul disegno di legge della “Città unica” che da più parti si interviene, resta da chiarire con urgenza, prima di compiere un aborto che costituirebbe una “piaga” insanabile per l’intero territorio e la società che vive in quell’area, di guardare con attenzione all’alta considerazione di inserire nel progetto il comune di Montalto Uffugo, in quanto ha nel suo territorio di Settimo tre punti chiave fondamentali per la nascita della “Grande Cosenza”, che sono: la stazione ferroviaria sul tracciato Cosenza/Paola/Sibari, parte integrande del nuovo corso disegnato per l’alta velocità Salerno/Reggio Calabria; il secondo svincolo autostradale a Nord di Cosenza; gli insediamenti strutturali su circa 80 ettari di terreno dell’Università della Calabria, previsti dal progetto Gregotti, per la quale sono stati previsti i due punti indicati in precedenza. A meno che non si ha interesse al suo completamento, che in tal caso la storia ne condannerebbe il comportamento di questa attuale classe politica che non ha riferimenti storici da tutelare.  (fb)