La Fisascat Cisl ha evidenziato come «il dopo pandemia ha lasciato tra le ceneri un disallineamento tra domanda e offerta del lavoro in Italia, in particolare nella nostra regione, dove già eravamo abituati a situazioni difficili e dove ora abbiamo toccato il fondo».
«Le cause primarie – ha spiegato il segretario generale Fisascat Cisl Calabria, Fortunato Lo Papa – sono i salari troppo bassi e la facilità, se non l’abuso vero e proprio, con il quale si ricorre a contratti precari e non stabili o di tipo tradizionale».
A sostegno della tesi della sigla ci sono i numeri raccolti dal rapporto FragilItalia elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos ed estratti da un lavoro di interviste e raccolta dati. Stipendi inferiori ad una soglia adeguata sono denunciati dal 65% degli intervistati.
Numeri corposi che spiegano le difficoltà all’incrocio di offerta e domanda e che vengono confermati a loro volta dallo Svimez. Non solo sono aumentati coloro che versano in condizioni di povertà nonostante lavorino, ma in Calabria la loro percentuale raddoppia quella del centro-nord e si verificano differenze di retribuzione anche del 75 per cento.
«Una fotografia devastante e paradossale! Ora che le aziende si stanno rimettendo in piedi, bisogna puntare al futuro con consapevolezza e prospettiva – afferma Lo Papa -. Strategica è, ad esempio, la formazione, volta a creare lavoratori con più competenze e qualità nell’azienda».
«Ma è anche il momento di investire sui giovani, di creare economia e circoli virtuosi. Un altro elemento di contrasto – ha aggiunto il sindacalista – è il ricorso alla bilateralità in grado di contribuire alla creazione e al consolidamento dell’occupazione secondo criteri di professionalità e qualità, regolarità nei rapporti di lavoro, partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori».
«Riallineare domanda e offerta è possibile ma serve – conclude Lo Papa – impegno, lungimiranza e tutela. La Fisascat Cisl, come sempre, farà la sua parte in questo processo certa che ci siano le condizioni per fare ripartire il motore economico del Paese». (rcz)