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Qualità della vita: Reggio di nuovo ultima nella classifica del Sole 24 ore

Calabria.Live quotidiano martedì 2 dicembre 2025

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reggio è ultima, per il secondo anno consecutivo, per la qualità della vita. È quanto emerso dalla 36esima edizione del Rapporto Qualità della Vita 2025 de Il Sole24Ore, dove si registra per la Città dello Stretto (in 107esima posizione) un peggioramento anche degli indicatori: nel 2024 la provincia era oltre la 100ª posizione in 16 indicatori su 90, nel 2025 è oltre la posizione 100 in 27 dei 90 indicatori.

Un dato desolante, considerando che, recentemente, Reggio si collocava all’ultimo posto (105) nel dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, per performance ambientali e qualità dei servizi, con trasporto pubblico, piste ciclabili, uso efficiente del suolo e gestione dei rifiuti tra i dati peggiori d’Italia.

E i dati del quotidiano fotografano una Reggio “ultima degli ultimi”, in cui la posizione  107 della graduatoria generale è la somma del 107° posto per «Affari e lavoro», del 107° per «Ambiente e servizi» e del 101° per «Ricchezza e consumi».

«Un territorio a basso reddito – spiega il quotidiano economico – in cui le famiglie con Isee sotto i settemila euro sono il 40,6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale. Ancora: Reggio Calabria è nelle ultime 15 posizioni in quasi tutti gli indicatori di «Affari e lavoro». È trentesima per start up innovative e 22ª per pensioni di vecchiaia che sul territorio rappresentano una misura di welfare non convenzionale per molte famiglie. Infatti, anche se per quoziente di natalità Reggio Calabria è 7ª in classifica, i giovani, e non solo, scappano. Il saldo migratorio totale è meno 2,5 (Reggio è 106ª, penultima in classifica) frutto anche di un fenomeno segnalato dall’Istat nel 2025 e qui ben presente: emigrano anche i pensionati che vanno al Nord a raggiungere i figli, precedentemente emigrati, per fare da baby sitter ai nipoti e cercare una sanità più efficiente di quella reggina (la provincia è 102ª nell’emigrazione ospedaliera)».

Una Città di forti contrasti, dove alla bellezza dello Stretto «fanno da contraltare periferie in cui il degrado è visibile a occhio nudo: strade dissestate, incuria diffusa, auto vecchie e rumorose. Una situazione simile a quella della provincia, dei tre territori che la compongono: la Locride sullo Jonio, la Piana di Gioia Tauro sul Tirreno, l’Aspromonte che li divide appoggiandosi su Reggio Calabria».

Ma non è solo Reggio ad aver registrato delle criticità: Vibo Valentia (102esima posizione) è ultima per retribuzione dei lavoratori dipendenti (13.300 euro contro i 34.300 di Milano, 21mila euro di differenza) e per durata media dei procedimenti civili (121 giorni a Gorizia contro più di mille; la media in Italia è 345).

Malissimo Crotone (105esima posizione) per l’offerta culturale (a Pescara 103 spettacoli ogni mille abitanti, nel capoluogo pitagorico soltanto 5) e Cosenza per quota di export sul Pil (ultima a distanza siderale da Arezzo che guida la classifica) e valore aggiunto pro capite.

Crotone è ultima in classifica per qualità della vita delle donne, altro parametro per il quale Vibo è messa molto male. La qualità della vita degli anziani è pessima ancora a Vibo Valentia e Reggio Calabria (105esima). Crotone è terz’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini, mentre è ultima per mortalità evitabile. Riguardo all’emigrazione ospedaliera, invece, la peggiore tra le calabresi è Cosenza (103esimo posto). Cosenza si posiziona 100esima, mentre Catanzaro, tra le cinque province, è quella più in alto: è al 92esimo posto.

I dati emersi da Il Sole24Ore devono far riflettere, soprattutto se, nelle prime 30 posizioni, ci sono solo regioni settentrionali. Bisogna arrivare alla 39esima posizione per trovare una regione del Sud, ovvero Cagliari.

«Il dato conferma – scrive il quotidiano – una spaccatura che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che, negli anni, hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil del territorio in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali».

Dati, quelli del quotidiano economico, che andrebbero presi con le pinze, in quanto – come scritto proprio sulle sue pagine – il costo della vita al Sud è decisamente più accessibile nel Mezzogiorno che al Nord. Ovviamente, questo non significa che le criticità non ci siano anzi, quanto emerso dalla classifica de Il Sole24Ore dovrebbe essere la bussola per la Regione per individuare le criticità e cercare di porvi rimedio attraverso veri interventi e piani capaci di migliorare la qualità della vita non solo a Reggio, ma in tutta la Calabria. Leggere di Crotone, per esempio, che “fallisce” per quanto riguarda l’offerta culturale è desolante, considerando che la città di Pitagora era un centro di riferimento politico, religioso e culturale per l’intero territorio della Magna Grecia. E stesso discorso vale anche per il fallimento per quanto riguarda la qualità del lavoro delle donne, della qualità della vita per i bambini. Dati, questi, che dovrebbero suggerire alla politica di prestare più attenzione alla città pitagorica. Anzi, l’attenzione e l’impegno dovrebbe essere equo e uguale per tutte le province, per per aree interne e qualsiasi angolo della Calabria.

Tornando alla classifica del quotidiano, in prima posizione troviamo la provincia di Trento, già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell’indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo.

La top 10 della classifica quest’anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.

Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all’8° posto. Torino sale di una posizione (57ª).  La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª). (ams)

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