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PONTE, MISTIFICAZIONI=DISINFORMAZIONE
ECCO PERCHÉ SERVE A CALABRIA E SICILIA

Nino SPirlì, Marco Siclari e Gaetano Armao

di SANTO STRATI – Dall’utile e costruttivo convegno in riva allo Stretto, promosso a Villa San Giovanni dai senatori Marco Siclari e Silvia Vono, emergono numerosi elementi per una valutazione non di parte del discorso Ponte sullo Stretto. In primo luogo, con la nascita dell’intergruppo parlamentare che rispecchia la compagine governativa, si sono trovati insieme destra e sinistra accomunati da un obiettivo di grande suggestione: portare a compimento la realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto. Così a Villa si sono ritrovati Enza Bruno Bossio (dem) e Domenico Furgiuele (Lega), Giorgio Trizzino (M5S) e la Vono (Italia Viva) e tanti altri esponenti politici dello schieramento che sostiene il governo Draghi a sottolineare che, incredibilmente, la questione Ponte è riuscita a unire un’identità di vedute che proviene da posizioni ed esperienze politiche diverse.

L’altro aspetto che emerge dal convegno di Villa San Giovanni (https://fb.watch/5kJO9KD9Pw/) che si può vedere integralmente, è che ancora oggi prevalgono mistificazioni e disinformazione sulla questione Ponte. C’è una vasta area d’opinione, orientata da non ben specificati motivi, che continua a diffondere notizie non vere e soprattutto a distillare allarmi, ingiustificati sotto ogni punto di vista, per i futuri guasti ambientali, per la criticità della struttura in zona sismica, e per mille altre – pretestuose – ragioni che dovrebbero orientare nettamente contro la realizzazione di quest’opera. Dunque, ha fatto bene il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara a proporre di realizzare un sito di informazione che faccia piazza pulita di pregiudizi e fake news mettendo a disposizione di chiunque tutte le informazioni – reali e controllabili – sul progetto dell’attraversamento stabile dello Stretto. C’è una campagna mediatica che non si è mai arrestata, ormai da decenni, che rema contro, diffondendo errate notizie e presupposti di irrealizzabilità che, a loro volta, alimentano perplessità e il rifiuto di qualsiasi confronto.

Ancora oggi capita, parlando con calabresi – pur di buona cultura, professionisti, imprenditori – di sentire le argomentazioni più disparate sulle “gravi” conseguenze” che il Ponte porterebbe sia alla sponda calabrese che a quella siciliana. Su cosa si basano questi pregiudizi? Risposta facile: ci sono troppi incompetenti a parlare e a sparare castronerie un tanto al chilo, e chi li contraddice? Beh, fino a ieri era così, ma il convegno di Villa che ha riunito competenze illustri nel campo delle costruzioni, della scienza, della tecnica ha fornito risposte chiare alle tante cavolate che ancora si ascoltano in giro.

Il problema principale, visto che da dieci anni a progetto approvato e immediatamente cantierabile si continua a convocare commissioni di “esperti” per sentirsi ripetere le stesse cose, è che fintanto che non ci sarà la volontà politica il Ponte non vedrà mai la luce. Eppure, in questo momento – dimenticandoci del Recovery che non l’ha nemmeno preso in considerazione – ci sono le condizioni ideali per dare il via libera all’opera: c’è un governo che vede all’opposizione soltanto i Fratelli di Giorgia Meloni (che peraltro non risulta siano contrari al Ponte) e ha la possibilità di fare scelte strategiche fondamentali per il Paese. E il Ponte è davvero un’opera fondamentale che può diventare il simbolo della crescita e dello sviluppo non soltanto del Mezzogiorno e delle due regioni interessate, bensì dell’intera Nazione. Abbiamo fior di progettisti, architetti, ingegneri, società di costruzione che vanno raccogliere solo successi ovunque all’estero, in grado di realizzare un’opera di altissimo livello tecnologico, frutto dell’ingegno italico, rappresentazione plastica di una maturità tecnologica che non ha nulla da invidiare al resto del mondo, anzi è il mondo che invidia i nostri livelli di altissima tecnologia.

