CATANZARO – Presentata “L’8 marzo a cena per ‘Mondo Rosa’

È stata presentata, al Centro Polivalente di Catanzaro, l’iniziativa organizzata dal Centro Calabrese di Solidarietà che coinvolge nove ristoratori della provincia per destinare risorse alle attività del Centro Antiviolenza.

Nella giornata dell’8 marzo, Festa della Donna, i ristoranti aderenti all’iniziativa offriranno ai propri clienti la possibilità di partecipare attivamente alla solidarietà. Prenotando un tavolo presso uno dei ristoranti partner, il 10% del conto sarà devoluto al Centro Calabrese di Solidarietà Ets e destinato integralmente alle attività del Centro Antiviolenza “Mondo Rosa”. Hanno aderito all’iniziativa anche: Kesa’s, McDonald’s, La Lanterna, Le Votarelle, La Vecchia Catanzaro, A Picocca, Big B.

Alla presentazione hanno partecipato la presidente del Centro Calabrese di Solidarietà Isolina Mantelli, anche la direttrice amministrativa del Ccs, Vittoria Scarpino, la responsabile del Centro Studi del Centro Katia Vitale, Pippo Capellupo e Gianni Merando del Direttivo del Ccs Ets, il direttore artistico del Teatro Comunale di Catanzaro, Francesco Passafaro ed i responsabili delle aziende che hanno aderito all’iniziativa: Simona Garofalo e Nuccio Nunnari, rispettivamente per “Mulinum” e “Papuga”.

«Partirei da lontano – ha detto Isolina Mantelli –. Tanti anni fa l’8 marzo ha significato l’occupazione dei ristoranti da parte di sole donne, con tavoli occupati solo da donne. Ciò avveniva solo l’8 marzo. Tanta acqua è passata sotto i ponti, le donne hanno acquistato autonomia potere e libertà, mentre dall’altra parte è aumentata la violenza su di loro, come triste contraltare».

«Da allora sono state costruiti Centri anti violenza e Case rifugio – ha aggiunto – considerato l’aumento della violenza dell’uomo contro la donna. Oggi stiamo chiedendo aiuto ai ristoratori proprio in quel giorno, perché vengano aiutate queste iniziative, come il nostro Centro antiviolenza e Mondo Rosa, la nostra casa rifugio, per garantire la continuità lavorativa e l’assistenza ai bambini che si trovano coinvolti».

In Calabria esistono diversi centri antiviolenza. Devo dire che ogni tanto fanno cosa strane, tipo l’ultima iniziativa che mette a rischio famiglie rispetto alla violenza del maltrattante. Noi abbiamo avuto due tentativi di intrusione da parte del maltrattante e ci difendiamo con videosorveglianza e polizia. Come si potrà difendere una famiglia che ospita una donna?

Il progetto del Comune e di Astarte mette a rischio il principio della protezione e dell’uscita dalla violenza che non vuol dire solo accoglienza nel momento dell’emergenza, soprattutto nelle piccole città come Catanzaro dove è facile sapere dove la donna è ospite, ma vuol dire affiancare la donna da persone che conoscono la violenza e sanno come affrontarla.

«Solo chi non conosce la violenza può permettersi di mettere a rischio le famiglie – ha detto Mantelli –. Noi sappiamo benissimo cosa significa l’attesa nei momenti difficili. Ieri sera c’era una donna con una bambina che non trovavano collazione. Allora il problema è sapere quante Case rifugio servono in Calabria, e comprendere che queste sono servizi obbligatori per la difesa delle donne, rispettando ovviamente la legge per l’accreditamento. Quale famiglia può rispettarla. Come può essere che una famiglia diventi il punto di accoglienza di una donna».

Parlando di Centri Antiviolenza, il punto sugli accreditamenti lo ha fatto Vittoria Scarpino, ricordando come «la Regione Calabria ha diramato i requisiti per i Centri antiviolenza, con la delibera di giunta 499. Il problema è che ancora non autorizza i Centri anti violenza all’accreditamento, per cui siamo attualmente in un regime di sussidiarietà, nel senso che tutto ciò che noi realizziamo lo facciamo con pochi euro della legge 20 del 2007 e con i fondi del Dpcm delle Pari opportunità, quando i requisiti richiesti come strutture accreditate agli albi regionali sono prescrittivi. È necessario che la Regione Calabria acceleri sugli accreditamenti, probabilmente sono in attesa di determinare le relative tariffe».

I particolari dell’iniziativa sono stati illustrati da Katia Vitale che è entrata nel vivo dell’iniziativa spiegando lo spirito di un progetto che vuole rafforzare la rete della collaborazione a sostegno delle donne, fatta di azioni concrete che possono coltivare, far crescere e sviluppare le risorse necessarie alla realizzazione di un progetto sociale di cui il Centro calabrese di solidarietà Ets è custode, destinando la generosità di chi partecipa alle persone fragili, che restano ai margini, che hanno bisogno di una speranza e di una seconda opportunità.

