di GIOVANNI MÒLLICA e FERNANDO RIZZO – Egregio Presidente, sembrano esserci concrete possibilità che il Governo che nascerà dalle elezioni del 25 Settembre riavvii i lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto. Sarebbe grave farci trovare, ancora una volta, impreparati. Quando, nel 2011, con colpevole ritardo, divenne pubblico il piano di assunzioni del General Contractor, divenne evidente come Calabria e Sicilia fossero assolutamente impreparate a trarre beneficio da quella che è un’opera “fuori scala” rispetto a ogni altra realizzata in Italia negli ultimi decenni: un’Expo di Milano, un Giubileo, un’Olimpiade lunga almeno fino al termine di questo secolo. Se saputa gestire da coprotagonisti e non da passivi spettatori. Ne prese atto pure il calabrese Luigi Sbarra, all’epoca segretario regionale e oggi segretario nazionale della CISL, quando dovette constatare che, delle migliaia di figure professionali necessarie all’impresa nei 72 mesi successivi, nell’Area dello Stretto se ne potevano reclutare ben poche.
Di là a poco sarebbero serviti decine di operatori di macchine da cantiere e di saldatori, centinaia di ferraioli e di operai: significativo il caso dei 60 operatori TBM (le gigantesche Talpe utilizzate per scavare le gallerie): dalle nostre parti non ce n’era nessuno e, ovviamente, l’impresa non avrebbe aspettato ma li avrebbe chiamati da altre regioni o da altri Paesi. Sembrava sfuggirci di mano l’opportunità più preziosa offerta dalla grande opera: il lavoro.
Non era solo la manodopera qualificata a mancare: servivano centinaia di posti letto, migliaia di pasti, avvocati e notai per gli espropri e i contratti e tecnici per avviare tempestivamente le opere connesse. Per cercare saldatori qualificati, il Capo progetto dovette recarsi a Siracusa e lì, quasi casualmente, fu condotto in un cantiere specializzato nella costruzione di piattaforme petrolifere. Scoprendo che l’impresa avrebbe potuto realizzare a pochi km dallo Stretto ciò che era programmato a mille miglia di distanza, Con risparmi di tempo e di costi straordinari e inaspettati. Ma era troppo tardi per cambiare e le ragioni della scelta di un fornitore importante, spesso non sono economiche ma, soprattutto, politiche.
Altro elemento che impone di arrivare preparati all’appuntamento.
La preparazione di un evento così imponente richiede competenza e tempi lunghi. Se è vero che la regia dev’essere politica, bisogna coinvolgere sindacati, industriali, ordini professionali, associazioni commercianti, università e, ammettiamolo, magistratura e forze dell’ordine.
Un esempio chiarisce l’importanza del fattore tempo: nel 2012 fu preso contatto con alcuni presidi di Istituti tecnici per adeguare l’offerta formativa alle professionalità che l’impresa avrebbe reclutato 12-24 mesi dopo; prevedendo fasi di alternanza scuola-lavoro.
Certo, c’è la possibilità che un tale sforzo organizzativo – per altro a costi molto contenuti rispetto ai possibili risultati – svanisca il 26 Settembre a causa della vittoria di chi ha ampiamente dimostrato di non volere l’opera, ma vale la pena tentare perché il tempo stringe e farsi trovare ancora impreparati sarebbe imperdonabile.
Un caro saluto
Avv. Fernando Rizzo e ing. Giovanni Mollica
per Rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno