La Camera di Commercio di Reggio Calabria ha pubblicato il Rapporto 2020, un documento che fotografa lo stato dell’economia nella Città Metropolitana di Reggio Calabria.
«Il rapporto 2020 – ha spiegato Antonino Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria – raccoglie e sintetizza i principali dati del 2019 e rappresenta, pertanto, una valida fotografia della situazione pre-Covid, da poter utilizzare come utile strumento di confronto per le elaborazioni future».
«Nel lavoro elaborato – ha aggiunto – abbiamo curato anche un aggiornamento, per poter restituire alcune prime anticipazioni statistiche sull’anno in corso, così da poter esaminare gli effetti che in questi mesi si stanno producendo sul territorio reggino, alle prese con una delle peggiori crisi sanitarie ed economiche che la storia moderna abbia mai conosciuto e che ci vede tutti impegnati ad individuare strumenti e strategie che possano consentire al nostro sistema economico di innovarsi, trasformando questa grande crisi in opportunità di crescita e cambiamento».
Quello che emerge, è un quadro tutt’altro che positivo, peraltro «confermato anche a livello nazionale dalle stime più recenti del Fondo Monetario Internazionale, che inquadra l’economia globale in una recessione senza precedenti, con una variazione del PIL italiano prevista al -12,8%, ovvero 2,6 punti peggio di quanto mediamente stimato per l’interna unione europea (- 10,2%); migliori, ma più incerte, appaiono le prospettive per il 2021 (+6,3%), caratterizzate da un parziale recupero della perdita relativa all’anno precedente».
Nel 2019 il valore aggiunto a prezzi correnti della Città metropolitana di Reggio Calabria, pari a 8,6 miliardi di euro, è cresciuto del +0,5%. Tuttavia, il valore aggiunto procapite (pari a circa 15.700 euro) appare ancora molto lontano da quello prodotto a livello nazionale (26.600 euro).
Nel corso dello stesso anno, si registra una sostanziale stabilità del tessuto imprenditoriale che cresce, rispetto al 2018, soltanto dello 0,06%; un risultato superiore a quello mediamente osservato in Calabria (+0,01%) e a livello nazionale (-0,13%). Le ditte individuali, che pure rappresentano il cuore pulsante dell’economia locale, sono la forma giuridica che mostra maggiori problemi (il loro numero diminuisce del -1,9% rispetto al 2018). Crescono, invece, del +4,9% le società di capitali, a conferma di un processo di “irrobustimento” del tessuto imprenditoriale in atto già da diversi anni. Frena la crescita delle imprese giovanili, ma non di quelle a conduzione femminile (+0,5%) e straniera (+0,6%). La vera anima dell’economia locale è il commercio. Le attività commerciali, infatti, rappresentano il 35,1% delle imprese reggine. Numerose sul territorio sono anche le attività legate a settori più tradizionali quali l’agricoltura (il 15,5% delle imprese locali), l’edilizia (il 10,5%) e la manifattura (il 7,1%).
Nel corso del primo semestre 2020, invece, si evidenzia un sostanziale immobilismo del tessuto imprenditoriale (a livello provinciale, così come a livello nazionale). A giugno 2020 si registrano a Reggio Calabria 450 iscrizioni (erano 730 a giugno 2019) e 257 cessazioni (802 a giugno 2019 di cui 549 al netto delle cancellazioni d’ufficio).
Strettamente legata alle dinamiche del tessuto imprenditoriale sono le dinamiche del mercato del lavoro. Nel corso del I trimestre 2020, il numero di occupati reggini si attesta a 137 mila unità (+3,4% rispetto al I trimestre 2019); di contro gli occupati diminuiscono a livello regionale (-1,0%) e rimangono sostanzialmente stabili a livello nazionale (+0,2%). Sempre nel corso del I trimestre 2020, si raggiunge un tasso di occupazione pari al 29,3% (più di 1 punto percentuale in più rispetto al I trimestre 2019) e un tasso di disoccupazione pari a 15,7% (in riduzione di 5,4 p. p.). Il quadro, apparentemente positivo, deve comunque confrontarsi con le misure anti-licenziamento previste dal governo per arginare gli effetti della pandemia da Covid-19 che, di fatto, rendono impossibile la risoluzione da parte delle imprese dei contratti per motivi economici.
Un quadro più rispondente all’attuale situazione si potrà avere solo quando questa misura temporanea verrà abbandonata, con il rischio di un ricorso massivo della popolazione alle domande di disoccupazione. Stando al consuntivo dell’anno ormai alle spalle, il numero di occupati diminuisce del -1,6% rispetto al 2018. A livello regionale, la contrazione appare meno accentuata (-0,1%), mentre l’occupazione continua a crescere, grazie alla spinta dei contratti atipici, a livello nazionale (+0,6%).
