FONDI UE DI SVILUPPO REGIONALE 2014/20
IN CALABRIA 2270 PROGETTI PER 1,68 MLD

di GIORGIA MARINUZZI e WALTER TORTORELLA – I recenti dati OpenCoesione sullo stato di avanzamento dei Fondi UE al 31 dicembre 2020 fotografano un FESR composto da circa 106mila progetti del valore, in termini di costi rendicontabili, di circa 30 miliardi di euro. Il presente articolo offre una panoramica sulla distribuzione di tali risorse per tema d’intervento e beneficiario, con un approfondimento sul POR Calabria 2014-2020.

I temi di intervento Con l’avvicinarsi della chiusura del ciclo di programmazione 2014-2020, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale è riuscito ad alimentare circa 106mila progetti, di cui 105.405 con un singolo beneficiario. Si tratta di un grande balzo in avanti rispetto al semestre precedente dal momento che i finanziamenti hanno interessato il 48% in più delle operazioni registrate a giugno 2020.

Sul fronte degli importi la variazione è stata più contenuta, con un +14% rispetto al primo semestre dell’anno: i costi rendicontabili di dicembre 2020 ammontano infatti a oltre 29,8 miliardi di euro, di cui la fetta più ampia, ossia il 33,8%, è destinata alla ricerca e all’innovazione. Segue il settore dei trasporti, con il 17,8% delle risorse e quello relativo alla tutela ambientale, con il 10,6% delle somme (Tabella 1).

Un’ampia differenza tra temi d’intervento si rileva in base alla taglia finanziaria media delle operazioni: si va infatti dai circa 70mila euro di costi ammessi per progetti volti a migliorare la competitività delle imprese, agli oltre 12 milioni di euro nel campo della mobilità (Figura 1).

Meno variabile l’avanzamento rendicontabile, dato dal rapporto tra pagamenti e costi ammessi, che per l’intero Fondo si attesta al 47%, con il picco del 55% registrato proprio per il settore d’intervento in cui i finanziamenti sono più cospicui, ossia la ricerca.

I progetti Fesr 2014-2020

 

Taglia finanziaria media dei progetti FESR

I beneficiari Gli operatori privati e le imprese sono il primo soggetto beneficiario del FESR in Italia, con il 65% degli interventi e il 47% delle risorse assegnate (Figura 2). I secondi beneficiari, lato importi, sono i comuni (14,9%), seguiti dalle regioni (13,3%).

I beneficiari privati intervengono per oltre la metà degli importi assegnati nel campo della ricerca e dell’innovazione (55%) e per circa un quarto (23%) nel settore dei trasporti. Cambiano le priorità per i comuni, che invece utilizzano il FESR soprattutto per azioni legate alla tutela ambientale (29% degli importi di cui sono beneficiari) e all’efficientamento energetico (17%). Infine, le regioni, il terzo soggetto beneficiario lato finanziamenti, conferma il tema ambientale come prioritario (23% dei costi), insieme ai trasporti e al rafforzamento della capacità della PA (17% e 16% rispettivamente).

Tabella progetti e costi FESR 2014-2020

Il FESR in Calabria Nella programmazione 2014-2020 della politica di coesione, in Calabria si è optato per un Programma Operativo Regionale plurifondo, ossia riferito al FESR e al Fondo Sociale Europeo. Riguardo al FESR i progetti finanziati al 31.12.2020 sono 2.270 del valore di oltre 1,68 miliardi di euro, il 12% dei costi POR nelle c.d. regioni meno sviluppate (RMS). Lo stato di avanzamento dei progetti calabresi è pari al 53%, un dato superiore di esattamente 10 punti percentuali rispetto alla media delle RMS.

In Calabria, la maggior parte delle risorse FESR (Tabella 2) è impiegata sui temi mobilità e ambiente (rispettivamente il 34 e il 30% dei costi rendicontabili). In particolare, nell’ambito dei trasporti si parla di grandi progetti, di importo medio pari a 17 milioni di euro. Diversamente da quanto accade nel contesto nazionale, gli operatori privati e le imprese sono beneficiari nel POR Calabria, lato FESR, solo del 16% delle risorse (al pari dei comuni), nonostante attuino il maggior numero di interventi (39%, Figura 3). La maggior parte dei finanziamenti è infatti gestita direttamente dalla Regione, con circa 800 milioni di euro (il 47% degli importi) per 313 progetti (il 14% del totale).

