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Terme Luigiane, un duro botta e risposta tra i lavoratori e l’assessore Fausto Orsomarso

Lavoratori Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Hanno iniziato per prima, nella giornata di giovedì scorso, i lavoratori accusando i sindaci Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti, il presidente f.f. Nino Spirlì e l’assessore Fausto Orsomarso di avere assunto presunti accordi  con qualche imprenditore senza scrupoli e per interessi di parte di soggetti masso-mafiosi per la sub concessione delle Terme Luigiane, oltre che per convenienze politiche che vanno assolutamente respinte al mittente.

«Quanto è accaduto negli ultimi mesi alle Terme Luigiane – dicono –  ha dell’incredibile, e noi lavoratori non ci stancheremo mai di denunciarlo in tutte le sedi, anche perché siamo convinti che solo facendo conoscere all’opinione pubblica i fatti, possiamo dare qualche speranza a questa nostra Calabria. Chi era deputato a curare gli interessi della collettività ha ben pensato di distruggere tutto ed è pronto a ricandidarsi alle prossime elezioni senza mostrare il benché minimo scrupolo rispetto ai danni arrecati, non solo a noi lavoratori diretti, ma alle migliaia di lavoratori dell’indotto e alle decine di migliaia di curandi».

«I motivi reali – aggiungono – che hanno portato a questa scelta li ignoriamo, e confidiamo solo nella magistratura affinché si faccia luce sulla vicenda e riveli, una volta per tutte, se siano fondate le voci che corrono, ormai da mesi, secondo le quali tutto questo scempio sia avvenuto per accordi con qualche imprenditore senza scrupoli e per interessi da parte di soggetti masso-mafiosi. Magari si scoprirà che si è trattato di “semplice”, seppur grave e colpevole, incompetenza. Ad ogni modo, l’unica certezza è che i danni sono stati arrecati da 4 soggetti ben precisi di cui conosciamo nome e cognome: il primo è il sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, soprannominato dai concittadini “ti-picchio” per quella sua aria da ducetto in fasce».

«Da quando amministra – dicono ancora – può vantare alcuni record: il comune di Acquappesa è andato in dissesto, le lamentele di residenti e turisti per tutto quello che non funziona non si contano più, ha contribuito in maniera eccelsa alla distruzione delle terme facendo perdere il lavoro a un sacco di persone e generando malcontento fra tutti gli operatori turistici e ha ottenuto grandi risultati nella desertificazione del paese. Complimenti vivissimi!».

«Il secondo attore della vicenda – riferiscono – è Vincenzo Rocchetti, sindaco di Guardia Piemontese già da ben due mandati. Balzato agli onori delle cronache per il suo arresto avvenuto il 30 luglio del 2018, con una detenzione che si è protratta fra carcere e arresti domiciliari fino a poco prima del Natale successivo. Le accuse per lui e per il capo dell’ufficio tecnico comunale Caruso sono pesantissime e si tratta di peculato, falso ideologico e materiale ed abuso d’ufficio. I due avrebbero anche tentato di inquinare le prove, falsificando il registro del protocollo e bonificando, a spese della collettività, alcuni uffici oggetto di intercettazioni ambientali da parte delle forze dell’ordine. Tutta questa vicenda è ancora da chiarire e, visto che non siamo assolutamente giustizialisti, ci auguriamo per lui e per la comunità che la giustizia faccia il suo corso il più in fretta possibile».

«Quello che sinceramente ci lascia sconcertati – dicono sempre i lavoratori nel loro documento – sono le voci di una sua probabile ricandidatura sempre come sindaco, in occasione delle prossime elezioni comunali di ottobre. Come si può solo pensare che chi ha deliberatamente distrutto le Terme Luigiane, lasciato centinaia di lavoratori a casa, mandato a rotoli l’economia della zona creando danni per i quali saranno necessari dei decenni affinché possano essere risanati, pensi semplicemente di ricandidarsi come sindaco? Lui, che ha firmato l’accordo in prefettura che prevedeva il prosieguo delle attività termali per poi rinnegarlo affermando candidamente “di essere stato costretto a firmarlo”, lui che lo ha portato in consiglio comunale dove lo stesso accordo è stato ratificato, lui che non è stato capace (assieme all’altro sindaco di Acquappesa di allora e a quello attuale) di preparare un bando dal 2016, lui che era in prima fila durante l’appropriazione forzata dei beni detenuti dalla Sateca, lui che ha provocato milioni di euro di danni che saranno i cittadini delle comunità a dover pagare».

