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L’OPINIONE / Franco Cimino: Ama Calabria che dal suo teatro ama la Calabria

L'OPINIONE / Franco Cimino: Ama Calabria che dal suo teatro ama la Calabria

di FRANCO CIMINO – «Eravamo quattro amici al bar…tre amici e due. Poi sono rimasto solo…». Io che non amo le citazioni e quasi mai le uso nei mie interventi, prendo questa per dire dell’incontro odierno al ridotto del Comunale, il Teatro al centro del Centro Storico, cui ho partecipato per la conferenza stampa indetta da Ama Calabria in presentazione della sua stagione teatrale di quest’anno.

Gino Paoli nella sua canzone di trentatré anni fa, diceva della tristezza non ancora alleviata dalla nostalgia, per l’abbandono nella rassegnazione dei “combattenti “ di allora. Via via se ne sono andati tutti. Io dico qui, del  caso “Pollice”, che poi é diventato Francesco, un attimo dopo Francesco al quadrato, se la mia scienza matematica non mi inganna. Insomma, due, di numero, Francesco. In quello stesso luogo.

Nella nostra Città. La canto, parafrasando, così: «eravamo quattro amici al Comunale (Francesco Pollice, Francesco Passafaro, io e… il palcoscenico, che ancora non aveva neppure il sipario). Sulle vecchie, dal nostro antico più recente, quattro tavole, gli attori. E loro due, sempre eleganti e cortesi, che li presentavano nel mezzo di due momenti, non sempre attivi, negli altri teatri della Città. E, cioè, l’accoglienza all’ingresso e il saluto all’uscita degli spettatori. Come usa l’ospite antico e l’educato padrone di casa. Eravamo questi davvero, sei anni fa quando ebbe inizio per un’emergenza lametina( chiusura nella città della Piana del teatro Grandinetti per necessari lavori di ristrutturazione).

Francesco Pollice, il maestro di pianoforte, musicista e concertista, uomo di profonda cultura, anche promotore di straordinari eventi artistici e creatore di Ama, per non chiudere quell’annata difficile e non sottrarre al territorio e ai suoi simpatizzanti e abbonati, uno spazio di cultura attraverso gli spettacoli e le diverse rappresentazioni, appreso che a Catanzaro c’era un pazzo che, come lui, si era messo in testa idee folli( il teatro, la scuola di teatro, il teatro nelle scuole, il teatro diffuso, il teatro nel teatro, il teatro come contaminazioni artistiche e abbracci tra persone e realtà territoriali, il teatro come strumento educativo ed educazione alla Pace…)chiese al nostro di allora (ora lo sono entrambi “i nostri”) una breve ospitalità. Così, per gentilezza. E così così e così… tra i due nasce l’amore e la voglia di fare insieme tante cose, pur restando diversi e uguali a prima del loro incontro.

É nata la meraviglia, in una regione delle mille divisioni. In particolare, quella davvero inaccettabile tra le due più importanti Città, Lamezia e Catanzaro, ancora incredibilmente divise. È nato l’incanto, il teatro dell’incanto. Non è stata una passeggiata. In amore non si danza sempre. Sono stati tempi assai duri. Anni difficili. Il covid, la pigrizia nostra e la nostra caratteriale diffidenza, unite alla nostra lenta educazione verso le arti, tutte, e verso la poesia e il Teatro maggiormente. Eravamo “quattro amici”, in quella platea inizialmente semivuota. Un freddo faceva! Un freddo non d’inverno, che da noi non c’è mai. I politici? Ecco, i politici erano totalmente assenti. E come politici e come spettatori. Perché lo sottolineo? Perché la politica nelle società deboli svolge un ruolo educativo, in positivo o in negativo. Assume anche la funzione di specchio. In esso si riflette l’immagine reale, per quanto deformata e deformante possano essere, l’immagine e lo specchio. Mancavano i maestri, nella loro veste delle diverse docenze e i presidi. Ma che c’entrano loro? Mi si chiederebbe. C’entrano. C’entrano, perché anche loro educano o diseducano, con lo stesso esempio di vita. Non ci si può lamentare che a teatro non vengano i giovani e gli studenti, gli universitari in particolare, se i docenti non ci vanno mai neppure loro! Ciò vale anche per i maestri di qualsiasi attività artistica, in particolare quando dirigono le loro scuole.

