di SANTO STRATI – Buongiorno Presidente.
– È stata una campagna elettorale brevissima, ma intensa. Aspra e feroce, con frequente mancanza di fair play da entrambi le parti. Se dovesse dare una valutazione, spassionata, sul suo impegno – obiettivamente notevole – in questa campagna elettorale che voto si darebbe? Può spiegare, a elezioni vinte, qual è stata – a suo avviso – la strategia vincente?
«Sono un perfezionista, e non mi accontento mai. Quindi mi do 8. È stata una campagna elettorale dura, purtroppo anche cattiva. Io l’ho condotta con grande serietà, raccontando ai calabresi tutto ciò che ho fatto in questi quattro anni e spiegando loro come avrei voluto continuare a cambiare la Regione. Penso sia stata premiata la mia concretezza, la mia autorevolezza, il fatto che i cittadini hanno potuto vedere quanto realizzato dandomi dunque fiducia per i prossimi cinque anni. Non ho fatto promesse roboanti, ho avanzato proposte sostenibili e nelle quali credo».
– Quali ritiene siano state le cose della campagna elettorale che oggi non rifarebbe? Può, comunque darne una spiegazione? Ha teso la mano al suo avversario Tridico, che molto elegantemente le ha fatto i complimenti non appena si è visto come la sua vittoria era ormai scontata. Probabilmente, il prof. Tridico tornerà a Bruxelles. Pensa davvero di poter davvero costruire una collaborazione trasversale con lui?
«Come le dicevo sono un perfezionista. Dunque, rifarei tutto, migliorandolo. Tutti coloro che vogliono collaborare per il bene della Calabria troveranno sempre porte aperte. Spero, in questa legislatura, di avere un’opposizione più stimolante e collaborativa. Negli scorsi quatto anni, tranne qualche rara eccezione, la sinistra non ha mai partecipato attivamente alla vita politica regionale: tanti attacchi politici, nessuna proposta concreta».
– Come valuta il lavoro della stampa in questa campagna elettorale? Da politico navigato è certamente in grado di esprimere un giudizio non affrettato o di maniera. Com’è cambiata la comunicazione politica su stampa, radio e tv da quando lei è entrato in politica? Che giudizio dà sui social, spesso sguaiati e dispensatori seriali di fake news e falsità, pur immediatamente riconoscibili come tali?
«Soprattutto nella fase precedente alla presentazione delle liste abbiamo avuto, contro il sottoscritto, una campagna mediatica e di odio senza precedenti. Per settimane alcuni media hanno inventato di tutto pur di tentare di indebolirmi. Fake news, attacchi, falsità che purtroppo hanno coinvolto anche i miei figli. Qualcuno si è inventato anche un genere letterario, le ‘voci’. Voci che dicevano questo, voci che dicevano quello. Quelle voci sono rimaste voci, chissà se mai esistite, certamente mai verificate, e chi sentiva le voci avrà dovuto fare una scorta di limoni e bicarbonato».
– Quali sono – secondo lei – i punti del suo programma che hanno convinto i calabresi a ridarle fiducia? O ritiene sia prevalsa soltanto la fiducia conquistata in quattro anni di governo regionale?
«Come le dicevo prima, i calabresi hanno potuto sperimentare in questi quattro anni la mia concretezza. Se dico una cosa, poi la faccio. Altri promettevano migliaia di assunzioni e reddito di cittadinanza per tutti. Io raccontavo i risultati raggiunti nel corso della prima legislatura e lanciavo proposte mirate e precise. È stata premiata la serietà e la visione».
– I primi cento giorni sono, per ogni presidente, un momento importante per indicare il percorso che si intende seguire. Quali sono le sue priorità e quali interventi ha in mente di attuare da subito?
«Una delle prime cose che farò sarà il ‘reddito di merito’. Come ho raccontato in campagna elettorale, la migrazione nella nostra Regione inizia spesso all’Università. Chi va a studiare fuori difficilmente poi torna in Calabria. Eppure abbiamo Atenei straordinari, che il Censis inserisce tra i migliori d’Italia. Dunque voglio dare un incentivo, legato al merito, ai ragazzi calabresi che scelgono le nostre Università: 500 euro al mese a chi sarà in corso con gli esami previsti e avrà almeno la media del 27».
