di SANTO STRATI – È un risultato che va al di là di ogni ragionevole aspettativa: Roberto Occhiuto e la sua squadra non volevamo vincere, ma stravincere. In pochi ci credevano, eppure il sorprendente dato che emerge dalle urne (57% contro 41%, punto più, punto meno, non importa) non solo premia un centrodestra coeso e unito, ma segna il fallimento totale del campo largo. Un’invenzione che non è servita a raccogliere consensi, ma soprattutto a spingere al voto i cosiddetti astenuti, i delusi della politica, gli avviliti, i protagonisti di un dissenso palpabile che si manifestacon la diserzione dalle urne.
Intendiamoci, il 43,14% di affluenza è fasullo, giacché si basa sul numero degli aventi diritto al voto (dove figurano diverse centinaia di migliaia di calabresi iscritti all’Aire, cioè residenti all’estero, ma titolari del diritto di voto. Che possono esercitare – alle elezioni politiche – mediante la preferenza espressa a distanza, per corrispondenza, ma che sono esclusi dal voto se non vanno a votare nella sezione dove figurano iscritti. E a questi vanno aggiunti almeno altri 250mila calabresi che, pur mantenendo la residenza in Calabria, vivono fuori: studenti, lavoratori, insegnanti, etc. Per loro la mancanza del voto a distanza (una pratica di facilissima applicazione se solo la politica lo volesse) si traduce in un astensionismo non voluto, forzato da ragioni soprattutto economiche: un viaggio per votare, pur se scontato significa qualche centinaio di euro, che sono soldi per la stragrande maggioranza di chi vive, studia o lavora fuori. Quindi sarebbe opportuno che si ripescassero i disegni di legge per il voto a distanza (partiti dalla lodevole iniziativa del Collettivo Peppe Valarioti, “Voto sano da lontano”, del 2020), bocciati dal Parlamento.
Ma anche applicando i valori percentuali dell’affluenza su un realistico numero di effettivi votanti (1.200.00 rispetto al milione e 888mila dell’Istat) avremmo comunque un’affluenza più o meno del 50%. Il che equivale, comunque al segnale più evidente di una irreversibile disaffezione per la politica.
Ma non è l’affluenza (un punto in percentuale in meno rispetto al 2021) l’elemento che domina questa tornata elettorale. È il distacco tra i due candidati che certifica, senza bisogno di notai indipendenti, la clamorosa sconfitta del centrosinistra e del campo “larghissimo” che doveva sbaragliare Occhiuto e centrodestra.
Sbagliata la strategia politica, sbagliata la strategia elettorale, sbagliata la comunicazione: Tridico, che può vantare un curriculum di stimatissimo accademico di lungo corso, si è fidato di Giuseppe Conte e dei compagni del PD, mostrando un dilettantismo spaventoso nella gestione della campagna elettorale. Ha combattuto contro l’avversario come fosse un nemico da battere, in un duello da Ok Corral, dimenticandosi che come insegna Sergio Leone «quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, è un uomo morto».
Sarebbe bastato un po’ di buon senso e qualche consigliere esperto a suggerire pacatezza e controllo nelle promesse e nelle dichiarazioni d’intenti. Il suo bel programma ai più è apparso il solito libro dei sogni, ma i calabresi ne hanno piene le tasche di promesse e suggestioni da campagna elettorale. Non ci sono cascati. Ed è prevalsa la logica dell’usato sicuro (con tutto il rispetto per il bis-Presidente), ovvero hanno preferito ridare fiducia al governatore uscente piuttosto che affrontare la via dell’incognito.
Tutto questo richiederà un serio esame a livello nazionale: la sinistra deve decidere se completare il lento suicidio o darsi una svolta. Le lezioni (e le “bastonate”) servono anche a questo. (s)
