di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Quel treno per Yuma era il titolo di un famoso film del 2007 remake del film omonimo del 1957. Me lo ricorda l’annuncio del treno per Pompei. «Il 16 luglio é partito il treno Roma-Pompei, realizzato con le Ferrovie dello Stato: porterà i visitatori direttamente alla stazione ma anche agli scavi. All’interno si potrà vedere anche un video che introduce alla storia di Pompei e ai grandi scavi iniziati con i Borbone e si potrà acquistare il biglietto di accesso agli scavi». Ad annunciarlo, è stato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che si concentra giustamente sui siti culturali che possono essere attrattori di visitatori.
Egli ha molto chiaro il collegamento tra conservazione e fruizione, ma anche che non si distribuiscono pasti gratis, e che quindi la fruizione deve avere un prezzo.
L’ingresso a pagamento del Pantheon a Roma evidenzia un progetto sano che prevede che anche i beni archeologici, architettonici ed in generale tutti i beni culturali, prevedano per la loro visita un biglietto d’ingresso, come avviene in tutti i Paesi del mondo, nei quali paghi per vedere opere da noi assolutamente gratuite. L’abbondanza dei beni culturali, delle chiese monumentali, degli scavi archeologici, dei beni ambientali presenti in tutto il Paese non ci può non far riflettere che la loro manutenzione e la possibilità di fruizione hanno un costo che ogni giorno le Istituzioni affrontano, che va rifuso da coloro che ne diventano gli utilizzatori.
Tale approccio ricorda a tutti noi che il turismo non è solo un’attività che consente a tutti noi di mostrare quanto la realtà in cui viviamo sia bella ed attraente, cosa che facciamo normalmente compiacendocene alquanto, ma che deve diventare uno strumento, soprattutto al Sud, area nella quale è assolutamente sotto dimensionato, un driver dello sviluppo importante.
Senza inseguire gli utili idioti che affermano che il Sud potrebbe vivere di agricoltura e turismo, non vi è dubbio che una utilizzazione attenta e una gestione avvertita dell’industria turistica potrebbe rappresentare una parte della soluzione al processo di spopolamento che le aree meridionali stanno subendo.
Non bisogna dimenticare però che il rapporto tra presenze e occupati, diretti ed indiretti, nel settore, quindi compreso l’indotto che riguarda tutto il terziario, si colloca tra il 3 ed il 7 × 1000, e varia a secondo della concentrazione delle presenze, per cui se esse sono disperse ci avviciniamo al 7 × 1000 se sono invece concentrate in grandi complessi con centinaia di camere ci si avvicina, come é logico, al dato più basso.
Poiché il Mezzogiorno ha 80 milioni di presenze, stimando un dato medio del 5 × 1000, si può valutare che il settore dia lavoro, tra occupati diretti ed indiretti, a circa 400.000 persone. Per chi volesse approfondire tale tema può scaricare un lavoro pubblicato sulla Rivista Economica del Mezzogiorno della Svimez, pubblicato da me recentemente.
Quindi incide sull’occupazione e probabilmente anche sul valore aggiunto dell’area per il 7%. Il raddoppio delle presenze, cosa assolutamente complicata, porterebbe ad un aumento dell’occupazione interessante ma non certamente risolutiva rispetto alle esigenze enormi riguardanti una popolazione che, con 20 milioni di abitanti, dovrebbe avere una occupazione complessiva di oltre 9 milioni, rispetto ai 6 che oggi sono il numero di coloro che trovano un lavoro sia regolare che invece senza coperture assicurative e quindi sommerso. In tale quadro di riferimento il successo e i risultati che la branca sta conseguendo in quest’anno felice devono essere inquadrati.
La Calabria su 20 regioni italiane è al 15 posto per presenze turistiche nel 2022. Al primo posto il Veneto con 65,9 milioni, seguito dal Trentino Alto Adige e dalla Toscana. La Campania è la prima regione del Mezzogiorno e al settimo posto in Italia, con 17,8 milioni di presenze, seguita da Puglia, Sardegna Sicilia. La Calabria è al quinto posto con 7,3 milioni di presenze.
In Calabria nel 2019 ci sono state 9,5 milioni di presenze. Dopo il crollo di presenze nel 2020 per la pandemia (4,5 milioni), i forti incrementi del 2021 e 2022 non hanno ancora permesso di raggiungere i livelli del 2019, soprattutto per quanto riguarda le presenze straniere.
Tra i primi 200 comuni italiani per presenze turistiche nel 2022 al primo posto Roma con 29,2 milioni, seguita da Venezia, Milano e Firenze, che ha 7,4 milioni di presenze (l’intera Calabria ne ha 7,3 milioni). Seguono Cavallino-Treporti (Venezia) e Rimini.
Il primo comune del Mezzogiorno per presenze turistiche è Napoli, al sedicesimo posto in Italia, con 2,7 milioni, di cui 1,3 milioni stranieri, seguito da Sorrento al diciottesimo posto e Vieste (Foggia) al 25 posto tra i comuni italiani.
Bene sono questi i dati con i quali bisogna confrontarsi quando si parla del boom turistico del 2023, che vede alcune realtà come quella di Napoli avere un’accelerazione interessante, che non deve far dimenticare come é stato detto precedentemente che tutta la Calabria ha meno presenze della sola Firenze. Eppure la costa calabrese tirrenica da Scilla a Bagnara a Tropea, alla costa ionica é un paradiso purtroppo riservato ai pochi appassionati che l’hanno scoperta.
Senza parlare della Sicilia che con i suoi 15 milioni di presenze che, paragonate a quelle analoghe di Malta, dovrebbero provocare se non pianti tragici risate amare, rimane una Isola ancora non attraversata da flussi importanti.
In tutto questo una confusione di dati che l’Istat raccoglie come se il settore fosse minore, senza porsi il problema di una indagine campionaria per poter rilevare il sommerso, che lo caratterizza parecchio.
Basteranno gli incrementi, anche notevoli, che la branca sta avendo in alcune realtà particolari come il napoletano piuttosto che nel Salento per far diventare il settore l’industria turistica che serve al Mezzogiorno?
Senza alcuna pianificazione che consenta di raggiungere in tempi brevi quei numeri che servono attraendo investimenti dall’esterno dell’area in località particolarmente vocate, con ampi spazi, che consentano anche quei grandi numeri dei quali il Mezzogiorno ha bisogno ma che non ha ancora attratto? Forse sarebbe opportuno che il Ministero del turismo pensasse ad una pianificazione seria, sia normativa che operativa. Ma in questo momento è chiedere troppo. (pmb)
[Corutesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]