Rispetto al 2018, diminuiscono anche le persone in cerca di occupazione, anche per effetto di un fattore “scoraggiamento”, che induce a rinunciare alla ricerca di lavoro: -6,8% nel territorio reggino; -3,6% a livello regionale e -6,3% a livello nazionale. La riduzione del numero di persone in cerca di lavoro si ripercuote positivamente sul tasso di disoccupazione (rapporto tra persone in cerca di lavoro e totale forze lavoro) che passa dal 19,8% del 2018 al 18,9% del 2019 e soprattutto sul tasso di disoccupazione giovanile (ossia quello relativo alle forze di lavoro di età compresa tra i 15 e i 24 anni), in calo rispetto al 2018 di oltre 15 punti percentuali. Il dato provinciale si attesta al 36,8% e rimane ben 7,6 punti al di sopra del valore nazionale (29,2%), ma 11,8 punti al di sotto della media regionale.
Come è noto, l’erogazione del credito alle imprese permette di misurare lo stato di salute di un territorio e della sua economia: minori sono le difficoltà che le imprese hanno nell’accedere al credito, maggiore sarà la propensione delle stesse ad investire in innovazione e ad affacciarsi sui mercati esteri.
Le indicazioni statistiche relative al I trimestre 2020 evidenziano un rallentamento del credito, soprattutto nei confronti delle imprese; i dati Banca d’Italia sui finanziamenti, infatti, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, evidenziano una caduta dei prestiti a favore del mondo produttivo pari a -2,4% a livello nazionale (660,7 miliardi di euro); i prestiti decrescono del -3,0% anche a livello regionale (4,9 miliardi di euro) pur crescendo del +3,8% a livello provinciale (1.044 milioni di euro). Tralasciando le anticipazioni per il 2020, i finanziamenti complessivamente concessi alle imprese nel 2019 ammontano a poco più di 1 miliardo di euro (+0,6% rispetto al 2018).
L’offerta di credito ancora poco vivace che si registra in provincia si associa tuttavia ad un livello complessivo di qualità dei finanziamenti concessi che potremmo definire soddisfacente. Infatti, gli affidamenti in sofferenza (pari a 220 milioni di euro) diminuiscono del -27,2% rispetto al 2018.
In contraddizione rispetto al miglioramento della qualità del credito, il costo di una linea di credito è più elevato nei territori della Città metropolitana di Reggio Calabria (8,6%) e in generale in Calabria (8,5%) rispetto a quanto non lo sia a livello di nazionale (5,5%).
Il grado di internazionalizzazione rappresenta un indicatore sul quale è necessario continuare ad investire, per migliorare la competitività del sistema produttivo reggino e già dal il primo trimestre dell’anno corrente, sembrano chiari gli effetti del rallentamento generalizzato dell’economica globale, connessi con la crisi sanitaria internazionale in atto.
Il valore dei beni esportati dalla Città metropolitana di Reggio Calabria durante i primi tre mesi del 2020, pari a 53,9 milioni di euro, è frutto di una contrazione del -26,0% rispetto al IV trimestre 2019 e del -10,7% rispetto al I trimestre dell’anno precedente. Le importazioni, invece, crescono ulteriormente (del +13,6% rispetto al IV trimestre 2019 e del +41,9% rispetto al I trimestre dell’anno precedente), fino a raggiungere un valore pari 77,9 milioni di euro. Pertanto, il saldo di bilancia commerciale torna nuovamente su un terreno negativo (-24,0 milioni di euro), in controtendenza con il valore positivo registrato durante l’ultimo quarto dell’anno ormai alle spalle (+4,2 milioni di euro).
Il turismo è certamente uno dei settori maggiormente penalizzati dalla diffusione del COVID-19. Eppure, proprio la ripresa della domanda turistica e delle attività ad essa connessa (ristorazione, trasporti e, in misura più contenuta, commercio) è fondamentale in determinate aree del nostro paese e anche in Calabria, dove il “peso” del turismo sull’economia sta crescendo sempre più.
Nel periodo gennaio/settembre 2019 i dati dell’Osservatorio turistico della Regione Calabria hanno evidenziato che la regione è stata interessata da più di un milione e seicentomila arrivi e otto milioni e ottocento mila presenze; di questi, solo il 7,5% ha raggiunto il territorio di Reggio Calabria.
Il turismo calabrese, come quello reggino, appare caratterizzato da una crescente destagionalizzazione dei flussi turistici ottenuta grazie ad un’offerta maggiormente diversificata e integrata e grazie all’opportunità di effettuare delle visite anche in periodi e in luoghi precedentemente ignorati dal grosso del movimento turistico; basti pensare che nel 2014 il 45% delle presenze si concentrava nel solo mese di agosto, contro il 40% del 2019. Inoltre, si parla di un turismo sempre più “internazionale”: la presenza di turisti stranieri è cresciuta nel 2019 del +4,2% rispetto all’anno precedente. Il primato di presenze spetta ai cittadini tedeschi (6,1% delle presenze straniere in Calabria), seguiti dai francesi (1,6%) e dai russi (1,5%).
Il Rapporto sull’economia ed una nota di sintesi sono pubblicati sul sito camerale www.rc.camcom.gov.it , nella sezione pubblicazioni 2020. (rrc)