Tabella die progetti POR Calabria 2014-2020

Tabella tipologia dei progetti

 

L’anima del Programma ormai sembra essere definita sia per tipologie di interventi, sia per categorie di beneficiari, ora bisogna solo apprestarsi a chiudere. Per il periodo 2014-2020 vale infatti la cosiddetta regola “n+3” (art. 136 del Regolamento CE 1303/2013), secondo la quale le certificazioni alla Commissione europea devono essere presentate entro e non oltre il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello dell’impegno nell’ambito del Programma Operativo. [courtesy OpenCalabria]

Gli autori:

Giorgia Marinuzzi

Economista, è ricercatrice presso il Dipartimento Studi Economia Territoriale dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL). Esperta di economia dello sviluppo e del territorio, coordina gruppi di ricerca e cura rapporti di analisi dell’Istituto. Per il periodo di programmazione comunitaria 2014-2020 rappresenta IFEL nei Comitati di Sorveglianza del PON “Città metropolitane”, del PON “Governance e capacità istituzionale”, del PON “Infrastrutture e reti”, nonché nel “Comitato con funzioni di sorveglianza e accompagnamento per l’attuazione dei PO 2014-2020”. É autrice di numerosi articoli in materia di fondi strutturali, gestioni associate comunali e partenariato pubblico privato. Nell’anno accademico 2015/2016 ha collaborato all’attività didattica integrativa del corso “Laboratorio di analisi dei dati statistici per l’economia”, presso l’Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze Politiche. Nel 2018 è stata docente nel Master “European funds manager: value chain per lo sviluppo territoriale”, presso la Link Campus University di Roma.

Walter Tortorella

Economista, è Capo Dipartimento Studi Economia Territoriale della Fondazione IFEL. Esperto di politiche pubbliche e sviluppo economico è stato Direttore del Centro Documentazione e Studi dei Comuni Italiani ANCI-IFEL, Direttore Ufficio Studi della Fondazione Cittalia ANCI Ricerche. È autore di numerosi articoli in materia di public management e politiche di sviluppo. Tra le sue pubblicazioni più recenti: “Partenariato Pubblico Privato e Project Finance”, Maggioli, 2017; “Finanziare la crescita” con Marco Nicolai, Rubbettino, 2016; “Politica di coesione e questione urbana”, Carocci editore, 2015; “Città metropolitane. La lunga attesa”, Marsilio, 2014.

DISAVANZO SANITÀ, LA PESANTE EREDITÀ
CHE RICADRÀ SUL FUTURO COMMISSARIO

Il 17 novembre 2020 si è riunita la Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati per discutere del disegno di legge recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della Calabria. In questa sede, Andrea Urbani, direttore generale della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, ha dichiarato che il risultato economico attuale della sanità calabrese registra un disavanzo di 221,57 milioni di euro nel 2019 e che, dopo le coperture, il deficit residuo non coperto ammonta a circa 160 milioni di euro. Questo valore, tuttavia, non è ancora definitivo in quanto non sono pervenuti al Ministero i bilanci di alcune Aziende Sanitarie.

Come riportato da diversi organi di stampa regionali, a conclusione della riunione del tavolo di monitoraggio interministeriale sull’attuazione del Piano di rientro (Tavolo Adduce), ad ottobre 2020 è stato “certificato” un disavanzo di 225,42 milioni che sarà parzialmente coperto per 106,62 milioni. Il residuo negativo, pertanto, ammonta a 118,8 milioni di euro a cui va aggiunta la perdita portata a nuovo dell’anno 2018 che – come emerge dal verbale della riunione – sarebbe pari a 41,8 milioni. La somma del deficit netto 2019 e del residuo da coprire del 2018 ammonta a 160,61 milioni di euro.

