Domani sera, a Catona, alle 21.15, all’Arena Alberto Neri, in scena Storia di una Capinera di Giovanni Verga con Nadia De Luca e la regia di Rosario Minardi.
Lo spettacolo rientra nell’ambito della 36esima edizione di Catonateatro, con la direzione artistica di Lillo Chilà.
Quando Giovanni Verga vide una piccola capinera, rinchiusa in gabbia, lasciarsi morire per aver perduto la sua libertà, trasse ispirazione per raccontare la propria “storia di una capinera” che sarà presentata, nel riadattamento teatrale di Rosario Minardi, il 3 agosto nell’ambito del Festival Catonateatro.
Maria, giovane novizia, come un uccellino ferito si vede privata della sua vita e della sua libertà, quando, allontanatasi momentaneamente dal convento a causa di un’epidemia di colera, assapora l’amore verso l’amico di famiglia Nino e per questo motivo viene costretta dalla sua matrigna a tornare tra le sue consorelle e a prendere i voti. Morirà pazza nei sotterranei del convento, dopo il tocco freddo di quelle forbici che le recisero i capelli, con quell’amore in corpo per il suo Nino, che avrà già sposato sua sorella Giuditta, sempre per volere dell’algida matrigna.
“Storia di una capinera” è un romanzo che si snoda nelle lettere che Maria indirizza all’amica fidata Marianna, dove racconta la scoperta di questi suoi nuovi sentimenti per Nino e tutto il suo dolore per aver dovuto rinunciare alla vita. Nella trasposizione teatrale, la scansione epistolare tra le due diventa azione scenica con personaggi che prendono vita e si muovono all’interno della narrazione e intorno alla protagonista.
E’ a tutti gli effetti una denuncia alla condizione delle donne nella società siciliana dell’800, dove dignità e libertà venivano regolarmente calpestate in un contesto familiare che imponeva loro ogni scelta di vita. Restrizioni che riscontriamo in vicissitudini del nostro tempo che ne dettano la contemporaneità dell’opera. (rrc)