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L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La giustizia ha necessità di maggiore equilibrio

Giacomo Saccomanno

di GIACOMO SACCOMANNO – Tante polemiche, attacchi e tentativi di portare al “proprio mulino” dei risultati che, invece, dovrebbero essere al di sopra delle parti e nell’esclusivo interesse dei cittadini e della funzionalità del sistema. Non può essere messo in dubbio che, negli ultimi decenni, l’Italia ha fatto tanti passi indietro nel settore della giustizia, tanto da essere più volte richiamata e bacchettata dalla stessa Europa. Tante storture che hanno portato, spesso, all’instaurazione di procedimenti incomprensibili e poi sfumati nel nulla, essendoci migliaia di sentenze che evidenziano la insussistenza dei fatti posti a base dell’accusa. Il reato di abuso d’ufficio, poi, è un emblema!

Pochissime condanne rispetto a migliaia di iniziative giudiziarie. Sono oltre 40 anni che svolgo l’attività di avvocato, ad un certo livello, e posso testimoniare che, pur avendo difeso molti amministratori per la mia esperienza in diritto amministrativo, non vi è stata mai nessuna condanna! Ma, questo non vuol dire che un cittadino possa rimanere “imbrigliato” tantissimi anni per vedere certificata la sua innocenza. Danni pesanti sia sotto l’aspetto morale che in riferimento alla crescita economica, imprenditoriale o di carriera. Un procedimento penale rallenta e, spesso, blocca avanzamenti o attività.

E nessuno paga errori, persecuzioni o altro! Sono impegnato da oltre 6 anni in un procedimento in cui, per pura persecuzione, è stato contestato ad un dirigente scolastico un presunto abuso d’ufficio per non essersi astenuto in una votazione del Consiglio d’Istituto, nella quale ha solo illustrato un progetto e non vi è stata nessuna votazione! Sei anni che hanno distrutto la persona e la sua carriera scolastica. Inutili sono stati tutti i tentativi, tanti, di dimostrare l’insussistenza dell’accusa e l’evidente persecuzione. I magistrati tutti si sono chiusi a riccio ed hanno difeso la “casta”, commettendo tutti un’evidente abuso e tante omissioni. Fra poco verrà definito il procedimento senza un nulla di fatto. Chi pagherà le sofferenze, il dolore, il mancato avanzamento di carriera, la perdita economica ed i pregiudizi alla reputazione al povero dirigente? Nessuno. Ed allora è concepibile che la giustizia possa essere questa? Assolutamente no.

Vengano avanti riforme coerenti che tendano ad equilibrare i poteri ed a responsabilizzare le parti del processo e, in particolare, i Pm ed i giudici della fase preliminare: questi non possono essere supini al volere dei vari inquisitori. Maggiore autorevolezza e maggiore libertà nelle decisioni. Questo è quello che manca.

Non un attacco all’autonomia del giudice, ma il coraggio di questo di saper fare il magistrato al di sopra delle parti. E nelle aule di giustizia spesso vengono prevaricati i diritti dei cittadini verso logiche di appiattimento, del “vogliamosi” bene, del voler vivere senza contrasti con altri colleghi, c’è sempre l’appello. Ed allora che i magistrati facciano il loro dovere con autonomia, libertà, preparazione, buon senso e corretta applicazione della legge. Cose che, però, ultimamente, sono mancate, anche se, naturalmente, bisogna fare i dovuti distinguo. Che il Parlamento faccia la sua parte in difesa della Costituzione e, principalmente, delle persone che sono state pesantemente vessate ingiustamente. E gli esempi sono tanti, anzi tantissimi. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

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