«Se fosse vera la notizia della sua ricandidatura – dicono ancora i lavoratori – saremmo davanti all’ennesimo esempio di “attaccamento patologico alla poltrona”, saremmo davanti a una persona che pur di portare a casa uno stipendio da sindaco nega l’evidenza della sua inettitudine, non si rende conto del malcontento che regna tra i suoi concittadini e nega il suo totale fallimento reso ancora più grave da un confronto che non ha mai retto con suo padre, già sindaco di Guardia Piemontese, che invece si è sempre distinto come amministratore pubblico e come politico dimostrandosi persona seria e lungimirante».

Il documento prosegue rivolgendo l’attenzione verso l’assessore Fausto Orsomarso, terzo attore della vicenda. «Un assessore al Lavoro e alle Attività Produttive – dicono i lavoratori nel loro documento – che “vanta” il primato del non aver fatto nulla (rifiutandosi costantemente e categoricamente di applicare le normative vigenti) per contrastare la chiusura del più grande e produttivo centro termale del Sud Italia. Un assessore al lavoro che afferma candidamente e pubblicamente che “non sta scritto da nessuna parte che debba per forza esserci una stagione termale”, e poi aggiunge a seguito delle nostre contestazioni “questi lavoratori delle Terme mi hanno rotto… e non li denuncio solo perché sono dei morti di fame”, affermazione riferitaci da più parti. Affermazioni di una gravità estrema visto il ruolo politico ottenuto senza nemmeno essere stato eletto dal popolo e che chiariscono lo spessore umano del massimo esperto calabrese in fioritura algare. Cari Rocchetti e Orsomarso, non avete avuto la decenza di dimettervi a seguito degli enormi danni arrecati alla collettività, vi preghiamo, quantomeno, di farvi da parte alle prossime elezioni perché ne abbiamo abbastanza della vostra incapacità politica e amministrativa!».

In ultimo, rivolgono l’attenzione al quarto attore della vicenda, il presidente Spirlì, «che ha preso in giro noi lavoratori promettendo interventi vari e, poi, appena ottenuta dal centro destra la candidatura a vice presidente è sparito, non ha più risposto alle nostre sollecitazioni, ci ha “bannato” dai suoi social, come si usa dire, e in perfetto accordo con Orsomarso non ha fatto più nulla rifiutandosi anche lui di applicare le normative di legge vigenti. Abbiamo seriamente il sospetto di essere diventati “merce di scambio”».

Un documento ripreso oggi attraverso le pagine del Quotidiano del Sud e pubblicato nei social dall’assessore Fausto Orsomarso, che annuncia la richiesta attraverso il suo legale di un incontro con il Procuratore della Repubblica di Paola, per chiedere di fare luce sulla situazione vista la grave accusa fatta dai lavoratori.

«Le allusioni fatte dai lavoratori – dice l’assessore Orsomarso – sono gravissime e vanno chiarite». Smentisce, poi, le frasi riportate di un suo ipotetico giudizio dato sui lavoratori e sulle Terme. «Comprendo il dramma che stanno vivendo i lavoratori per il mancato avvio della stagione termale, da attribuire a Sateca e ai due Comuni, e mai sporgerò querela contro “l’anello debole” di tutta questa storia. La manifestazione di interesse realizzata dai comuni per la individuazione del nuovo gestore delle Terme prevede anche la tutela dei lavoratori, mentre il mancato avvio della stagione termale lo abbiamo subito tutti per la pandemia e il mancato accordo tra le parti. I lavoratori – dice sempre l’assessore Orsomarso – devono quindi chiedere conto all’Azienda su quanto accaduto, perché il confronto è fra Sateca e Comuni concessionari».

