Site icon Calabria.Live

Senese (Uil Calabria): La sanità calabrese sta peggio di prima

«La sanità della nostra regione, dopo 14 anni di commissariamento sta peggio di prima, nonostante il budget assegnato al comparto ammonti a quasi 4 miliardi, per la precisione  3,391 miliardi». È quanto ha denunciato Maria Elena Senese, segretaria generale di Uil Calabria, nel corso della manifestazione a Roma di Cgil e Uil.

«Da oltre 10 anni si attende la costruzione di tre nuovi ospedali, mentre nel tempo diversi nosocomi sono stati chiusi e, soprattutto, le aree interne del territorio hanno enormi problemi di assistenza sanitaria», ha detto la sindacalista che, in Piazza a Roma, ha voluto mettere in mostra un reportage fotografico«attraverso la quale vogliamo mettere in risalto tutti i ritardi della sanità calabrese, tutte le problematiche con le quali ogni giorno sono chiamati a fare i conti le calabresi e i calabresi. Nella convinzione che la “vergogna è di chi non fa”».

«Il primo dato che abbiamo voluto evidenziare – ha detto Senese – sono i Lea (livelli essenziali di assistenza) un coefficiente attraverso il quale si calcola il livello delle prestazioni e dei servizi che il servizio sanitario riesce ad erogare ai cittadini. Il numero che riguarda la Calabria è sceso a 125, praticamente il più basso d’Italia. La soglia minima fissata dal Ministero della Salute è 160».

«La Calabria è maglia nera per le liste d’attesa – ha evidenziato –. Nella nostra regione, sempre di più le persone che rinunciano a curarsi. La flessione ha riguardato tutte le fasce d’età, ma è maggiore in quella degli anziani, con riduzioni di sei punti per le donne e anche tra i minori che ricorrono a visite specialistiche o tra le donne adulte per gli accertamenti».

«Allo stesso tempo – ha concluso Mariaelena Senese – cresce il numero dei calabresi che si indebitano per curarsi e di quelli che sono costretti a lasciare la Calabria per curarsi: il 43% dei pazienti calabresi scappa da questa regione per curarsi, mentre fra Cosenza e Reggio Calabria si registra la spesa corrente più bassa con 1.748 euro a fronte di una media nazionale di 2.140 euro». (rrm)

Exit mobile version