– La sanità è il “lato oscuro” della regione: quale strategia potrebbe trasformare – a suo avviso – quell’ “è” in “era”? Alcune sue scelte molto criticate (tipo il reclutamento dei medici cubani) sono state poi adottate anche da altri governatori…
«Il prossimo obiettivo sarà quello di liberarci dalle camicie di forza del commissariamento prima e del piano di rientro dopo. Subito dopo, tornando dopo 15 anni nel pieno governo della sanità, saremo finalmente nelle condizioni di poter riformare radicalmente il sistema sanitario regionale. Il nostro piano prevede l’accorpamento di tutti gli ospedali provinciali (sia Spoke che Hub) sotto uniche Aziende ospedaliere provinciali, con le Aziende sanitarie provinciali che invece saranno specializzate esclusivamente sull’assistenza territoriale (gestione e organizzazione delle case di comunità e degli ospedali di comunità, delle Aggregazioni funzionali territoriali, dei medici di medicina generale, delle guardie mediche, degli ambulatori, degli erogatori convenzionati di prestazioni sanitarie). Con questa grande riforma avremo un’immediata ottimizzazione organizzativa, nella gestione delle risorse, del personale, dei posti letto».
– Ha in mente un piano di incentivazioni per far tornare i medici calabresi in Calabria? Negli ospedali del Nord o di Roma, solo per fare un esempio, la lingua più parlata è il dialetto calabrese (quello dei medici e quello dei pazienti che vanno lì a farsi curare). E lo stesso vale per gli infermieri e i tecnici di laboratorio: molti hanno le famiglie al Sud e tornerebbero di corsa. È solo un problema di soldi?
«Se in anni complessi siamo già riusciti a realizzare riforme profonde e migliaia di nuove assunzioni, con l’uscita dal commissariamento la Calabria sarà pronta a varare un vero e proprio maxi-piano di reclutamento di medici e infermieri, per dare ancora più forza e futuro alla nostra sanità. Già nel 2026 potremo assumere circa 1.300 unità di personale di cui circa 350 medici, 375 infermieri, 181 operatori sociosanitari e il restante negli altri ruoli.
Avremo, inoltre, un piano strategico per reclutare nuovi medici, attraverso speciali incentivi economici che utilizzeremo per attrarre camici bianchi in servizio o pensionati che vogliono venire a risiedere e a lavorare in Calabria».
– La Calabria le ha ampiamente confermato la fiducia che già le aveva concesso nel 2021. Dopo quell’elezione su “Calabria.Live” abbiamo scritto che aspirava a diventare il Presidente dei calabresi e non della Calabria. A che punto ritiene di essere, oggi, in questo ammirevole proposito? È stato il presidente di tutti i calabresi o di una parte? E in questo caso cosa ha impedito la realizzazione di progetti che avrebbero trasformato il territorio? Fermo restando che ha davanti a sé cinque anni per portare a termine la sua visione…
«Mi sono sempre comportato come il presidente di tutti i calabresi, e continuerò a farlo. Come ho detto subito dopo la vittoria, dopo una campagna elettorale dai toni spesso feroci, adesso la Regione ha bisogno di una fase di pacificazione. Spero di avere un’opposizione incalzante, ma consapevole della reciproca necessità di abbassare i toni, per il bene della Calabria e dei calabresi”.
– Il capitale umano di cui dispone la Calabria è immenso e potrebbe davvero cambiare il volto di questa terra. Lei ha introdotto una narrazione diversa – bisogna dargliene atto – indicando una Calabria positiva che utilizza i suoi giovani e le sue donne per costruire il futuro delle nuove generazioni. Ma intanto ancora troppi cervelli sono costretti a fare la valigia, sapendo che hanno quasi sempre un biglietto di sola andata. Come pensa di fermare quest’esodo che si traduce in un impoverimento del territorio?
«Sta cambiando la percezione della nostra terra, in Italia e nel mondo. Non più come territorio segnato solo da problemi irrisolti, ma come una Regione che vuole e sa raccontare le proprie eccellenze. La Calabria, oggi, non è più la Regione che subisce le narrazioni altrui: è la Regione che scrive la propria storia, che rivendica con orgoglio la propria identità e che guarda al futuro, ai prossimi cinque anni, con la certezza di poter offrire al Paese e al mondo il meglio di sé. Le ho raccontato della mia ricetta per tentare di far restare quanti più giovani possibile. Sul resto continueremo a lavorare per attrarre investimenti e dunque opportunità. Il futuro di un territorio non si costruisce con l’assistenzialismo, ma con lo sviluppo e la crescita. Dobbiamo creare sempre più un habitat regionale ideale per le imprese e per le multinazionali che voglio scommettere sulla Calabria».
