di SANTO STRATI – Calato il sipario sul Salone del Libro di Torino (148mila presenze!), si può tentare un bilancio della presenza della Regione Calabria che, quest’anno più che mai, ha puntato alla valorizzazione dei suoi autori più rappresentativi. Il bilancio, a nostro modesto avviso, appare largamente positivo, soprattutto per la magnifica reunion degli scrittori di origine calabrese che hanno ridisegnato il panorama nazionale con una presenza particolarmente apprezzata. A testimonianza di ciò il bel documentario di Marcello Villari, diretto da Mario Canale, Dopo il silenzio, dove il silenzio è riferito al vuoto che per molti anni ha caratterizzato la produzione letteraria calabrese. Dopo i grandi Corrado Alvaro, Saverio Strati, Mario La Cava, Fortunato Seminara, c’era stato solo “silenzio” dalla Calabria, in campo letterario, un’inspiegabile – e insopportabile – vacatio che la regione, ma anche tutto il Mezzogiorno, non meritavano. E sono venuti fuori Carmine Abate, Gioacchino Criaco, Mimmo Gangemi, Annarosa Macrì, Domenico Dara, Enzo Romeo, Santo Gioffrè, Olimpio Talarico, Filippo Veltri e tanti altri di cui diamo spesso notizia nelle pagine di Calabria.Live.
Il documentario è nato per caso, dopo l’incontro in Aspromonte dello scorso anno quando si sono ritrovati a parlare di Calabria e calabresi scrittori, registi, intellettuali. Una magnifica idea per far parlare di Calabria, di letteratura, di cultura. Un incontro che, come annunciato proprio al Salone di Torino, farà il bis quest’anno a luglio. L’incontro a tema Dalla rappresentazione alla narrazione della Calabria al quale hanno partecipato tutti gli scrittori calabresi presenti al Salone (peccato per l’assenza della reggina Rosella Postorino), con la partecipazione dell’assessore regionale alla Cultura Maria Francesca Corigliano, è stato il momento clou della presenza calabrese al Salone. Un dibattito a più voci, vivace e con prese di posizione dei singoli proprio sulla “narrazione” in Calabria o della Calabria: i temi della narrazione possono (devono) anche andare oltre il territorio, giusto, ma chi meglio di un calabrese può raccontare le universali storie del popolo calabrese? Criaco ha difeso la sua scelta ideologica di narrare “in Calabria”, Annarosa Macrì ha sostenuto che bisogna uscire dal territorio. Un dibattito che andrà ripreso, coinvolgendo anche i lettori, che, comunque, hanno affollato con molto interesse e particolare attenzione lo stand del padiglione Oval.
La Calabria era in ottima compagnia nel nuovo padiglione: il Salone del Libro è sì una gigantesca libreria dove va a comprare libri il 90% di coloro che non mettono mai piede in libreria (sic), ma è in realtà una meravigliosa macchina da guerra culturale che produce attenzione e suscita interesse, soprattutto nei più giovani. Il libro è il veicolo principale della cultura, ma in Italia (ancora peggio in Calabria) si legge pochissimo rispetto all’Europa, perché manca l’educazione alla lettura. I 1200 incontri con gli autori, dai più famosi e gettonati ai misconosciuti ed esordienti, che il Salone ha offerto in cinque giorni sono stati l’occasione per avvicinare pubblico (lettori) e autori, aspiranti lettori e produzione libraria. Un modello che dovrebbe venire ripreso anche in Calabria e già ci sono validi esempi da prendere in considerazione: da Vibo con Leggere e Scrivere (promosso dal sistema bibliotecario vibonese guidato con encomiabile passione da Gilberto Floriani e Maria Teresa Marzano) a Taurianova che proprio questo venerdì presenta il suo Taurianova legge, una fiera-laboratorio che vuole coinvolgere nella Piana il maggior numero di “futuri” lettori.
L’attenzione per i giovani, proprio in Calabria, dev’essere altissima: le iniziative di cultura sono quelle che potranno segnare davvero il cambiamento. Il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, pur se febbricitante, non ha voluto mancare al Salone. La sua presenza nello stand assume un significato preciso, l’impegno che l’assemblea regionale vuole prendere nei confronti della cultura e della sua diffusione. Sono tanti i campi in cui ci si può muovere, a partire dalla realizzazione di una grande e accurata bibliografia calabrese, al servizio di tutti. Un servizio che il Polo Culturale Mattia Preti, come abbiamo scritto qualche mese fa, potrebbe gestire offrendo interessanti opportunità di lavoro a tanti giovani laureati calabresi, valorizzando risorse e stimolando nuovi interessi verso la produzione letteraria calabrese.
Secondo il presidente Irto il Salone di Torino è un «appuntamento di rilevanza internazionale ed è un piacere riscontrare che in questo straordinario caleidoscopio culturale che si dispiega nei 63mila quadri del Lingotto con oltre 1200 incontri, la Calabria è presente con la sua consistente produzione narrativa e saggistica». Il presidente ha voluto ringraziare gli editori calabresi: «Sono tanti, ingegnosi e coraggiosi. A loro voglio rivolgere i miei complimenti per l’importante lavoro che svolgono. Il fatto che il Censis nel 52mo Rapporto (2018) sulla situazione sociale del Paese, segnali, oltre alla frattura generazionale nei consumi mediatici, che i lettori di libri continuano a diminuire, sottolineando che se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto al 2017) senza peraltro che gli e-book riescano a compensare la riduzione, illustra una condizione difficile che deve preoccupare tutti. Se vogliamo governare la fase di transizione che il Paese e l’Europa attraversano, avviando una nuova stagione d’impegno civile all’insegna dei valori della civiltà occidentale, il contributo degli intellettuali, specie nel Mezzogiorno, è decisivo. La cultura deve essere il bastione di resistenza al linguaggio della violenza e alla dissoluzione del bene comune che i mutamenti in atto minacciano. Un pezzo del processo di riscatto e di salvaguardia del Progetto Europeo che affossare sarebbe pura follia. La visione giusta, che si avverte al Salone del Libro, che opportunamente riserva grande attenzione all’identità culturale europea, è un’Europa dei popoli che si fa carico dei problemi dei cittadini e non scarica sugli ultimi le conseguenze della crisi, ma che, anzi, dai mari del Nord al Mediterraneo rigetta l’egoismo e la concezione per cui il diverso va considerato come nemico. La Calabria, terra di emigrazione e alle prese con decine di contraddizioni, ha bisogno che le sue classi dirigenti con i ‘saperi’ diffusi sul territorio, si muovano assieme, consapevoli del forte contributo che possiamo dare grazie alla nostra plurimillenaria storia, in vista dell’irrobustimento dell’Unione e per perseguire non obiettivi strumentali e demagogici, ma il bene comune». (s)
Nella foto di copertina: il forum degli scrittori calabresi allo stand della Regione Calabria a Torino