La copertura del deficit pari 106,62 milioni di euro deriva dal gettito delle aliquote fiscali massimizzate derivanti da IRPEF e IRAP (98,06 milioni di euro) e dal conferimento di 8,56 milioni di euro a titolo di quota sociale delle prestazioni socio-sanitarie presente sul Bilancio regionale.

Se l’ammontare e la natura della copertura (a carico dei cittadini calabresi) del deficit siano apparentemente consolidati, entrambi i dati sul deficit 2019 e sulla perdita netta dell’anno precedente sono rappresentati in misura sostanzialmente differente in documenti e dichiarazioni recanti date molto ravvicinate.

Questo può certamente dipendere dal fatto che, di là dall’aver ottenuto parere favorevole da parte dei revisori, vengono esposti ed aggiornati i risultati dei bilanci delle aziende sanitare/ospedaliere che possono far aumentare o ridurre il deficit complessivo. Rispetto alle risultanze di ottobre (disavanzo del 2019 pari a 225,42 milioni) il deficit (sempre 2019) sarebbe pari a 221,56 milioni. Sulla perdita portata a nuovo del 2018, tuttavia, rileviamo una sostanziale differenza rispetto a quanto pubblicato nell’ultimo rapporto di monitoraggio della spesa sanitaria (Ministero dell’Economia delle Finanze) di agosto 2020.

Nel report, infatti, il valore della perdita portata “a nuovo”, cioè quella non coperta da maggiori tasse, da aggiungere al deficit netto dell’anno successivo, è pari a 57,22 milioni di euro. Dall’esito del Tavolo Adduce di ottobre, invece, tale perdita ammonterebbe a 41,8 milioni. La differenza è di 15,42 milioni di euro.

Sempre in base ai dati dell’ultimo rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria, in riferimento al IV trimestre 2019 la Calabria registra un disavanzo certificato di 116,7 milioni di euro che rappresentano il 10% del disavanzo sanitario italiano (1,1 miliardi di euro circa). Tale valore – come già rilevato – differisce di oltre 100 milioni di euro rispetto al dato esposto dal DG Urbani a novembre 2020. Tale differenza sarebbe ascrivibile all’esposizione nel bilancio di esercizio del 2019 dell’Azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro di una perdita di esercizio di 101,78 milioni di euro.

Nonostante il grande clamore mediatico, prevalentemente determinato dalle dichiarazioni pubbliche dei principali attori coinvolti nella gestione della sanità regionale, la Calabria non è l’unica regione a registrare un deficit nei conti della Sanità.

Le regioni che, in base ai dati del IV trimestre 2019 (Fonte MEF), presentano un elevato disavanzo corrente sono la Provincia autonoma di Bolzano (-264 milioni), la Sardegna (-206,6 milioni), la Provincia autonoma di Trento (-184,4 milioni) e il Friuli-Venezia Giulia (-143,3 milioni). Il deficit di queste 4 regioni (tutte a statuto speciale) contabilizza circa il 72% dell’intero deficit sanitario nazionale.

Nel 2010, anno in cui è iniziato il commissariamento della sanità in Calabria, la regione aveva un disavanzo di 187,5 milioni di euro che, fino al 2013, è tendenzialmente migliorato, passando da 110,4 milioni nel 2011 a 70,7 nel 2012, fino a 33,9 milioni di disavanzo nel 2013. Dal 2014, invece, il trend è nuovamente peggiorato e il disavanzo è salito a 65.7 milioni nel 2014, per poi scendere a 58.5 nel 2015 e risalire rapidamente: 99,4 nel 2016, 101,5 nel 2017 fino a raggiungere il picco di 213,3 milioni di deficit nel 2018. Quest’ultimo disavanzo è stato parzialmente coperto tramite il conferimento delle aliquote fiscali preordinate dal Piano di rientro per oltre 98 milioni di euro, dagli oneri della quota sociale (8,6 milioni di euro) e da ulteriori coperture di 48,76 milioni di euro derivanti dall’innalzamento delle aliquote “addizionali” Irpef e Irap. La quota non coperta, 57,22 milioni di euro alimenterà il disavanzo netto del 2019 (Fonte MEF).