Parole di soddisfazione per l’iniziativa, sono arrivate dai titolari degli esercizi commerciali che hanno risposto alla richiesta del Ccs. Simona Garofalo, store manager del Mulinum di San Floro, ha commentato dicendo: «Abbiamo aderito a questa proposta, proprio perché anche nel nostro progetto la donna ha un ruolo importantissimo. Donna che è stata, da sempre, il baluardo delle nostre tradizioni. Auspichiamo che, iniziative come questa, possano essere riproposte anche in altre occasioni».

Anche Nuccio Nunnari ha ribadito lo spirito dell’adesione all’iniziativa: sostenere le donne, e soprattutto un progetto che contribuisca ad un cambio di mentalità nella direzione della valorizzazione delle donne, che «sono davvero il cuore della comunità».

«Il nostro contributo – ha  annunciato Passafaro — sarà quello di devolvere il 10 per cento dell’incasso della serata del 10 marzo in cui andrà in scena lo spettacolo Giovanni e Paolo gli antieroi, dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: Serata in cui avremo la presenza anche della mamma di Emanuela Loi, l’agente rimasta uccisa nell’attentato di via D’Amelio». (rcz)

 

CATANZARO – L’agricoltura come strumento di inclusione socio-lavorativa col progetto “Sgusciatə”

Si intitola Sgusciatə il progetto del Centro Calabrese di Solidarietà che, attraverso la promozione dell’agricoltura sostenibile e sociale, mira a garantire il benessere e la salute per tutti, con particolare attenzione alle fasce d’età più vulnerabili.

L’obiettivo principale è quello di avviare un allevamento di lumache, specie Helix Aspersa, in conformità con le norme di produzione biologica. Questo tipo di agricoltura, oltre a promuovere la sostenibilità ambientale, offre anche un’importante opportunità di inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati, contribuendo così alla riduzione del tasso di disoccupazione e alla lotta contro la povertà.

L’agricoltura diventa, così, uno strumento di inclusione socio-lavorativa, offrendo opportunità di integrazione per persone fragili e vulnerabili. Il percorso formativo offerto ai beneficiari del progetto sta consentendo loro, passo dopo passo, di acquisire competenze agricole di alto valore, facilitando il loro reinserimento nel mondo del lavoro e promuovendo la loro inclusione sociale e lavorativa.

Per il Progetto “Sgusciatə”, il Centro Calabrese di Solidarietà Ets si avvale della collaborazione della Cooperativa Eureka e di Confartigianato Imprese Calabria, che lavorano insieme per garantire il successo e la sostenibilità dell’iniziativa.

Attraverso un approccio partecipativo e condiviso, il Progetto “Sgusciatə”, si propone di diventare un modello replicabile e scalabile, in grado di generare un impatto positivo e duraturo sul territorio calabrese.

Il progetto – che iniziato da tempo, continua ad evolversi negli step principali con il coinvolgimento di 6 volontari e 8 beneficiari  – nasce nel contesto della realtà territoriale del catanzarese, caratterizzata da una generale condizione di povertà assoluta e da una crescente povertà relativa ed educativa, ed emerge come un’iniziativa fondamentale per offrire soluzioni concrete e innovative. Chi ha sofferto di disturbi patologici da dipendenza da sostanze o gioco d’azzardo ed è in fase di recupero difficilmente intravede una risoluzione alla sua condizione di svantaggio, dovendosi confrontare non solo con problemi strutturali relativi alle scarse possibilità occupazionali ma anche allo stigma che la dipendenza porta con sé.

Questo è quanto emerge anche dai questionari valutativi sottoposti agli ospiti e alle ospiti di Villa Emilia, la struttura accreditata del Centro Calabrese di Solidarietà Ets che ha lo scopo di assicurare trattamenti residenziali di recupero personale e di reinserimento socio-lavorativo a coloro che hanno raggiunto la condizione drug-free. Il reinserimento nel mondo del lavoro diventa un’esigenza prioritaria che può trovare risposta solo attraverso l’affrancamento da una condizione di dipendenza, scarsa autonomia e povertà, con un aiuto concreto nel momento della ripartenza. (rcz)

CATANZARO – Al via il progetto “Spread” per contrastare le dipendenze tra i giovani

Si chiama Spread (Strategie preventive a contrasto delle dipendenze comportamentali e d’abuso) del Centro Calabrese di Solidarietà Ets.

Si tratta di una iniziativa completa e innovativa volta a contrastare le dipendenze tra i giovani, coinvolgendo la comunità educante e promuovendo attivamente la prevenzione e il benessere nelle giovani generazioni negli 80 comuni della provincia di Catanzaro. Il progetto è finanziato dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento Politiche Antidroga per l’annualità 2022.

Il Centro Calabrese di Solidarietà Ets collaborerà con due partner di progetto: la Cooperativa sociale “Zarapoti” e l’Associazione Comunità Progetto Sud. Recentemente, presso la sede degli uffici amministrativi e della Presidenza del Centro, si è svolta una riunione operativa con la presenza del responsabile del progetto, il sociologo Andrea Barbuto, e dei referenti delle due associazioni partner: Aristide Anfosso e Barbara Trapasso per la Cooperativa “Zarapoti” e Roberto Gatto e Angela Murata per “Progetto Sud”. Presente all’incontro la presidente del Centro Calabrese di solidarietà Ets, Isolina Mantelli.

