Con la cultura non si mangia, ma l’ignoranza uccide.
A Parghelia, ieri sera, di cultura, letteratura e Calabria abbiamo riempito quanti più angoli di terra abbiamo potuto.
La terra del ritorno continua il suo viaggio stupendo il pubblico e anche me. Sempre nuove emozioni e sentimenti misti a grande soddisfazione.
Arrivare al cuore della gente non è scontato, riuscirci è meraviglioso. Premia l’anima e il cuore. E il mio premio ieri sera, sono stati Elena, che con un italiano incerto ha raccontato le emozioni provate durante la lettura del romanzo; l’ex direttore Rai Calabria, Demetrio Crucitti, che ha visto nascere e affermarsi, grazie alla selezione al premio Rai la Giara, il mio romanzo; Giovanna Lo Cane mia collega di viaggio nell’Associazione Insieme con Gli ultimi innamorata della Calabria tanto quanto me. E poi tutto il pubblico presente, le ultime stelle di agosto e il tepore leggero di un fine estate in una Parghelia ridente e bella.
Grazie di cuore all’amministrazione comunale per avermi voluta ospite nella rassegna dedicata alla cultura, a Gabriele Vallone per l’impegno profuso in questo progetto, al sindaco e al vicesindaco della Città Belvedere Tommaso per l’ospitalità straordinaria e l’accoglienza familiare.
A Parghelia la cultura è metodo e non alibi. La terra del ritorno facendovi tappa lo ha potuto constatare ed io ne sono testimone.
Ma permettermi, il mio grazie grande quanto al cuore va al grande amico mio Vincenzo Neri , la cui affinità calabra particolarmente ci contraddistingue, rendendoci, come dice la sua Silvia, una coppia potente. Grazie a tutti e al prossimo viaggio( di ritorno) chissà dove.
Ma in fondo che cos’è La terra del ritorno?
Una storia d’amore.
Una storia di terra e di pane. Una scelta di vita.
Un romanzo che chiede a tutti i costi di essere letto.
Per tutti coloro che hanno una terra da amare. Qualcosa o qualcuno per cui valga la pena di tornare e restare.
La terra aspetta. Aspetta i ritorni. E i nostri ragazzi che cosa sono disposti o “costretti” a fare? Noi adulti quali opportunità gli diamo. Che tipo di futuro promettiamo? Glielo abbiamo lasciato in questa terra un minimo di futuro?
I nostri giovani hanno l’occasione della scelta?
Andare o restare? Erranza o restanza?
Turi Nassi decide di non dare le sue braccia alla terra. Va, ma poi torna. Torna e con una nuova mentalità. E il paese da morto che è riprende a vivere.
Cos’è La Terra del Ritorno? È solo una storia scritta in un libro? È una terra inventata? … Assolutamente no. Esiste allo stesso modo di come noi esistiamo sulla terra.
È quella in cui siamo nati. La terra in cui si fa l’amore allo stesso modo di come si fa il pane. E si fa l’amore con la donna e con la terra allo stesso modo.
Una terra reale che ha bisogno di uomini, giovani che tornano e per restare. Di gente che resta.”
Un libro che scorre, scritto a parole semplici. Un libro che chiama i giovani a rimettersi in discussione. Che riporta al senso dell’appartenenza, lo rispolvera. Rende chiara l’identità, i luoghi e quanto questi ci appartengono. Un ritorno dunque al senso della responsabilità verso la terra natia e il pane della crescenza, non come luoghi ma stato d’animo.
[…]- Sai dov’è il posto del nostro amore, Tascia?
– Dove?
– Sulle labbra della nostra terra. […] (gsc)