Poi, c’è il Comune. E cosa c’entra il Comune? C’entra c’entra. Di più esso c’entra. Se consiglieri e sindaci e assessori e super pagati dirigenti, in maggioranza abbonati(?) allo stadio giallorosso, sottoscrivessero, atteso che ne hanno pure le disponibilità economiche, gli abbonamenti alle rassegne teatrale, per fortuna numerose e per merito esclusivo del privato, i cittadini ne prenderebbero esempio oltre che avvantaggiarsene per la crescita culturale degli amministratori. Per questo siamo stati per lungo tempo “quattro amici lì”. C’era da chiudere. Smetterla con quella enorme fatica. E non solo per il peso economico delle stagioni senza incassi del botteghino (i finanziamenti pubblici dai bandi regionali, non coprono mai tutte le spese).

Smetterla per ciò che pesa di più in un programmatore, direttore, editore, che sia soprattuto artista di suo e intellettuale per gli altri, l’amarezza di vedere tanti posti vuoti. E il dispiacere nei confronti degli artisti che si sarebbero in quel contesto esibiti, anche se per l’artista é il teatro, di qualsiasi “aglia”, che vive in loro, non la quantità dei presenti. Neppure li cattura il guadagno, che come per Pollice e Passafaro, al pari di altri valorosi “ creatori”, spesso è un’ipotesi che oscilla tra aspirazione e realtà. Ma loro non si sono arresi. Quasi come una sfida contro il fato. Eh sì, contro il destino avverso, in quanto a sentirli parlare i politici non sono mai responsabili di nulla. Hanno solo meriti, delle fatiche solitarie altrui. Ma i due sono andati avanti. Con coraggio eroico. Quello che arriva puntuale dalle idee forti e dalla coerente volontà di sostenerle.

“Eravamo quattro amici…” oggi dall’affollata conferenza stampa e dal dibattito acceso che ne é scaturito, si è scoperto il miracolo. L’incanto che che AMA, ha nel corso di questi sei anni moltiplicato quei quattro. E a ogni anno di programmazione via via sono cresciuti. La stagione appena passata, ricca di qualità, ha visto quasi il tutto pieno. E questo, a dimostrazione che le stagioni, quando c’è un management preparato e generoso, possono essere svolte anche nelle difficoltà. Probabilmente, per il Comunale ha giocato un po’ a favore anche la crisi assurda, grave perché non rimossa, di teatri ben celebrati e sempre ben attrezzati. Ma indubbiamente il merito va assegnato a loro. Ai due Francesco. Anche a Daniela Faccio, donna elegante fine, colta e appassionata, la presidente attiva di Amici della Musica, che come ha ricordato Pollice, da anni ormai è partner alla pari di AMA. Associazione, questa, che va apprezzata anche per le forze e competenze, che, silenziose si muovono al suo interno.

Mi riferisco, particolarmente, all’ormai noto maestro Aurelio, fratello del direttore e pianista di riconosciuto valore, concertista con l’altro dei fratelli Pollice, Paolo. Mi riferisco pure all’ufficio stampa, coordinato dall’apprezzato giornalista Peppe Panella, che segue gli eventi programmati e svolti e ne parla avendoli sempre visti di persona, sedendo ogni serata allo stesso posto dopo aver verificato che in sala fosse tutto in ordine. “Eravamo quattro amici…”.

Ma adesso io devo correre a prenotare il mio abbonamento altrimenti, per la prima volta da quel primo giorno, non troverò posto. Ehi, non abbonatevi in massa, ché al Comunale, il teatro al centro del Centro Storico, se quel pazzo dell’altro Francesco con i suoi quattro pazzi amici, completasse i lavori in corso per la ricostruzione in alto di altro spazio, gallerie e palchetti, i posti saranno circa ottocento!

Arrivederci, quindi, al Comunale. Con Ama e Teatro Incanto, che camminano insieme anche come agevolazioni del costi degli abbonamenti. Buon Teatro a tutti. Anche a coloro che non ci potranno andare. E buona Catanzaro, la nostra amata ancora incompresa. (fc)

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