«L’obiettivo del progetto – ha spiegato Andrea Barbuto – è potenziare i fattori di protezione, offerte al target dei minori compresi tra 11 e 17 anni, come abilità sociali, personali, motivazionali e benessere psico-sociale, al fine di prevenire lo sviluppo di dipendenze comportamentali e dall’uso di sostanze. Cerchiamo di offrire un intervento pluridimensionale nei territori, coprendo la prevenzione educativa di tipo universale e mirato a soggetti a rischio o in trattamento. Le azioni inizieranno a marzo con l’ingresso nelle scuole, seguite da attività pianificate».

Per raggiungere questi obiettivi, il progetto Spread prevede diverse azioni suddivise in fasi chiave: si parte dall’implementazione di Attività Preventive attraverso la realizzazione di interventi di prevenzione universale, selettiva e indicata per contrastare dipendenze comportamentali e da sostanze stupefacenti nei territori della provincia di Catanzaro e negli istituti scolastici di primo e secondo grado aderenti. E quindi alla sensibilizzazione politica e istituzionale con il coinvolgimento del piano politico e istituzionale nella progettazione e programmazione dedicata al contrasto delle dipendenze nella fascia d’età scolare. Importante l’ampliamento della Rete Pubblico/Privata con il coinvolgimento di un’ampia rete di soggetti pubblici e privati a supporto della prevenzione, dell’alert precoce e della presa in carico dei giovani con problematiche di dipendenza.

La disseminazione di prassi preventive favorisce la diffusione di pratiche di prevenzione contro le dipendenze comportamentali e da sostanze nelle giovani generazioni nel comprensorio provinciale di Catanzaro. Altre azioni chiave del progetto sono: il potenziamento delle competenze di base e delle life skills degli studenti; il supporto e sostegno alle famiglie rispetto alle dinamiche relazionali con i figli e alle eventuali condotte d’abuso; il consolidamento della Comunità Educante grazie alla collaborazione tra enti pubblici, privato sociale, associazionismo e movimenti per implementare prassi contro le dipendenze nei territori.

«Il tema delle dipendenze emerge in modo evidente quando si verificano casi eclatanti. Invece è necessario discuterne, a partire dal confronto con i giovani nelle scuole – ha detto Roberto Gatto, responsabile dell’area di riabilitazione della comunità “Progetto Sud”–. Ci fa molto piacere lavorare insieme su questo progetto: dopo la pandemia, i disagi nelle scuole sono emersi in modo significativo, quindi intendiamo operare in questi contesti valorizzare e intervenire insieme agli studenti, affrontando temi che influenzano la loro vita quotidiana».

Per Angela Muraca «questo non è solo un progetto di prevenzione e informazione, ma mira a valorizzare le capacità e le risorse degli studenti all’interno della scuola”. Barbara Trapasso, educatrice della cooperativa “Zarapoti”, aggiunge: “Siamo lieti di partecipare insieme agli altri enti accreditati. Siamo pronti a rispondere direttamente sul territorio, consentendo agli studenti e alla popolazione in generale di contattarci direttamente nei vari luoghi, in questo caso».

«L’attenzione – ha aggiunto Aristide Anfosso, sempre della Cooperativa Zarapoti – è focalizzata sulla prevenzione diretta sul territorio per avere un contatto quotidiano con l’utenza».

La presidente Mantelli ha voluto evidenziare «l’importanza di essere insieme per fornire risposte a chi ne ha bisogno –. È necessario affrontare il problema della tossicodipendenza a livello nazionale».

«La speranza – ha concluso Mantelli – è che si possa sviluppare una nuova legge sulla tossicodipendenza per l’Italia, specialmente dopo anni di silenzio sull’argomento e visto l’attuale incremento di diffusione delle sostanze e dei comportamenti di dipendenza». (rcz)

Col Centro Calabrese di Solidarietà si è parlato di uomini autori di violenza

Uomini autori di violenza, il comportamento cambia? è stato il titolo del convegno, svoltosi nei giorni scorsi a Catanzaro, organizzato dal Centro Calabrese di Solidarietà.

Uno spazio di ascolto e trattamento psico-educativo rivolto a uomini maltrattanti, è un servizio di cui non si parla molto, in cui gli uomini, consapevoli di mettere in atto comportamenti di prevaricazione ed abuso nelle relazioni d’intimità, hanno l’opportunità, attraverso strategie mirate e specifiche, di modificare i loro stili comportamentali violenti.

Nel 2016, ci ha pensato il Centro Calabrese di solidarietà Ets a creare uno “spazio” dove sviluppare un servizio che da un primo impatto può sembrare scomodo, ma che in realtà vuole dare la possibilità agli autori di violenza di seguire un programma di trattamento, non come alternativa alla sentenza di condanna, ma come misura aggiuntiva volta a prevenire futura violenza.

