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Scilla Jazz Festival, la musica, il mito e la suggestione di un successo annunciato

Nicola Sergio

Stasera chiude Scilla Jazz festival, un’edizione che rimarca la validità della formula ideata dall’Associazione Be Art di Francesco Barillà per un evento che, meritoriamente, ha avuto il giusto sostegno del Comune. Un magnifico evento che merita di entrare nel novero delle più importanti manifestazioni jazzistiche italiane. Complici anche la suggestione di Scilla, il mito e l’ottima musica offerta da grandi esecutori, tra cui Nicola Sergio, originario di Galatro, francese di adozione.

Sicuramente, le note appassionate del pianoforte di Nicola Sergio e del sax di Michel Rosen evocano il mito. E Scilla sembra affacciarsi dalle onde e accostare l’orecchio per sentire la canzone che il pianista  le ha dedicato. È il racconto, ancora una volta, della sua leggenda: quello della ninfa innamorata trasformata in terribile mostro che imperturbabile uccide chi si avvicina alla costa calabrese. È successo al concerto del duo Sergio/Rosen, artisti già compagni di tante avventure in musica che si sono esibiti nello scenario unico per bellezza ed atmosfere nel cortile del Castello Ruffo. Un ritorno non casuale quello di Nicola Sergio.

Per introdurre il concerto, il direttore artistico Barillà ha condiviso con gli spettatori un aneddoto che chiarisce il senso magico e speciale della serata. «Nicola Sergio è stato ospite della prima edizione del festival, mi ha lasciato un disco del quale continuavo ad ascoltare la traccia numero cinque. Lo facevo in macchina, la ascoltavo e riascoltavo a ripetizione. Senza neanche avere letto la copertina. Quando ho rincontrato il maestro mi sono complimentato per quella canzone e lui mi ha confessato il titolo del brano “Scilla”».

Il pubblico comprende immediatamente che ci sono le premesse per una serata di musica indimenticabile. Sergio è un pianista e compositore che ha lasciato la sua terra nel 2008 per vivere nell’oasi francese del jazz, Parigi, ma il cuore e l’anima sono saldamente ancorati alla sua terra d’origine e lo confermano le sue composizioni.

«La lontananza – confessa Sergio agli spettatori ha rafforzato il sentimento di amore per la mia terra». Accanto lui Michael Rosen, gigante dal punto di vista fisico e musicale, originario dello stato di New York, ha studiato alla Berklee School of Music, dove ha vinto una borsa di studio. Dopo un tour nel nostro Paese con pianista Delmar Brown nel 1987, decide di stabilirsi in Italia.  Ha inciso dischi con Enrico Rava, Franco D’Andrea, Roberto Gatto, è stato chiamato per alcuni concerti dell’Orchestra della Scala. Ed ha collaborato con Mina, Celentano, Concato, Rossana Casale, Renato Zero, Giorgia. Rosen e Sergio hanno suonato nel disco “Cilea mon amour”, rivisitazione in stile jazz delle principali arie del compositore Francesco Cilea, registrato nel 2009 con la NauRecords.

Le note di “Un quadro”, aprono il concerto, ispirate da un quadro infernale, unico arredo in una stanza a Parigi nella quale, spiega Sergio, c’erano solo un letto e un pianoforte a coda. E poi “Parfum” e “Il poeta romantico”, composizione dedicata a Enrico Pierannunzi che Nicola Sergio definisce “papà artistico”, segue la vivace “Seven six”. Commuovono per la bellezza e la semplicità gli arrangiamenti puliti di due omaggi alla melodia italiana “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco e la straordinaria “Almeno tu nell’Universo”, un «Piccolo omaggio ai più grandi cantautori della storia». Poi “Frank Zop” e l’omaggio al matto del villaggio, «un uomo piccolo e bassino che era convinto di essere un grande pugile e che si offriva per insegnarci a boxare». La chicca è “Nemesis”, nata dai frammenti di note recuperate da pergamene dall’università di Oxford, quasi come fossero tracce di dna. Da questi spunti parte la ricerca musicale per creare gli arrangiamenti e che, anticipa il pianista, porterà ad un disco, una produzione reggina per quintetto. E poi cala il silenzio e arriva “Scilla”, composizione del 2003, spiega Sergio, incisa solo nel 2010.

Nicola Sergio e Michael Rosen al Castello Ruffo di Scilla

“Scilla” è presentata con encomio e lodi da Rosen che evidenzia «Negli anni ha accumulato produzione musicale ma questo brano lo propongo sempre perché trovo che sia una melodia perfettamente costruita e poi è ispirato da un posto magnifico, quello in cui ci troviamo adesso». Perché “Scilla” è estasi, è la musica che parla senza pronunciare sillabe, è il posto in cui l’anima riesce a toccare, seppur per qualche istante, la felicità. È un oasi che porta via dal materiale e trasporta in una dimensione in cui l’onirico riesce a prender per mano l’ascoltatore.

Una giornata intensa di musica dunque e impregnata di forti emozioni che era iniziata nel tardo pomeriggio con l’esibizione della “Mediterranean Latin Soul Band” con la voce di Carla Andaloro, con i cori di Noemi Rugolino, alla chitarra e tres: Chiara Rinciari, Davide Scopelliti alla tromba e Sebastiano Insana al trombone, Antonio Romeo al piano, al basso Roberto Aricò, Claudio Paci alle percussioni e Michele Misale alla batteria. “Chan chan” di Buena vista social club è il primo piccolo antipasto che apre la pista a salsa, rumba e baciata. «Siamo un’anima che vive e palpita dal Sud America – chiarisce la cantante/portavoce del gruppo affiatato – il nostro cuore batte di questi ritmi». E il pubblico intona prima “Stand by me” e la romantica “Historia de uno amor” e “Guantanamela”. (mp)

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