di BRUNO TUCCI – Il futuro della Calabria si chiama turismo. Se si deve lavorare per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti è necessario cambiare passo e dare alla nostra regione un diverso indirizzo. Per questo motivo, hanno fatto benissimo i sindaci di Corigliano e Rossano ad indire un incontro con i loro più stretti collaboratori per studiare un piano che dia al territorio un aspetto in grado un giorno (speriamo prossimo) di garantire a quella fascia dell’alto Jonio un avvenire che faccia dimenticare i problemi di migliaia di famiglie che stentano a mettere insieme il pranzo con la cena.
Già, perché se un giorno il turismo dovesse diventare quello che tutti auspicano l’indotto farebbe diminuire la disoccupazione e renderebbe meno fragile la situazione che è oggi assai difficile. L’augurio è che l’iniziativa dei due sindaci possa espandersi e non limitarsi a quella fascia di mare che si apre dopo Sibari. Bisogna andare oltre, comprendere che i quasi ottocento chilometri di costa di cui è ricca la Calabria deve essere valorizzata al massimo. Lasciarsi alle spalle le deprecabili scelte fatte tanti anni fa, durante il governo di Emilio Colombo. Ricordate? Erano i tempi successivi ai “boia chi molla” e l’esecutivo decise senza senso la industrializzazione della Calabria: ad esempio, il quinto centro siderurgico mai nato, in provincia di Reggio.
Se questa è stata la storia sbagliata di quel periodo se ne prenda coscienza e si cambi rotta. Ad essere sinceri qualcosa si è mosso, alcuni poli del Tirreno e dello Jonio sono stati valorizzati e se ne vedono i vantaggi. Ma questo non è sufficiente se vogliamo rendere la regione più bella, ma soprattutto più ricca. In parole semplici, dimenticare quell’assioma che vuole la Calabria “il Sud del Sud”. (bt)