Si è parlato di questo nel corso dell’incontro, arricchito dagli interventi di Giusy Pino, assessore alle Politiche sociali – Comune di Catanzaro, Vincenzo Agosto, Presidente Ordine degli Avvocati; Francesco Iacopino, presidente Camera Penale “A. Cantafora”, Laura Antonini, Presidente Tribunale di Sorveglianza, Carmela Tedesco, consigliere Corte d’Appello Catanzaro.

Ad aprire i lavori la presidente del Centro Calabrese di solidarietà, Isolina Mantelli che questo servizio ha fortemente voluto, anche vincendo qualche resistenza.

«Si può ‘guarire’ dalla violenza? – si chiede la presidente Mantelli –. Quella dell’istituzione del servizio per uomini maltrattanti è stata davvero una sfida, perché abbiamo anche dovuto affrontare il rifiuto iniziale degli operatori e la repulsione generalizzata nella società verso coloro che commettono atti di violenza domestica. La difficoltà di istituire tale servizio è accentuata dalla mancanza di supporto regionale e dalla necessità di formazione esterna».

«Non potevamo non affrontare questa sfida – ha aggiunto – visto che siamo votati a lavorare con varie forme di fragilità, inclusa la tossicodipendenza, nonostante la difficoltà derivante dalla repulsione sociale associata a tali situazioni. Sono certa che  supereremo tutte le difficoltà: aiutare gli uomini maltrattanti richiede una profonda introspezione per comprendere la vera radice della violenza».

L’assessore al Welfare del Comune di Catanzaro, Giusy Pino, ha posto l’accento prima di tutto sull’importanza della collaborazione e dell’approccio integrato nella lotta contro la violenza di genere.

«Il Centro calabrese di solidarietà svolge un ruolo fondamentale in questo contesto, parliamo di un fenomeno complesso sia dal punto di vista sociale che strutturale – ha detto ancora Pino – è necessario affrontare le radici culturali della violenza. La legislazione che, in passato, giustificava alcuni comportamenti violenti degli uomini nei confronti delle donne: l’evoluzione culturale e legislativa che ha portato a interventi più mirati, non solo dopo la comunicazione della violenza, ma anche intervenendo preventivamente».

«Si deve intervenire nella matrice della violenza e il Centro calabrese di solidarietà ha gli strumenti essenziali per bloccare il ciclo di abuso. Solo il 10% degli uomini che frequentano questi centri – ha spiegato – lo fa spontaneamente, mentre il resto viene indirizzato da professionisti o autorità. È fondamentale sostenere questi Centro per portare avanti politiche integrate e nel contribuire a un cambiamento culturale nella società».

Dopo i saluti del presidente dell’Ordine degli avvocati, Vincenzo Agosto è toccato alla responsabile del Centro Uomini Autori di Violenza entrare nel vivo della “mission”. Cristina Marino, pedagogista e responsabile del CUAV (Centro Uomini Autori di Violenza) ha spiegato nel dettaglio gli aspetti del servizio gestito dal Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro. Il CUAV, in precedenza sotto altri acronimi ma con lo stesso intento, si occupa da sempre di creare relazioni sane e sostenere la genitorialità lavorando con i maltrattanti, persone che scelgono consapevolmente di modificare le proprie modalità comportamentali, fornendo loro l’opportunità di andare incontro alle relazioni interpersonali in ambito familiare in modo sano.

Il percorso presso il CUAV si sostanzia in più step: si comincia con la valutazione di idoneità alla partecipazione al gruppo e con l’analisi di come si presenta l’uomo. Si prosegue, se ce ne sono i presupposti, con il contatto al partner, ed un’azione mirata ad informare la donna lesa da violenza dei sostegni a suo favore. Infine gli uomini vengono inseriti in un percorso psicoeducativo, della durata di almeno un anno.

All’interno di questo percorso, è presente anche un supporto di tipo legale, offerto dall’avvocato Pietro Marino, presente al dibattito con una personale testimonianza circa un caso vinto, da un caso di violenza familiare ad un percorso virtuoso. Marino parla di una “bugia bianca” con cui ha “spinto” un proprio cliente – un “maltrattante” – lungo questo percorso. Si parte da un successo professionale dell’avvocato che al termine del dibattimento imperniato su un’accusa di maltrattamenti familiari ottiene l’assoluzione dell’assistito. In coscienza sa che sentenza e verità non collimano esattamente.

E si chiede cosa sarebbe successo da lì in avanti in quel rapporto di coppia, in quella famiglia. Combattuto, si rivolge dapprima all’assistente spirituale e quindi al Centro calabrese di solidarietà: un lento ma costante progredire verso la presa in carico della violenza di genere ha portato ad un lieto fine nel rapporto familiare, anche se non è sempre così.

Sul tavolo, quindi, spunti e riflessioni che hanno animato confronto a più voci, arricchito da autorevoli interventi, a partire da quello del presidente della Camera Penale, a Francesco Iacopino.

