Il 17 novembre 2020 si è riunita la Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati per discutere del disegno di legge recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della Calabria. In questa sede, Andrea Urbani, direttore generale della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, ha dichiarato che il risultato economico attuale della sanità calabrese registra un disavanzo di 221,57 milioni di euro nel 2019 e che, dopo le coperture, il deficit residuo non coperto ammonta a circa 160 milioni di euro. Questo valore, tuttavia, non è ancora definitivo in quanto non sono pervenuti al Ministero i bilanci di alcune Aziende Sanitarie.
Come riportato da diversi organi di stampa regionali, a conclusione della riunione del tavolo di monitoraggio interministeriale sull’attuazione del Piano di rientro (Tavolo Adduce), ad ottobre 2020 è stato “certificato” un disavanzo di 225,42 milioni che sarà parzialmente coperto per 106,62 milioni. Il residuo negativo, pertanto, ammonta a 118,8 milioni di euro a cui va aggiunta la perdita portata a nuovo dell’anno 2018 che – come emerge dal verbale della riunione – sarebbe pari a 41,8 milioni. La somma del deficit netto 2019 e del residuo da coprire del 2018 ammonta a 160,61 milioni di euro.
La copertura del deficit pari 106,62 milioni di euro deriva dal gettito delle aliquote fiscali massimizzate derivanti da IRPEF e IRAP (98,06 milioni di euro) e dal conferimento di 8,56 milioni di euro a titolo di quota sociale delle prestazioni socio-sanitarie presente sul Bilancio regionale.
Se l’ammontare e la natura della copertura (a carico dei cittadini calabresi) del deficit siano apparentemente consolidati, entrambi i dati sul deficit 2019 e sulla perdita netta dell’anno precedente sono rappresentati in misura sostanzialmente differente in documenti e dichiarazioni recanti date molto ravvicinate.
Questo può certamente dipendere dal fatto che, di là dall’aver ottenuto parere favorevole da parte dei revisori, vengono esposti ed aggiornati i risultati dei bilanci delle aziende sanitare/ospedaliere che possono far aumentare o ridurre il deficit complessivo. Rispetto alle risultanze di ottobre (disavanzo del 2019 pari a 225,42 milioni) il deficit (sempre 2019) sarebbe pari a 221,56 milioni. Sulla perdita portata a nuovo del 2018, tuttavia, rileviamo una sostanziale differenza rispetto a quanto pubblicato nell’ultimo rapporto di monitoraggio della spesa sanitaria (Ministero dell’Economia delle Finanze) di agosto 2020.
Nel report, infatti, il valore della perdita portata “a nuovo”, cioè quella non coperta da maggiori tasse, da aggiungere al deficit netto dell’anno successivo, è pari a 57,22 milioni di euro. Dall’esito del Tavolo Adduce di ottobre, invece, tale perdita ammonterebbe a 41,8 milioni. La differenza è di 15,42 milioni di euro.
Sempre in base ai dati dell’ultimo rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria, in riferimento al IV trimestre 2019 la Calabria registra un disavanzo certificato di 116,7 milioni di euro che rappresentano il 10% del disavanzo sanitario italiano (1,1 miliardi di euro circa). Tale valore – come già rilevato – differisce di oltre 100 milioni di euro rispetto al dato esposto dal DG Urbani a novembre 2020. Tale differenza sarebbe ascrivibile all’esposizione nel bilancio di esercizio del 2019 dell’Azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro di una perdita di esercizio di 101,78 milioni di euro.
Nonostante il grande clamore mediatico, prevalentemente determinato dalle dichiarazioni pubbliche dei principali attori coinvolti nella gestione della sanità regionale, la Calabria non è l’unica regione a registrare un deficit nei conti della Sanità.
Le regioni che, in base ai dati del IV trimestre 2019 (Fonte MEF), presentano un elevato disavanzo corrente sono la Provincia autonoma di Bolzano (-264 milioni), la Sardegna (-206,6 milioni), la Provincia autonoma di Trento (-184,4 milioni) e il Friuli-Venezia Giulia (-143,3 milioni). Il deficit di queste 4 regioni (tutte a statuto speciale) contabilizza circa il 72% dell’intero deficit sanitario nazionale.
Nel 2010, anno in cui è iniziato il commissariamento della sanità in Calabria, la regione aveva un disavanzo di 187,5 milioni di euro che, fino al 2013, è tendenzialmente migliorato, passando da 110,4 milioni nel 2011 a 70,7 nel 2012, fino a 33,9 milioni di disavanzo nel 2013. Dal 2014, invece, il trend è nuovamente peggiorato e il disavanzo è salito a 65.7 milioni nel 2014, per poi scendere a 58.5 nel 2015 e risalire rapidamente: 99,4 nel 2016, 101,5 nel 2017 fino a raggiungere il picco di 213,3 milioni di deficit nel 2018. Quest’ultimo disavanzo è stato parzialmente coperto tramite il conferimento delle aliquote fiscali preordinate dal Piano di rientro per oltre 98 milioni di euro, dagli oneri della quota sociale (8,6 milioni di euro) e da ulteriori coperture di 48,76 milioni di euro derivanti dall’innalzamento delle aliquote “addizionali” Irpef e Irap. La quota non coperta, 57,22 milioni di euro alimenterà il disavanzo netto del 2019 (Fonte MEF).
Diversamente dalla Calabria, la Regione Lazio – che partiva da una situazione ancora più drammatica – è uscito dal Commissariamento nel 2020 chiudendo il IV trimestre con un residuo positivo di 55.6 milioni di euro, a fronte di un disavanzo lordo di oltre 770 milioni del 2011.
Ad oggi, pertanto, non è ancora chiaro e definitivo l’ammontare del disavanzo della sanità regionale in Calabria registrato nel 2019. Il prossimo commissario ad acta della Sanità calabrese potrebbe trovarsi a gestire un deficit che oscilla (al netto di ulteriori disavanzi che potrebbero emergere dai bilanci delle ASP ed in particolare dal bilancio dell’ASP di Reggio Calabria) tra i 160 e i 175 milioni di euro che andrà sommato algebricamente al risultato della gestione del servizio sanitario dell’anno 2020.
[Courtesy OpenCalabria]