Si intitola Costruire Cultura e spazi di libertà il progetto del Centro Antiviolenza Mondo Rosa del Centro Calabrese di Solidarietà, finalizzato a potenziare azioni di sostegno territoriale per garantire alle donne vittime la fattiva possibilità di uscita dalla violenza.
Il punto centrale del progetto è la competenza del personale impiegato nell‘ascoltare e raccogliere la sofferenza delle donne che diventa “forza”: è il lavoro con le donne che subiscono violenza e maltrattamenti, che hanno difficoltà a nominare i propri vissuti.
E, soprattutto, particolare è il metodo utilizzato: si tratta di un percorso individualizzato che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione.
«Si tratta di offrire prestazioni trasformate in relazioni – spiegano le referenti del progetto –. Ulteriore elemento che appare importante dal punto di vista qualitativo è il lavoro di rete per favorire le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza, nel riconoscimento dei loro diritti, nella capacità di valorizzare un processo di ampliamento delle proprie possibilità per aumentare la capacità di agire nel proprio contesto e di operare delle scelte».
«La propensione delle donne alla denuncia, in particolare nei confronti del padre dei propri figli, per quanto sia aumentata, è ancora lontana da raggiungere la meta di ridurre l‘incidenza negativa della violenza – spiegano ancora le responsabili del progetto –. A questa tendenza nazionale, si aggiunge la criticità del periodo che limita ulteriormente le agenzie educative all’intercettare i segnali di disagio ed agire di conseguenza. Resta il fatto che tutti questi elementi marcano l’importanza di un intervento globale, che miri a far emergere la violenza dentro e fuori le case, a sostenere donne e minori intrappolati in questo circolo vizioso, a favorire la sensibilizzazione della comunità verso questa piaga sociale, che tutt’ora risulta scarsa nel territorio calabrese».
Compito della Casa Rifugio è di accompagnare la donna e sostenerla nella fase di uscita dal circolo della violenza, accogliendola e proteggendola e favorendo quel percorso di empowerment che è alla base di una vita autonoma e libera dagli abusi, attraverso azioni di: consulenza psicologica, che mira a facilitare quei cambiamenti a livello cognitivo, emotivo e comportamentale; supporto alla donna nella riacquisizione della propria dignità personale, eliminando eventuali sensi di colpa e attivando la sua motivazione al cambiamento.
Fondamentale è il sostegno sociale, così come l’orientamento e il bilancio di competenze. L’autonomia futura delle donne vittime di violenza è strettamente correlata alla collocazione lavorativa stabile della stessa. Per questo motivo, il Progetto prevede un’attività continua di orientamento specialistico mediante percorsi di bilancio di competenze strutturati in incontri settimanali della durata di 45 minuti cadauno, per un totale di 5 incontri riservati a ciascuna beneficiaria. II percorso ha l’obiettivo di realizzare un’indagine sulle competenze specifiche individuali delle utenti valorizzandone le risorse personali e integrando le stesse con le opportunità presenti sul territorio.
La particolarità di questo progetto è, infine, quella di introdurre le donne al “rilassamento muscolare Jacobson” (una tecnica basata sull’alternanza contrazione/rilasciamento di alcuni gruppi muscolari): una modalità corporea finalizzata a contrastare l’ansia e lo stress, entrando in contatto con sé stesse ed essere quindi maggiormente disponibile nello stare con gli altri, i metodi di rilassamento possono essere una risorsa indispensabile per gli operatori della salute. (rcz)