Nel suo intervento torna a dire che la stagione termale si poteva aprire alle condizioni finanziarie stabilite dagli Enti locali  secondo un calcolo elaborato in base a precisi riferimenti normativi nazionali. Parla di una predisposizione di un bando per la ricerca del nuovo sub concessionario, che non è più bando, ma un semplice avviso di manifestazioni d’interesse che ha prodotto la presentazione di sei domande di imprenditori e società con esperienza edilizia campane e un’agenzia piemontese che si occupa di progettazione, senza alcuna esperienza del campo del termalismo e della sanità, tranne che la Sateca.

«È legittimo il dolore dei lavoratori e chiederò – dichiara l’assessore Orsomarso – tutti gli atti per capire se sono previste misure straordinarie da attivare in seno al Ministero, anche se in tal senso nessuno ha mai chiesto nulla nell’interesse dei lavoratori, né il Sindacato né la Sateca. Ora dobbiamo attendere fiduciosi l’esito del mandato esplorativo. In questi anni il compendio l’ho visto un po’ spegnersi ed ora c,è bisogno di una stagione che rilanci il termalismo, grazie anche al principio della concorrenza. Lo spirito dei Comuni è quello di rifondare il compendio con la partecipazione degli aventi diritto, Sateca in primis».

Ai lavoratori i pensieri elaborati dall’assessore Orsomarso sono sembrati un copia e incolla dell’intervento fatto, attraverso gli organi d’informazione, dal prof. Valerio Zicaro, componente dell’equipe di legali delle due Amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, mostrando, così, di sposarne la causa; mentre come assessore regionale avrebbe dovuto mantenere una posizione equidistante e di controllo della vicenda tutelando soprattutto il bene e gli interessi pubblici, come proprietario, delle sorgenti termali. Come proprietario di un edificio non può e non deve consentire la massima autonomia ai propri inquilini se questi finiscono per fare interventi distruttivi del bene loro consegnato in affitto.

Con l’acqua termale scaturita dalle tre sorgenti di acqua calda e una fredda non può essere assicurato alcun principio della concorrenza e porre fine al monopolio della Sateca, in quanto è un bene limitato come riconosce il prof. Zicaro nel suo intervento, nonché gli stessi Sindaci, attraverso una loro dichiarazione rilasciata al Quotidiano del Sud, impedendo così la garanzia e l’obbligo di creare delle “pari condizioni”. Se con il regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato dai Consigli comunali delle due Amministrazioni, senza una valutazione della stessa Regione, si riconosce alla Sateca 18 litri a secondo di acqua termale per gli impianti degli Stabilimenti “Terme Novae” e parco acquatico “Acquaviva”; mentre allo stabilimento San Francesco, di proprietà comunale, se ne riconoscono, in base all’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse, ben 40 litri a secondo, allora saltano le regole del buon comportamento in materia di “par condicio”, di cui l’assessore Orsomarso n’è  probabilmente all’oscuro della materia.

Per il giusto prezzo del canone vige poi la delibera della Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, che detta norme sulle tariffe da applicare in  modo uniforme per tutti i centri termali calabresi, e che continua a non essere presa in considerazione dai due Comuni e dalla stessa Regione.

Intanto, è accaduto in queste ore un fatto gravissimo portato alla luce dai due consiglieri di minoranza del Comune di Acquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, che esprimono parole di vicinanza e solidarietà al sacerdote don Massimo Aloia, vittima di atti intimidatori sui social per essersi schierato a fianco dei lavoratori delle Terme Luigiane. Lo si è visto anche dialogare con l’on. Matteo Salvini lo scorso 12 luglio a Cosenza, nello spiegare al segretario della Lega Nord le condizioni e le speranze dei lavoratori delle Terme.

«Noi saremo al tuo fianco sempre e con noi tanta brava gente che crede ancora – dicono i due consiglieri – che l’onestà, la verità, la legalità non sono solo parole da scrivere e con cui riempirsi la bocca, ma uno stile di vita da dimostrare, ogni giorno, con i fatti  ed è quanto continueremo a testimoniare e vivere». (fb)

 

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