«Siamo davanti ad una situazione inedita a livello nazionale, certificata dalla stessa Corte nel passaggio finale in cui rimarca proprio l’aspetto di novità. Innanzitutto è bene ribadire come venga sancito un dato imprescindibile: l’ente non va in dissesto, e per la prima volta succede che la non omologazione di un Piano di riequilibrio non comporta automaticamente un dissesto». È quanto ha detto la sindaca di Vibo Valentia, Maria Limardo, in conferenza stampa per illustrare gli esiti della sentenza della Corte dei Conti – Sezioni riunite.
Alla conferenza hanno preso parte, oltre ai giornalisti, anche i cittadini, invitati proprio dal sindaco per diventare parte attiva di quello che vuole essere un processo di coinvolgimento totale della cittadinanza alla vita attiva dell’amministrazione comunale.
«Questo ci fa comprendere quanto delicata sia la materia e quanto invece, in questi giorni – ha detto – molti si siano lanciati in interpretazioni varie e stravaganti al solo fine di strumentalizzare un qualcosa che evidentemente non hanno letto e disconoscono. A conferma di ciò, posso anticipare che giorno 1 giugno siamo stati convocati al ministero dell’Interno, al tavolo che si occuperà appunto del caso Vibo. Un tavolo al quale noi andremo preparati, con le idee chiare ed una nostra proposta ben precisa. Successivamente intendo riconvocare la stampa ed i cittadini per informare tutti puntualmente sull’esito dell’incontro. Ritengo inoltre doveroso sottolineare, per rispondere ad attacchi strumentali, che il Comune non ha addossato ad altri colpe o responsabilità, ma ci siamo limitati, e qui lo ribadisco, ad evidenziare dati di fatto, che nella sentenza vengono messi nero su bianco».
«Eccoli: ha sbagliato il commissario che c’era prima di noi – ha evidenziato – ad avviare la procedura di riequilibrio oggi dichiarata inammissibile; ha sbagliato il Comune nel proseguire (anche se non poteva fare diversamente, pena un nuovo automatico dissesto), ha sbagliato il ministero nell’invitare il Comune a proseguire col Piano, ha sbagliato addirittura la sezione regionale della Corte dei conti nel non ravvisare l’inesistenza dei presupposti per l’avvio della procedura di riequilibrio».
«È questa la situazione con cui dobbiamo fare i conti. Fino all’incontro di Roma, però – ha continuato – è bene chiarire alcuni punti fondamentali: In questi anni il Comune ha avuto una parte attiva nelle materie del risanamento finanziario dell’ente (abbiamo sollecitato provvedimenti legislativi; attivato confronti con ministero dell’Interno e Mef; interloquito con Anci e Ifel; ottenuto contributi straordinari per quasi 16 milioni di euro; siglato il Patto per la Città con la presidenza del Consiglio), non siamo stati semplici spettatori».
«Sempre in questi anni – ha aggiunto il primo cittadino – sono stati conseguiti i seguenti risultati: da una massa passiva che la Corte dei conti ci quantificava in 65 milioni ci ritroviamo oggi con un disavanzo di 31 milioni; ricostituite totalmente le somme vincolate; abbattuti i tempi medi di pagamento dei debiti commerciali; realizzato una giacenza di cassa positiva, basti ricordare che nel 2013, anno del dissesto, avevamo in cassa 700mila euro ed oggi sono 40 milioni; finanziati gli espropri financo degli anni ’80; corretto gli errori gius-contabili precedenti al 2018 (contabilizzazione anticipazione di liquidità, riaccertamento straordinario dei residui, calcolo fondo crediti dubbia esigibilità, fondo contenzioso e passività potenziali)».
«Nel corso della procedura – ha detto ancora – abbiamo segnalato alla finanza locale che probabilmente il Piano di riequilibrio non era la soluzione giusta ai nostri problemi finanziari, chiedendo un intervento straordinario. Lo stesso ministero, invece, ci ha invitato a proseguire sulla strada del Piano, che oggi le Sezioni riunite hanno dichiarato essere sbagliata. Al suo insediamento nel giugno 2019, l’amministrazione non ha avuto i 90 giorni per approfondire la problematica. È salita su un treno già in corsa. Anche in questo caso era stata avanzata richiesta al ministero per avere i 90 giorni minimi, che ci è stata negata. A distanza di qualche mese la Corte costituzionale ha statuito l’illegittimità della norma del Tuel che non riconosce alle neo amministrazioni insediatesi dopo un avvio della procedura di riequilibrio i 90 giorni minimi per elaborare un Piano».
«La sentenza è innovativa – ha specificato – come dice lo stesso dispositivo, allorquando compensa le spese. Quindi ci troviamo di fronte ad un cambio di rotta giurisprudenziale, tant’è vero che per la prima volta la non omologazione del piano non comporta ipso iure una dichiarazione di dissesto. Il Mef ha certificato che gli indicatori socio-economici della nostra città sono tali da non garantire i Lep, cioè i Livelli essenziali di prestazione dei servizi pubblici che un ente locale deve erogare. È anche per questo che noi chiediamo lo stesso trattamento riconosciuto a città in difficoltà finanziaria come Roma, Napoli, Torino, Reggio Calabria, Palermo, Catania e Potenza».
«Per queste e per mille altre ragioni noi siamo assolutamente orgogliosi del percorso fatto fin qui e del contenuto di questa pronuncia – ha concluso – anche perché andremo a Roma con questa sentenza in mano, che ci dice che in queste condizioni non siamo in grado di garantire i Lep, ed un capoluogo di provincia non si può abbandonare a se stesso dopo un lavoro immane che è stato compiuto e dopo gli enormi sacrifici fatti dai cittadini. Andremo a rivendicare quanto di buono fatto e ad invocare a gran voce pari dignità per Vibo Valentia». (rvv)