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L’INDIFFERENZA SUL CROLLO DELLA RUPE
TROPEA, BELLISSIMA PERÒ TRASCURATA

Tropea: la Rupe crollata

di SERGIO DRAGONE  – Prima del Ponte sullo Stretto, si pensi a salvare la rupe di Santa Maria dell’Isola a Tropea. Si trovino subito i soldi e le tecnologie più avanzate per evitare che il moto ondoso faccia venire giù il simbolo della Calabria più conosciuto al mondo. Cosa importa se giuridicamente il piccolo promontorio è di proprietà dell’Abbazia di Montecassino? Qui si parla di un patrimonio naturalistico, paesaggistico e religioso che è di tutti, un bene collettivo che appartiene all’umanità.

Il silenzio della Regione e del Governo su questa incalcolabile ferita è agghiacciante. Per molto meno si sono sprecati comunicati, dichiarazioni, sopralluoghi, gridi di allarme, impegni e promesse. Per Tropea nulla, il nulla. Mi aspettavo che il presidente Occhiuto accorresse ai piedi dell’Isola, che il ministro delle infrastrutture Salvini – che si dice così amico della Calabria – disponesse immediatamente un finanziamento per la messa in sicurezza di questo gioiello della natura, che il ministro del turismo Santanchè alzasse la sua voce in difesa di una delle mete più  ambite del made in Italy. Nulla di tutto questo.

Eppure – e mi è capitato spesso in questi anni a Roma– se chiedete ad un qualsiasi italiano cosa conosce della Calabria, nove volte su dieci la risposta sarà: Tropea.

La rupe di Santa Maria dell’Isola non è un patrimonio solo tropeano, ma appartiene a tutta la Calabria. È vero, non mancano da noi altri luoghi dell’anima: la chijanalea di Scilla, le Tre Croci a picco sul Tirreno sul monte S. Elia, i castelli sul mare di Le Castella e Roseto Capo Spulico, l’isola di Dino e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Ma Tropea ha una sua magia, una sua forza magnetica che la rende unica e affascinante.

Se malauguratamente dovesse venire giù il piccolo promontorio su cui sorge il santuario di Santa Maria dell’Isola, Tropea non sarebbe più la stessa. Da quel balcone naturale che è la parte finale della piazzetta, da cui è possibile ammirare lo spettacolo senza precedenti del mare colore “azzurro Tropea”, si perderebbe la visione dell’incontro tra natura e spirito. È quello spettacolo che il grandissimo Raf Vallone, finché è rimasto in vita, non voleva perdersi per nulla al mondo, affacciandosi ogni estate dalla sua bella casa tropeana a picco sul mare.

È un pericolo assolutamente da evitare, ma le istituzioni si diano una mossa. L’accusa lanciata dall’ex sindaco di Tropea, Peppino Romano, è gravissima. Appena tre anni fa, il Comune si sarebbe vista bocciata una richiesta di finanziamento finalizzata al consolidamento del costone di Santa Maria dell’Isola. Farebbe bene a chiarire da chi sarebbe stata bocciata in modo che questa folle irresponsabilità venga quanto meno individuata.

Ma ora non è il momento delle recriminazioni, è il momento di agire. Occorre mettere in sicurezza l’area prima dell’arrivo della stagione balneare, ma nel contempo bisogna mettere al lavoro i maggiori esperti del settore per un progetto di consolidamento della rocca e di contenimento del fenomeno ondoso. Ripeto: si trovino i soldi, non si pensi solo al Ponte sullo Stretto che pure, a mio parere, è un’opera necessaria e importante. Non è demagogia. Il ponte, se mai si farà, è un’opera dell’uomo e quindi non ha problemi di tempi. Santa Maria dell’Isola, opera della natura, non può aspettare. Se le orecchie delle istituzioni sono sorde, è il momento di alzare ancora più forte la nostra voce. (sd)

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