Diversamente dalla Calabria, la Regione Lazio – che partiva da una situazione ancora più drammatica – è uscito dal Commissariamento nel 2020 chiudendo il IV trimestre con un residuo positivo di 55.6 milioni di euro, a fronte di un disavanzo lordo di oltre 770 milioni del 2011.

Ad oggi, pertanto, non è ancora chiaro e definitivo l’ammontare del disavanzo della sanità regionale in Calabria registrato nel 2019. Il prossimo commissario ad acta della Sanità calabrese potrebbe trovarsi a gestire un deficit che oscilla (al netto di ulteriori disavanzi che potrebbero emergere dai bilanci delle ASP ed in particolare dal bilancio dell’ASP di Reggio Calabria) tra i 160 e i 175 milioni di euro che andrà sommato algebricamente al risultato della gestione del servizio sanitario dell’anno 2020.

[Courtesy OpenCalabria]

I numeri del Covid in Calabria: c’è ottimismo,
ma la proiezione sui contagiati richiede cautela

Quanti sono effettivamente i positivi al Coronavirus in Calabria? Secondo i dati del bollettino ufficiale diffusi dalla Regione Calabria i numeri si mantengono, per fortuna, abbastanza bassi, soprattutto in confronto ai drammatici dati delle cosiddette regioni “rosse”. Secondo uno studio di OpenCalabria, però, la stima sarebbe troppo modesta: la diffusione dell’epidemia potrebbe essere 6 volte più elevata rispetto al valore che si osserva e addirittura in provincia di Catanzaro 12 volte rispetto al valore osservato.

di GIUSEPPE DE BARTOLO

La diffusione dell’epidemia in Calabria potrebbe essere 6 volte più elevata rispetto al valore che si osserva e addirittura in provincia di Catanzaro 12 volte rispetto a valore osservato. Questa evidenza consiglierebbe molta cautela riguardo ai tempi e ai modi di riduzione delle misure di confinamento e di chiusura che fino ad oggi hanno dato buoni risultati.

Come costatiamo giornalmente, seguire l’andamento di questa pandemia non è semplice nemmeno per gli addetti ai lavori, perché le misure delle variabili utilizzate danno comunemente una visione parziale della realtà.

Solo per fare qualche esempio, ricordiamo che il numero dei contagiati forniti di volta in volta dalla Protezione civile riguarda soltanto i casi “conclamati”, cioè coloro che sono stati sottoposti a tampone; di conseguenza da questa conta mancano gli asintomatici e coloro che comunque non si rivolgono alle strutture pubbliche. Inoltre, anche le statistiche dei deceduti, che dovrebbero essere quelle più robuste, registrano soltanto i “tamponati” e non gli altri.

Quando tutto sarà finito, o quasi, è vero che sarà possibile calcolare un tasso di mortalità definitivo per mille abitanti per Covid-19, ma anche in questo caso si otterrà ancora una volta un valore sottostimato per le ragioni dette prima sui deceduti. Non solo, ma a quell’epoca, non sarà possibile conoscere nemmeno il reale tasso di letalità della malattia per l’impossibilità di avere contezza del numero effettivo dei contagiati.

Pur con questi limiti di misura, per avviare la fase due sarebbe, comunque, indispensabile una stima accettabile della diffusione reale del virus sul territorio, che però solo un campione rappresentativo della popolazione può fornire. Nelle more, anche se con molte cautele, un’idea della diffusione del virus può aversi in base al numero dei contagiati e dei decessi osservati, adottando un’ipotesi sulla letalità effettiva del virus che, come hanno evidenziano gli studi finora condotti, varierebbe, con forchette però abbastanza ampie, dal valore di 0,66% per il caso cinese, a 0,90% per il Regno Unito, a 1,14% stimato dall’ISPI per l’Italia per tener conto del maggiore livello di invecchiamento della popolazione italiana rispetto a quella inglese. Livelli che in ogni caso sono più vicini alla letalità dell’influenza stagionale (0,1%) che a quelli di una malattia similare al COVID-19 come la SARS o la MERS che, come sappiamo, hanno fatto registrare tassi di letalità molto più alti, rispettivamente del 9-10% e del 36%.

