Il senatore azzurro Marco Siclari, capogruppo in commissione Igiene e Salute, in una conferenza stampa a Palazzo Campanella a Reggio, ha fatto il punto sulla situazione della sanità in Calabria, alla luce del deludente Decreto Calabria varato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri convocato in via straordinaria a Reggio.
Secondo il sen. Siclari è previsto in Calabria un ammanco di 1.410 medici: le carenze principali riguarderanno la medicina d’urgenza con 245 medici, l’anestesia e rianimazione con 63 medici, la ginecologia con 51 medici, la chirurgia generale con 90 medici, la pediatria con 150 medici e la psichiatria con 90 medici (FNOMCeO-ENPAM-SUMAI-ANAAO). Occorre, dunque, prima di ogni cosa, sbloccare i concorsi, predisponendo i bandi che permettano di selezionare i medici sulla base del merito, della comprovata esperienza e della continua formazione professionale. Bandi che prevedano incentivi economici per i medici che vengono da strutture all’avanguardia delle regioni del nord o che dimostrano un numero importante di interventi nella loro specializzazione.
Il sen. Siclari ha snocciolato . i numeri che riguardano il suo impegno in Commissione Sanità: in un anno 16 interrogazioni sulla sanità; una mozione per ridiscutere sul regolamento che disciplina il commissariamento; due importanti audizioni sulla sanità calabrese (Scura e Oliverio); un’audizione del ministro Grillo sul decreto Calabria; oltre 60 comunicati stampa per stigmatizzare la grave situazione della sanità in Calabria. «Sono soddisfatto, in minima parte, – ha detto Siclari – ma sono contento da medico prima e da calabrese dopo perché questo lavoro che ho perseguito con costanza in Senato come mai fatto da nessun parlamentare calabrese di qualunque partito per il diritto alla salute, ha determinato o sicuramente contribuito a portare l’attenzione delle tv nazionali Le iene e Striscia la notizia che ringrazio, a nome dei calabresi, per aver portato a conoscenza con le immagini quanto ho denunciato (gli ascensori rotti a Locri e altro) ed ha costretto il Governo a dichiarare l’emergenza sanitaria in Calabria».
Siclari contesta il Decreto Sanità: «Non si parla minimamente di come faranno a ripianare il debito, a migliorare l’assistenza sanitaria, a migliorare l’organico ridotto all’osso, a migliorare l’edilizia ospedaliera che è fondamentale negli ospedali calabresi (abbiamo strutture senza agibilità e improponibili in alcune zone). Non dicono come faranno rispettare il piano di rientro (non è riuscito nessun commissario), perché dovrebbero ammettere ulteriori tagli all’assistenza sanitaria che porteranno un aumento del numero di calabresi che si cureranno fuori Calabria. Hanno pensato solo a come nominare nuovi direttori generali e commissari».
La proposta che viene da Siclari è un Decreto “Salva Calabria” dove lo Stato deve accollarsi il debito perché c’è la responsabilità anche dello Stato che con il commissario ha creato l’emergenza sanitaria, ha creato nuovo debito e soprattutto perché il tavolo tecnico dell’Agenas non si è accorto che mancano i bilanci dal 2012, ovvero da 6 anni. Disponibilità ad ipotecare l’aumento delle imposte regionali che già paghiamo (nessuna tassa aggiuntiva). Noi calabresi vogliamo pagare il debito, non vogliamo elemosinare nulla a nessuno. «Siamo disponibili – dice Siclari – persino a pagare tutto il debito in una sola generazione. Dilazionare il debito in 30 anni pagando 1,50 euro al mese a cittadino. Il costo di un cappuccino al mese. Piuttosto che pagare il cappuccio da subito per il piano di rientro con la certezza scientifica che tra 10 anni siamo punto e da capo come già accaduto. Una volta azzerato il debito sarà possibile sbloccare i concorsi, incentivare la formazione continua, investire nel rinnovo degli strumenti tecnologici, programmare e organizzare la nuova rete ospedaliera e sanitaria in Calabria». Il risultato – sostiene Siclari – sarà di avere un maggior numero di pazienti che possono curarsi in Calabria e recuperare almeno il 70% dei 360 milioni che i calabresi spendono per curarsi fuori regione. Un progetto del genere vedrà 1500 posti di lavoro per i medici e oltre 5000 posti di lavoro nelle nuove strutture ospedaliere, tra infermieri, operatori sanitari, addetti ai servizi. (rp)