Nei confronti del Sud si tra profilando, per quanto riguarda i fondi destinati dal Recovery, una nuova beffa: degli 82 miliardi di euro che spetterebbero al Sud, soltanto tra i 22 e i 35 miliardi. È quanto ha scoperto il docente universitario dell’Università di Bari, Vincenzo Viesti che, delinea quella che Pino Aprile ha definito «la più grande rapina ai meridionali di tutti i tempi».
Ernesto Magorno, candidato alla presidenza della Regione Calabria, ha definito la situazione «un clamoroso passo indietro che compromette l’intero impianto del Pnnr» e ha sottolineato che «questa battaglia necessiti di una mobilitazione ampia e più generale e chiami in causa coloro che oggi hanno intenzione di candidarsi alla guida della Calabria. Loro, per primi, dovrebbero unire la loro voce alla nostra, perché soltanto attraverso una presa di posizione collettiva e potente potremmo creare un fronte comune che punti a tutelare i nostri diritti».
Sul tema è intervenuto anche il deputato di Alternativa c’è, Francesco Sapia, che ha interrogato il premier Mario Draghi e la ministra per il Sud, Mara Carfagna, sull’esatto ammontare delle risorse nel Pnrr destinate al Meridione.
«Se non fosse una faccenda tremendamente seria – ha spiegato Sapia – da cui dipenderà il futuro dei cittadini meridionali per i prossimi decenni, parrebbe di assistere al gioco del lotto. Infatti, secondo il docente dell’Università di Bari Giancarlo Viesti, al Sud toccano appena 22 miliardi, mentre la ministra Mara Carfagna ha dichiarato che i miliardi per il Mezzogiorno ce ne sono 82, cifra che il sottosegretario Giancarlo Cancelleri ha addirittura arrotondato a 90 miliardi».
«Questa differenza di – ha incalzato Sapia – è gravissima. A riguardo, condivido l’indignazione e le perplessità espressi dallo scrittore Pino Aprile, che ha denunciato il caso. Ricordo che secondo la Commissione europea i fondi stanziati devono essere impiegati per ridurre il divario di cittadinanza tra i cittadini meridionali rispetto a quelli del Centro-Nord. Uno dei pilastri del piano, secondo la Commissione europea, deve essere, infatti, la coesione sociale e territoriale».
«Mi aspetto che la ministra Carfagna ed il presidente Draghi – ha concluso Sapia – rispondano in maniera chiara e completa alla mia richiesta di sapere quanti soldi, nel Pnrr, sono effettivamente previsti per il Mezzogiorno, perché deve cessare per sempre la gravissima disparità di assegnazione delle risorse, che da troppo tempo penalizza il Sud, favorisce le mafie ed impedisce a tutta l’Italia la crescita economica, sociale e civile».
Indignata la senatrice di Alternativa c’è, Bianca Laura Granato, che ha sottolineato come «si scrive Piano nazionale di ripresa e resilienza, si legge grande beffa, o fregatura che dir si voglia, ai danni del Sud visto che solo 10 per cento del Recovery approderà a queste nostre latitudini e il resto andrà a rinvigorire l’economia già molto più florida della nostra, al Nord. Dalla promessa alla realtà c’è di mezzo la matematica: dovevano arrivare 145 miliardi di euro e si è passati a un Recovery-beffa da 13 miliardi. Un vero e proprio inganno svelato dal docente di Economia applicata dell’Università di Bari, Gianfranco Viesti. Ci piacerebbe tanto sapere cosa hanno da dire la ministra per il Sud e la Coesione, Mara Carfagna, e la sottosegretaria per il Sud Dalila Nesci, calabresi doc».
«Come senatori di L’Alternativa c’è – ha spiegato – ci eravamo premurati di presentare una nostra risoluzione, emendamenti al cosiddetto “Decreto Fondone”, per poi vederci costretti a votare contro la risoluzione di maggioranza – afferma ancora Bianca Laura Granato -. Prima sono stati calpestati i usati dall’Unione Europea vale a dire la ripartizione delle risorse in rapporto alla popolazione, al reddito pro-capite e al tasso di disoccupazione, poi il Governo italiano di assegnare al Sud solo il 40 per cento (82 miliardi) che saranno assottigliati ulteriormente perché quella percentuale si riferisce non già al totale, ma ad una parte che in buona parte andranno finanziamenti già fatti con soldi nazionali».
«Insomma – ha concluso – delle due l’una: o considerano assolutamente incapaci gli amministratori meridionali di progettare, costruire e realizzare opportunità di sviluppo per questi territori con le risorse europee (e in alcuni casi potrebbe anche essere); o vogliono mettere il Nord nelle condizioni di “comprare” il Mezzogiorno d’Italia pezzo dopo pezzo, come se fossero iniziati i saldi. Altro che misure per superare il divario tra Nord e Sud! Anche perché, e non ce lo dimentichiamo, parliamo di soldi a prestito che dovranno essere restituiti anche da chi non ne ha visto nemmeno l’ombra».
A parlare di ‘beffa’, anche il sindaco di Acquaviva delle Fonti e coordinatore della Rete Recovery Sud, Davide Carlucci, alla manifestazione a Roma dell’Anci, che sollecita la modifica di alcune norme che ad oggi rendono difficile lo svolgimento delle attività del primo cittadino, sottolineando che «arriviamo, così, all’appuntamento del Recovery Fund senza progetti da presentare e senza personale che li possa redigere e attuare. Ancora una volta il Meridione è condannato». (rrm)