Quali i probabili scenari della diffusione del virus in Calabria? Le considerazioni precedenti consentono una stima della diffusione del contagio se si tiene conto che il rapporto tra il tasso di letalità osservato (TLO) e quello effettivo (TLE) rappresenta il numero dei contagi “reali” per ciascuna unità di contagio osservato.

I risultati di questo semplice calcolo, peraltro già utilizzato per l’Italia intera, ci restituisce un quadro che per la nostra regione è molto preoccupante (Tabella 1): la diffusione dell’epidemia in Calabria sarebbe sei volte più elevata rispetto al valore che si osserva e addirittura in provincia di Catanzaro dodici volte rispetto a valore osservato, anche se in questo caso i dati di riferimento riguardano anche soggetti provenienti da altre strutture e provincie.

Queste evidenze consiglierebbero dunque molta cautela riguardo ai tempi e ai modi di riduzione delle misure di confinamento e di chiusura che fino ad oggi hanno dato buoni risultati. (gdb)        [courtesy OpenCalabria]

Giuseppe De Bartolo è Professore di Demografia, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza all’Unical.

Si prepara la fase 2: ripartenza differenziata
In Calabria molto bassa la densità di contagio

di FRANCESCO AIELLO – La decisione su come e quando implementare la riapertura delle attività produttive non può non tener conto del numero  di persone ancora positive e della dinamica che si osserva nella curva del contagio da coronavirus. Diventa cruciale in questa fase di setting delle politiche considerare l’incidenza del contagio tra la popolazione e la densità dello stesso. Se l’obiettivo è di riaprire il paese in sicurezza, allora è necessario farlo analizzando la “dimensione relativa” del contagio e capire se la curva del contagio mostra un andamento “stabilmente” decrescente. Al momento, l’area più sicura del paese è il Mezzogiorno d’Italia, in cui la densità del contagio è 6,7 volte più bassa rispetto a quella osservata nelle regioni settentrionali e l’incidenza dei positivi per abitante è 4.8 volte più bassa del Nord.

Il contagio regionale. Il contagio da Covid19 è fortemente concentrato per regione e molto diversificato in termini di densità e di incidenza per 1000 abitanti. Al 22 Aprile 2020, il 73% degli “attualmente positivi” è concentrato in 5 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Toscana), mentre Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e Calabria assorbono in totale solo il 2% dei casi di positivi in Italia (vedi tabella sotto).

Tabella densità contagio covid19

Diversa è anche l’incidenza del contagio rispetto alla popolazione: in Italia 1,78 persone ogni 1000 sono contagiate.  Questo valore è pari a 3,4 in Lombardia, 3.47 in Piemonte, 2.9 in Emilia Romagna e 2 in Veneto. Il valore più elevato del contagio per abitante si ha in Valle d’Aosta (3,9 contagiati ogni 1000 abitanti). Rilevante è anche il caso del Trentino Alto Adige (3,1 contagiati per 1000 residenti). All’estremo opposto, l’incidenza del contagio tra la popolazione è basso in Molise (0,67 contagiati per 1000 abitanti), Basilicata, Umbria e Calabria (poco più di 0,4 positivi per 1000 residenti. Parallelamente, si osservi che la densità del contagio è in Italia pari a 0.35 contagiati per Km2 e varia da 1.43 contagiati per Km2 in Lombardia a 0.023 in Basilicata

Densità contagio covid19

La figura 1   sintetizza quanto la dimensione “relativa” del contagio vari a Nord a Sud del paese. Nelle regioni del Nord, ci sono 2.9 contagiati ogni 1000 abitanti. Questo valore è pari a 1,18 nel Centro di si riduce a 0.6 contagiati per 1000 residenti nelle regioni meridionali. Nel Mezzogiorno d’Italia,la densità del contagio è 6,7 volte più bassa rispetto a quella osservata nelle regioni settentrionali. E’ molto diversa anche la densità del contagio, che nelle regioni settentrionali è pari a 0.67, per ridursi a 0.24 nel Centro e addirittura a 0.099 nel Mezzogiorno d’Italia: nelle regioni del Sud l’incidenza dei positivi per abitante è 4.8 volte più bassa di quella che si osserva a Nord).

