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Restyling Piazza De Nava, la Fondazione Mediterranea presenta esposto in Procura

Restyling Piazza De Nava, la Fondazione Mediterranea presenta esposto in Procura

Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, ha reso noto di aver presentato in Procura un esposto sul progetto di restyling di Piazza De Nava a Reggio Calabria, a seguito del quale è stato aperto un procedimento penale  con relative indagini tutt’ora in corso.

Nella pec inviata al sindaco f.f. Paolo Brunetti, Vitale ha sottolineato come «la presenza di indagini in corso su un eventuale abuso d’ufficio e altro da parte dei funzionari ministeriali interessati alla progettazione su Piazza De Nava, consiglierebbe che da parte del Comune di Reggio vi fosse una revoca/sospensione dell’approvazione al progetto, almeno fino alla chiusura delle indagini».

«Da segnalare – continua la pec – che la presenza di un procedimento penale con indagini in corso, intervenendo in epoca successiva alla chiusura della Conferenza dei Servizi con il parere positivo da parte dei tecnici comunali, oggi potrebbe legittimare, se possibile dal punto di vista amministrativo, anche una richiesta urgente da parte della Giunta Comunale di interruzione della procedura di gara per l’assegnazione dei lavori, che dovrebbe concludersi il 19 gennaio, prima quindi che se ne discuta in Consiglio Comunale aperto».

Il presidente della Fondaziomne, inoltre, ha denunciato che «il Segretariato Regionale del Mic non ha concesso l’accesso agli atti e che il nuovo Soprintendente non ha risposto alla nostra, educata e garbata, richiesta d’incontro. Oltre che illegittimi sono atteggiamenti francamente scostumati. Ma questi sono, evidentemente, i livelli dei nostri travet».

Il testo integrale dell’esposto in procura

Nel luglio del 2019, curato dal Segretariato Regionale Mibact per la Calabria, diretto dal dott. Salvatore Patamia, viene presentato un progetto di fattibilità tecnica ed economica definito “Restauro e riqualificazione per l’integrazione con il Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano della piazza De Nava nel comune di Reggio Calabria”, redatto dall’arch. Giuseppina Vitetta, direttrice della Soprintendenza, con RUP l’arch. Roberta Filocamo, della stessa Soprintendenza.

Per la realizzazione del progetto sono stati assegnati cinque milioni di euro provenienti da risorse recuperate dalla programmazione 2007/2013. Si è svolta una gara per l’affidamento del progetto definitivo, che ricalca quello preliminare (all. 1 e 2). Si vara la Conferenza dei servizi, decisoria e asincrona, cui viene ammessa a partecipare, su sua richiesta, la Fondazione Mediterranea in quanto portatrice di interessi diffusi. Dopo aver acquisito il parere della Commissione Regionale per il patrimonio culturale (all. 3), la Conferenza si conclude con l’approvazione del progetto e la bocciatura di tutte le proposte di modifica suggerite (all. 4 e 4.1). Il Segretariato avvia l’iter della gara per il progetto esecutivo e l’affidamento dei lavori.

Tutto secondo procedura, almeno così si presuppone. Ma occorre fare una precisazione.

La Fondazione Mediterranea – raccogliendo il comune sentire delle associazioni culturali e della cittadinanza, che ad amplissima maggioranza è fortemente contraria al progetto, e avvalendosi di qualificate consulenze, tra cui quelle del prof. Salvatore Settis e del. Prof. Alessandro Bianchi (all’uopo è disponibile un’ampia rassegna stampa) – si è opposta al progetto, che prevede la totale demolizione dell’esistente, motivando la sua posizione con una serie di considerazioni di ordine storico e urbanistico oltre che etiche e politiche, la cui analisi per brevità si rimanda alla lettura degli allegati:

Benché trattasi di un progetto demolitivo di azzeramento della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, che non ha alcuna motivazione né urbanistica né politica e che proviene proprio da chi dovrebbe avere la mission di tutelare e conservare e restaurare (all’uopo si vedano soprattutto le considerazioni riportate nell’allegato 9), la questione potrebbe essere limitata all’ambito etico ed estetico o politico e culturale. Il rifiuto della Soprintendenza a un doveroso confronto pubblico con la cittadinanza e il suo arroccamento su posizioni palesemente insostenibili (si veda l’allegato 9.1 e il 9) lascia però molto perplessi e genera il sospetto che, da parte di funzionari dello Stato, vi possano essere interessi personali che, pur legittimi, collidono con quelli pubblici.

Una nuova luce potrebbe illuminare la questione sulla base di una serie di ulteriori e stringenti considerazioni, avallate da fatti e documenti, alcuni dei quali solo recentemente son venuti in nostro possesso (dopo un accesso agli atti effettuato presso il Comune di Reggio Calabria) e che doverosamente si sottopone all’attenzione di codesta spettabile Procura.

Concludendo, si nota un’inversione di orientamento di 180 gradi da parte della Soprintendenza: attentissima alla tutela e conservazione dell’esistente, occhiuta e capillarmente attenta ai dettagli, quando la progettualità proviene da un ente pubblico o da un privato; non così quando si rade a zero una storica piazza cittadina, in spregio a vincoli oggettivi e identitari, con una progettualità interna al Segretariato Regionale del Mic. Pur ammettendo la legittimità dei singoli passaggi amministrativi, ciò che sconcerta è la mostruosità del disegno complessivo derivante dall’unione dei singoli punti: è lecito sospettare che a guidare le scelte dei servitori dello Stato verso una progettualità sbagliata, che peraltro la città non intende subire passivamente, siano stati personali interessi che, pur anche legittimi, comunque collidono con l’interesse pubblico. (rrc)

 

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