«La sensazione è che il legislatore stia “lavorando a metà” – ha detto –. Non basta, a mio avviso, il solo atteggiamento repressivo, ma urge anche intervenire sul piano culturale e sociale. Non è, insomma, la sola penalità ciò di cui abbiamo bisogno», ha esordito sottolineando l’approccio “amputato” della legge. Iacopino, infatti,  ha criticato il sovradosaggio penale come soluzione inefficace al problema complesso della violenza domestica, evidenziando il rischio di “falsi positivi” e l’uso strumentale della legge, con il potenziale smarrimento di situazioni reali tra le denunce.

«La legge ha ampliato le misure di prevenzione e rafforzato l’arsenale repressivo, specialmente nella fase cautelare – ha detto ancora – mancano indicazioni chiare e risorse nella fase esecutiva e nella prevenzione culturale: servono investimenti economici in queste aree».

Il presidente della Camera penale ha, quindi, concluso con l’auspicio che la riforma consideri il cambio di paradigma necessario per affrontare il problema della violenza domestica in modo più efficace, promuovendo non solo l’aspetto punitivo ma anche interventi culturali e preventivi.

La Consigliera della Corte d’Appello, Carmela Tedesco, ha espresso preoccupazione per l’escalation quotidiana di violenza, sottolineando che il problema non riguarda solo la violenza contro le donne, ma coinvolge anche bambini e anziani. Pur riconoscendo la serietà del problema, sottolinea la necessità di un approccio basato sul cambiamento e sulla rieducazione degli autori di violenza.

Tedesco ha enfatizzato «l’importanza delle parole e del cambiamento di prospettiva, il punto di partenza deve essere considerare l’uomo non come intrinsecamente violento, ma come qualcuno che usa la violenza. Come operatrice del diritto, suggerisce che il focus non dovrebbe limitarsi solo a una sentenza di condanna, ma dovrebbe includere anche percorsi di cambiamento per gli autori di violenza. Critica l’ipertrofia penale e suggerisce l’importanza di intervenire sulla prevenzione e sulla rieducazione».

Serve, insomma, «un approccio maschile nella discussione sulla violenza contro le donne; è necessario trattare gli autori di violenza per ridurre il rischio di recidiva». Riflettendo sulla Convenzione di Istanbul, Tedesco sottolinea che il legislatore italiano si è concentrato principalmente sulla repressione, ma riconosce un cambiamento positivo nella legge 168 del 2023, che considera la prevenzione e il trattamento degli autori di reati maltrattanti. Sperando che la legge non rimanga inapplicata a causa della causa di invarianza finanziaria.

Infine, la presidente del tribunale di sorveglianza, Laura Antonini, ha evidenziato un aumento delle procedure legate a maltrattamenti in famiglia e ha discusso dell’importanza delle relazioni sociali e psicologiche nel valutare i casi, sottolineando la complessità della situazione quando si tratta di individui condannati per violenza di genere, con pene significative.

«Nonostante relazioni sociali dettagliate e approfondite, la proposta finale è spesso difficile da formulare, poiché molti di questi soggetti appaiono ancora pericolosi – ha detto ancora –. Il punto è che mancano le risorse a disposizione dello Stato, specialmente nei centri antiviolenza in Calabria, ma anche per la realizzazione di progetti: è importante agire con la formazione nelle scuole per creare individui maturi e consapevoli, famiglia e la scuola in questo processo hanno precise responsabilità».

E nell’esprimere preoccupazione per il periodo difficile che la società sta attraversando, la presidente Antonini ha concluso con sentito ringraziamento al Centro Calabrese di Solidarietà, considerandolo un segno di speranza. (rcz)

 

CATANZARO – Venerdì il confronto su “Uomini autori di violenza”

Venerdì 26 gennaio, a Catanzaro, alle 15.30, nella sala conferenze del Centro Polivalente “Maurizio Rossi”, si terrà il confronto sul tema Uomini autori di violenza, il comportamento cambia? organizzato dal Centro Calabrese di Solidarietà.

Il convegno partirà con i saluti istituzionale della presidente del Centro Calabrese di solidarietà, Isolina Mantelli; Giusy Pino, Assessore alle Politiche sociali – Comune di Catanzaro; Vincenzo Agosto; Presidente Ordine degli Avvocati; Donatella Soluri, Presidente Commissione Pari opportunità della Provincia di Catanzaro.

Seguiranno gli interventi di: Cristina Marino, Responsabile Servizio CUAV; Francesco Iacopino, Presidente Camera Penale “A. Cantafora”; Laura Antonini, Presidente Tribunale di Sorveglianza; Carmela Tedesco, Consigliere Corte d’Appello Catanzaro. Il confronto sarà arricchito dalla testimonianza dell’avvocato Pietro Marino. Modera i lavori la giornalista Maria Rita Galati.