E invece stiamo ancora a convocare commissioni che hanno – chiaramente – il solo obiettivo di fornire una montagna di scartoffie pressoché inutili (ci sono quintali di documenti già pronti che risolvono ogni dubbio a proposito del Ponte) solo per far perdere altro tempo e giustificare l’atteggiamento dilatorio e indecisorio dei nostri governanti. Solo che, adesso, a guidare il Governo c’è un non politico, Mario Draghi, che ha in mente un solo traguardo da raggiungere: superare la pandemia e guidare la ripresa. Altro che Piano Marshall: c’è una montagna di soldi per infrastrutture, trasporti, digitalizzazione e le altre mission del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la sanità, prima di tutto, ma anche e soprattutto le riforme, a cominciare da quella della pubblica amministrazione, soffocata dal mostro Burocrazia che limita e sgonfia ogni anelito di investimento e, quindi, di sviluppo.

C’erano ieri mattina anche i politici a Villa San Giovanni, di presenza o in streaming, e c’era il presidente ff della Calabria Nino Spirlì, col vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao. Ma c’erano soprattutto fior di progettisti (alcuni dei quali hanno lavorato al progetto originario del Ponte) e docenti universitari che non hanno usato giri di parole per esprimere l’indignazione contro la nuova presa in giro di calabresi e siciliani con la richiesta di nuovi studi e alternative: è solo una perdita – voluta – di tempo, ha dichiarato Enzo Siviero, Rettore dell’Università E-Campus e una vera autorità in fatto di costruzione Ponti. Cui hanno fatto eco i pareri di Pietro Busetta, Francesca Moraci, Fabio Brancaleone, Giovanni Mollica, Alberto Prestininzi ed Ercole Incalza. Nomi che non hanno bisogno di presentazioni, rappresentano il meglio dell’ingegneria italiana, nel mondo.

Spirlì ha ribadito che il Ponte serve all’Europa non solo alle loro regioni: non chiediamo «per cortesia – ha detto Spirlì –, oggi pretendiamo il Ponte perché è indispensabile. Non è un favore, è un dovere che Europa e Italia devono avere nei confronti di questi territori. Il Governo e il presidente Draghi devono impegnarsi».

Non ci sono rischi ambientali: quando venne approvato il progetto definitivo, poi affossato da Mario Monti, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva approvato una montagna di carte che attestavano le caratteristiche “ecologiche” del Ponte; non ci sono rischi sismici: è come un grande cavo d’acciaio sospeso, in caso di terremoto oscilla, non cade; non ci sono rischi di ingerenze della ‘ndrangheta: le attuali disposizioni antimafia consentono un controllo accurato sul territorio. E, come se non bastasse, la Webuild dell’ing. Pietro Salini (sinceramente innamorato dell’opera) è pronta a metterci i quattrini necessari per la realizzazione, salvo quelli per gli oneri accessori che toccano allo Stato e che i due governatori di Calabria e Sicilia si sono detti pronti ad accollarsi: cosa ostacola, allora, la realizzazione del Ponte? A chi dà fastidio? Sicuramente a quanti non vedono bene lo sviluppo del Mezzogiorno: il Ponte non serve solo a far passare auto e treni da una sponda all’altra.

Il Premier Draghi deve convincersi che l’Opera – al di là degli indubbi effetti di straordinaria attrazione turistica nell’incantevole area dello Stretto – rappresenta l’orgoglio dell’Italia e la spinta per una ripresa del Paese che parte proprio dal Sud. La Calabria e la Sicilia non vogliono più aspettare: ora o mai più. Per questo è stato firmato a Villa il “Patto per il Ponte” che finirà sul tavolo di Draghi e della ministra per il Sud Mara Carfagna: ci sono tutti gli elementi per poter decidere con cognizione di causa. Il Ponte potrà non piacere ai “talebani” del no a ogni cosa, ma serve, serve al Paese, serve all’Europa. (s)

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