Curve di contagio covid19

Le curve del contagio. La precedente analisi riproduce la distribuzione territoriale del contagio in un dato istante nel tempo, che è realizzata utilizzando i dati disponibili in data 22 Aprile 2020. Per ottenere una più organica rappresentazione del fenomeno in esame è utile verificare in quale fase dell’espansione dell’epidemia si trovano le regioni italiane. A tal fine, le figure 2 e 3 mostrano le curve del contagio da Covid delle regioni italiane costruite utilizzando i dati pubblicati il 22 Aprile 2020 dalla protezione civile. I valori degli “attuali positivi” sono espressi sotto forma di numeri indice al fine di rendere confrontabili le serie storiche regionali. Il “giorno base” prescelto è l’11 Aprile 2020 che è quello in cui le curve del contagio degli “attuali positivi” mostrano un cambiamento di curvatura in molte regioni italiane. Infine, per rendere più chiara la posizione sul grafico delle varie curve regionali del contagio si è scelto di visualizzare la finestra temporale degli ultimi 20 giorni dell’epidemia.

Si noti che in alcune regioni il contagio è minore di quello osservato l’11 Aprile: si tratta dell’Umbria, della Basilicata, del Veneto e della Valle d’Aosta. Inoltre, è anche evidente che in alcune regioni il contagio tende a stabilizzarsi (in Calabria, Toscana, Campania e nelle Marche, che ha raggiunto il punto di massimo il 7 aprile), in altre è ancora crescente (gli “attuali positivi” sono superiori più del 10% di quelli rilevati l’11 aprile in Lombardia,  Puglia, Abruzzo, Lazio, Lombardia). E’ importante notare le curve del contagio degli “attuali positivi” hanno “imboccato” la strada della discesa in un congruo numero di regioni.

Si tratta di un’evidenza empirica che dovrebbe aiutare a capire che, allo stato attuale dell’espansione del contagio, non ha senso fissare una data unica per la riapertura in tutto il paese delle attività economiche. (fa)

[Courtesy OpenCalabria}

Francesco Aiello è professore ordinario di Politica Economica presso l’Università della Calabria. Attualmente insegna “Politica Economica” al corso di Laurea in Economia ed “Economia Internazionale” al corso di Laurea Magistrale in Economia e Commercio.

(A info@opencalabria.com si possono richiedere i dati completi).

OpenCalabria: le proiezioni sul probabile picco del coronavirus

  • Il prof. Francesco Aiello, già candidato a presidente della Regione con il Movimento 5 Stelle e la lista Calabria Civica, docente dell’Unical e direttore del sito OpenCalabria, ha pubblicato un interessante studio sulle proiezioni del probabile picco dell’epidemia in Calabria, che proponiamo ai lettori. 

«In Calabria – scrive il prof. Aiello – il contagio da Covid19 continua ad aumentare: il 22 marzo 2020 i contagiati sono 273. Durante la scorsa settimana si è registrato un significativo ed atteso balzo in avanti del contagio: domenica 15 marzo i contagiati erano 68. In sette giorni, quindi, si è avuto un incremento di 205 casi, che è l’esito degli incrementi che, sebbene in modo irregolare, si sono osservati in ciascun giorno della settimana. Questa dinamica è sintetizzata dalla figura 1, che è nota come la curva del contagio.

Figura 1

Che cosa ci aspettiamo da oggi in poi? Che la crescita del Coronavirus sia di breve durata e che dopo aver raggiunto il punto di massimo (cosiddetto picco), l’effetto tenda rapidamente ad annullarsi. E’ la storia di tutte le epidemie.

