di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria ha tra i tanti suoi tesori uno inestimabile, fino ad oggi trascurato e mai adeguatamente valorizzato: si tratta delle tre minoranze linguistiche presenti nel territorio. Nella nostra regione ci sono le comunità arbëreshë, distribuite nelle province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, quella grecanica, nella provincia di Reggio Calabria e l’enclave occitana, a Guardia Piemontese.
Una realtà, quelle delle minoranze linguistiche in Calabria, composta da 47 comuni – 29 comuni dell’area albanese, di cui 21 nella provincia di Cosenza, cinque nella provincia di Catanzaro e tre nella provincia di Crotone, con una popolazione di circa 50.462 abitanti; 15 Comuni dell’Area Grecanica, con una popolazione di circa 48.717 abitanti e un Comune dell’area occitana, con una popolazione di 1.546 abitanti – che deve essere tutelata con ogni mezzo non solo dagli attori politici, ma anche sociali grazie ad iniziative volte a mettere in luce il patrimonio letterario, artistico, storico e culturale di inestimabile valore.
Ed è per questo che le Associazioni di diverse parti d’Italia, appartenenti alle comunità arbëreshë, hanno rivolto un appello a tutte le forze politiche che partecipano alle elezioni regionali in Calabria, chiedendo di farsi carico dell’impegno di portare avanti la tutela delle minoranze linguistiche calabresi, «così come sancito dalla Carta Costituzionale e dalle leggi emanate in sede nazionale che regionale».
«Si tratta di impegni – viene spiegato in una nota – che chiamano in causa interessi di tutti, e che travalicano ogni schieramento politico: il progetto sottostante è di venire incontro alle minoranze linguistiche affinché siano realizzati obiettivi che spettano loro di diritto, ma con piena consapevolezza che, nel contempo, sono del tutto convergenti con gli interessi di tutta la regione, la quale ricaverebbe solo vantaggi dalla tutela e valorizzazione non solo del patrimonio culturale, storico ed artistico di queste preziose presenze nel suo territorio, ma si devono perseguire gli obiettivi, così come riportato negli articoli della Carta Europea, fatti propri dallo Stato Italiano con la Legge di attuazione Costituzionale 482/99».
«Questi obiettivi – prosegue la nota – rappresentano una opportunità ed una risorsa per l’intera regione Calabria, da lungo tempo sottovalutata da una politica che troppo spesso si è persa nei giochi di potere volti alla rincorsa di interessi immediati e di corto respiro, senza alcuna visione di tutela per il futuro di quelle popolazioni appartenenti alle minoranze linguistiche».
«A nome di tutti gli Arbëreshë di Calabria – prosegue ancora la nota – quale che sia la loro appartenenza politica, chiediamo quindi ai massimi rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, che stanno per intraprendere la campagna elettorale per la nomina del nuovo Presidente di Regione, di prendere in carico l’impegno di portare avanti la tutela delle minoranze alloglotte calabresi».
«A tal scopo – hanno scritto le Associazioni – proponiamo qui, di seguito, l’articolazione in sei punti del progetto di realizzazione di questi obiettivi, che chiediamo vengano accolti con spirito unitario all’interno dei vari programmi elettorali di ciascun schieramento: Definizione e piena attuazione delle Istituzioni Regionali per le Minoranze Linguistiche, dette ‘Fondazioni’ al fine che divengano organismi operativi per sviluppare progetti concreti volti a valorizzare il patrimonio culturale arbëreshë, Grecanico e Occitano; istituzionalizzare di conseguenza un capitolo di spesa annuale della Regione per le attività delle Fondazioni; si richiede che la Regione Calabria istituisca un Consigliere Regionale rappresentante le minoranze culturali di diretta emanazione della Giunta, con l’autonomia politica e finanziaria sufficiente per operare e coordinarsi con le relative Fondazioni ed il Co.Re.Mi.L., Consigliere che dia voce alle istanze delle tre minoranze linguistiche storiche presenti nella Regione in un percorso che punti alla completa tutela prevista dalle leggi vigenti».
E ancora, «si richiede la sottoscrizione di una Convenzione tra la Regione e la Rai Calabria per la produzione di programmi (culturali, informativi e di intrattenimento), radiofonici e televisivi a diffusione regionale, ma anche da diffondere sulla rete internet, con proprio e dedicato palinsesto per le minoranze linguistiche storiche. La Convenzione regionale potrebbe avere una durata breve di un anno o due, per poter così richiedere da subito un ampliamento delle ore di produzione e la copertura dei costi, per sempre, da parte del Governo centrale, come già avviene, da oltre 60 anni per le altre Minoranze Linguistiche come da normative vigenti già applicate in altre regioni italiane, con tutti gli accorgimenti possibili, esempio: sottotitoli in italiano eliminando cosi l’eventuale dubbio di discriminazione della popolazione che parla solo l’italiano».