– Lo spopolamento non è solo un fenomeno calabrese. Borghi troppo piccoli sempre più abbandonati, dove rimangono solo gli anziani. Cosa ha in mente per rigenerare questi paesi, cui non bisogna sottrarre l’identità ma garantire servizi e innovazione. In quest’ultimo caso la rete è scarsa ed è difficile pensare di promuovere il South Smart Working se non ci sono connessioni a ultra banda che permettano il lavoro da remoto.
«Per contrastare il fenomeno dello spopolamento e favorire il ripopolamento dei piccoli comuni delle aree interne, la Regione attiverà il programma “Casa Calabria 100”, che prevede la concessione di un contributo fino a 100.000 euro destinato all’acquisto e alla ristrutturazione di abitazioni. Il contributo sarà riconosciuto a quanti decideranno di trasferire la propria residenza in un comune delle aree interne, con l’obiettivo di generare nuova domanda abitativa, stimolare l’economia locale attraverso il comparto edilizio e contribuire al rilancio sociale ed economico dei borghi calabresi».
– A Reggio e a Crotone si è tornati a volare. E nessuno può toglierle il merito. Ma non crede che la Calabria abbia bisogno di un grande piano per allargare la ricettività e i servizi turistici? Non basta far arrivare gli stranieri (che irrimediabilmente si innamorano subito di questa terra) ma bisogna offrire loro servizi, logistica, mobilità. E disegnare percorsi alternativi al tradizionale binomio mare/montagna. C’è il turismo culturale, religioso, quello degli escursionisti, etc. E quello delle radici.
«Noi abbiamo portato migliaia di turisti, soprattutto stranieri, con numeri record per tutti gli aeroporti calabresi. Bisogna continuare a migliorare le strutture ricettive, in Calabria abbiamo bisogno di alberghi a 5 stelle, e sulla mobilità: da qualche tempo abbiamo anche Uber. Per sviluppare questi punti occorre stimolare le imprese e attrarre investimenti. Ma mi aspetto tanto dagli imprenditori e dai giovani calabresi che vogliono mettersi in gioco. Noi stiamo mettendo a disposizione la canna da pesca e l’esca, ma adesso serve che qualcuno inizi realmente a pescare».
– I calabresi del mondo sono rappresentati all’interno della Regione da una Consulta voluta da una legge del lontano 2000. La Consulta in 25 anni ha finanziato con grande parsimonia tarantelle e sagre della salsiccia negli Stati Uniti e in Canada, solo per fare qualche esempio, ma in realtà dovrebbe diventare, con le necessarie risorse, il motore propulsore di un modello di attrazione non solo turistica per chi vuole riscoprire le proprie radici, ma un attrattore formidabile per investimenti di calabresi che hanno fatto fortuna all’estero e amerebbero fare impresa nella propria terra. Quale sarà il suo impegno in questo senso? Concorda sul grande patrimonio costituito dai calabresi nel mondo e di quanto possa valere il loro essere testimonial (gratuiti) della propria terra?
«Credo che i calabresi nel mondo rappresentino uno strumento importante per lo sviluppo e la promozione della nostra regione a livello culturale e la Consulta è senz’altro un’opportunità per costruire un ponte necessario per il ritorno dei cittadini calabresi sparsi nel mondo. Io credo molto nel Turismo delle radici. Nel Piano di promozione del turismo 2025 abbiamo inserito, tra le azioni prioritarie, anche il progetto “Turismo delle radici 2025. Il Giubileo dei Calabresi”. La promozione della riscoperta delle origini ha anche ricadute significative da un punto di vista economico e di sviluppo del territorio, soprattutto in termini di contrasto allo spopolamento dei nostri borghi. Mi piacerebbe che la Calabria si vestisse a festa per uno-due mesi all’anno e in questi due mesi potesse accogliere tutti i calabresi di seconda, terza, quarta generazione incentivando l’arrivo in Calabria magari attraverso la contribuzione sui biglietti aerei».