Il Centro Calabrese di Solidarietà Ets, alla luce del lavoro svolto nell’ambito dello Spazio Famiglia, dopo aver registrato sempre più numerose richieste di intervento legate a fenomeni di violenza psicologica ed a volte anche fisica subite da donne nelle relazioni di intimità ed in virtù del lavoro nel contrasto alla violenza di genere, realizzato presso il Centro Antiviolenza e Casa Rifugio “Mondo Rosa”. Nel 2016, quindi, nasce lo spazio di ascolto e trattamento psico-educativo rivolto a uomini maltrattanti: un servizio in cui gli uomini, consapevoli di mettere in atto comportamenti di prevaricazione ed abuso nelle relazioni d’intimità, hanno l’opportunità, attraverso strategie mirate e specifiche, di modificare i loro stili comportamentali violenti.

Il servizio, quindi, vuole dare la possibilità agli autori di violenza di seguire un programma di trattamento, non come alternativa alla sentenza di condanna, ma come misura aggiuntiva volta a prevenire futura violenza.

Il percorso che ha portato all’avvio del servizio, le modalità e i diversi aspetti in cui si declina, saranno approfonditi nel corso del convegno di venerdì. (rcz)

CATANZARO – Al via il progetto “Yei – Youth Education Improvement”

Il progetto Yei – Youth Education Improvement, il progetto non profit promosso dal Centro Calabrese di Solidarietà Ets, è stato selezionato da UniCredit Foundation nell’ambito della “Call for Education 2023”.

Su un totale di 175 candidature ricevute, sono stati premiati 18 programmi a livello europeo, per un totale di circa 3.250.000 euro volti a sostenere le attività realizzate da organizzazioni non profit a favore degli studenti delle scuole secondarie (fascia di età 11-19 anni) in 10 diversi Paesi in cui UniCredit opera.

Attraverso questa iniziativa le banche del Gruppo UniCredit sono state invitate a individuare fino a cinque progetti sociali di eccellenza nei propri territori, incentrati sul contrasto all’abbandono scolastico, la promozione del percorso universitario e delle competenze necessarie a favorire l’accesso al mercato del lavoro.

Un Comitato di valutazione appositamente costituito ha poi selezionato le iniziative vincenti in 10 Paesi del Gruppo UniCredit: Austria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Germania, Italia, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.

Il progetto “Yei! – Youth Education Improvement” del Centro Calabrese di solidarietà Ets è rivolto a 100 studenti della scuola primaria 12-14 anni, 100 studenti della scuola secondaria 15-18 anni, 70 famiglie in condizioni di disagio e 50 insegnanti in diverse città della Calabria.

Yei! è un progetto sperimentale che prevede anche il coinvolgimento dell’Ufficio Scolastico Regionale. L’obiettivo è quello di creare un partenariato regionale tra changemaker (vale a dire “chi vuole agire il cambiamento per il bene comune”) nel campo dell’istruzione, sviluppando un modello innovativo volto a ridurre il numero di NEET e di abbandoni scolastici.

L’associazione ha previsto un bando per le scuole al fine di individuare le 10 partecipanti al progetto. Quelle selezionate vinceranno un premio di mille euro, saranno ufficialmente coinvolte nella rete YEI! e ospiteranno uno dei 10 centri pilota contro lo svantaggio educativo.

In questi centri pilota gli studenti a rischio di abbandono riceveranno un tipo di supporto innovativo attraverso focus group guidati dagli studenti e la supervisione degli insegnanti. Sono previsti, infine,  anche programmi estivi di orientamento scolastico e professionale, con stage di due mesi per studenti di 18-19 anni nei settori dell’informatica, dei servizi sociali, dell’assistenza sanitaria o legale. (rcz)

CATANZARO – Presentato l’evento “Insieme per il Centro calabrese di solidarietà Ets”

È stato presentato l’evento Insieme per il Centro calabrese di solidarietà est, organizzato dal Settore Fundraising del Centro Calabrese di Solidarietà Ets e in programma il 9 novembre al Teatro Comunale di Catanzaro.

A illustrare l’evento sono stati Pippo Capellupo e Carmen Locandro, componenti del direttivo dell’Ente del terzo settore che opera nel campo del disagio e dell’emarginazione giovanile – attraverso l’accoglienza, il prendersi cura e l’attivazione di azioni di reinserimento sociale di soggetti svantaggiati.

Il divertimento è assicurato con Enzo e Ivan Colacino che hanno dato la propria disponibilità allo spettacolo destinato ad una raccolta fondi che consentiranno di ristrutturare la scala di Villa Samuele, struttura accreditata del Centro Calabrese di Solidarietà Ets che opera con lo scopo di assicurare trattamenti per la disintossicazione e orientamento allo svolgimento di un progetto di recupero personale.

L’iniziativa è stata presentata questa mattina nella sala conferenze del WorkArt del Teatro Comunale, alla presenza oltre che di Capellupo e Locandro, degli artisti Enzo ed Ivan Colacino, e del direttore artistico del Teatro Comunale, Francesco Passafaro.

La filosofia del Settore Fundraising attiva da novembre 2022 con grande entusiasmo va ben oltre il concetto di “raccogliere fondi”: si tratta di coltivare, far crescere e sviluppare le risorse necessarie alla realizzazione di un progetto sociale, puntando anche al coinvolgimento delle persone che implementano le singole attività, siano esse volontari o dipendenti dell’organizzazione, e soprattutto i “donatori” che sono chiamati a diventare parte attiva nella declinazione progettuale di questo percorso di sviluppo.