La stima del contagio. In Calabria, la fase di espansione del contagio che stiamo osservando in questi giorni può essere approssimata da molte funzioni matematiche. Per comodità espositive ne consideriamo due: la prima è una funzione esponenziale, mentre la seconda è una funzione logistica. Oltre ai contagi reali, la figura 2 presenta i valori dei contagi ottenuti dalla stima econometrica di queste due funzioni.[1]  Sebbene entrambe le stime catturino relativamente bene la crescita dei contagi in Calabria, la funzione logistica mostra un migliore adattamento ai dati: in molti tratti, la funzione logistica si “sovrappone” alla curva di contagi reali e in molti altri casi/giorni l’errore di stima è “piccolo”.  Intuitivamente questo è un risultato che vogliamo che si realizzi perché si spera che la crescita del contagio non sia esponenziale, oppure che lo sia fino ad un certo punto della sua dinamica.

Figura 2

Forse c’è un primo flesso. Non è necessario essere esperti dei metodi di lavoro utilizzati in questa nota per capire che si tratta di un semplice e forse utile esercizio (econometrico) per monitorare ed interpretare i dati del contagio da Covid-19 in Calabria. Solo questo. Quindi, continuiamo a interpretarne i risultati, sebbene sia necessario essere estremamente cauti.

Da questo esercizio (con dati aggiornati al 22 marzo 2020) si ricava un ulteriore elemento di estremo interesse per capire cosa succederà nei prossimi giorni. La curva del contagio reale sembra aver cambiato “curvatura” tra il 19 e il 22 marzo e questa dinamica sembra essere ben colta dalla stima della funzione logistica. Se questo andamento dovesse essere confermato nei prossimi giorni, allora potremmo iniziare a pensare che la curva del contagio sta convergendo verso una crescita giornaliera nulla (il cosiddetto plateau della funzione logistica), prima di cambiare pendenza e tendere a zero contagiati.

Cosa potrà succedere nei prossimi giorni? Le stime ottenute possono essere utilizzate per fare previsioni, che, essendo tali, devono essere interpretate con estrema cura e cautela. Al meglio, leggiamole come implicazioni di un semplice esercizio.

Se ipotizziamo che la struttura del modello che ha generato i dati fino al 22 marzo 2020 dovesse essere confermata nel prossimo futuro, in Calabria il contagio crescerà fino alla fine della prima settimana di aprile e potrebbe raggiungere il picco di 440-450 contagiati (figura 3). Ma, ripeto, è un esercizio che si basa su un’ipotesi statistica molto “forte”. Il perseguimento di questo obiettivo dipenderà da shock esogeni e dai comportamenti individuali (i quali evidentemente determinano la “stabilità” del processo che genera i dati che stiamo studiando).

Figura 3

Stiamo a casa. Fare previsioni non è cosa semplice. È un mestiere difficile. La probabilità di commettere errori è altissima e, oltre alla capacità dell’analista di fare buone stime, spesse volte l’esito dipende da fattori imprevedibili. Se il modello stimato finora per la Calabria dovesse essere confermato nei prossimi giorni, vorrà dire che l’errore di previsione sarà basso. Esistono altri due casi. Il primo caso – pessimista – è che “cambi” in peggio qualcosa che oggi non è prevedibile, oppure che ci stanchiamo del distanziamento fisico e sociale. In tal caso, i dati presentati in questo esercizio sottostimano ciò che si verificherà nelle prossime 2 settimane. Il contagio continuerà a crescere a dismisura. La sanità calabrese sarà sottoposta a pressione. L’economia, già strutturalmente debole, arrancherà ulteriormente. Un tunnel senza luce. Il secondo caso – ottimista – è che la crescita del contagio si arresti subito. Vorrà dire che i nostri comportamenti saranno migliori di quelli di oggi. La lezione piu’ importante da apprendere da questa nota è la seguente: la matematica e l’econometria sono degli strumenti che ci aiutano a capire qualcosa, ma tutto dipenderà dalla nostra capacità e volontà di spezzare la catena del contagio: stiamo a casa». (courtesy OpenCalabria)

[1]  Per dettagli econometrici (equazioni stimate, metodi di stima, robustezza dei parametri, diagnostica) scrivere a francesco.aiello@opencalabria.com