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LAMEZIA – In scena “L’Avaro immaginario”

In scena "L'Avaro immaginario"

In scena domani sera, a Lamezia Terme, alle 21, al Teatro Grandinetti, L’Avaro immaginario di Molière con adattamento e regia di Enzo Decaro interprete insieme a Nunzia Schiano e agli attori della Compagnia Luigi De Filippo. Prodotto da I due della città del sole, le musiche sono di Nino Rota, tratte da “Le Molière immaginarie”, mentre quelle di scena si ispirano a villanelle e a canzoni popolari del ‘600 napoletano.

Lo spettacolo rientra nell’ambito della rassegna promossa dalla compagnia I Vacantusi “Vacantiandu 2023”, un progetto 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑅𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑃𝐴𝐶 2014/2020 – 𝐴𝑠𝑠𝑒 𝑉𝐼 𝐴𝑧. 6.8.3. 𝐴𝑚𝑏𝑖𝑡𝑜 𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑚𝑜𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑛𝑜 2022.

Lamezia Terme. In sette quadri, un prologo e un epilogo lungo un atto unico, l’attore e regista napoletano Enzo Decaro ci porta in viaggio nel teatro di Molière con “L’Avaro immaginario”. Un viaggio nel tempo, quello del Seicento, un secolo pieno di guerre, epidemie, grandi tragedie ma anche profonde intuizioni e illuminazioni. Un viaggio reale e immaginario di Oreste Bruno, da Nola, e la sua famiglia, che è anche la sua Compagnia itinerante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza.

Lungo il percorso, quando “la Compagnia” arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone, ecco che il “carretto viaggiante” diventa palcoscenico e “si fa il Teatro”.

Gli incontri durante il viaggio, l’avvicinamento a Parigi e al teatro di Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo con quella francese di Molière, ma forse ancor più la pesante eredità del pensiero di uno zio prete di Oreste Bruno, Filippo detto poi Giordano, scomparso da alcuni decenni ma di cui per fortuna non si ricorda più nessuno, e la morte in scena dello stesso Molière poco prima del loro arrivo a Parigi, renderanno davvero unico il viaggio di tutta la “Compagnia di famiglia” commedianti d’arte ma soprattutto persone “umane”, proprio come la grande commedia del teatro, dove “tutto è finto, ma niente è falso”.(rcz)

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