«Sessantasei gradini. Sono quelli di una scala percorsa più volte al giorno circa 4 mila tra uomini e donne che si sono succeduti nei 37 anni di attività del nostro centro – spiega Capellupo – ogni nome racconta la storia degli ospiti di Villa Samuele. Sessantasei passi in salita nella battaglia quotidiana contro le fragilità e le insicurezze, ma nello stesso tempo nella discesa che conduce alla rinascita. Una scala che rappresenta un ponte tra il passato e il futuro della seconda possibilità, in percorso anche difficile da compiere ma che non si compie mai in solitudine. Per questo è importante esserci: stiamo insieme per divertirci ma anche per riflettere e realizzare qualcosa di duraturo per una struttura che dà tanto al territorio e alla sua comunità».

«Il terzo appuntamento arriva dopo il riuscito evento dello scorso 4 dicembre 2022 – un emozionante spettacolo destinato alla raccolta fondi da destinare al centro antiviolenza e casa rifugio “Mondo Rosa” che nel 2022 ha festeggiato i dieci anni di attività – e il secondo appuntamento del 17 maggio scorso organizzato per festeggiare il 37 anni dell’Ente del terzo settore – spiega invece Carmen Locandro –. In questa occasione avremo con noi un ospite speciale che saprà toccare le corde più profonde si tratta di Stefano Malfatti, direttore comunicazione e raccolta fondi Istituto Serafico di Assisi e presidente del Festival del Fundraising, che abbiamo conosciuto proprio al festival, appuntamento a cui il Centro calabrese è presente da diversi anni».

Enzo e Ivan Colacino hanno sottolineato l’importanza di eventi finalizzati a sostenere il meritorio operato di Enti come il Centro Calabrese di solidarietà.

«Vogliamo richiamare l’attenzione del contributo che siamo chiamati a dare a chi fa del bene quotidianamente sul nostro territorio – hanno affermato – partendo dallo stare insieme e dal divertimento, come occasione anche di riflessione e di opportunità di dare una mano: di aiutare ad aiutare». (rcz)

CATANZARO – Al via corso di formazione della Casa Rifugio “Mondo Rosa”

Ha preso il via, a Catanzaro, il corso di formazione organizzato dalla Casa Rifugio “Mondo Rosa” del Centro Calabrese di Solidarietà per offrire alle donne vittime di violenza strumenti per trovare un percorso lavorativo indipendente.

Con il saluto della presidente Isolina Mantelli e della referente del progetto Katia Vitale, alla presenza dell’estetista esperta Katya Squillacioti, è iniziato il corso finalizzato a far apprendere l’esecuzione professionale di una perfetta manicure estetica e pedicure, propedeutico anche all’apprendimento della tecnica del semipermanente.

Il corso è organizzato nell’ambito del progetto “Diamoci una mano”, dalla Casa Rifugio “Mondo Rosa” del Centro Calabrese di solidarietà: l’obiettivo dell’iniziativa è quello di offrire alle donne che parteciperanno gli strumenti necessari ad individuare un percorso lavorativo che le renda e indipendenti e sicure di sé. Perché le donne che sono state vittime di violenza, fisica e psicologica, hanno bisogno di ritrovarsi accolte e comprese, di andare oltre il vissuto emotivo correlato al senso di impotenza e fragilità, per trovare la prospettiva di futuro.

Il progetto, che ha una durata di 12 mesi, quindi ha l’obiettivo specifico di favorire l’empowerment economico e sociale attraverso il rafforzamento delle competenze professionali, diminuendo così l’insicurezza personale e occupazionale e favorendone l’integrazione nella società civile delle beneficiarie svantaggiate.

Il progetto è finanziato dalla Regione Calabria, grazie alla ripartizione delle risorse del “fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, DPCM 16.11.2021”.

Le allieve hanno iniziato a ricevere nozioni teoriche, quali l’anatomia della mano e la fisiologia e patologie delle unghie, per poi passare alla parte pratica dove andranno a realizzare in modo professionale i trattamenti, partendo dal taglio e limatura dell’unghia fino all’applicazione dello smalto.

Al termine del corso le allieve saranno in grado di realizzare la manicure idonea alla forma della mano e dell’unghia della cliente, rimuovere dove serve le antiestetiche cuticole ma soprattutto anche riconoscere eventuali patologie dell’unghia potendo così sapere se la cliente può essere trattata o se le si deve consigliare una visita medica specialistica”. (rcz)

CATANZARO – Istruzione di qualità, concluso il progetto Pa.O.La del Centro Calabrese di Solidarietà

Si è concluso, a Catanzaro, il progetto Pa.O.La. – Pari opportunità lavoro, del Centro Calabrese di Solidarietà e finanziato dal Fondo beneficenza Intesa San Paolo.

