La sanità in Calabria è arrivata a un punto di non ritorno. La carenza di personale nelle strutture ospedaliere è elevatissima e i pochi operatori rimasti sono costretti a turni massacranti. Definire “sanità” il minimo servizio offerto nelle strutture pubbliche calabresi è ormai un eufemismo.
Mancata attuazione dell’ex “Piano Scura”
Sulla costa jonica, poi, la situazione è ulteriormente complicata dalla mancata attuazione del piano Scura, sacrificata per mero campanilismo e interessi politici. Nonostante il piano prevedesse una netta distinzione tra area medica (fredda) e chirurgico-interventistica (calda) nei due plessi dello Spoke di Corigliano-Rossano, oggi persiste una commistione di reparti ingiustificata. L’ultimo Documento di pianificazione sanitaria regionale (marzo 2024) ha previsto l’attivazione del punto nascita nel presidio di Cetraro, a seguito del trasferimento della terapia intensiva da Paola.
Ci chiediamo perché ciò che è stato applicato sul Tirreno non venga attuato anche alla struttura jonica, dove la divisione materno-infantile rimane nel presidio Compagna di Corigliano, nonostante la terapia intensiva si trovi invece nel Ginnettasio di Rossano.
Mancanza di reparti d’emodinamica e pneumologia
Il richiamato Documento di pianificazione sanitaria regionale ha previsto l’attivazione del reparto di emodinamica a Crotone e la predisposizione dello stesso reparto nello Spoke di Corigliano-Rossano. Ad oggi, però, lungo l’Arco Jonico calabrese non c’è traccia di questo reparto salvavita. Le prescrizioni prevedono l’allocazione di tale reparto in aree con almeno 300.000 abitanti, ma la prassi seguita è stata quella di sezionare la Calabria per ambiti orizzontali, ignorando le difficoltà geografiche e le affinità tra aree limitrofe. In questa logica, tutta l’ambito compreso tra la Valle del Trionto e quella del Neto resta fuori dalla “golden hour”. “L’ora salvavita” — lo ricordiamo — resta il periodo entro cui le persone colpite da patologie cardiache devono essere trattate in un punto ospedaliero dotato d’emodinamica.
Relativamante la pneumologia, gli spoke di Corigliano-Rossano e Crotone, risultano sprovvisti di tale reparto. Invero, a poco è valso aver ospitato, nonostante la mancanza di percorsi separati, reparti Covid durante il periodo pandemico. Le dinamiche centraliste, infatti, continuano imperterrite a marginalizzare dette strutture. Non c’è stata alcuna opposizione agli smantellamenti di reparti vitali per la sanità jonica, lasciando 400.000 abitanti senza assistenza adeguata per patologie respiratorie, in preoccupante aumento.
Nuovo Presidio ospedaliero della Sibaritide: Nessuna chiarezza sul suo futuro utilizzo
Fortunatamente, i lavori per il nuovo ospedale unico dello Jonio procedono, ma senza una visione chiara e coerente del suo utilizzo futuro. Invero, il nascente nosocomio appare sottodimensionato rispetto alla previsione dei Lea (livelli essenziali d’assistenza) regionali. L’ospedale, infatti, è stato pensato per un’utenza di circa 180.000 persone, con 373 posti letto. L’offerta sanitaria, quindi, inquadra 2 posti letto ogni 1.000 abitanti, mentre la pianificazione regionale prevede 3.15 posti letto ogni 1.000 abitanti. Si rischia seriamente di completare una struttura che, una volta ultimata, potrebbe rivelarsi una scatola vuota.
La vera battaglia politica e di dignità che la Classe Dirigente del territorio jonico dovrebbe intraprendere sarebbe quella di caratterizzare il nuovo presidio come ospedale Hub. I numeri demografici della Sibaritide e del Crotonese, infatti, consentirebbero piena attuazione all’ipotizzato disegno e, con ogni probabilità, si riuscirebbe ad intravedere uno spiraglio di luce all’orizzonte. (Comitato Magna Graecia)