«Difesa del bilinguismo – continua la nota –. Si chiede di avviare specifici rapporti con il Ministero dell’Istruzione ed il Miur per la realizzazione di corsi di selezione e formazione per docenti nelle lingue arbëreshë, grecanica ed occitana, in modo da far inserire nelle materie curriculari delle scuole dell’obbligo dei territori delle minoranze. Ne consegue la predisposizione di adeguati libri di testo e di divulgazione sia in italiano che nelle lingue tutelate; attivare la legge regionale n° 15 del 2003 in tutti i suoi articoli, finanziandola adeguatamente, al fine di salvaguardare il patrimonio storico culturale materiale e immateriale e nel contempo rilanciare le imprese del territorio presenti nelle aree dove insistono le tre minoranze storiche calabresi; formulare e determinare nell’ambito della programmazione dei fondi nazionali ed europei, una progettualità destinata alle minoranze territoriali, per la conservazione della lingua e per la valorizzazione (manutenzione) dei beni tangibili (previa definizione dei centri storici dei katund della Regione storica arbëreshë calabrese e del suo costruito storico civile e religioso, da concordarsi con la Soprintendenza) e dei beni intangibili (già avviato l’iter per il riconoscimento del patrimonio culturale italo – albanese da parte dell’Unesco), come recita l’art. 2 della L.R. n° 15/2003».
«Siamo certi – hanno proseguito le Associazioni – che l’accoglimento di queste nostre istanze proposte possa rappresentare l’avvio di una stagione di rinnovamento profondo e fecondo per tutti i cittadini calabresi, che trarrebbero grandi vantaggi da un piano capace di valorizzare il territorio sotto il profilo lavorativo con ampliamento della base occupazionale nel settore turistico, ambientale e storico».
«Inoltre – hanno concluso – crediamo che, ancora più vantaggioso per tutte le comunità calabresi, sarebbe sperimentare finalmente che è possibile andare oltre gli schieramenti di parte per saper convergere sul bene comune in una logica di responsabilità e di reciproca solidarietà, in più si darebbe fiducia alla gran parte dell’elettorato che non esercita più il diritto di voto».
Un appello, quello fatto dalle Associazioni, che non solo i candidati, ma tutta la politica calabrese non può ignorare, sopratutto per tenere fede alla legge regionale approvata nel 2003 dalla Regione Calabria, Norme per la tutela e la valorizzazione della lingua e del patrimonio culturale delle minoranze linguistiche e storiche di Calabria, che «riconosce le minoranze linguistiche storiche della Calabria e pone nelle sue finalità quelle di recuperare, qualificare e valorizzare le particolarità etnoantropologiche, linguistiche, culturali e storiche delle comunità costituite dalle minoranze linguistiche grecaniche, albanesi e occitane presenti in Calabria come condizione per il recupero dell’identità e lo sviluppo sostenibile del territorio».
E mentre si aspetta un passo avanti da parte della politica, sono tantissimi gli Enti che, invece, si sono spesi per la valorizzazione delle minoranze linguistiche. Un esempio è l’Università della Calabria, che nel ’75 ha istituto una sezione di Albanologia, grazie al prof, Francesco Solano e oggi diretta dal prof. Francesco Altimari.
E proprio dalla Fondazione Universitaria Unical “Francesco Solano”, con la partecipazione di cinque Atenei italiani (Calabria, Palermo, Salento, Venezia Ca’ Foscari e la Statale di Milano), nel 2020 è stata candidata a patrimonio Unesco, i Moti Madg (Il Tempo Grande) – I riti arbëreshë della primavera.
«La proposta – si legge in una nota di Francesco Altimari – punta a iscrivere nel Registro delle Buone Pratiche della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco un insieme di pratiche cerimoniali ed eventi di tipo performativo (musicale, coreutico, teatrale etc.) a cui si accompagnano saperi di stampo tradizionale che rientrano nell’originario ciclo delle feste della primavera e propongono nelle diverse comunità italo-albanesi eventi che attualizzano temi e motivi arcaici di straordinaria suggestione. Queste pratiche sono vive presso gli Arbëreshë (Albanesi d’Italia), comunità linguistica minoritaria di origine albanese storicamente presente da circa sei secoli in 50 comunità in sette regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia) della Penisola italiana, riconosciuta dalla legge quadro nazionale n. 482/1999 “Norme di in materia di tutela delle minoranze linguistiche e storiche”».
O ancora, l’iniziativa dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, dove è stata istituita una cattedra di Lingua calabro greca «per salvare una lingua che rischia l’estinzione».
Per il delegato alla Cultura del Comune e della Città Metropolitana di Reggio Calabria Filippo Quartuccio, si tratta di «un atto importantissimo, che serve non solo a preservare il nostro prezioso patrimonio culturale, ma significa anche lavorare attivamente per la sua valorizzazione».
«Bisogna attenzionare e valorizzare le comunità presenti nel nostro territorio, e quella greca è quella più presente con oltre 22 mila persone» ha ribadito Lucia Anita Nucera, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Reggio Calabria, in occasione dell’incontro con il console onorario di Catania Arturo Bizzarro Coutsogeorgou e Vourda Vasiliki, rappresentante legale del Centro di lingua e cultura ellenica “Ellinomatheia”.
L’assessore Nucera, infatti, ha ricordato che nel 2016 è stata assegnata, per la prima volta, la delega alla minoranza linguistica, e che ha avviato una iniziativa ambiziosa: riconoscere la lingua greca come «insegnamento curriculare nelle scuole in cui è presente un’insegnante che lo parli. È un passo importante per tramandare le nostre radici e tradizioni».
Una iniziativa che ha trovato appoggio da parte della Vasiliki, che ha sottolineato come «il legame tra Calabria e la Grecia è indissolubile ed ha basi umane e culturali». (ams)