Ѐ stato un percorso difficile ed entusiasmante. Difficile per il coraggio che ha comportato rimettersi in gioco per raggiungere un obiettivo che ha il sapore della libertà e del riscatto. Entusiasmante per la passione e l’impegno, il combinato disposto che ha consentito a nove donne di riconquistare uno spazio di autonomia. Un percorso durato 12 mesi –mille ore di formazione, 550 ore in aula e 450 di tirocinio presso i servizi socio-sanitari – nel corso del quale hanno trovato il sostegno e i sorrisi dei docenti e degli operatori del Centro calabrese di solidarietà.

Il progetto è stato realizzato in coerenza con l’agenda 2030 delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile: ha voluto incidere sulla situazione delle donne calabresi, in particolar modo, inglobando due obiettivi dell’Agenda: l’Obiettivo 4 (che prevede di garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti) e l’Obiettivo 5 (che si pone l’intento raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze).

Nove donne che hanno studiato e si sono impegnate, nelle migliori condizioni possibili tanto che mentre seguivano il corso, i propri bambini giocavano tranquilli nelle stanze appositamente adibite nella sede del Centro calabrese di solidarietà con operatori ad hoc che li hanno seguiti in questo nido speciale.

Anche quando hanno dovuto svolgere il tirocinio in tre strutture: Karol Betania Strutture Sanitarie Srl; Fondazione Betania Onlus; Fondazione Oasi Padre Pio (che ha ospitato una sola tirocinante per il solo ambito sociale).

L’esame finale per il conseguimento dell’attestato di qualifica di Operatore Socio-Sanitario si è articolato su due giorni, gli scorsi 17 e 18 luglio scorsi, ed è stato costituito da una prova orale sulle materie oggetto della formazione teorica da una prova pratica consistente in una simulazione di un processo assistenziale di competenza.

Tutte e nove le allieve sono risultate idonee. Un ringraziamento particolare la responsabile del Centro studi del centro Calabrese e responsabile del progetto, Katia Vitale, lo ha voluto rivolgere membri della commissione: Giuseppe Varacalli (presidente) in qualità di rappresentante del Dipartimento regionale Tutela della Salute e Politiche Sanitarie; Roberto Attanasio in qualità di rappresentante del Dipartimento regionale Politiche Sociali, Lavoro, Formazione professionale; Gianfranco Merando in qualità di direttore del corso; Giacomo Rotella in qualità di docente; e Giuseppina Iervasi in qualità di docente. (rcz)

CATANZARO – Il progetto “EmpowHer” del Centro Calabrese di Solidarietà

Si chiama EmpowHer il progetto realizzato dal Centro Antiviolenza Mondo Rosa del Centro Calabrese di Solidarietà e finanziato dalla Regione Calabria per proteggere le donne che hanno subìto violenza e sono a rischio molestie nella regione.

Nella nostra regione, infatti, le donne sono spesso discriminare, con minori opportunità di accesso al mondo del lavoro e alle istituzioni. E, spesso, vittime di violenze. Il numero di vittime in Calabria non registra picchi particolarmente significativi rispetto alla media nazionale, ciò che preoccupa sono i cosiddetti “reati spia”, quelli cioè che possono preludere a un epilogo ancora più drammatico, come molestie, violenza economica, violenza psicologica. Ma non sempre si denuncia, nonostante esistano ormai da anni strutture di supporto come Mondo Rosa. Perché? La ragione sta nella difficoltà percepita dalla donna nell’avere una credibilità agli occhi delle istituzioni principali: si rischia dunque una vittimizzazione secondaria che se da un lato incide negativamente sulla sicurezza personale di coloro che denunciano, dall’altra alimenta un clima di sfiducia che scoraggia le vittime.

Ma quello che preoccupa in Calabria, oltre ai casi di violenza diretta e la situazione lavorativa delle donne, in particolare la riduzione dell’occupazione provocata dalla pandemia ha infatti riguardato principalmente la fascia di lavoratori di età compresa tra 15 e 29 anni e la componente femminile. Secondo quanto riportato nel Documento di indirizzo strategico regionale per l‘avvio della programmazione 2021-2027 «la Calabria esprime un tasso di occupazione del 31%, di oltre 30 punti inferiori alla media europea».

Appare evidente come i servizi del Centro antiviolenza “Mondo Rosa” (e le professioniste che vi operano all’interno) abbiano a un ruolo fondamentale nella lotta alia violenza alle donne, in termini di sostegno, sensibilizzazione e advocacy. La metodologia che connota il Centro Antiviolenza – anche in questo progetto – si basa sulla convinzione che l‘aiuto fornito alla donna non debba essere di tipo assistenziale.

Sulla base di tali assunti, il progetto prevede le seguenti attività: ascolto Telefonico, colloqui di prima accoglienza; sostegno psicologico; orientamento all’inserimento sociale e lavorativo. Attività svolte dalle professioniste specializzate di “Mondo Rosa” che accolgono e ascoltano, seguono e affiancano le donne per “tirare fuori il potenziale” che c’è, esiste e vive nelle anime belle ferite dalla violenza. (rcz)