di FRANCO BARTUCCI – Sembra che si sia concluso il giro delle audizioni istituzionali presso la Regione Calabria con la commissione Affari Istituzionali, presieduta dalla consigliera Luciana De Francesco, e che a breve, dopo un esame di tutte le audizioni registrate nell’arco degli ultimi tre mesi e la predisposizione del piano di fattibilità (da più voci richiesto), al quale sta lavorando un gruppo di esperti, è nell’intenzione della commissione procedere a un nuovo giro di consultazioni.
Il primo giro intanto si è concluso con l’audizione del Sindaco di Cosenza, Franz Caruso, del Presidente dell’Anci e della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, nonché dei commissari del Comune di Rende. Ancora una volta abbiamo letto dichiarazioni tipicamente burocratiche che non fanno altro a porre problemi e ripensamenti che allungano i tempi nell’ordine normale delle cose, mentre è fondamentale essere decisi ed operativi su ciò che può nascere dal disegno della nuova città unica nella Valle del Crati.
Apprezziamo la dichiarazione del Presidente dell’Anci e della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, che ha subito affermato con precisione e sicurezza di essere favorevole da sempre per la creazione della città unica, oggetto di discussione da cinquant’anni per effetto della presenza dell’Università a Nord di Cosenza vincolata alla creazione ed al miglioramento di un sistema infrastrutturale viario di collegamento con i vari centri urbani del territorio calabrese unendo la fascia tirrenica con quella jonica.
Non si possono accettare, perché ne ritardano l’esecuzione, le dichiarazioni tipo: «Siamo per la città unica, ma vediamo…». Quel vediamo non è altro che la tipica dichiarazione burocratica di immobilismo. Oppure «Siamo per una nuova città metropolitana», non pensando che una volta realizzata la città unica partono automaticamente con le infrastrutture stradali e ferroviarie ed in primis l’alta velocità e la metro Settimo di Montalto Uffugo/Università/ Rende/Cosenza centro storico/ con diramazione Sila e Valle d’Esaro, le condizioni di allargamento per la città metropolitana. Ed ancora il rimarcare sulle storie di predissesto e dissesto di Cosenza e Rende che ne condizionano l’impegno realizzativo, oppure farne oggetto di conflitto tra forze politiche di centro destra e centro sinistra.
Mentre di fatto è stato detto che ormai urbanisticamente esiste tra Cosenza, Rende e Castrolibero, in quanto unite strutturalmente negli edifici e divisi dal Campagnano, una forma urbana di città unica con tre municipi. Altrettanto è importante pensare ed assicurare alla società servizi e strutture legate al suo benessere e sviluppo.
Ciò che ancora una volta si continua ad ignorare è che la nuova grande città unica, che chiamerei “CoReCaMo”, chiama in causa l’Università della Calabria, in quanto la città unica è funzionale a questo centro prestigioso regionale di cultura, formazione e ricerca, nato nel 1971 (anno insediamento organi amministrativi-politici, didattici-scientifici), la cui dimensione, con il passare del tempo, va assumendo un carattere internazionale a tutto vantaggio della società che vi gravata attorno, a condizione che ne sia ultimato il progetto, il cui asse va dalla Statale 107 al tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari con punto di passaggio e transito in località Settimo di Montalto Uffugo.
Questa è una storia che ha un inizio e una data precisa con la nascita dell’Università della Calabria, il cui Comitato Tecnico Amministrativo con presidente il Rettore prof. Beniamino Andreatta nella seduta del 31 luglio 1971, svoltasi nella sala consiliare del Comune di città dei Bruzi, scelse di insediare il progetto della nascente Università a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo.
Una scelta che fu contestata per un paio di mesi, attraverso gli organi d’informazione, da vari politici ed associazioni del territorio, che ambivano vederla in altri luoghi, tranne che dai sindaci di Rende Francesco Principe e Montalto Uffugo, come dal Sindaco di Cosenza Fausto Lio e del Presidente della Provincia, Francesco De Munno. Una scelta che fu fatta sulla base di alcune certezze importanti che avrebbero consentito di creare delle condizioni migliori per uno sviluppo urbano più armonioso in un’area urbana più ampia per la creazione di una nuova grande città, tanto che si parlò del “sogno della grande Cosenza”.
Ciò che metterei in nota ed in negativo al Presidente della Commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale Luciana De Francesco è la totale assenza consultiva del Rettore dell’Università della Calabria o suo delegato, come del Sindaco di Montalto Uffugo per effetto del progetto dell’Università della Calabria, i cui elaborati progettuali (Gregotti) prevedono una estensione di sviluppo urbanistico di superamento del confine di Rende (fiume Settimo) per estendersi su quello di Montalto Uffugo fino ad incrociate il tratto ferroviario in precedenza indicato.
Anche il silenzio dell’Università non è da giustificare in questa vicenda in quanto facilmente può essere letta in modo negativo sul rapporto mancato tra l’Ateneo, il territorio e le loro istituzioni, le cui condizioni migliori si sarebbero potute creare con una sostanziosa celebrazione del 50° anniversario del primo anno accademico 1972/1973, conclusosi come tempo temporale il 31 ottobre appena trascorso nel silenzio più totale con il rimpianto di molti.
Eppure la stessa Università avrebbe da guadagnarci, se collegata alle istituzioni ed alla società, per portare a compimento le proprie strutture dei progetti Gregotti e Martensson con l’utilizzo dei fondi europei del Pnrr, del quale si parla ancora oggi che né l’Italia e neanche la Calabria saranno in grado di utilizzarli al suo scadere. Sarebbe una grande “iattura” per dirla volgarmente ed inganno nei confronti dei cittadini calabresi. (fb)