Grande successo per le Passeggiate guidate organizzate e promosse dai volontari di Arci Servizio Civile – Cultura e Turismo a Lamezia che hanno portato i partecipanti alla scoperta del centro storico di Nicastro a Lamezia Terme.
Due i turni giornalieri, uno al mattino ed uno nel primo pomeriggio, e sette le giornate totali, a cavallo tra fine anno 2021 e inizio 2022, che hanno avuto un grande riscontro di pubblico, appassionato e attento.
Alcuni partecipanti hanno aderito all’iniziativa per avventurarsi alla scoperta di luoghi, storie e leggende poco conosciute o mai ascoltate; altri, quelli che nel quartiere storico vi sono nati o cresciuti con la sacralità della visita a nonni e parenti, e che hanno così, avuto modo di riassaporare l’atmosfera della piccola comunità, rivivendo il ricordo delle strade, della suggestività di vicoli, vagli e spiazzi in cui appunto, giocavano da bambini. In generale però, è stata per tutti, un’occasione di riscoperta della nostra storia millenaria.
Circa 150 le prenotazioni totali, il massimo consentito dalle limitazioni rese necessarie dall’attuale crisi sanitaria, che hanno sì circoscritto la partecipazione, ma in nessun modo scalfito il desiderio di passeggiare lungo la storia ed i sentimenti della città.
Le visite sono partite dalla parte più alta del borgo, dove, nelle giornate più limpide è stato possibile godere appieno del meraviglioso panorama che si ha dalla cima della collina dove sorge la Chiesa Veterana. L’attenzione dei partecipanti è stata subito catturata dalla maestosa connessione visiva con il castello normanno-svevo, al quale la chiesa è legata da una leggenda che la vedrebbe fondata per volontà della figlia di Federico II, raccomandata in sogno dalla Madonna delle Grazie, cui la chiesa è dedicata.
Poi però, lo sguardo è restato ancora più attonito, nell’aprirsi sulla piana lametina e sul mare che ne bagna le coste, ammaliando con colore e naturale bellezza. Ed è stato nel silenzio che è sembrato di udire ancora, il canto della leggendaria sirena Ligea. Le leggende della nostra tradizione, infatti, hanno accompagnato il ritmo lento dei passi, stretti tra le cortine di case che delimitano le viuzze del centro storico: il racconto della figlia devota di Federico II e quello del figlio ribelle, prigioniero nelle carceri del castello; la Fata Gelsomina, che si incontra al mulino restaurato a regola d’arte da Fabio Aiello e da Anna Filardo. Storie o leggende? Sicuramente incisiva suggestività che lega le scene di vita quotidiana degli abitanti del centro storico di Nicastro, alle grandi storie della dinastia Sveva e dei Principi D’Aquino.
Lungo il percorso, sono stati ricordati importanti personaggi legati indissolubilmente al nostro patrimonio artistico e culturale locale: dal pittore nicastrese Francesco Colelli a Pietro Ardito, sacerdote, letterato e poeta, nato a San Teodoro. Numerosi sono stati i fatti di cronaca rievocati, come la trafugazione della Crocifissione settecentesca del Colelli dalla Veterana, e la rivolta del popolo di San Teodoro durante la processione del Venerdì Santo. Ed ancora storie di costruzioni, terremoti e ricostruzioni, ampliamenti di chiese e quartieri, durante le passeggiate, si sono mescolati a racconti di tradizioni popolari quali la visita alle “Cucchiarelle” nel giorno di Pasqua, le figurelle di Santa Lucia, la festa della Madonna al Timpone.
Un doveroso ringraziamento a tal proposito deve essere fatto – sottolineano i ragazzi del servizio civile – a Don Vittorio Dattilo, che incarna la memoria storica della gente e delle storie dei quartieri di Santa Lucia e del Timpone, ed alla preziosa collaborazione di Don Giuseppe Critelli, parroco di San Teodoro.
Il viaggio alla riscoperta del centro storico di Nicastro si è concluso di volta in volta, percorrendo l’asse di Via Garibaldi fino ad arrivare alla statua in bronzo di Federico II, donata alla città dall’artista Maurizio Carnevali. La statua in un gioco di prospettive sembra contemporaneamente indicare il castello, roccaforte di Nicastro, ed il Palazzo Niccoli, casa natale del Sen. Arturo Perugini, fondatore della città di Lamezia Terme, divenendo così, polo di congiunzione tra passato e presente.
«Vivere il presente, tuttavia, – concludono gli autori del report – non può essere sufficiente, soprattutto in un momento storico come questo in cui bisogna guardare, con fiducia, ad un futuro migliore. Ed è per questo che animati da tale consapevolezza, noi guardiamo avanti, progettando nuovi appuntamenti che possano farci riappropriare dei nostri luoghi e del nostro tempo, e che arricchiscano le possibilità di valorizzazione del notevole patrimonio storico, artistico e culturale di cui noi tutti, siamo chiamati a diventarne custodi». (rcz)